Lo raccontavano le nonne del nord-est: molti anni fa era in vigore la moda, per le donne che volevano apparire più belle, di ricorrere all'aiuto dell'indoraculi e dell'argentaculi.
A Reana (UD) questo individuo passava per i borghi gridando "Indoraculi, indoraculi! Chi li vuole d'oro, chi li vuole d'argento...". Le donne interessate lo facevano entrare in casa e aveva inizio l'operazione: l'uomo chiedeva loro un paio di uova che venivano sbattute e spalmate sulle natiche delle signore. A mo' d'abbellimento, le clienti potevano decidere se aggiungere anche una polverina dorata o una argentata - da qui il nome della professione. Secondo altre fonti, invece, il tuorlo dell'uovo rappresentava la doratura, l'albume l'argentatura.
Per completare l'opera occorreva l'esposizione al sole della parte trattata per cui, quando i mariti tornavano a casa, trovavano le mogli sul davanzale della camera da letto con le grazie all'aria e i lavori di casa lasciati incompleti.
Fu così che gli uomini di Reana, irritati e forse anche un po' gelosi, si misero d'accordo tra loro e lo cacciarono dal paese.
Di questa figura professionale piuttosto ambigua troviamo traccia anche in alcuni racconti del Polesine.
E' possibile che questa storia sia stata inventata come scusa da una moglie creativa e poco avvezza ai lavori domestici, se non addirittura da qualche signora fedifraga per giustificare l'imbarazzante posizione.
© Monica Taddia
Immagine: "Ragazza distesa" di François Boucher
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