Foto da Scorcio.it |
Frandino Lidia, anni 57, Saluzzo.
Fuochi fatui
Una volta c’era una tradizione che diceva che c’era una luce che accompagnava gli uomini che andavano d’estate a bagnare le campagne e le ragazze che andavno a ballare che arrivavano a casa tardi la sera e allora questa luce li accompagnava e gli faceva chiaro fino sulla porta di casa. La gente si era affezionata a questo Luciu Bel, lo chiamavano Luciu Bel, allora gli davano sempre pane e salame e lui andava via contento, contento".
Masche
"Una volta c’era una tradizione che diceva sempre che le donne non dovevano mai stendere la roba fuori di notte, dovevano sempre stenderla di giorno e di notte raccoglierla di notte perché senno passavano le masche e gli maledivano la roba e loro non potevano più mettersela addosso, allora le persone toglievano tutta la roba e la portavano tutta in casa".
Masche
"Una volta c’era una tradizione che diceva che le persone si trasformavano in animali, in bestie di notte e andavano in giro. E allora c’era una coppia di sposi che si trasformavano in cani e andavano sempre in giro a fare malefatte e un giorno una persona li ha presi e gli ha tirato una botta sulla gamba e gli rompe una gamba al cane. All’indomani va a trovare la sua vicina che gli hanno detto che non stava bene e trova la vicina con la gamba rotta e allora pensano che fosse proprio questa persona che si trasformava in animale".
Bailone Pierina, anni 75, Saluzzo.
Il tonto del villaggio
"Una volta c’era una madre che aveva un figlio che si chiamava Bertoldino e un giorno lo ha mandato a comprare una mina en cup di grano per le galline. Lui va giù dalla strada e dice tutto giù: ‘ na’mina en cup’ per ricordarsi e arriva in una campagna dove portavano via del grano e lui diceva ‘ na’mina en cup’e gli altri lo hanno sgridato: ‘Non dire così! Non devi dire na’mina en cup, ma bune carà i nà vena (ne vengano grandi carri). E allora lui: ‘bune carà i nà vena, bune carà i nà vena ’ va giù fin che arriva al paese e c’era un funerale, un funerale e lui ‘bune carà i nà vena’ e gli altri lo hanno sgridato: ‘Non dire così devi dire, il Signore ne abbia pietà e misericordia e allora lui cambia e dice: ‘il Signore ne abbia pietà e misericordia, il Signore ne abbia pietà e misericordia’, arriva in un posto mentre andava a casa e stavano uccidendo un maiale e allora lui diceva: ‘il Signore ne abbia pietà e misericordia’ e gli altri: ‘Non dire così, dì…’. Com’è?…"
Credenze-religione
"Una volta le donne quando partorivano per un po’ di tempo non potevano uscire da casa, finché non erano andate a messa a farsi benedire".
Frandino Enrichetta, anni 61, Saluzzo.
Medicina-popolare
"Quando ero piccola per guarire dagli orzaioli, al mattino appena alzata, a digiuno, per farli guarire, mi facevano guardare tre volte dentro la bottiglia dell’olio".
Credenze-religione
"Una volta c’era l’usanza che la sera dei ‘Morti’, dopo la festa dei Santi, si mangiavano le castagne bollite, però bisognava lasciarne un poco in una scodella, perché di notte venivano i morti a mangiarle".
Morello Margherita, anni 71, Saluzzo.
Diavolo-ciottolato
"Io so che dicono che per andare dalle parti dello Stura c’era una cascina, una casa, con un cortile in ciottolato tutto particolare. Era fatto per metà con delle pietre grosse grosse, proprio grosse e per l’altra metà con delle pietre abbastanza piccole, piccole. A me hanno sempre detto che era il ciottolato del diavolo, perché il padrone della casa voleva tanto un ciottolato nel suo cortile e aveva fatto una scommessa con il diavolo. Lui avrebbe dovuto, mi sembra, correre davanti al diavolo con un carro e se il diavolo facendo il ciottolato lo avesse preso, fosse riuscito a prenderlo allora la sua anima sarebbe andata all’inferno. Allora il diavolo ha cominciato a fare il ciottolato con delle pietre ben grosse, facendo così andava bene veloce e stava per prendere il carretto. Ma l’uomo era furbo e aveva detto al diavolo: ‘Non voglio un ciottolato con delle pietre grosse, lo voglio con delle pietre piccole, piccole’. Allora il diavolo ha cominciato a lavorare con queste pietre piccole, ma con le pietre piccole era più difficile bisognava fare in modo che andassero tutte a posto, allora ci ha messo così tanto tempo che l’uomo, il padrone del ciottolato, era riuscito a scappare, ad avere il suo ciottolato, senza dare l’anima al diavolo. Io so che questo ciottolato c’è ancora dalle parti di Fossano, mi sembra.
Casana Maria, anni 65, Saluzzo.
Masca-capra
"La storia della capra: le persone anziane raccontano che certe sere verso l’imbrunire, sotto il viale di un santuario pascolava tranquillamente una piccola capra bianca, che poi spariva all’improvviso senza alcun motivo. Non aveva padrone, brucava erba e restava tranquilla. La voce si sparse un po’ ovunque e tutti volevano vedere questa capretta. Qualcuno azzardò di aver visto sulle dita delle zampe un anello d’oro. La cosa ormai incuriosì tutti e una sera di nebbia una persona si appostò dietro ad un albero, attese la capretta e uscito dall’ombra afferrò la capra con sicurezza la gamba, la zampa della capra, questa si divincolò e sparì all’improvviso. Il giorno dopo alla messa molti notarono che il sacerdote portava il braccio fasciato, proprio dove aveva la mano con l’anello. Questa è la storia della capra di Saluzzo".
Lauro Augusta, anni 57, Saluzzo.
Rospi
"A me da piccola dicevano che non bisognava mai avvicinarsi troppo ai rospi perché se ti facevano la pipì negli occhi diventavi cieco".
Lucertole
"Dicono anche che se d’estate gli animali, i gatti o i cani, mangiano le lucertole o le serpi diventano sempre più magri, fino quasi a morire".
Lavorare di fisica
"A noi dicevano che c’era della gente che faceva della fisica. Questa gente aveva tanti poteri e certi sapevano persino trasformarsi in animali. So che a Saluzzo vicino alla Minerva c’era un prete che lavorava di fisica".
Frandino Enrichetta, anni 61, Saluzzo.
Catlina- morte
"Mia nonna Marina, quando aveva dei brividi, diceva sempre che le passava vicino Catlina che per lei era la morte".
Diavolo-stalla
"Una volta due ragazze che tornavano da ballare hanno incontrato per strada un bellissimo ragazzo che le ha accompagnate a casa, loro lo hanno fatto entrare nella stalla e questo ragazzo camminava sù e giù, sù e giù e ogni volta che arrivava al lato della stalla dava un calcio al muro e uscivano le fiamme e avevano poi saputo dopo che era il diavolo".
Morello Giuseppina, anni 59, Saluzzo.
Casa-masche
"C’era una casa sulla collina di Saluzzo, la casa dei Gautero, che a me hanno sempre detto che era una casa che aveva le masche, che vivevano dentro le masche, io credo che ci sia persino ancora adesso, è tutta diroccata, e ora nessuno ci vive, dicono che tutte le persone che erano andate lì ad abitare dentro erano subito scappate perché le masche gridavano, facevano dei fuochi e cantavano, cantavano delle canzoni maledette. Io però non l’ho mai vista da vicino , non lo so e non ci credo tanto".
Streghe-noce
"I Lauro,una famiglia che sta in collina avevano una volta nel cortile, ora l’hanno tolto, un grossissimo noce, noi dicevamo una nusera e una volta la gente che abitava vicino diceva che di notte salivano sopra le streghe e ballavano, facevano delle malefatte e poi facevano ogni genere di diavoleria. Certe dicevano poi perfino che sembravano delle luci che volavano".
Medicine-religione
"Da piccola poi mio papà quando le campane suonavano , tornavano a suonare per Pasqua, lei sa che smettono di suonare per un po’ di tempo, e allora lui quando queste campane smettevano di suonare, mi faceva correre veloce, prima che le campane smettessero di suonare, a lavarmi gli occhi, perché così, diceva mio papà che non avrei mai dovuto portare gli occhiali e non mi sarei mai ammalata agli occhi e così è stato!"
Frencia Aurelio , anni 89, Paesana .
roccia - masca
Sulla strada di Crissolo c'era un grosso masso di pietra chiamato Roca Brui e li dentro c'era una masca. I bambini che passavano di li per andare al santuario di Crissolo bisognava che baciassero il sedere alla vecchia , se no non li lasciava passare.
Caterina Frandino, anni 68, Saluzzo.
Il tonto del villaggio
C’era una volta una madre che aveva due figli e uno non ne capiva proprio nessuna, proprio nessuna, e allora gli faceva solo sempre fare qualche cosetta piccola perché era proprio un po’…non ne capiva nessuna era proprio un po’ limitato. E allora un giorno fa a Terdachin: ‘Terdachin vammi a comprare degli aghi!’. Terdachin parte va a comprare gli aghi e dopo al ritorno vede della gente che girava il fieno che gli dice: ‘Terdachin, Terdachin, vieni ad aiutarci a girare il fieno!’, ‘Non posso, ho gli aghi qui da portare a casa a mia mamma!’, ‘Ma piantali li nella cucia del fieno, li prendi dopo!’. Lui pianta gli aghi nella cucia del fieno e parte e va ad aiutarli a girare il fieno. Dopo quando hanno finito di girare il fieno va a prendere gli aghi e di aghi non ne ha neanche più trovato uno. Va a casa da sua madre, sua madre gli chiede gli aghi e lui le dice: ‘Li ho piantati nella cucia del fieno e li ho persi’, ‘Oh ma Terdachin cosa fai Terdachin, ma non lo sai che quelli vanno piantati nella tasca della giacca, non lo sai! Guarda Terdachin, tu ne fai una peggio dell’altra io non so più che cosa fare!’. All’indomani lo manda a comprare un palo di ferro: ‘Terdachin per favore vammi a comprare un palo di ferro, che ne ho proprio bisogno!’. Terdachin parte compra un palo di ferro e se lo pianta nella tasca della giacca, arriva a casa con la giacca strappata e senza il palo di ferro. Sua madre: ‘Terdachin il palo di ferro dov’è?’, ‘Oh me, l’ho piantato nella tasca della giacca!’, ‘Ma Terdachin Terdachin non lo sai che quello si porta sulle spalle! Ma come fai ad essere così, come fai, niente!’. Il giorno dopo lo manda a comprare una capra, gli dice: ‘Terdachin fammi il piacere, vammi a prendere una capra, che ho bisogno di un po’ di latte e abbiamo dell’erba qui da dargli’. Terdachin parte, compra la capra, attacca la capra per un cordino, la butta sulle spalle, arriva a casa e dice a sua madre: ‘Ecco la capra!’, solo che la capra appesa alle spalle era morta. ‘Ma Terdachin Terdachin ma non sai più che cosa fare, non lo sai che bisognava portarla per la corda e non buttarla sulle spalle!’. Non sapeva più cosa dirsene, non sapeva più cosa fargli fare, allora cosa fa, l’indomani gli dice: ‘Ho bisogno di un barattolo vammi a comprare un barattolo, perché ne ho proprio bisogno!’. Terdachin parte con il barattolo, prende un cordino, lo attacca al manico del barattolo e lo tira. Arriva a casa e aveva solo più il manico e il barattolo non c’era più. Sua madre disperata gli ha detto: ‘Guarda Terdachin tu mi fai proprio morire, sto proprio male, vammi solo a fare due granelli di riso perché sto proprio male!’. Lui va in là mette una grossa pentola piena d’acqua con due granelli di riso dentro e poi la porta a sua madre a mangiare. ‘Ma Terdachin Terdachin, ti ho detto due granelli di riso ma bisognava che ne mettessi di più, due granelli era solo un modo di dire, non so!!’ Allora mette un mucchio di riso dentro e il riso resta spesso, sua madre non lo poteva mangiare, lui prende un cucchiaio, la imbocca, imbocca, imbocca, finchè la madre è morta. Prende la madre va a sederla la nell’orto su una sedia e la lascia là morta. Arriva suo fratello gli chiede: ‘Terdachin mamma dov’è?’, ‘Mamma è la nell’orto che ride seduta sulla sedia’. Il fratello va a vedere sua madre laggiù e la trova belle che morta ‘Oh ma Terdachin cos’hai fatto, cos’hai fatto, vai solo a farle una buca che la seppelliamo e scappiamo perché altrimenti qui…ci mettono in prigione!’. Va in là, fa una buca, seppellisce sua madre e poi dice a suo fratello: ‘Tirati solo dietro l’uscio, che andiamo via!’ . Cammina, cammina, cammina, è quasi mezzanotte, trovano una grossa pianta, il fratello sale su, dice a Terdachin: ‘Ci fermiamo qui per la notte, ci mettiamo lassù sulla punta e dormiamo qui’.E il fratello è salito su sulla punta e Terdachin non riusciva a salire su. ‘Cosa fai, ma cosa fai Terdachin!’, ‘Si, ma io ho anche l’uscio da portarmi dietro!!’, ‘Ohh, ma ti sei anche caricato l’uscio, ohh Maria Santa!!’. Sale su, si tira dietro il suo uscio e dopo un po’… Terdachin dopo un poco fa: ‘Ahh!!’, dopo un po’ vedono una luce che viene in qua, vicino alla loro pianta, vicino alla loro pianta, e viene proprio a fermarsi sotto alla loro pianta. Erano tutti i ladri che avevano rubato e che erano li a spartirsi i soldi. E allora Terdachin guardava sotto, aveva un po’ paura, e diceva a suo fratello: ‘Ohh, io ho preso voglia di fare la pipì, ho voglia di fare la pipì!!’, ‘Oh Terdachin tieni solo, tieni solo perché guai, se scendi giù lì sotto loro se ne accorgono e ci uccidono!’. Niente da fare, gli è scappata, i ladri sentono lì tutta quella pioggia e dicono: ‘Oh cribbio, c’è la rugiada!’. Poi passa così, si rimettono a contare i loro soldi e dopo un pò Terdachin fa a suo fratello: ‘Mi scappa l’uscio, mi scappa l’uscio!!’, ‘Tienilo solo, tienilo solo, perché se scappa l’uscio guai, guai è finito, perché se scappa l’uscio salgono su e ci uccidono!’. Badin badun, giù gli è scappato l’uscio! I ladri sentono quello: ‘Qui cade il mondo a pezzi!!!’. Sono scappati di corsa, corrono ancora adesso!! Terdachin e suo fratello sono scesi dall’albero hanno preso tutti i soldi e sono vissuti felici e contenti! E il fratello gli dice: ‘ Terdachin finalmente ne hai fatta una giusta!’. Passata la formica e la storia è finita!
Lauro Maria, anni 73, Saluzzo.
Credenze sulla religione
"Quando ero giovane ci raccontavano la storia di San Giovanni ed era così: la sera di San Giovanni le ragazze che volevano sposarsi dovevano camminare nel prato a piedi nudi nella rugiada e raccogliere un mazzo di fiori, poi dovevano metterlo sotto il cuscino… e poi nella notte, l’uomo che sognavano diventava il loro marito."
La volpe e il lupo
" Mi raccontavano anche un’altra storia, quando ero giovane, quella della volpe e del lupo. La volpe era molto astuta, un giorno incontra il lupo e gli dice:‘Vieni con me, che ho trovato un posto dove c’è ogni genere di ben di Dio, nella cantina dei Lamberto’. Il lupo era un po’ indeciso perché non voleva fare così, la volpe lo convince e vanno in questa cantina entrando in un buco che c’era nel muro. In questa cantina c’era ogni genere di leccornia. C’era del formaggio, del latte e c’erano persino dei salami. Allora il lupo comincia a mangiare a quattro ganasce e…mangia , mangia e la volpe che era furba, mangiava un po’ poi andava a provare se usciva ancora. Fa così per tutto il tempo. A un certo punto arrivano i Lamberto e i due animali sentono che qualcuno scende in cantina .Allora la volpe, pronta, esce fuori dalla cantina ed il lupo, che aveva mangiato tanto non riusciva più ad uscire, era rimasto incastrato con la pancia. Allora Lamberto prende degli assi che c’erano in cantina e lo picchia…zan, zan…, finché il lupo esce fuori tutto rotto. La volpe che era furba , che aveva mangiato ed era un po’ stanca , fa credere al lupo d’esser stata anche lei picchiata e fa: ‘Uh, uh, son tutta rotta, son tutta rotta, mi puoi portare sulle spalle?’. Il lupo allora, che non era tanto furbo, le crede e se la carica sulle spalle. Mentre vanno avanti nella pianura, la volpe, sopra le spalle del lupo dice: ‘Leru, leru, per el pian il malato porta il sano!!".
Fuochi Fatui
"Quando ero giovane, che vivevo in campagna, d’inverno, che era buio, avevo paura a tornare a casa, allora mia nonna mi raccontava la storia di Luciu bel. Luciu bel era un lumino ed era bravo accompagnava la gente di campagna ad andare a bagnare, a bagnare i campi i notte ed a fare la veglia: lui gli illuminava la strada. Siccome era bravo la gente gli dava pane e salame, ma lui in cambio voleva essere trattato bene, voleva che lo chiamassero Luciu bel e non Culess. Una sera mi aveva raccontato mia nonna, tre ragazza che tornavano da ballare, per fargli un dispetto, lo avevano proprio chiamato Culess e lui le aveva bruciato i vestiti".
Mariangela Demaria, anni 67, Saluzzo.
I Faiot
"Quando noi eravamo piccoli veniva sempre a casa nostra mia nonna a raccontarci le storie. Ci raccontava sempre la storia dei Faiot, che sono degli uomini piccoli, tutti pelosi, che vivevano ad Envie sotto le rocce e che avevano tanta voglia di avere un bambino come i nostri, bianco e senza peli. Una notte, una signora che stava lì vicino, aveva partorito e la mattina, quando si sveglia, trova nel lettino il piccolo dei Faiot e non più il suo. Allora tutta disperata va a chiedere al prete cosa doveva fare ed il prete le ha detto: ‘Non gli dia solo da mangiare, e gli metta sotto il materasso, sul lenzuolo, dei gherigli di noce, così il piccolo piange e loro vengono a riprenderselo’ E così è stato. La faiota era andata lì per vedere come stava il suo bambino e lo sente piangere e dice così: ‘ Perché fai così al mio? Io non faccio così al tuo!’. E’ andato avanti così per due notti…e la mattina dopo torna lì, posa il piccolo, quello bianco, e riprende il suo. E così la storia è finita!"
Bonelli Chiara, anni 48, Saluzzo.
Masche, gatti
"Mio nonno mi raccontava che per fare spavento ai bimbi che non volevano rientrare a casa quando scendeva la sera, c’era il gatto pitois che usciva fuori dalla boscaglia che li prendeva e li mordeva".
Diavolo, ponte
Ai tempi che Berta filava, sopra Dronero, c’era una borgata attraversata da un fiumiciattolo e un pastore doveva tutti i giorni passare questo torrente per andare a pascolare le pecore. Ma d’inverno faceva un freddo, ma un freddo e una sera particolarmente gelida questo pover’uomo fa: ‘Darei l’anima al diavolo, basta che lui mi facesse un ponte, ma proprio un bel ponte, sopra qui questo torrente!’ detto fatto gli compare il diavolo, nero, brutto, ma brutto come la notte e con la barba di capra, e gli dice: ‘Allora, facciamo un patto, io ti costruisco questo bel ponte e tu domani mattina mi prometti che la prima anima che passa sopra il ponte è mia e viene dritta all’inferno con me. Il pover’uomo fa: ‘E va bene, fa pure!’. La notte fu una notte proprio terribile: tuoni, lampi, ogni genere di rumore, mammamia una notte proprio d’inferno. La mattina questo pover’uomo fa di nuovo per andare a pascolare le pecore e porta con sé come al solito il suo cagnolino e gli lancia un pezzo di pane proprio lì sul ponte. Il cane va e mangia il pezzo di pane, allora il pover’uomo fa per attraversare, ma ecco apparire il diavolo che gli fa: ‘Allora!? L’anima è mia, vieni con me all’inferno!’. Ma il pastore, furbo, gli dice: ‘E no, è il cane che è andato per primo sopra il ponte, non io!’. Il diavolo per la rabbia tira una zampata che lascia l’impronta proprio sotto l’arcata del ponte e torna all inferno da solo!"
Toselli Paola, anni 70, Paesana.
leggenda sulla Rocca di Cavour
La mia maestra quando andavo a scuola ci raccontava che c’era il diavolo che litigava sempre con la moglie. Un bel giorno si è arrabbiato un po' più del solito e la moglie gli scappa. Allora lui per fermarla ha preso la punta del Monte Bracco l'ha tirata, è volata in là ed ha formato la rocca di Cavour.
masche
Una volta c’era la credenza delle masche . C'era un signore che di notte sentiva sempre abbaiare i cani, usciva fuori e vedeva una bestia bianca correre nel cortile. Un bel giorno ha detto: " Ma io questa bestia qui la prendo, voglio vedere cos’è. Allora una sera l'aspetta, sente i cani abbaiare, a un certo punto vede la bestia, scende giù, le tira una fucilata e la prende. Li era il fidanzato che andava a trovare la figlia e quando andavano nella stalla c'era l'agnello che li infastidiva un po'. Allora lui lo faceva uscire fuori, il papà nella notte l'ha visto fuori e gli ha sparato. Alla mattina sì alza e nella stalla non c'era più l'agnello ma l'ha trovato morto li per terra.
Borga Emilio, anni 77, Crissolo.
leggenda sulla rocca di Cavour
Il Monviso andava a trovare il Monte Rosa e là gli altri monti si sono arrabbiati e l'hanno fatto scappare . Lui scappando in qua, tutto spaventato, è passato su per la pianura e ha perso un pezzo e cosi è nata la rocca di Cavour.
racconto - lo sciocco del paese
Una volta c’era una donna che aveva un figlio che andava a scuola ma non era tanto furbo. Un giorno, mentre lavoravano nella vigna, hanno trovato una tupina (un recipiente) con dei marenghi. La madre tutta preoccupata ha detto : "Ora mio figlio lo dice per li in giro e i ladri vengono a rubarmi i marenghi". Allora va dietro casa sale su un pruno e attacca qualche marengo ai rami della pianta, poi va sul tetto e ne butta giù due pugnate nel cortile in modo che il figlio li veda . Poi passati quindici giorni, il figlio ha parlato a scuola, ha detto che avevano trovato questo recipiente e sono arrivati tutti quelli del paese a casa : " E' vero che avete trovato un recipiente pieno di marenghi?". E la madre dice : "No, non abbiamo trovato niente". Allora il figlio salta su e dice "Si mamma, è vero, non ti ricordi quel giorno là che i maranghi piovevano dal cielo e certi era attaccati ai rami del pruno?".E così la madre si è salvata.
Benotti Paola, anni 62, Paesana.
scopa - masca
Nelle sere di veglia quando ero piccola ci raccontavano le storie di masche che poi ci terrorizzavano. In una frazione c’era una signora già anziana che dicevano che era una masca e dicevano che faceva ammalare le persone, gli animali e tutti non le si avvicinavano . Anche quando era nel letto di morte nessuno andava vicino neanche i familiari e soprattutto le nuore perché temevano che poi trasmettesse a loro questo potere di masca. Allora una delle nuore ha avuto coraggio e le ha dato in mano una scopa e questo potere si è scaricato sulla scopa e la scopa si è messa correre a precipizio per le scale ed è finita nei boschi e non l'hanno più vista. Così si diceva che il potere era finito li nella scopa.
roccia masca
Per andare a Crissolo a metà strada verso il boschetto c'era una grande roccia che chiamavano Roca Brui e ai bambini dicevano che lì ci abitavano le masche e non si poteva passare fino ad una certa età se non si baciava il sedere a queste masche. Così noi non chiedevamo più di andare a Crissolo
gatti - masche
In un'altra frazione verso Pratoguglielmo, c'era un signore più colto di altri che sapeva leggere e aveva dei libri ,anche dei libri sacri. Una sera è andato a leggere in cucina e mentre leggeva non alzava il capo, però vedeva che entravano tutte delle signore che erano poi le masche. Lui si è trovato perso vedendo tutte queste che volevano aggredirlo e allora ha invocato il nome del Signore e queste masche si sono trasformate in gatti e miagolando sono scappate nei boschi.
masche
A Crissolo, per andare in Francia a comprare roba di contrabbando con gli asini, bisognava passare in un vallone dove dicevano che c’erano delle masche. Infatti passando in questo vallone si vedevano che c'erano dei fuochi. Erano in parecchi, ma nessuno ha voluto attraversare questo vallone, finchè uno coraggioso con l'asino si è incamminato e li sono arrivate tutte queste masche con falci e tridenti per fargli del male. Questo signore ha tolto lo zaino che aveva sopra l'asino e li sul dorso dell’asino il pelo più scuro aveva disegnato una croce e le masche, come hanno visto questa croce, sono scappate.
casa - masche
Qui a Paesana e e una casa che chiamano la "casa bianca" e dicono che sia abitata da masche , tant'è che nessuno ci abita e chi ci ha provato sente dei rumori strani, delle urla ,dei suoni tutti non normali. Ormai è diroccata però sono anni e anni che nessuno ci abita più.
medicina popolare
Una volta ho portato un signore, che aveva parecchi malanni, da una signora anziana che ci ha ricevuti in una cucina buia. Ha preso un piatto e ci ha versato dentro dell'olio. Poi sì è strappata dei capelli e li ha messi dentro l'olio e poi li ha incrociati con altri fili. Poi pregava, ci sputava sopra dicendo delle preghiere che non si capivano ed ha medicato così questo signore e lui le ha fatto un’offerta volontaria.
medicina popolare - costole
Ci sono parecchie signore ancora adesso che medicano le costole, anche a distanza, non andando a casa dell'infortunato, con del riso e delle preghiere che fanno loro a casa.
medicina popolare - nervi
Ci sono quelli che medicano anche i nervi passando le mani , hanno dei poteri . C'è un signore che lo fa, sulla strada per andare ad Agliasco.
masche
Durante l'inverno si facevano le veglie e quando dei ragazzi andavano a fare la corte a delle ragazze, proprio per scongiurare queste masche, le ragazze facevano stare i ragazzi fuori dalla porta delle stalle proprio perché volevano assicurarsi che fossero i ragazzi e si facevano cantare una filastrocca. Le ragazze dicevano: "…" e i ragazzi dovevano rispondere : "…" e andavano avanti così finchè non erano ben sicure che erano dei ragazzi che conoscevano.
usanza in occasione di un matrimonio
E' un' usanza che tutt'oggi si fa ancora ad Ostana quando c'è un matrimonio: fmita la cerimonia in chiesa quando escono, la sposa scappa più in fretta che può e Io sposo deve raggiungerla e poi si fa festa tutti insieme.
Garzino Marcellina , anni 62, Paesana.
scopa - masca
Mia nonna quando ero piccola mi raccontava che a Calcinere viveva una donna che era ormai molto anziana e tutti dicevano fosse stata una strega. Infatti quando si è ammalata , ed ormai era vicina alla morte, raccontano in paese che non riuscisse a morire proprio perché c'era dentro di lei questo spirito di strega Ad un certo punto una signora le ha dato in mano una scopa e si vede che il suo potere magico è passato nella scopa e lei finalmente è morta.
casa - masche
Grandi cose della" casa bianca" non so. Si dice che in questa casa vivessero degli spiriti. Infatti tutti gli abitanti che sono andati ad abitare in questa casa si sono fermati poco, pochi mesi o al massimo un anno, poi se ne andavano perché sentivano dei rumori, dei movimenti strani.
pecora - masca
Mio papà conosceva un uomo che viveva a Crissolo e gli aveva raccontato di avere incontrato una notte una masca. Quest'uomo aveva un mulo e faceva il servizio di trasporto da Paesana a Crissolo . Una sera mentre stava tornando a casa si vede affiancare da una pecora e dopo aver cercato di mandarla via questa pecora continuava a seguirlo. Allora lui ha pensato bene di prendere un filo di ferro, di legarla e di portarsela dietro, ma la pecora dopo un po' ha cominciato a dare degli strattoni e si e messa addirittura a parlare e ha detto: "Lasciami stare!". Allora quest'uomo ha cercato di prenderla per la testa ma, mentre tocca la testa, gli rimane in mano un ciuffo di capelli e la pecora scappa e scappando gli dice: "Te la farò pagare!" Infatti mentre sta arrivando a casa questo mulo che era sempre stato bravo e paziente gli sferra un calcio e, a causa di questo calcio, questo uomo dopo un po' di tempo muore.
Tullio Scanavino, anni 58, Paesana.
casa - masche
A Paesana è pieno di storie di masche io però conosco solo questa di una casa chiamata "casa bianca" dove noi da bambini non potevamo andare perchè c'erano le masche e allora ci avrebbero presi. Il tutto è dovuto perché c'era un pozzo scoperto e c'era il rischio di cadere dentro. Allora i nostri genitori ci dicevano che c'erano le masche così noi avevamo paura e non andavamo.
Garzino Marcellina , anni 62, Paesana.
gatto - masca
Mia nonna mi raccontava ancora che sempre a Calcinere c'era una donna che tutti dicevano che fosse una masca. Un giorno c’era un gatto che girava in un cortile e un uomo ha preso il flicile e gli ha sparato. Il gatto è scappato via e per tutto il giorno quella donna che dicevano fosse una masca non si è vista. Il giorno dopo quando è uscita in paese tutti hanno notato che aveva un braccio fasciato e allora hanno collegato che quella fosse una masca che qualche volta si trasformava in un gatto.
Bossa Ermelinda , anni 90, Crissolo.
pecora - masca
Mia mamma mi raccontava una volta che era impressionata non solo lei, ma tutti quelli del paese, perché c'era una vecchietta che aveva già una certa età, settanta o ottant'anni , che aveva una nipote, figlia di una sua sorella, che veniva dalla Francia. Questa nipote veniva a Crissolo, che era un posto di villeggiatura e si diveniva. Solo che poi alla sera notava qualcosa sentiva sempre dei rumori strani, "Ma - ha detto - magari non sono abituata, qui magari ci sarà qualcosa non so, che toccano non so". Ed invece, combinazione, una sera ha detto : "Voglio un po' vedere che cosa sono questi rumori". Allora si sveglia e chiama: "Nonna , nonna!" e la nonna non c'era più , e allora dice : "Ma, sarà uscita per qualcosa, non so sarà andata a fare i bisogni o qualcosa del genere". Aspetta, aspetta poi si è addormentata Quando si è svegliata guarda da una finestrina , perché era una casa vecchia, e dice: " E’ già tutto chiaro, è tardi, mia nonna chissà dove sarà andata , non starà bene , sono preoccupata perché non c'è". Poi era già chiaro, ma non era ancora ora di alzarsi e allora è stata ancora un po' addormentata. Nel frattempo sente muovere la porta. Allora esce giù e apre vede che li nel prato veniva in qua una pecora e ha detto: "Ma che strano chissà di chi sarà questa pecora, noi non abbiamo delle pecore " e poi ha detto : "Ma, sarà una pecora di qualche pastore che è fuggita dal branco e chissà dove è andata a fmire" . Va dentro , come entra dentro, sente ancora fare "Beeeee, beeeee" poi va su e come va su arriva sua nonna – "Ah nonna vieni ,vieni che ti devo raccontare una cosa. Dove sei andata ? Mi sono spaventata. Sai che qui sentivo dei rumori, mi sono affacciata e ho visto una pecora. Si vede che qualche pastore l'ha persa e si è messa a gridare beee ,beee , beee, poi in un minuto non l'ho più vista". Allora la nonna l'ha guardata e ha detto così : "Ci sono delle cose che nessuno può immaginare e non devi andare a fondo a cercare. Hai sentito quella pecora ? Non dir più niente a nessuno, tienitela per te e finita, perché lì sono dei misteri , solo quello che fa qualcosa lo sa, gli altri non devono sapere". E questa ragazza è stata un po' impressionata e quando è andata di nuovo in Francia glielo ha raccontato a sua mamma e sua mamma non ha detto niente Solo che quando poi è arrivato suo marito, che l'aveva conosciuto a Crissolo dove abitavano loro in tempo di gioventù, gli ha raccontato questo. Allora suo marito ha detto: "Ma guarda un po che strano , questo lo raccontavano già quando io ero da sposare e anche a me mia mamina mi raccontava che lo dicevano già, ma chissà cosa sarà, chissà cosa sarà". E allora hanno fatto indagini, e una cosa e un'altra, poi non hanno mai saputo con precisione, ma hanno pensato che questa vecchietta si trasformava in qualcosa di notte, in una pecora. Però la ragazza è stata impressionata e non è mai più tornata, non è mai più venuta dalla nonna.
fuoco - masche
Mio papà mi raccontava che con mio zio di Crissolo che era una guida, una persona in gambissima, non aveva paura neanche del diavolo, poi prima di tutto, dato che era anche un poi in politica , faceva propaganda per Giòlitti, era un giolittiano, ma quei giolittiani veramente scaldati. Allora un giorno ha detto così: "Ma, voglio andare a Barge" perché c'era la sede dove facevano propaganda questi tizi per la politica. Va giù e quando è andato giù non c'era nessuno e allora è tornato indietro. Allora è passato da suo cognato, che aveva sposato una mia sorella, sposata qui a Paesana , e gli ha detto: "Vengo anch'io a Crissolo". E l’altro: "Ben vieni, anche se è di notte siamo in due". Ma poi non avevano paura. Allora arrivano li verso il boschetto ,verso la barma. Sopra il boschetto c'era una sporgenza di una pietra che veniva dalla montagna e che faceva quasi una barma, tanto è vero che quando magari i pastori, o qualcuno, che andavano sempre su a piedi, perché allora non c’erano le corriere che facevano servizio, andavano a piedi o con i muli , allora si mettevano li alla sosta finchè intanto passava il temporale oppure si riposavano , facevano una merenda come una volta, un pezzo di pane e salame ecc.
Quella sera li arrivano su tutte e due prima della barma e vedono che da fuori della barma uscivano come delle lingue di fuoco, passavano così sulla strada. Allora loro hanno detto : "Ommi!!". Mio zio gli fa a mio papà: "Guarda, guarda Giusto!" - mio papà si chiamava Giusto – "guarda un pò che strano, io che sono passato tante volte e non ho mai visto questa cosa qua. Per fortuna che abbiamo tutte e due le rivoltelle perché qui non si scherza, qui c'è qualcuno che non vuole che facciamo propaganda per queste cose elettorali " .... sai , una volta ti prendevano la pelle come niente" . Allora continuano ad andare arrivano fino lì vicino per poter passare e di nuovo vedono questa lingua di fuoco - Allora si sono fermati e hanno dello "Ma se volete qualcosa uscite fuori e chiedetelo , noi possiamo rispondere". E nessuno rispondeva. Allora avevano il biroccio , una volta si chiamava così , con il mulo e allora hanno detto : "Dai una frustata al mulo e passa". Come sono passati, che hanno dato una frustata al mulo, loro sono passati , però il fuoco ha ancora preso la coda del mulo che è stata tutta bruciata. E non hanno mai saputo, perché gli hanno sempre detto che era la roccia che faceva queste lingue di fuoco, era misteriosa. Tutti non potevano vederla, ma qualcuno vedeva delle cose strane e a loro era successo così : prima avevano visto queste lingue di fuoco, poi hanno detto: "Macchè siamo stupidi, abbiamo le rivoltelle , affrontiamo altro che una lingua di fuoco" e invece poi quando sono passati , loro sono passati, ma come passa il mulo arriva questa lingua di fuoco che gli ha bruciato tutta la coda.
medicina popolare - vermi
Adesso non è più di moda, ma una volta quando i bambini per esempio avevano, si diceva , i vermi , anche adesso ci sono dei bambini che hanno i vermi ma gli danno delle medicine, una volta quando avevano i vermi prendevano l'aglio sempre scoppiato, perciò o cinque o sette o tredici, facevano una collana e gliela mettevano al collo e la lasciavano li per tre giorni. Se passava bene, altrimenti toglievano quell'aglio li e allora cominciavano ad aumentare: ne mettevano tre poi cinque poi sette . Nel giro di cinque giorni i bambini non avevano più un verme. E via le medicine, ecco è così che si fa!
medicina popolare - costole
Sono caduta e mi sono fatta male. L'indomani non ho potuto alzarmi tanto mi faceva male. Allora mia mamma ha detto : "Ma che siano ancora le costole?", allora ha detto: "Mandiamo a chiamare una signora". Una signora che, qualunque anche in campagna magari per uno sforzo o qualcosa si faceva male, lei lì metteva a posto. Manda a chiamare quella signora lì e dice: "Già, altro che, ne hai cinque accavallate". Era proprio vero, questo è verità : cinque costole una accavallata all'altra del colpo che avevo preso. Allora ha preso una scodella e ha messo per il primo giorno undici grani di grano, proprio di grano, non di granoturco e poi lei faceva le sue preghiere. Mi aveva fatto segnare, fare il segno della croce, poi mi ha fatto dire un' Ave Maria, un Padre Nostro per pregare il Signore che mi aiutasse.
"Vada tranquilla, vedrà che stanotte si sente più bene". Infatti io la notte prima non potevo dormire... anzi persino alzare un braccio mi faceva male. Da lì è andato tutto bene. Poi sono di nuovo andata e mi ha detto "Vedrà, vedrà che va bene perché le tre granelle di grano si sono sciolte, però le costole non sono ancora del tutto a posto".Allora ha messo cinque altre grane. Sono di nuovo andata e così nel giro di otto o dieci giorni senza prendere nessuna medicina, grazie a questa donna, che curava tutti così con le cose di grano, sono andata a posto.
Culasso Gina, anni 74, Paesana
leggenda sul Monte Bracco
Si racconta che un tempo il Monte Bracco, la montagna che sovrasta Barge, era un vulcano ed era in eruzione. Quindi i contadini che abitavano nei pressi del Monte Bracco temevano distruzioni per la lava che scendeva. E' passato da queste parti un pellegrino ,che poi è stato scoperto fosse S.Giacomo diretto a Compostela, e loro hanno invitato questo sant'uomo , lo credevano un sant'uomo, a fare qualcosa. Lui ha preso la sua borraccia e l'ha versata sul cratere e da allora il vulcano ha cessato la sua attività. Tutti gli anni ,quasi sempre, il giorno della festa di S.Giacomo piove e la gente dice : " San Giacu l'ha versà la buta (S.Giacomo ha versato la bottiglia)".
racconto - pagnotte trasformate in rose
Un signore ricco era molto avaro e viveva vicino al Castello di Barge e aveva una bellissima casa e una giovane moglie che viveva in casa con lui però era molto caritatevole. E ogni giorno cercava di distribuire delle pagnotte di pane ai poveri e usciva dal cancello nel retro del palazzo per non farsi vedere. Un giorno però questo ricco signore, dopo averla spiata più volte, scende e si avvicina e le dice con fare burbero : " Cos'hai nel grembiule? Lei dice: "Ho delle rose" . "Fammi vedere !" , apre il grembiule e anziché le pagnotte sono scese le rose. Questo fatto, sì dice , è una leggenda per ricordare la carità e la bontà di questa fanciulla.
Anonimo, anni 68, Paesana.
medicina popolare - distorsioni
Quando io era piccola c'erano ancora delle donne, delle popolane, delle contadine nel mio ambiente che dicevano che avevano questo dono di guarire le persone che si erano magari fatte una distorsione ad un ginocchio. Mettevano in una scodella dell'acqua e dei fili e quando i fili si muovevano dicevano: "Ci sono tre nervi fuori posto. Allora bisogna stare fermi, bisogna incollarli con dell'albume d'uovo sbattuto e poi stare fermi".
medicina popolare - vermi
C'erano altre che pensavano fosse utile fare delle specie , neanche delle preghiere per i bambini che avevano i vermi. Allora anche li mettevano dei pezzi di filo in una scodella e poi , se vedevano i fili muovere ,dicevano che il bambino aveva tanti vermi. Allora loro con le forbici tagliavano in tanti pezzi., così credendo che tagliando questi fili che si muovevano facessero morire i vermi e i bambini guarivano.
racconto - le "faiette"
Quando ero piccola mia nonna mi raccontava ridendo, e anche ai miei cuginetti, che nell'orto di casa mia, che era una casa grande e c’era un bell'orto e proprio davanti a quell'orto c'era un pezzettino di prato e lui diceva che li di notte, o anche di giorno, si radunavano dei personaggi piccoli, gentili che lui chiamava in piemontese "1e faiette" , voleva dire le fatine dei boschi. Erano personaggi piccolissimi, sempre allegri - Poi mi diceva che si radunavano a circolo e facevano il tizzone e poi stendevano la biancheria, la lavavano chissà dove perché li non c'era proprio niente d' acqua e poi la stendevano. Però se arrivava qualcuno sparivano, prendevano le loro cose e sparivano e nessuno le vedeva più. Però non erano cattive , erano personaggi molto gentili. Me lo hanno sempre raccontato, noi stavamo con la bocca aperta a sentire, però ci facevano chiaramente capire che loro non ci credevano. Io non ho mai avuto l'impressione che loro ci credessero a queste storie. Ce le raccontavano forse perché non c’era la televisione, non c’era altro, così per tenerci buoni perchè eravamo abbastanza indiavolati.
Questa storia mi ha colpito e la ricordo sempre.
racconto - acqua per i campi
C'era una diceria popolare che diceva che S.Anna portava la bottiglia e S. Giacomo la versava per darci dell'acqua per i campi. Nel nostro ambiente contadino si diceva così.
il " ravas " essere misterioso
C'era un Bialot, un torrente, che aveva, noi dicevamo, dei tumpi, una specie di laghetto ma piccolo e molto profondo ed era pericoloso, se un bambino andava giù e non e era qualcuno che saltava giù, era spacciato.
Allora dicevano che li c’era una persona misteriosa, un essere misterioso abbastanza brutto che ci prendeva se andavamo lì. Non hanno mai detto che fosse una bestia, non hanno mai detto che fosse uomo e lo chiamavano il ravas e allora noi non ci credevamo tanto, ma intanto un po' di fifa ce la metteva forse a furia di dircelo. Io penso che fosse per tenerci lontano dal torrente.
Però la diceria del ravas si sente dire molto anche da parte di Madonna della Rocca. C'è addirittura una specie di antro nella montagna che chiamano la tampa del ravas.
Da noi si parlava più di un essere che saltava tuori dall'acqua, che ti prendeva se andavi li.
cavallina - ragazza
Di sera a volte dicevano che un giovanotto era andato in giro e poi tornando a casa ha trovato una bellissima cavallina. Questa cavallina era sola, senza padroni e lui l'ha presa e l'ha portata nella stalla. All'indomani mattina è andato per portarle del fieno e ha trovato che era una bellissima ragazza.
Però nessuno di quelli che me l'hanno raccontato ci credeva. Questa me la raccontava un vicino di casa ed è morto sarà più di quarant’anni. Lui me la raccontava sempre ridendo, però non ha mai dato l'impressione di crederci.
il "sarvan", masca?
Un'altra signora anziana aveva una cavallina, non andavano in bicicletta ancora e aveva il cavallo con un calesse e dice così che a volte lei si divertiva a fare le trecce alla cavallina perché stava più bene con le trecce e la tenevano un pò come una mascotte. Al mattino trovava le trecce disfatte. Probabilmente la cavallina muovendo la testa se le disfava, però lei diceva che era passato il sarvan e gliele aveva tolte . Questo sarvan non ho mai capito cosa fosse, non ho mi hanno mai spiegato se fosse una masca o no. Io non ci ho mai creduto personalmente anche perché mia mamma era molto contro queste superstizioni. Mia mamma non voleva sentime parlare, lasciava che dicessero, però lei era una donna molto energica.
racconto - pagnotte trasformate in rose
Mi raccontavano degli anziani del paese che c'era un signore che abitava vicino al castello e che ha poi fatto opere buone a modo suo. Però aveva una mamma molto buona e tutti i giorni usciva con il grembiale pieno di cose , perché voleva portare aiuto ai poveri. Un giorno lui, avendola spiata, le chiede: "Dove vai mamma con tutto questo grembiale pieno di cose ?" e lei gli ha risposto : "Ho delle rose" e gli apre il grembiale e sono scese le rose. Dicono che sia un miracolo perché lei aiutava i poveri , che il Signore abbia aiutato lei, si dice.
Culasso Gina , anni 74, Paesana.
usanza per l’Epifania
Si usava per l1Epifanìa fare quasi uno scherzo o un gioco: preparando gli agnolotti si metteva una fava in uno di questi agnolotti5 soprattutto se fra i commensali c erano delle ragazze da marito. Poi al momento di servirlo si metteva cosi come veniva, sì servivano gli agnolotti. Se una delle ragazze da marito trovava la fava nel suo piatto , nell'agnolotto che andava nel suo piatto, doveva sposarsi , cioè si sarebbe sposata nell'anno.
Teresa Testa , anni 68, Crissolo.
usanza per l'Epifania
In campagna si usava mettersi magari sette o otto ragazzi e ragazze, sempre con i genitori a guardarci bene perché allora non si andava in una casa dove non ci fossero almeno papà, mamma e nonni e si mettevano li e scrivevano i nomi delle ragazze da sposare e dei ragazzi del contorno, della borgata. Poi mettevano tanti bigliettini e poi tiravano su da un cappello il nome di una ragazza e dall'altro cappello il nome di un ragazzo e li accoppiavano. Poi la mattina dell'Epifania li seminavano per la strada, cosi facevano una specie di matrimonio. Cosi poi certe si trovavano accoppiate magari con uno che non era proprio un bellissimo ragazzo, si arrabbiavano e le altre invece erano contente di essere state messe con un bel ragazzo. I ragazzi poi dicevano: " Mi hanno messo su un biglietto con una bella ragazza, che onore!" poi ridevano, si divertivano in quel modo li. Fra un’usanza fino verso al '45-'46 è durata, poi non ho più sentito che si facesse. Poi dopo la guerra sono sparite tutte queste usanze.
lumicino- masca
La gente che attraversava i prati per andare a trovare dei vicini si portava un lumicino a mano e la gente da lontano vedeva ovviamente solo il lumicino perché la persona di notte non si vede. Il lumicino però si muoveva perché la persona camminando lo faceva muovere, allora qualcuno diceva : "Sarà una masca che va a far spaventare qualcuno" e invece assolutamente non era una masca, era solo un uomo o qualcuno che andava per i fatti suoi e si portava dietro il lume.
leggenda sulla Rocca di Cavour
Quando ero ragazzina si diceva, era proprio una credenza popolare, e qualcuno ne era addirittura convinto, che sulla rocca di Cavour anticamente ci fosse un castello che è stato distrutto e in questo castello, nei sotterranei c’erano i tesori dei Racconigi, che era una parte della famiglia Savoia. Questa famiglia poi ha perso tutto nelle guerre, però nessuno ha più trovato questo tesoro. Allora dicevano che degli ardimentosi avevano provato a scendere e tra i ruderi avevano trovato un passaggio con delle scale e si erano spinti dentro la rocca per poter prendere questo tesoro: dei buoi d'oro, dei carri, delle cose belle fatte in oro. Però non sono più tornati indietro e nessuno li ha più visti. Però non sappiamo se proprio sia vero. Comunque questa cosa quando io ero bambina me l'hanno raccontata in molti e adesso nessuno ne parlerà più.
Borgia Teresina, anni 78, Paesana.
medicina popolare - costole
Avevo una sorella piccola che si era fatta male alle coste (costole), mia mamma mi ha mandato ai Belloni dalla signora Martellotto per fare medicare le coste. Poi la signora ha preso venti chicchi di grano, li ha messi in un piatto con dell'acqua dentro. Ha messo giù venti chicchi di grano : ogni chicco a cui veniva una goccia d'acqua in punta era una costa che faceva male. Fatto questo lei è guarita. Dopo un'ora tutto andava bene.
Frencia Aurelio, anni 89, Paesana.
campane - masche
Alla cappella di San Grato a Paesana c'erano le masche dentro che facevano suonare le campane. I ragazzi giovani di Agliasco sono andati a vedere che cosa c'era. Strada facendo c’era un viottolo che portava là, quando sono arrivati vicino alla campana il viottolo è sprofondato e le campane hanno smesso di suonare.
Borgia Teresina, anni 78, Paesana.
civetta - morte
Quando eravamo piccole ,di notte, si sentiva gridare la cruela (civetta) che faceva: "crui, crui, crui " e noi ci nascondevamo sotto le lenzuola perché avevamo paura, perché dicevano che sentiva la morte.
usanza per la morte di una persona
Una volta quando moriva una persona benestante che aveva delle vestimente (abiti) , della bella roba ,quando moriva allora la carità si faceva ad un'altra persona a cui andava tutta la roba del morto in suffragio delle anime.
Nessun commento:
Posta un commento