domenica 29 dicembre 2024

Echi di voci... dal Mezzogiorno

Puntata speciale della rubrica. Questa volta lasciamo il Piemonte ed ascoltiamo alcune storie provenienti dalla Puglia e della Sicilia, raccolte sempre da Vincenzo Poti. Tra questi troviamo anche la storia dei due gobbi, molto conosciuta in tutta Italia e, in particolar modo, legata alle varie storie attribuite alle streghe di Triora. Buona lettura!

 

La storia dei due Gobbi

Leverano ( prov. di Lecce ).

La signora Maria racconta che, al suo paese Leverano, diversi anni fa vivessero due persone deformi, con la gobba.

Racconta che uno di questi, un bel giorno stava andando per la campagna. Cammina, cammina, quando ad un certo punto, raggiunta la località Arneo ( nome di una campagna ) si ferma per riposare un pochino, e si siede su di un piccolo muretto di pietra a secco nei pressi della masseria Ascanio. La masseria era completamente abbandonata e di tutto il complesso, era rimasta soltanto la torre.

Dopo un po’ di tempo sente delle voci venire dalla masseria, così si rialza e va a vedere di chi si trattava, giunto lì vicino vede con meraviglia un gruppo di giovani streghe che danzavano dentro quello, che prima era il cortile della masseria e senza nemmeno accorgersi lo coinvolgono nel loro ballo.

Pare che il povero gobbetto abbia ballato per tre giorni consecutivi, più precisamente, sabato, domenica e lunedì. La signora dice che, le streghe erano contente di come il vecchietto aveva ballato, tanto che gli han fatto un regalo, gli han tolto la gobba. Dopo il lungo ballo l’ex gobbo se ne è tornato in paese.

Appena entrato in paese lo ferma l’altro signore con la gobba, e gli chiese dove fosse finita la sua.

Così, gli raccontò quello che gli era capitato; che vicino alla masseria Ascanio aveva visto le streghe, e che aveva ballato con loro, e che erano state proprio loro a liberarlo della gobba.

L’altro si promise di fare anche lui così. Così fece.

Anche lui, incontrò le streghe, anche lui ballò con loro per quattro giorni, sabato, domenica, lunedì e martedì; ma alle streghe non piaceva come ballava così lo punirono.

Gli diedero la gobba del primo.

 

Lu " Carcarulu " ( Lo Gnometto )

 

Racconto di Gabriella Zecca, anni 28.

Leverano (prov. di Lecce ).

La nonna, le raccontava che, quando era piccolina, la sera nella stalla, i cavalli sembravano come impazziti; i suoi genitori però, si guardavano bene di andare nella stalla e vedere che cosa stava succedendo, perché avevano molta paura. Nella stalla succedevano delle cose strane.

L’indomani mattina, quando si recavano nella stalla; trovavano il fieno dei cavalli sparso dappertutto, meno che nella mangiatoia e i secchi d’acqua erano capovolti, per terra.

I cavalli; poi, avevano la criniera intrecciata, con nodi piccolissimi e tanto fitti che nessun uomo era in grado di sciogliere.

Diceva che tutto ciò, era attribuito ad un piccolo Folletto che, in dialetto leveranese era conosciuto con il nome di " Carcarulu ".

Si trattava di un Folletto dispettoso.

Si diceva che il Carcarulu apparisse anche alle persone e a queste, faceva dei dispetti oppure une proposta. " cosa vuoi, coperchi o soldi? ".

Se si rispondeva soldi, il Folletto lasciava coperchi viceversa, se si rispondeva coperchi, lasciava un mucchio di soldi e smetteva di fare dispetti.

 

Lo Gnometto

Racconto della signora Nicolina, di Bordonaro ( prov. di Messina ), anni 48.

 

La signora Nicolina, abitava assieme alla sua famiglia, a Bordonaro, un paese in prov. di Messina.

Sulla stessa strada dove lei abitava, quasi di fronte a casa sua, abitava anche una giovane coppia.

Abitavano li da diversi mesi, praticamente da quando si erano sposati.

La giovane sposa ,appena era andata ad vivere in quella casa, era florida, piena di salute e felice. Ma nel giro di alcuni mesi aveva perso quasi la voglia di vivere, era dimagrita di molto,aveva il volto scavato di una persona sofferente. Lei attribuiva la colpa del suo penoso stato, ad una presenza che si trovava nella sua casa.

Si trattava di un piccolo essere che, da sempre abitava quella casa, una sorta di piccolo gnomo. Ebbene, questo gnometto appariva all’improvviso e faceva dei dispetti alla donna, e poi dopo averla esasperata per un po, spariva all’improvviso, così come era apparso.

Ma lo gnomo non appariva soltanto alla donna, ma anche a suo marito.

A quanto si diceva, questo gnomo prendeva in simpatia alcuni e in antipatia altri. Quelli che prendeva in simpatia erano coloro i quali, una volta averlo visto, mantenevano il segreto e non ne parlavano con nessuno; mentre a quelli che andavano in giro a parlare di lui, faceva ogni sorta di dispetti. E’ per queste ragioni che, il marito non diceva niente a nessuno anzi, faceva anche passare per visionaria sua moglie.

La donna, quando la mattina sollevava il cuscino per sistemare il letto, trovava dei soldi e quando faceva per prenderli, lo gnomo la bloccava dicendole che quella non era roba sua ma, di suo marito.

Quando la donna usciva, in casa si sentiva un grande frastuono, come di piatti e bicchieri rotti e di padelle che cadevano per terra, poi, quando rientrava per vedere cosa fosse successo, trovava la casa con tutte le cose al posto loro, come lei aveva lasciato.

Quando arrivava la notte e la coppia si metteva a dormire, lo gnomo tentava di soffocare la donna sedendosi sopra il suo petto. Lo gnomo, non poteva soffocare utilizzando le mani, in quanto queste erano prive dei pollici, per cui una volta sul petto del malcapitato si faceva pesante e gli rendeva difficile respirare.

Esasperata la donna, voleva lasciare la casa ma il marito no, perché, grazie allo gnomo stava accumulando una buona fortuna. I due infatti, appena arrivati, non navigavano certo nell’oro; vivevano solo dal lavoro di lui, lui faceva il pastore. Ma, col tempo la situazione era diventata insostenibile, la donna ci stava rimettendo la vita.

Fu così che, a mali estremi, estremi rimedi; il marito pur di non rischiare la vita di sua moglie, accettò di andarsene da quella casa che ,solo sofferenza aveva causato alla povera sposa.

 

Il Cane bianco

 

Racconto della signora Nicolina, di Bordonaro ( in prov. di Messina ), anni 48.

 

Una sera, ricorda la Nicolina, sua madre era uscita di casa per un qualche motivo che non ricorda più.

Per tornare a casa, la signora doveva prendere la strada che costeggia il cimitero del paese. Cammina, cammina, ad un certo punto si avvede che un cagnolino bianco, era in fondo alla strada, di fronte a lei.

La cosa strana era che, questo cagnolino, man mano che si avvicinava sempre di più alla signora, aumentava di statura, diventava sempre più grosso.

La signora ebbe molta paura, e quando il cane raggiunse una dimensione ragguardevole, la signora addirittura si impietrì dalla paura, non riusciva più a tornare indietro e scappare e, la voce non gli usciva dalla gola nemmeno per gridare aiuto. Era li, ferma in mezzo alla strada, mentre il cane continuava ad avanzare verso di lei.

Ad un certo momento quando il cagnolino bianco era diventato un cane gigante, veramente molto grosso ed era molto vicini alla signora, questa era come in trans. Vedendosi alle strette, non sapendo cosa fare, si fece il segno della croce e recitò alcune preghiere.

In quello stesso istante, il cane sparì nel nulla; di esso no c’era più alcuna traccia.

Per la gente del paese, quel cane altri non era che, l’anima senza pace di un uomo morto.

 

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