domenica 3 novembre 2024

Echi di voci piemontesi - Racconti dalle provincie di Asti ed Alessandria

In questa puntata andiamo a scoprire nuovi racconti raccolti in Piemonte nel 1999 da Sara Aliberti. Strani bagliori, schiaffi improvvisi, case messe a soqquadro... Siete pronti a non chiudere occhio questa notte?

Foto da Villaplin.it

mercoledì 16 ottobre 2024

Echi di voci piemontesi - Racconti di Candiolo (TO)

Dopo la serie di leggende e versi raccolti a Cavour, in provincia di Torino, passiamo a queste testimonianze raccolte tra aprile e maggio del 1999 a Candiolo da Sara Aliberti. Buona lettura!

 

sabato 28 settembre 2024

Echi di voci piemontesi - Leggende, poesie e canti di Cavour (TO) - pt. 3

Eccoci alla terza ed ultima parte di questo meraviglioso viaggio tra i ricordi degli abitanti di Cavour. La maggior parte di queste persone, purtroppo, non sono più qui con noi. L'eco della loro memoria resta un tesoro troppo prezioso per poter essere dimenticato. Queste sono le nostre radici, il cui seme ha germogliato molti secoli fa,  e fanno parte di una pianta che non può e non deve essere estirpata. Custodiamo questa eredità, poichè siamo le ultime generazioni che hanno potuto ascoltare le voci di chi l'ha vissuta.

Potrebbe essere un'immagine raffigurante le Cotswolds
Foto di Maria Reale, dal gruppo Facebook "Piemonte da scoprire"

venerdì 27 settembre 2024

giovedì 26 settembre 2024

Nuova rubrica: echi di voci piemontesi - Leggende, poesie e canti di Cavour (TO) - pt. 1

E' da molto tempo che non scrivo su questo blog, e non per mancanza di materiale. Ripromettendomi di tornare al più presto con articoli inediti, colgo l'occasione per aprire questa piccola rubrica legata a leggende piemontesi che non troverete altrove online in quanto provengono dal vecchio sito del Centro Venturelli. Si tratta di importantissime testimonianze raccolte da Daniela Bene e Laura Romanoni nella primavera del 1999.
Buona lettura. 

Nessuna descrizione della foto disponibile.

venerdì 11 agosto 2023

I misteri del castello di Torre Alfina

Agosto è per molti sinonimo di vacanze: c'è chi ama la montagna, chi ama il mare, chi decide di trascorrere il suo tempo libero in campagna o al lago... E poi c'è chi preferisce un fresco brivido di mistero!

Se siete a caccia di alberghi infestati non potete assolutamente perdervi il castello di Torre Alfina, frazione del borgo di Acquapendente, in provincia di Viterbo. I posti sono limitati e, solitamente, riservati ad eventi speciali (matrimoni, eventi culturali, ecc.) quindi scegliete la giusta occasione!

Costruito nel VIII secolo dai Longobardi, vanta tra i suoi illustri proprietari i Monaldeschi di Orvieto, il Marchese Bourbon del Monte e i Cahen del Belgio, questi ultimi fautori della completa ristrutturazione della dimora così come la vediamo ai giorni nostri.

Impreziosito da sale riccamente decorate, circondato da uno splendido prato all'inglese e a pochi passi dal Bosco del Sasseto, pare proprio uscito da una fiaba! Cosa potrebbe mai andare storto in un luogo simile? I medesimi pensieri se li sarà fatti anche quella copia di giovani sposi che, non troppo tempo fa, è stata testimone di un fatto curioso. "Proprio mentre un membro dello staff si accingeva ad aprire la porta della stanza a loro destinata, un presepe con una pesantissima campana in vetro sopra si è mosso di circa 20 centimetri cadendo rovinosamente a terra." (La Repubblica, 23-05-2022)

Non si tratta di un evento isolato: già da tempo si parla di due presenze che di umano hanno solamente le forme: una dama misteriosa, avvistata sulla scalinata principale e nei pressi di una statua posta al pian terreno, ed un certo Generoso, considerato l'attrazione principale del brogo sebbene nessuno lo abbia mai effettivamente visto in volto... O quel che ne rimane, insomma.

In paese lo chiamano anche Castello delle Streghe: come per magia, infatti, da qualsiasi puinto del borgo lo si voglia guardare, la torre resta sempre ben visibile. 

I misteri, però, non finiscono qui. Una mattina dell'autunno del 2021 sono state rinvenute orme sconosciute a partire dall'esterno del prato fino al raggiungemnto della parte centrale dello stesso. Per ben sette mesi in quei punti non è cresciuto nulla, e solo in un secondo momento ha iniziato ad apparire del muschio. 


Sale grosso, pesticidi, candeggina: di ipotesi ne son state fatte a bizzeffe ed è stato "scomodato" addirittura un gruppo di ghost hunters di Roma che non è venuto a capo del mistero ma ha scoperto qualcos'altro di molto interessante: grazie ad una termocamera è stata fotografata un'alterazione termica su un'antica sedia, come se qualcuno vi fosse stato seduto sopra di recente. Appurato che non è il materiale ad emettere calore e  che nessuno si era ancora avvicinato allo scranno, l'anomalia è decisamente curiosa. 

Non mancano le storie legate al circostante Bosco del Sasseto. Le leggende locali narrano di un licantropo che vi si rifugiava nottetempo per abbeverarsi alla sorgente. Approfittando dell'aspetto fiabesco del bosco, il regista Matteo Garrone ha girato proprio al suo interno parte del film "Il racconto dei racconti", ispirato al celebre "Lo cunto de li cunti" di Basile. 

Questa particolare formazione del bosco è dovuta alla presenza di rocce vulcaniche ricoperte da muschi centenari e a varie specie di piante che, solitamente, hanno dimora in luoghi e climi differenti come ad esempio il carpino nero e il leccio.

Il Marchese Edoardo Cahen scelse il bosco come sua ultima dimora: fece infatti costruire al suo interno un mausoleo nel quale ebbe il desiderio di far seppellire le sue spoglie. Il suo riposo venne purtroppo disturbato nel 2011 quando il sarcofago fu depredato. Qualcuno dice che sulla famiglia Cahen gravi una maledizione e che tale episodio ne sia una triste parte. 


© Monica Taddia

Tutte le fotografie sono state tratte dalla pagina Facebook e dal sito https://www.castellotorrealfina.it/

martedì 14 marzo 2023

Nel Canale d'Incarojo

foto tratta da https://www.turismofvg.it/

Piccola premessa; la Val d'Incarojo, detta anche Canal d'Icarojo si trova in Friuli e, più precisamente, in Carnia. Questo brano, tratto da "Pagine friulane" n. 6 del 1893, testimonia la presenza già da allora di alcune leggende locali. 

1. Pochissime sono le gesta dei Nani che si raccontano; e quelle poche suonano così: 

Uomini e donne della nostra razza, li rubavano, e li custodivano in casa sotto una gerla, e quando i Nani vedevano qualche lavoro fatto dai nostri, come, per esempio, accendere il fuoco nel forno per cuocere il pane, esclamavano: Soi von e bisavon, att e bisalt, e mai no hai viodùd un tal att. 

2. Li rubavano talvolta anche per metterlì entro una piccola fossa nel terreno, e poi li coprivano con piccole pietre maneggiabili da una sola nostra mano, ed i Nani si chiamavano tutti per alzare la pietra e porre in libertà i loro compadri; ma tante volte, ad onta d’essersi chiamati in massa, non ci riuscivano, e per conseguenza, quelli nel fosso dovevano morire. 

3. Si racconta esservi stati dei possidenti di vacche, che non potevano mai fare il burro quantunque avessero sbattuto la panna per più ore, e questo inconveniente si attribuiva a streghe. Si presentò persona durante questo sbattimento, ed ordinato da essa che si sbattesse di nuovo, il burro venne subito, coll’applicare soltanto un bollo a fuoco nel fondo del martello colle iniziali I H N.

4. Si racconta che una donna volle scommettere di far una visita a mezzanotte al cimitero di Paularo e per far credere che ci andava, promise di porre sulla tomba d'un tizio un fûs (fuso ndr): ma, nel mentre lo impiantava nella terra, vi restò preso anche il grembiale. Veduta e sentita la resistenza che le faceva il grembiale, ella si sforzò di liberarsene; ma non fu caso, per cui nell’indomani la trovarono morta. Dicono che non si deve mai scommettere per visitare que’ luoghi di notte.

5. Quando una vacca non ha latte, oppure le manca tutto ad un tratto, arguiscono a stregamenti, ancora al giorno d'oggi; e nella speranza che giovi, fanno andare un prete due o tre volte a benedire la mucca.

6. Una puerpera non la si lasciava uscire di casa fino a tanto che non fosse stata a ricevere una benedizione in chiesa, per paura di streghe; e quando andava per la prima volta in chiesa, non si permetteva che andasse sola, ma doveva essere accompagnata da una donna, e questa per consuetudine era la mammana*

7. Quando un individuo si perdeva di strada in luoghi che conosceva benissimo, doveva essere stato il demonio che gli aveva tolto il senno e la mente, e che cercava in questo modo di far perire lo smarrito in qualche abisso per averne l’anima.

8. Si racconta essere stato un cacciatore a Salino che, quando voleva uccidere un camoscio, si metteva in una posizione di fronte al Serniò e lì, fischiando in un modo suo particolare, venivano i camosci in frotte, a tiro di fucile.

9. Viene detto anche che il sopracitato cacciatore, quando arrivava a prendere in mano un fucile di un altro cacciatore. anche suo compagno, mai più con quel fucile si poteva uccidere selvaggina, senza che il primo avesse di nuovo preso in mano l’arme o ne avesse distrutto lo stregamento fatto.

10. Si racconta che la sera dei Santi per andare al giorno dei defunti, tutti i morti di questo paese vanno in processione alla Pieve di S. Floriano, perchè anticamente colà si sotterravano i morti del Canal d'Incarojo. Molti vecchi raccontano d'incontri fatti con la rocessione dei trapassati, e di persone morte di spavento in seguito a tale incontro.

11, Venne constatato che in una Malga dominava un’epizozia e per liberarsene, suggerito, che il primo animale da introdurre nella Malga fosse un asino; se questo moriva sì poteva benissimo far ingresso con gli animali bovini, essendo con la morte del somaro cessato ogni dubbio di epizoozia.

12. A proposito di peste bovina, venne anche detto che in questa Malga, la sera prima che morisse una vacca, i cani latravano per un'ora circa e stavano sempre vicini alla cascina, per difenderla dalle streghe, o dai demonj. Per l’abbajare dei cani quindi i pastori preconizzavano, che una o più vacche nel domani si sarebbero trovate morte.

13. Si racconta che anticamente nessuno passava di notte per certe contrade strette del paese, perchè in queste era la riunione delle streghe, e che individui azzardosi vollero far la prova di passare: senonchè, poi, tutta la notte dovettero girare il paese in preda a spasimi, senza mai poter trovare la propria abitazione, e venuto il giorno dovette accorrere il prete, per liberare que’ malcapitati da continue convulsioni che li portavano fuori dei sensi. Liberati, non si ricordavano nemmeno più di essere stati tormentati.

Vi sono poi a centinaja di quelli che narrano aver veduti i morti tanto di notte che di giorno, e tanto entro che fuori dalle proprie dimore.

(*) Qualcosa di simile perdura a Udine, città. Le puerpere vanno sempre alla prima messa dopo il parto accompagnate — da una parente, per solito — e questa deve attingere per esse l'acqua santa e da' l'aghe alla fortunata ch'é da poro divenuta madre, Certo, la costumanza riannodasi a funzioni religiose antichissime. Anche.a Udine, la prima volta che una puerpera esce di casa, sì è per recarsì alla messa.