In un periodo in cui il cinema par essere sopraffatto dall'utilizzo smodato di effetti speciali, in cui gli attori sembrano far parte del cast solo per la "bella presenza" e le trame appaiono copie trite e ritrite d'altre storie, finalmente una ventata di aria fresca!
"Janara" è una produzione Vargo Film giovane, interessante e - cosa a mio avviso fondamentale - rispettosa delle tradizioni del nostro Paese. La narrazione attinge le proprie radici in una storia veria. A San Lupo, piccolo borgo in provincia di Benevento, da sempre si narra di una donna, una janara (nome dato alle streghe in Campania) la cui triste fine fu associata all'inizio di diversi crimini, in particolar modo infanticidi.La storia che ci viene raccontata da Roberto Bontà Polito (questo è il suo primo lavoro come regista... Io già non vedo l'ora di assistere ad altre sue opere cinematografiche) e dall'abilità scenografica di Brando Currarini e Alessandro Riccardi, inizia proprio con le bellissime immagini panoramiche di San Lupo. A prima vista un posto tranquillo. Forse troppo.
Marta, assieme al compagno Alessandro, torna nel luogo natio a causa di alcune questioni testamentarie. E' incinta e forse, proprio per questo, più sensibile rispetto al solito, tanto che anche il delicato equilibrio con la sorella - tra le due non scorre un rapporto idilliaco - tende ad alti e bassi durante tutto il tempo di permanenza a San Lupo. A ragione, dal momento che la sorella non è uno stinco di Santa, anzi.
Ospite di un'amica d'infanzia di Marta, la coppia assisterà al ritrovamento del figlio di questa, ucciso da mani ignote nella propria cameretta. E' solo l'ennesimo degli omicidi che hanno colpito le famiglie di San Lupo. Gli abitanti, in preda ad isteria collettiva, cercano aiuto nel parroco del paese, una figura quasi più misteriosa della leggenda stessa della janara.
Eppure sarà proprio Marta la chiave di tutto: lei e l'eredità lasciatale dal nonno.
Man mano che le tessere del puzzle fanno prender forma ad un disegno ben definito, la trama si tinge di toni sempre più oscuri, fino al termine che lascerà a bocca aperta chiunque. Perchè la realtà, in fin dei conti, non è mai quella che ti aspetteresti.
Molto convincenti quasi tutti gli attori. Peccato che, in alcuni punti, i dialoghi risultino fin troppo semplici e piatti, sebbene immagino si tratti più di una scelta artistica che non una pecca strutturale.
Bellissimi la fotografa e gli effetti speciali, utilizzati con estremo gusto; di spicco la colonna sonora, in particolar modo la track dei titoli di coda, ad opera di Eugenio Bennato e Pietra Montecorvino "E' na janara". Da brivido, e non perchè si tratti della conclusione di un film horror, bensì per la bellezza delle parole e la resa in musica.
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© Monica Taddia
In foto: la locandina ufficiale del film
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