giovedì 30 gennaio 2025

Echi di voci piemontesi - Valchiusella

Oggi andiamo alla scoperta del folklore della Valchiusella con queste testimonianze raccolte da Annita Gallo, indicativamente tra il 1998 e il 2001.

Foto di Mastino70 - Flickr

Testimonianza di Candida Garella di anni 75 (Vico)  

I due vecchi e l’uomo col mantello

« Due vecchietti vivevano in una cascina in montagna e si volevano bene, vivendo con poco: avevano una mucca, scendevano ogni tanto a valle per comprare un pezzo di pane e pasta per la minestra della sera. Una sera, quando era già scesa la prima neve, sentirono il cane abbaiare e si stupirono che ci potesse essere qualcuno lì fuori. Eppure c’era qualcuno, era un uomo avvolto in un mantello che si avvicinò alla casa e rimase lì sulla porta a guardare dentro perché i due avevano solo una misera cucinetta con un piccolo focolare nell’angolo e un paiolo con pasta e patate sul fuoco che serviva per la loro cena. L’anziano padrone di casa disse all’uomo del mantello : " Entri brav’uomo che noi non abbiamo lasciato mai nessuno fuori nella neve di notte !". L’uomo entrò e si sedette vicino al fuoco e i due vecchietti lo fecero scaldare e nel frattempo la minestra era pronta e gli venne offerta. L’uomo si stupì e disse : "Ma come? Io vi tratto male e voi mi offrite anche la cena ? ". Gli rispose il marito : " Noi siamo abituati a volerci bene e vogliamo bene a tutti perché non abbiamo mai imparato ad essere crudeli e viviamo nella povertà e nella bontà e nell’amore."

L’uomo in realtà era andato lì per prendere qualcosa perché prima di presentarsi alla porta era andato nel crutin, cioè una piccola cantina di pietra dove passava l’acqua e veniva conservato il formaggio e il latte che avanzava dalla mucca, che veniva usato per fare il burro una volta tolta la panna e anche per fare formaggio. Così l’uomo era passato da lì e aveva rubato loro tutte le forme di formaggio che c’erano, ma i due vecchi non sospettavano neanche che quell’uomo potesse essere venuto lì per rubare perché loro erano tanto buoni e si volevano tanto bene.

Mangiata la sua minestra l’uomo disse che se ne sarebbe andato, anzi non disse proprio nulla e si alzò e se ne andò, perché il brutto era che l’uomo non voleva proprio parlare. La moglie disse allora al marito di non lasciarlo andare via perché nella neve alta sarebbe potuto finire in un burrone ma l’uomo aveva fretta di andare e se ne andò. Passò allora nel crutin e, come aveva visto prima, si avvolse tutte le forme di formaggio nel mantello e se ne andò via, ma la neve divenne sempre più alta ed egli scivolò e cadde in un burrone, ferendosi e perdendo tutti i formaggi.

L’indomani i due vecchi, ignari di tutto, scesero a valle per comprare poche provviste come pane, pasta, zucchero e caffè che portavano su a casa loro ma lo appendevano nella cucinetta al fumo e usavano solo se venivano malati altrimenti lo riportavano giù. Strada facendo essi videro un ruzzolone nella neve e poi i loro formaggi uno dopo l’altro e infine videro giù nel burrone l’uomo riverso. Il vecchio scese giù e disse : "Oh brav’uomo siete scivolato giù ?" E questi era lì da tutta la notte ed era in punto di morte allora il vecchio corse a chiedere aiuto e poi prese la sua giacca e vi nascose i formaggi perché era l’unico cibo per tutto l’inverno da mangiare col pane e la polenta e li mise nella neve per riprenderlo poi dopo. Intanto era arrivata la gente della frazione per aiutare l’uomo col mantello che venne poi curato e guarì perché era cattivo, perché le bestie grame non muoiono mai.

I preti Ci sono poi le storie sui preti che un tempo dominavano la valle, tanto che quando le famiglie uccidevano il maiale dovevano dar loro il salame più bello e più grosso perché altrimenti mandavano le maledizioni.

La nonna di mio marito, poi, che era una bella donna, era rimasta qui da sola con due figli perché suo marito era andato in America. Il prete le aveva fatto una proposta ma lei non voleva proprio andare con lui così non lo degnò di attenzione. La sera la donna , messi a letto i bambini, andò a dormire e sentì le coperte sollevarsi e andare a finire al fondo del letto per tre volte; allora si alzò dal letto prese un pezzo di legno e cominciò a bastonare nel vuoto ma le sembrava proprio di colpire la schiena di qualcuno. Il prete il giorno dopo non si alzò dal letto ed era tutto pieno di lividi.

Lo stesso prete, don Carbonata, quando i pastori non gli davano soldi o offerte impediva loro di fare il burro con un incantesimo, leggendo dei libri; i pastori allora andavano a prendere le catene delle mucche e facevano un gran falò, battendo forte con dei bastoni nel fuoco e il prete il giorno dopo non si muoveva più di casa.

Questo prete praticava delle magie e aveva dei libri che teneva nascosti su per il campanile e la sera si ritirava lì e leggeva questi libri. Aveva anche un sacrestano che un giorno, aspettato che il prete se ne fosse andato, volle andare a vedere di cosa parlavano quei libri. Su per il campanile era sempre buio, per cui dovette accendere un cero per vedere; acceso il cero, aprì il libro e il cero si spense; credendo di averlo fatto spegnere lui col movimento della prima pagina, lo riaccese e riaprì il libro, ma il cero si spense di nuovo, lo riaccese tante volte ma non riuscì mai a leggere cosa c’era scritto perché ogni volta si spegneva. Lui non era capace a farlo bene .

I libri di magia Penso che questi libri ce l’abbia ancora qualcuno. Alfredo di Adelaide ne ha, ma quelli sono fanatici. Era gente di Inverso che abitava in una cascina, e lì c’era un vecchio che si era invaghito di una donna e allora quando la sera questa gente si metteva a letto, si sentiva gettare sabbia e pietre e non potevano mai dormire. C’era anche stato una persona per bene, il papà d’Olga, che era andato su a vedere se era davvero così e pure lui, a un certo punto della notte, vide lanciare pietre e sabbia. Il figlio di questi qui, che lavorava alle miniere, si prendeva sempre il pentolino con il pranzo dentro e una mattina si è preso il caffelatte e quando lo aprì a pranzo c’era la minestra. Ma erano gli altri, che non erano creduloni come lui, ma molto più aperti, che gli facevano gli scherzi.

Il lupo e i due ragazzi La storia del lupo dice che c’erano due ragazzi che stavano andando dalle loro fidanzate a Succinto quando incontrarono il lupo. Uno di loro si arrampicò sull’albero e l’altro, invece, rimase a terra facendo finta di essere morto. Il lupo allora si avvicinò a quello sdraiato per terra e gli disse qualcosa all’orecchio e se ne andò. Il ragazzo sull’albero, allora chiese all’amico cosa gli aveva detto il lupo e questi gli rispose : " Mi ha detto di non fidarmi di quelli di Traversella che sono tutti faus e faloppe ( falsi e sciocchi )".

Magie e vendita Oppure c’erano dei mercanti che andavano per comprare la mucca e magari non riuscivano a mettersi d’accordo sul prezzo e allora vuol dire che c’era qualcuno che con qualche magia non lasciava più vendere la mucca ai pastori.

Oppure se uno non riusciva a comprare la mucca che voleva, a volte andava a casa e faceva qualcosa alla catena della mucca così quel pastore non riusciva più a venderla.

La fisica C’era anche una storia che diceva che se a qualcuno veniva fatta la fisica, doveva attraversare l’acqua del Chiusella per togliersela, così era salvo.

Le masche Sulle masche si diceva che avevano la loro sede fosse sul Truc ( una grossa pietraia posta sopra le cave della miniera) e una storia aveva a che fare con l’Ave Maria, perché se una cosa era fatta prima dell’Ave Maria aveva un senso e se fatta dopo ne aveva un altro.

I denti della vecchia In inverno, quando fa molto freddo, ci sono dei piccoli ghiaccioli che escono dalla terra e noi li chiamiamo i denti della vecchia e vuol dire che fa molto freddo.

Feste popolari Una volta qui, in chiesa c’erano le figlie di Maria, ed erano ragazze e donne che in occasione delle feste e dei funerali vestivano tutte di bianco e andavano in corteo. Le giovani avevano un nastro rosso e le più anziane celeste.

Il basilisco Il dente del Basilisco, un grosso serpente peloso, veniva fatto bollire e poi l’acqua era usata come antidoto contro i morsi delle vipere e delle bestie. La cosa brutta è che questo serpente non strisciava ma salterellava e poteva saltarti addosso e aggredirti; era una bestia che faceva molta paura, perché se il serpente striscia, quando lo vedi ti sposti, ma se salta non sai dove va a finire.

Bambini in culla Quando nella culla trovavano il bimbo girato al rovescio, con la testa al posto dei piedi , si dice che l’aveva girato il folletto, non gli aveva fatto niente ma bisognava stare attenti.

Recinti per le pecore Quando i pastori sono in montagna, invece, per tenere raccolte le pecore al pascolo, fanno un filare, un recinto quadrato, però non deve comprendere un sentiero al suo interno, deve essere o sopra o sotto perché le pecore non amano stare sui sentieri perché vi possono passare le anime.»

Testimonianza di anonimi per la strada ( Drusacco)

« Portare pesi Abitava un uomo nel paese che si ricordava tutto, ogni cosa che i paesani avessero fatto nella loro vita, nel giorno giusto e nell’anno giusto, mentre tu non ti ricordavi mai niente degli anni passati. Ad esempio si ricordava che a una bambina di soli dodici anni, tanto, tanto tempo fa, molto prima della Guerra, era stata data la sorellina appena nata da portare su per una strada difficile, in salita e faticosa. La bambina se la trasportava sulla testa come un sacco di farina, ma visto che era una creatura non poteva buttarla a terra quando era stanca e durante tutto il faticoso percorso per la mulattiera di montagna la povera bambina non riuscì a trovare un posto dove posare il fagottino per riposarsi e così con la sorellina sulle spalle arrivò fino a destinazione ed era quasi morta dalla fatica, anche se per l’ultimo pezzo, sentiva qualcuno che la aiutava a salire con meno fatica , pur non vedendo o sentendo nessuno."

Poiché un loro parente è mancato da poco, hanno anche detto che oggi la vita è meno dura di una volta ma allora ci si curava senza tanti dottori o ospedali e medicine e si campava cent’anni , perché per guarire dal male al fegato si doveva solo mettere tanti chiodi in una mela e poi metterla nell’acqua all’aperto per tre settimane e infine bere il liquido che si era formato un sorso al giorno per una settimana, senza il bisogno di punture o ricoveri in ospedale.»

Testimonianza di Iole Quacchio di anni 80 e della figlia anni 45 (Traversella)


« La vita di una volta era molto più difficile perché non c’erano soldi e allora

bisognava lavorare sodo e c’era poco da mangiare, ma si è sempre sopravvissuti. Poi non c’erano giornali e televisione e le storie bisognava inventarsele, bisognava farle. Le storie erano tante ma ora è passato molto tempo… si diceva ai bambini di comportarsi bene perché qui viveva al masc e al fulet ma io credevo che fossero solo fiabe, storie che si tramandavano, solo dell’immaginazione .

L’anima e il foulard Si raccontava che su verso Monte Marzo c’era una baita e una ragazza che andava sempre fuori e la sera si trovava sempre in giro per la montagna e vedeva sempre su per il fianco della montagna una ragazza, un’anima, una persona con cui parlava e che la invitava ad entrare nella sua capanna . La giovane donna andò e continuò ad andare da questa persona perché chiacchieravano tra di loro e stavano bene assieme fino a che la donna della capanna un giorno disse all’amica che non poteva più vedersi con lei perché aveva altri impegni. La ragazza la sera continuava ad uscire per vedere di rincontrare ancora l’altra su per la montagna, finché una sera vide un foulard bianco su per la parete della montagna come se stesse salutando e da quel momento lì non la vide più perché la donna della capanna non era una persona vera ma era una spirito.

Si diceva poi che a Tallorno, una frazione di montagna sopra a fondo, c’è un quadro con le anime del purgatorio e che sotto ci sia una fontana e un abbeveratoio per la mucche e che queste bevendo mettono le zampe dentro la fontana e così danno sollievo e refrigerio alle anime dei dannati.

Uomo selvatico Abitavano qui gli uomini selvatici ma vivevano lontano dal paese ed erano pastori e gente come noi solo che non volevano farsi vedere e facevano il burro e i formaggi e tanti anni fa avevano insegnato a qualcuno del paese come usare tutto il latte delle sue mucche senza farlo venire rancido, infatti avevano insegnato a fare i formaggi e il burro ma visto che erano schivi e timidi e non si fidavano troppo degli altri, mentre stavano per svelare altri segreti o dare altri consigli se ne scappavano via e nessuno li vedeva più."

Sentiero delle anime A proposito del sentiero delle anime, invece, dice l’anziana signora che è un percorso che unisce Fondo a Cappia a Tallorno fino a Scalaro ed è un lungo cammino di quattro ore e ci sono alcune pietre che hanno dei segni incisi di croci e di uomini. Tra queste c’è una croce con la data 1905 ed è la croce che ricorda un uomo del paese che è morto lì non si sa bene in che modo. Il pastore era infatti sceso a valle per vendere burro e formaggi ma aveva litigato con altri commercianti della pianura, a Ivrea e quindi si era attardato molto laggiù per questioni di soldi e tornando a casa tardi, salendo su per il sentiero che portava alla sua baita è caduto e l’hanno trovato morto, ma non si è mai saputo se sia caduto per disgrazia o qualcuno l’abbia seguito e l’abbia spinto giù di notte; così sono incise sulla pietra le sue iniziali V.D. e l’anno della sua morte rappresentata da una croce. Ma salendo nel sentiero ce ne sono altre di croci e di segni che c’erano già da tanti anni e che si diceva le avessero fatte i pastori quando badavano alle mucche al pascolo. (A questo punto interviene la figlia che dice che invece sono risalenti ai Salassi.) Lungo il sentiero, continua la signora, di notte si diceva che passassero le processioni delle anime defunte che scendevano giù dalla montagna con le candele in mano per farsi luce, ma quasi nessuno li ha mai visti perché e pericoloso unirsi a queste anime.

La figlia ricorda allora che da bambina le si raccontava che una volta un uomo si era perso nel bosco e a un certo momento vide un gruppo di persone che camminava in fila lungo un sentiero e chiese loro una candela per poter ritrovare la via. Senza parlare uno di questi si fermò e gli diede un lumino e poi si riunì al gruppo. Il giorno dopo l’uomo, che era riuscito a tornare a casa, guardo la candela donatagli e vide però che era un pezzo di dito. Si spaventò e così lo raccontò ai vicini che gli dissero che la sera aveva incontrato la processione dei morti e che doveva assolutamente ritornare lì per restituire il dito all’anima che glielo aveva prestato perché altrimenti questi non avrebbe più potuto farsi luce nella notte e non avrebbe potuto raggiungere la processione.

Il piano della battaglia Nel vallone della Dondogna ci sono poi, molto in alto, una serie di muretti molto antichi e poi più giù una pietra con sopra incise tante croci . Quei muretti erano costruiti dai militari di tanti secoli fa e quel posto si chiama pian d’la bataja perché lì ci fu una lotta e tutti i morti furono segnati con una croce sulla pietra.( La figlia ricorda che la battaglia era stata combattuta tra i Salassi e i Romani e i morti segnati sono i Salassi .)

Perino e gli incantesimi Un’altra storia riguarda invece un vicino di casa della donna, ormai morto, che era un mago perché aveva dei libri che leggeva sempre e faceva gli incantesimi. Un giorno alcuni ragazzini erano andati a rubargli le ciliegie dall’albero di casa e questi vedendoli buttò su di loro un incantesimo e li fece restare lì pietrificati e immobili. I bambini non si potevano più muovere e c’era chi era sopra l’albero, chi sotto , chi nel campo di granturco che era rimasto impietrito mentre stava giocando lanciando le foglie e i sassi . Erano tutti lì fermi e si poterono muovere solo quando lo decise questo mago, il signor PERINO e tra questi bambini c’era anche Pinotto di Gilda, un amico della figlia, che andò ad abitare poi nella casa che era di Ernesto al tuch ( il matto) che aveva fatto da padrino a tanti bambini per la loro comunione.

I valligiani si rivolgevano al signor Perino quando venivano derubati da qualcuno e questi diceva che se i ladri non avevano superato ancora le acque ( del torrente Chiusella e cioè non erano forestieri ma gente del posto ) le cose o i soldi sarebbero tornati indietro. Allora faceva un incantesimo e la persona che aveva rubato non poteva fare a meno di posare il maltolto vicino alla casa del derubato.»

Testimonianza di Anita Bracco di 49 anni :

«Il basilisco Sul Truc diceva mia nonna che c’era un grosso serpente, lungo molti metri, una bestia fuori dal normale ma non mi ricordo più cosa faceva, però era pericoloso e tutti ne avevano paura, mia zia me la raccontava sempre, sempre. Il serpente si diceva che aveva il pelo lungo, lungo ed era il padre di tutti i serpenti.

Usanze contro i malefici Mia mamma, quando credeva che qualcuno potesse farle del male, prendeva una busta di plastica, ci metteva dentro qualcosa, non so cosa, andava fino al ponte di Prelle, lo oltrepassava e buttava all’indietro il contenuto della borsa per togliersi il malefizio.»

Testimonianza di Giacomo detto il diavolo di 71 anni :

«Uomo selvatico Si diceva, nel Settecento, che l’uomo selvatico, cioè che non parlava, poteva decidere del tempo e portava il brutto tempo e stava oltre la pineta di Fondo e lui diceva che se pioveva o nevicava lui stava bene ma se c’era il vento era brutto tempo.

L’uomo col mantello A Fondo, poi, davanti alla chiesa, una volta c’era il cimitero e un capraro che viveva a Pasquere e non scendeva mai a valle, egli è stato sotterrato lì ed è sempre nato un mazzo di fiori nell’angolo dove è stato sepolto. Quando hanno rifatto il cimitero, perché nel Seicento l’alluvione ha portato via la chiesa e tutto, hanno trovato il suo corpo intatto col mantello addosso.

La campana della chiesa, dopo l’alluvione, l’hanno trovata molto lontano e quando si volle ricostruirla si cercava il tracciato antico della chiesa , allora il sindaco disse di mettere un cappello sopra un alto palo e di farlo ruotare, così dove cadeva si poteva costruire la chiesa nuova. Dietro la chiesa di Fondo c’era uno spiazzo e lì i fonditori di Piamprato in Val Soana furono chiamati a fondere la nuova campana della chiesa; una signora di Fondo che possedeva dei marenghi d’argento li volle donare per la fusione della campana, ma non li diede in mano ai fonditori; aspetto che ci fosse il bagno fuso e li gettò lei stessa dentro perché non si fidava di quelli.

Il sentiero delle anime San Marcello era nato a Traversella ma poi l’hanno seppellito in Val d’Aosta a Pian Bosè, nella valle di Champorcher, perché qui non c’era il cimitero e i corpi, in inverno, bisognava tenerseli qui e poi in primavera si portavano in Val d’Aosta a seppellire, passando per un sentiero che parte da Fondo. I corpi lì tenevano in valle, nelle tombe, quando c’era la neve e poi li portavano a spalle su dal sentiero per poterli seppellire a Champorcher.

C’era un altro sentiero dove si portavano a spalle i morti per seppellirli ed è chiamato il sentiero delle anime ma anche delle croci perché ci sono delle pietre con delle croci sopra incise a ricordo di tutti quelli che cadevano dal monte e morivano lungo il sentiero.

Preti e corvi Una volta c’erano tre preti… quello di Traversella, che però non era originario di qui, si stupì perché c’era un contadino che zappava l’orto il giorno di Pasqua, ma quello era uno che conosceva il tempo, era un meteorologo. Allora gli si chiedeva del tempo, se era bello e brutto e lui diceva che c’erano troppi corvi in giro e allora non era buona cosa… ma corvi erano chiamati i preti.

Il castello di Brosso Il castello di Brosso apparteneva a un cattivo signorotto che voleva per sé le giovani spose la prima notte di nozze, ed era così crudele che un marito, che non aveva voluto cedere fu interrato fino alla testa e il signorotto cattivo ci giocava a bocce nel suo cortile. I Tuchini allora si ribellarono e lo misero in una botte irta di chiodi e lo fecero rotolare giù per la collina. C’è ancora una galleria sotterranea che scende nelle viscere della terra e va fino a Montalto, in Canavese.

Il basilisco Il serpente del Truc si chiama il basilisco, ed ha la cresta sopra la testa; chi lo cattura gli prende il dente perché è un antidoto contro le vipere o i morsi delle altre bestie. Si deve prendere l’acqua di fonte e metterlo sul fuoco : se bolle allora è il serpente peloso, se non fa le bollicine non si può usare; il liquido allora bisognava darlo da bere al malato entro due ore.

Il lago di Meugliano Il lago di Meugliano una volta era una donna che viveva dove proprio lì. Un giorno la donna fu scacciata e se ne andò ma trasformò la proprietà in un lago; il giorno dopo, infatti, uscì una polla d’acqua dal terreno e si formò il lago.»

Testimonianza di Teresa Bertotto di 77 anni

«San Marcello Io abito dove si dice fosse nato San Marcello ed ogni anno per la festa del patrono, venivano sempre qui a fare una suonata; ma non so se venisse da qui o dalle Valle d’Aosta. Il santo era nato a San Marcello, in Valle d’Aosta ed era venuto qui e morto in questa casa. Si diceva che in questa casa ci fosse una statua del santo e la mia vicina, una donna molto anziana che ora è morta, diceva di vederla da casa sua , ma in realtà nessuna vedeva niente, c’era solo un pezzo di carta con un disegno sopra.

I preti Quando andavo a cucire con una mia vecchia zia mi raccontava tante storie ed alcune erano sui preti che si travestivano e andavano a fare dei malefici alle persone, non lasciavano fare il burro ai pastori, oppure si travestivano e apparivano alle persone sole per la strada e cercavano di far loro del male, perché i preti studiano tutto, sia il male che il bene e non c’è nessuno che sa più di loro in quelle cose lì.

Gli urciat Una volta i bambini piccoli li chiamavano urciat, e si diceva che a Role, un pezzo di terra poco sopra Traversella, abitavano davvero questi urciat.

A settembre e ad agosto, si accendono dei grossi fuochi in onore della Madonna, sulle alture, sul Truc e in alto che siano visibili nella valle.

Il basilisco Ho sentito parlare del Brasilisco, viveva dove ci sono le cave del granito, su per quelle pietre lì, ed ogni tanto usciva e lo vedevano che luccicava al sole e si usava il suo dente come controveleno. »

Testimonianza di Alessandro Bracco di 60 anni

« C’era una cascina in cui una vecchietta diceva che c’era i mascun e poi, invece, erano i topi in soffitta. Io a queste cose non credo….

Il basilisco Invece, il brasilisco è un’altra cosa, è una bestia, il maschio della vipera, e l’ho visto una volta da ragazzo. E’ molto velenoso, più della vipera, ma se gli prendi il dente è un antiveleno. I vecchi dicevano che è pericoloso perché ha le gambe e ti salta addosso, era peloso.»

Testimonianza di Anna Simonato di 72 anni di Ivrea

«La ragazza e il temporale Si diceva che c’era una ragazza che, quando in estate arrivava un temporale, scompariva e ricompariva solo quando il temporale era finito.

C’era poi un uomo che sfidava gli altri dicendo : " Mi metto questa giacca sotto il sedere, voi provate in cinque a togliermela !" ma nessuno ci riusciva, così lui rispondeva : " Non ci riuscite perché io ne ho altri dieci ad aiutarmi che voi non potete vedere." Ed era aiutato dai folletti.

La suocera e il bimbo C’era una giovane sposa che viveva con la suocera, la donna ebbe un figlio che a due anni morì e così le accadde un’altra volta. Col terzo figlio cercava di essere più attenta perché credeva fossero solo brutte coincidenze, ma la suocera le si avvicinò e le disse che anche quello sarebbe morto. La dona allora andò dal prete e le raccontò il fatto, e quegli gli disse di prendere tutti i vestiti del bimbo e di bruciarli e di non dare mai più in braccio alla suocera il suo figliolo.

La masca C’era una zia di mia mamma che dicevano facesse le stregonerie, una volta venne un temporale e il figlio tornò a casa dai campi e trovò la madre vicino al paiolo che diceva : "Figlio mio sei arrivato in un brutto momento !" e al focolare, e sapendo cosa stava facendo gli rovesciò tutto per terra.

Il prete Questa, invece, è capitata a mio padre, quando venne qui dal Veneto. Stava cercando una casa per tutti noi e la trovò grazie all’aiuto di Borello. Don Busetto, il prete di San Lorenzo, però, non era contento perché avrebbe voluto metterci dei suoi conoscenti in quella cascina. Allora a mio padre capitava di sentire tutte le notti qualcuno picchiare sotto il letto, ma, visto che nella sua famiglia c’erano due preti e di cose ne sentiva diceva al prete : "Non credere di spaventarmi !".»

Testimonianza di Pietro Grassis di Ivrea di 75 anni

«L’Ave Maria Mio nonno amava molto bere e tutte le sere andava all’osteria, allora gli dicevano : " Guarda che quando suona l’Ave Maria devi essere a casa!" ma lui non ci credeva. Per tornare a casa sua, doveva passare per un prato e una sera era già suonata l’Ave Maria, perciò arrivato in quel prato, non riuscì più ad uscirne; cammino su e giù, su e giù per il prato, tutta la notte e appiattì tutta l’erba fino all’Ave Maria del mattino, quando poté ritornare a casa.

Il prete e la lepre Mia mamma me ne raccontava anche un’altra e mi diceva anche il nome, ma io non lo ricordo più; comunque, c’era un contadino che falciava l’erba del prato e vedeva sempre davanti a sé una lepre saltellare. Il contadino continuava a dire : "Vai via che ti taglio le gambe, vai via che ti taglio le gambe !", e la lepre continuava a saltellargli davanti, finchè il contadino con un colpo deciso gli tagliò la gamba. Il giorno dopo si è saputo che era il prete quella lepre e, infatti, gli mancava una gamba. »

Testimonianza di Marisa Gallo di anni 55 ( maestra elementare)

« Gli urciat, i nani, gli gnomi erano tutti la stessa cosa. L’uomo selvatico, invece, era l’antico pastore di montagna che poi nel tempo è diventato leggendario, come lo yeti.

Anche io sentivo raccontare che Perino avesse dei libri di magia e facesse degli incantesimi o facesse comparire o scomparire le cose…c’era anche il Tuc che dicevano leggesse libri e facesse magie per trasformare le cose e anche i preti avevano molti libri, anche neri.»

 

Testimonianza di Dede Bertolino di 53 anni

« Io direi che gli urciat sono dei bambini monelli, infatti si dice ai bambini : " Sei proprio un urciat! » .

Testimonianza di Rosi Chialiva di 35 anni

«Mi ricordo che mia mamma diceva che da piccoli li spaventavano con questi uomini selvatici o con gli gnomi. Ad esempio se al chiaro di luna vedevano muoversi le fronde degli alberi, i vecchi dicevano loro di stare attenti che era il folletto o l’uomo selvatico ad agitarli mentre passavano.»

Testimonianza di Bruno Biava di 63 anni (sindaco di Traversella) :

«L’uomo selvatico era l’uomo primitivo, perché qui è vissuto e ce ne sono tracce un po’ ovunque. A Lugnacco c’è un menhir che si dice fosse usato per i culti pagani oppure anche come attracco per le barche, visto che il lago glaciale arrivava fino a lì; ma questa è già storia. I primi abitanti della valle erano uomini selvatici.

La fisica la facevano i preti, perché qui i preti erano potenti e si imponevano sugli abitanti; si diceva allora che se non davi loro quello che volevano loro gettavano incantesimi leggendo dei libri che avevano.

A Ferragosto e a settembre, viene festeggiata la Madonna, per cui si fanno processioni e si accendono grossi fuochi in alta montagna, visibili da molto lontano.

A proposito del detto sugli abitanti di Traversella "faus e faloppe", io sapevo che era nato per un’altra storia. Nel 1821 c’erano i Chialiva, notaio e segretario comunale, padre e figlio carbonari, che furono arrestati durante una retata nella valle. I due si erano nascosti bene in casa loro, nel camino e non li avrebbero trovati se qualcuno del paese non avesse fatto la spia. Così, arrestato e ammanettato, il figlio, mentre veniva portato a valle per un antico sentiero che ancora oggi si può vedere e che passa più basso del ponte di adesso, senza mai girarsi verso il paese disse : " Quelli di Traversella sono tutti faus e faloppe". Da quella volta non tornò mai più in Valchiusella, ma andò in Venezuela e divenne molto ricco con le miniere d’oro; andò anche a Parigi e in Svizzera, ma a Traversella non tornò mai più.»

Testimonianza di Domenica detta Minchina di 83 anni

« Il pino e la masca Un racconto di mio padre, diceva che una volta non c’era la chiesa ma c’era un oratorio c’era una pianta verde, un pino, e lì vicino c’era una casa con una finestra che guardava proprio verso questa pianta ma non si sapeva cosa fosse. La sera venivano poi molte persone che trafficavano e si picchiavano lì in mezzo. La gente si lamentava di questo fatto ma non poteva sapere cosa fosse , allora si rivolse al maresciallo dei carabinieri che andò a perlustrare la zona; prima andò dove c’era una piccola finestra e guardò verso la pianta, vedendo che c’era una luce, una sfera che veniva verso la pianta, allora andò sulla pianta e trovarono un uomo che faceva questi malefici per guadagnare dei soldi e lo misero in prigione… ma io non so raccontarlo tutto come mio padre.

I massoni Poi, so che qui c’erano i massoni, credo che fosse un partito, e c’era un uomo che era contrario a cosa facevano ‘sti massoni. Quando morì quest’uomo, al mattino si andò per portare la bara al cimitero, ma nella cassa non c’era più il corpo, così per far credere che ci fosse ancora il morto dentro, ci misero delle pietre. Dopo si è capito che uno di questi massoni nella notte era salito sul tetto e dal camino si era calato giù per prendere il corpo del morto e così era già capitato altre volte. Hanno preso il suo corpo perché lui era contrario al loro partito ma non so cosa se ne facessero, non volevano che fosse sepolto.

Usanze contro i malefici Mi ricordo che Rita, quando aveva qualche maleficio su di sé, al mattino partiva presto e prendeva due o tre granelli di sale e tre sassolini, e si girava con la schiena al torrente e li gettava all’indietro, perché, sai, era un po’ fissata con queste cose. Diceva che andava sul ponte, non so se su quello di Prelle, e poi tirava queste cose all’indietro e così si liberava, perché diceva sempre che le rubavano tutto.

Uscire di notte Una mia amica mi diceva che i suoi genitori non la lasciavano mai uscire di notte, perché fuori di notte c’era una donna che sghignazzava e urlava forte e poi arrivava un uomo con un mantello nero e con i piedi di caprone. Questo per fare paura alle ragazze perché non uscissero, perché una volta si faceva tanta paura.

L’urciat di Role La maestra Natalina ci parlava sempre dell’ urciat di Role ma io non mi ricordo più; poi si parlava anche del folletto e Giacomo Stretti diceva che di notte, lassù, sentiva arrivare il folletto che slegava le mucche nella stalla, urlava e faceva rumore, finché una volta hanno riempito la serratura di sterco di mucca e hanno sentito dire : "Gilerd,gilerd, gilerd ( sporcaccioni) che merda dappertutto !" e poi non l’hanno più sentito.

Il diavolo e le tome Sul Monte Marzo, c’era una storia ma non la ricordo bene . In un paesino dopo Fondo, Ghedo e Prot, dicevano che i ladri o il diavolo erano andati a rubare la toma e quando i pastori se ne accorsero cominciarono a pregare e mentre scendeva giù il diavolo è scivolato, è caduto su una pietra e ha fatto un grosso buco che c’è ancora e si chiama il buco del diavolo. Le tome vennero allora raccolte e riportate a casa dai proprietari.

Perino e gli incantesimi Il signor Perino faceva gli incantesimi ( enchalm è un incantesimo che ti lascia pietrificato) e metteva l’enchalm sui campi di fagioli quando la gente doveva andare a raccoglierli. Una volta una donna incinta ha subito l’incantesimo lì e il bambino è nato ma è morto. Al mattino Perino andava togliere l’enchalm e quel mattino vide la donna impietrita col bimbo morto e da allora non fece più l’enchalm su niente.

I libri di magia A suo figlio fu chiesto se aveva ancora i libri del padre ma gli disse che li aveva bruciati perché suo padre non voleva lasciarglieli perché il figlio era troppo cattivo. Dicevano che anche Tonino aveva ‘sti libri e quando in Cali ( frazione al di là del ponte di Traversella) passava qualche pastore Tonino usciva fuori e capitava sempre qualcosa.

Non riuscire a morire Sua sorella, invece, dicevano che non poteva morire perché aveva ancora lei questi libri e poi, miracolo, bruciati i libri lei è morta.

La notte dei Santi La sera dei Santi, poi, si imbandiva la tavola ,si mettevano le castagne e la zuppa e si lasciava la porta aperta per lasciare entrare i morti a mangiare, ma erano i vicini che di notte se ne approfittavano e così al mattino non c’era più niente da mangiare sulla tavola.

Una volta ne facevano di questi scherzi e poi si credeva che fossero gli spiriti. Una dei miei parenti avevano fatto il prete, cioè il salame più bello e grosso, e lo facevano cuocere per Natale. Loro stavano nella stalla ma lo facevano cuocere in cucina e ogni tanto andavano a controllare se era cotto, cioè se si era ammorbidito ma il salame era sempre duro… perché qualcuno l’aveva sostituito con un pezzo di legno.

Processioni Si facevano poi molte processioni durante l’anno, una partiva da Traversella e andava fino ad Oropa, passando per il sentiero delle croci e ci si fermava davanti a cappelle per pregare. C’era una donna che apriva la strada di notte e una volta iniziato il viaggio non si poteva tornare indietro perché la processione era fatta per le anime che portano pena.

Un’altra processione si fa per il patrono di Traversella, San Marcello, che arrivava dalla Valle d’Aosta e si diceva che si doveva farla ogni anno perché altrimenti i valdostani venivano e si riprendevano le sue reliquie, ma ormai non si fa quasi più niente. Il 5 di agosto si festeggia la Madonna della Neve e si fa una processione notturne con i ceri, prendendo la statua della Madonna dalla chiesa di Traversella verso una più piccola, poco fuori del paese, e poi si riporta indietro la sera.»

Testimonianza di Leandro di 52 anni

« Il medico condotto di Vico era un frate massone … poi c’era il ballo dei nudi che si faceva sopra il castello di Vico .»

Testimonianza di Dario di 50 anni

« C’era un uomo di Traversella che doveva andare in un posto a prendere uno sgabello e quando ci arrivò dentro sentì gente che gridava e faceva versi e dicono che fossero i preti a fare quello .»

Testimonianza di Teresa Beratto di anni 87 ( Traversella)

« Le masche Mia madre mi raccontava una volta che quando c’era suo nonno vivevano qui le masche, ma queste non sono cose da raccontare.

Un uomo apparso di notte C’è invece una storia più recente che non è sulle masche ma sul fatto che la vita è un mistero. C’è un ragazzo che abita qui vicino che si chiama Gabriele, figlio di Ester , è giovane, avrà vent’anni e viene qui con la morosa ogni tanto. Quindici giorni fa, si era fatto tardi e stavano per andare a dormire quando la ragazza si è accorta che non aveva più gli orecchini e quindi era decisa a ritrovarli perché altrimenti non sarebbe riuscita a dormire. La casa è solo con un pian terreno e il primo piano, allora la ragazza scende verso il grosso cortile per cercare gli orecchini e vede un uomo seduto su una sedia con la testa appoggiata ad un bastone , ma il portone era chiuso a chiave e il muro di cinta è molto alto e non poteva esserci nessuno là. Allora spaventata torna in casa di corsa, urlando che fuori c’era un uomo ma fuori non c’era nessuno. Allora Ester, la madre del ragazzo, riconosce in quell’uomo suo padre morto, perché era solito sedersi lì nel cortile in quel posto e a quel modo. Ed è proprio un mistero la vita perché se ci fossero state cinquanta persone non sarebbe apparso, mentre l’ha visto una ragazza che non l’ha neanche mai conosciuto e non è sua parente e infatti non ha capito che quello era l’anima del nonno del suo fidanzato.

Gli airali Questa è una storia recente, mentre mia madre mi raccontava le storie di una volta e diceva che la nostra casa vicino alla fontana era stata costruita sopra un airal , una piazzola dove facevano il carbone. Qui c’erano tanti airal, perché si usavano le piante di castagno per fare il carbone dai primi anni dell’Ottocento e la nostra casa è stata costruita dal nonno del nonno di mia mamma, che diceva che in casa sentivano sempre dei rumori e non potevano dormire la notte, ma non vedevano mai nessuno.

I carbonari Questo mio antenato nel 1821 era già sposato ,quando arrivarono gli sbirri ( la polizia che cercava i carbonari ) che cercavano un avvocato e suo figlio perché erano carbonari. Il mio bis-bisnonno stava andando ad Ivrea con il mantello e lungo la costa incontrò gli sbirri che stavano salendo e lo fecero tornare indietro per mostrargli la strada,, anche se avevano una carta, fino vicino a Traversella . Lì, vicino al ponte, che allora era più basso e più stretto, gli uomini gli parlarono in un linguaggio incomprensibile e come saette avevano già circondato la casa dei due carbonari con i fucili puntati ed era notte fonda ma la luna era grossa e molto luminosa. A quel punto dissero al nonno che poteva pure ritornare per la sua strada, sicuri di catturare i due che però non furono trovati, né mai più visti.

Un uomo apparso di notte Erano due secoli fa e questo nonno lavorava alla miniera di Traversella e quando tornava a casa accendeva il fuoco per fare seccare le castagne sulla grata e intorno metteva ad asciugare i suoi abiti e gli stivali bagnati dall’umidità della miniera. Una sera tornando dal lavoro vide che seduto lì vicino al fuoco c’era un uomo che non conosceva. Allora non abitava nella casa che si era costruito ma in un’altra, chiese all’uomo sconosciuto cosa voleva e cosa doveva fare lì e questi rispose che doveva parlargli. "Hai un figlio che si chiama Bernardo ? " gli chiese, "non deve sposarsi prima di venticinque anni; sono venuto per dirti questo." Dopo di che l’uomo sconosciuto sparì. Il figliolo si sposò prima di venticinque anni, non ascoltando il consiglio dell’uomo del fuoco, e così a venticinque anni esatti morì e lasciò orfani due bambini.

La fata bianca Un’altra storia che , invece, è capitata a me e successa su in montagna per andare ad alcune cascine. Lì c’è una grossa pietra, una parete grossa nera e liscia che non ho mai visto in nessun altro posto; in cima c’è un grosso pianoro che si può raggiungere a piedi, mentre sulla parete sono spuntate alcune piante da una parte e dall’altra c’è un piccolo pertugio, una specie di caverna grossa come mezza porta. Arrampicandosi per la parete e aggrappandosi alle piantine che sono spuntate si può raggiungere e si vede dentro il buco una stanzetta . Una donna che abitava in quella cascine mi diceva che lì dentro viveva una fata e che quando era ventoso usciva dalla caverna, saliva sul pianoro in cima e stava lì con la sua veste bianca e il vento che gliela faceva muovere ed ondeggiare ed era giovane e bellissima perché i miei nonni dicevano di averla vista.

Un giorno, avevo undici anni e dovevo andare alle cascine dove mio padre teneva le mucche e allora partii a piedi al paese che erano le quattro, ma a dicembre fa buio presto e così mi ritrovai sotto la parete nera che era già notte e cominciava a tirare vento, così per la paura di vedere la fata feci tutto quel tratto di sentiero camminando al contrario così la fata non la vidi. Lì si nascosero anche i giovani in tempo di guerra per sfuggire alle persecuzioni e stettero nella caverna due notti perché sapevano che nessuno li avrebbe cercati lì.

Perino e gli incantesimi Nel paese c’era poi Perino e si dice che sapesse ( la magia) e che faceva gli incantesimi . Un giorno si accorse che dei ragazzi, già grandicelli, stavano rubando le ciliegie dal suo albero; quest’uomo faceva incantesimi , parlava con gli spiriti e aveva anche dei libri per fare le fatture, così ne fece una a questi ragazzi, che in verità erano già dei giovanotti, i quali non poterono più muoversi e rimasero immobili arrampicati sull’albero . Il mago era sotto la pianta e diceva : " Adesso vi lascio scendere ma io resto qui e vi voglio riconoscere uno a uno e vedere la vostra faccia". I ragazzi ora avrebbero potuto muoversi ma non osavano scendere per la paura e così rimasero lì fermi.

I libri di magia Il padre di questo signor Perino già possedeva i libri degli incantesimi e abitava in una piccola casa in paese e morendo lasciò i suoi libri al figlio che poi lì passò al suo, ma questi non li usava più e rimasero in una cascina abbandonati. Gli ereditieri della cascina trovarono i libri e una mia amica, Teresina, una donna molto furba, li volle leggere per capire come erano questi libri misteriosi, così aspettò che tutti fossero nel letto la sera e da sola cominciò a leggerne uno, poche pagine per sera, finché dopo alcune notti, mentre stava leggendo le accadde qualcosa di strano. La donna mi ha raccontato che cominciò a tremare, le si rizzarono i capelli in testa e non osava più girare la pagina, ma non per le parole che aveva letto, ma sentiva qualcosa dentro di lei che non le permetteva più di proseguire nella lettura. Così piano, piano chiuse il libro e poi lo legò insieme agli altri e li gettò tutti nel fiume Chiusella dopo essersi avvicinata alle sponde camminando all’indietro per non vedere quando i libri finivano in acqua. Qui a Traversella c’erano dei libri ma non tutti potevano leggerli e penso che non tutti possono fare queste cose, perché non in tutti ha lo stesso impatto.

Se poi venivi derubato di qualcosa, andavi da questo Perino e lui ti diceva : " Ve lo riportano indietro.", oppure, " Non lo prendete più chi vi ha derubato perché ha superato il fiume.

Gli urciat Gli urciat erano dei piccoli diavoli, dei diavoletti non ancora cresciuti e stavano nascosti dietro a una pianta o dietro a una pietra, facevano i dispetti alla gente, facevano paura alle persone, stavano nascosti e quando vedevano qualcuno passare saltavano fuori… a me li descrivevano così, ma facevano paura a quelli che ci credevano, non a tutti.

L’Ave Maria e le masche Mi ricordo, che le vecchie donne del Vernej ( una frazione di Traversella), quando scendeva il sole, ritiravano tutta la roba messa a stendere fuori, perché dicevano che dopo suonata l’Ave Maria della sera, non bisognava lasciare più niente fuori visto che allora passavano le masche, passavano queste strane persone e mettevano il maleficio sulle cose che trovavano. Ed io mi ricordo che mia madre non se ne curava e allora queste donne più vecchie le dicevano di ritirare tutto, di togliere la roba dei bambini, perché stava facendo buio e se lei non andava gliela ritiravano loro la roba lasciata fuori. Dopo aver ritirato tutto suonava l’Ave Maria e bisognava aspettare di sentire suonare quella del mattino per rimettere di nuovo le cose fuori ad asciugare. Tra le due Ave Marie le masche potevano girare libere per il paese. All’imbrunire si diceva che usciva le masche e l’Ave Maria aveva la sua importanza in questi misteri .

Un uomo apparso di notte Questo è capitato a me, che ero piccola; i miei genitori erano già all’alpeggio mentre io restavo giù con la zia Marianna perché andavo a scuola. A scuola volevo essere sempre la prima, ero un po’ superba così la sera stavo a studiare e la mattina ripetevo la lezione per vedere se la sapevo. Io dormivo nella stessa stanza con la mia nonna e mi ricordo che ero nel letto ed era suonata l’Ave Maria dell’alba, ed io pensai di avere ancora tempo per ripassare la lezione nel letto, ero sveglia ma avevo gli occhi chiusi . Quando li aprii, vidi un uomo, lì vicino al mio letto e me lo ricordo ancora bene adesso : aveva una maglia tinta con il mallo della noce, che era di un bel marrone, fatta a grana di riso doppia, quattro dritti e quattro rovesci, con i bottoni bianchi e grossi, poi aveva i capelli lunghi, biondi, con la riga in mezzo, un po’ come si portano adesso; era un vecchio ma era un bell’uomo ed aveva una mano tesa che sembrava volesse farmi una carezza. Io l’ho guardato e l’ho memorizzato e poi ho chiamato mia zia e mi sono messa sotto le coperte. Ma non c’era più nessun uomo, eravamo chiuse a chiave dentro, abbiamo guardato anche sotto il letto ma non c’era nessuno, eppure io l’ho visto. Questo è un mistero, perché se eravamo in tanti magari non si vedeva niente ed io, invece, da sola l’ho visto.

Le masche e lo scialle Una volta, poi, si raccontava la storia di una donna vecchia che abitava su per la montagna e aveva due pecore e un figlio, poi, ce n’era un’altra che abitava in una cascina ma molto più in alto, e aveva una figlia e due capre. Il figlio della donna che aveva due pecore si innamorò della ragazza che aveva due capre e così la andava a trovare e si volevano bene i due giovani. Quando le madri se ne accorsero, la madre del ragazzo mise una croce al collo del suo figliolo e gli disse di portare quella croce alla ragazza che frequentava perché a lei non piacevano tante quelle due donne con le capre. Il ragazzo allora ubbidì e portò la croce alla ragazza, che la accettò e gli diede in cambio uno scialle da portare a sua madre. La donna, quando ricevette il dono della ragazza, disse : " io non lo uso , appendilo lì a quella pianta." Era proprio una favola, perché a quell’altezza, in montagna non ci sono più le piante. Comunque, per continuare il racconto, il ragazzo appese lo scialle alla pianta e questa prese fuoco. La donna allora disse al figlio : " Visto che non sono persone da frequentare, che hanno qualche strano potere diabolico, che sono dei mascun !".Quando il ragazzo andò dalle due donne per dir loro che avevano un potere diabolico, vide che non c’era più la casa né le capre, né la ragazza, né niente, era sparito tutto. Il figliolo non riusciva a darsi pace e cominciò a cercare dove fosse finita la sua fidanzata, ma, poi arrivò vicino a un precipizio e cadde giù e morì, perché le due donne l’avevano fatto morire e l’avevano portato via con loro.

Uomo selvatico Sull’uomo selvatico so solo dei frammenti, so che abitava fuori dal paese, ma non era come le masche, non faceva dei mali, lui diceva a chi lo incontrava : " Guardate che quando piove, piove; quando nevica, nevica; ma quando fa vento, fa brutto tempo." Non era una persona diabolica, ma viveva in solitudine nella foresta e quasi nessuno lo riusciva a vedere.

Le masche Le masche, invece, nascono dal diavolo che si traveste e si camuffa da donna. Nel nostro parlato qualche volta si dice : " Quella là è una masca!", perché è una donna cattiva, allora le rimane il soprannome di masca, perché qui si dava ad ognuno il soprannome. Ma le masche vere sono il diavolo travestito da donna e che va in giro a fare malefici.

I preti Una volta dicevano proprio che i preti facevano vedere, per fare paura alla gente, per farli credere, facevano tutte queste cose, ma erano sempre poteri diabolici.

Stefano, un pastore che è morto solo due o tre anni fa, ci credeva ancora a tutte queste cose e quando non gli riusciva di fare il burro o aveva una mucca malata, pensava che qualcuno gli avesse fatto del male, allora prendeva la catena che era legata allora corona della mucca e la bastonava, la bastonava. Una volta questo Stefano raccontava che c’era un signore che aveva bastonato la catena per bene, perché una sua mucca aveva qualcosa e il giorno dopo il parroco era tutto pieno di lividi, perché dicono che il male ricade su quello che l’ha fatto.

I preti di una volta portavano pena, ma per me era sempre Satana che faceva queste cose. C’era una cascina, in cui i padroni non potevano stare perché di notte sentivano aprire la porta, sentivano qualcuno andare sopra al fieno, salire sopra la scaletta per andare nel fienile, ed era sempre un prete che appariva e faceva tutto questo, che faceva gesti con le mani, un prete che aveva vissuto in quella casa tanto tempo fa. Che i preti avevano dei libri, e avevano studiato e sapevano fare tutte queste cose.

Antichi eserciti Al Pian Candelle, c’era una storia su un esercito di soldati tutti morti lì, lì non si parlava di masche ma erano tutte storie di antichi soldati.

Grossa pietra Anche sul Monte Marzo c’erano delle storie, che non ricordo più, ma c’era una pietra grossa, grossa che faceva da riparo alle bestie e anche alla gente quando andavano su, e lì c’era qualcosa di paranormale che non ricordo più.

Il calket Il calket, invece è opera di una masca che c’era una volta e che andava a schiacciare le persone nel letto, sopra le coperte, e a me lo dicevano i vecchi che stavano su per le cascine. Si diceva che poteva venire il calket nel letto, che ti schiaccia, ti schiaccia e ti può fare anche morire, e quando da giovane mi svegliavo di notte stavo lì ferma perché avevo paura del calket.»

Testimonianza di Pietro Franza di anni 58 ( Traversella)

« Il sentiero delle anime Il sentiero delle anime come mi veniva raccontato da bambino era una mulattiera che partiva dalla frazione di Scalaro e arrivava a valle fino a Fondo, che faceva comune e dunque aveva il suo cimitero. Quando in inverno moriva qualcuno su a Scalaro, il corpo non poteva essere trasportato fino al cimitero a valle perché per strada c’erano la neve e il ghiaccio perciò veniva messo nella neve o comunque in qualche posto al gelo perché si conservasse fino a quando in primavera si poteva scendere di nuovo a Fondo. Allora si faceva una processione con tutti i corpi per trasportarli a valle e poi seppellirli nel cimitero e si utilizzava un sentiero ( quello delle anime) lungo il quale si trovano delle pietre con delle incisioni di croci e di uomini e lì si sostava per dire qualche preghiera per i morti.

I vecchi e la polenta Un’altra storia che si raccontava riguarda i vecchi e la polenta grassa. Quando un tempo i tempi erano duri e c’era davvero poco da mangiare, le persone più vecchie e incapaci ormai di lavorare erano davvero un grave peso per i famigliari e allora, nelle giornate particolarmente soleggiate e calde si permetteva loro di mangiare tutta la polenta concia, cioè col burro e il formaggio fuso, che volevano finché fossero finalmente sazi e, poiché c’era sempre molto poco da mangiare questi ne mangiavano delle grandi quantità. Poi, li si mandava a passeggiare sotto il sole forte e caldo e tante volte non tornavano più indietro perché prendeva loro un colpo e rimanevano là stecchiti.

La notte dei Santi Una tradizione legata alla sera dei Santi, il primo di novembre, è quella di fare la zuppa di cavoli e le mondelle, cioè le caldarroste, e lasciarle la sera, prima di coricarsi, sulla tavola imbandita o vicino al camino perché quella notte i morti vengono a fare visita ai parenti e hanno fame, per cui possono trovare qualcosa da mangiare. Ci sono tante persone che dicono che il giorno dopo hanno trovate molte meno castagne o zuppa di quante non ne avessero lasciate la sera prima.»

Testimonianza di Gianni Bordano di 54 anni

«Gli urciat e il noce di Durando C’era un uomo di Durando ( un paesino molto sopra Fondo) che aveva sognato che se fosse andato su un ponte a Pavia avrebbe trovato un tesoro, così partì e passò tutto il giorno sul ponte in cerca del tesoro finché incontrò un altro uomo a cui raccontò il suo sogno. Questi gli rispose che lui, invece, aveva sognato che sotto il noce di Durando c’era un tesoro. Così il primo uomo tornò a casa a Durando e cominciò a scavare; trovò così uno scrigno ma rimase addormentato – interviene Candida a dire che non rimase addormentato ma riuscì ad aprire lo scrigno che era pieno di gioielli – comunque alla fine riuscì ad aprirlo e siccome era già notte aveva messo dell’olio da bruciare dentro ai gusci delle noci per poter continuare a scavare nel buio e poi rimase addormentato. Quando si risvegliò disse che intorno c’erano gli urciat, che gli avevano portato via tutto il suo tesoro.

Le masche Se vuoi sapere qualcosa delle masche devi chiedere a Don Tuc, che io non ne so niente. Le masche penso che siano solo delle storie; erano delle specie di streghe – che facevano avere delle visioni, aggiunge Candida.

La pietra dell’uomo selvatico Qui sopra c’è la pera dl’om salvè, la pietra dell’uomo selvatico, ed è una pietra messa su dritta su altre tre pietre e vuota dentro – dice Ezio che forse l’aveva scavata un pastore un po’ scontroso.»

Testimonianza di Ezio Arnodo di 55 anni

«Spiriti Si diceva che una volta che si sentivano gli spiriti. A Drusacco c’era una casa dove si diceva si sentissero i fantasmi, ma io, che lì ci sono stato, non li ho mai sentiti perché non ci credevo.

Il lupo e i due ragazzi C’era una volta un giovane che mentre andava verso Succinto incontrò il lupo e si spaventò per paura di essere mangiato, ma l’animale gli disse che poteva continuare per la strada che lui voleva mangiarsi qualcun altro – di Traversella, dice Candida - … ma io la storia non la so più.

Uomo selvatico A proposito degli uomini selvatici, m i ricordo quando da piccolo andavo in montagna a Rea chossa, c’erano due uomini che abitavano vicino al precipizio, ma non ti salutavano e non parlavano con nessuno; quando ti sentivano passare si chiudevano in casa e guardavano da dentro quelli che passavano.»

 

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