La storia delle coste salentine è segnata, dal Medioevo al XVIII secolo, da frequenti incursioni e razzie per mano dei turchi e dei saraceni. Anche il 22 luglio del 1547 i saraceni capitanati dal corsaro Dragut sbarcarono sulle coste della regione,con il chiaro intento di mettere a ferro e fuoco la cittadina di Salve, attualmente collocata in provincia di Lecce. La popolazione, ormai abituata a questo tipo di incursioni, riuscì a rispondere con coraggio e difendendosi in modo da riuscire a cacciare i saraceni i quali, alle prime luci dell'alba, decisero di battere in ritirata per tornare verso le loro balere. Sulla strada del ritorno, però, si imbatterono in una famiglia di contadini: una coppia di mezz'età assieme alle giovane bellissima figlia, che conducevano un gregge.
I saraceni ferirono la coppia, rubarono loro tutti gli agnelli e presero con loro la giovane: il loro scopo era quello di venderla in Africa come schiava. La ragazza però non voleva saperne di salire sulle loro navi, non voleva diventare una schiava, voleva tornare dalla sua famiglia. Oppose resistenza e più volte tentò di scappare, ma senza riuscirvi.Arrivati all'Ansa di Sant'Antonio (attuale Torre Pali) la fecero salire sull'imbarcazione senza troppi convenevoli.
I saraceni ferirono la coppia, rubarono loro tutti gli agnelli e presero con loro la giovane: il loro scopo era quello di venderla in Africa come schiava. La ragazza però non voleva saperne di salire sulle loro navi, non voleva diventare una schiava, voleva tornare dalla sua famiglia. Oppose resistenza e più volte tentò di scappare, ma senza riuscirvi.Arrivati all'Ansa di Sant'Antonio (attuale Torre Pali) la fecero salire sull'imbarcazione senza troppi convenevoli.
Fu in viaggio, all'ennesimo tentativo di fuga, che Dragut le fece una proposta: le avrebbe ridato la libertà se in cambio si fosse convertita alla religione musulmana. La ragazza, fedele al cristianesimo, non acconsentì e Dragut, furibondo, la uccise infilzandola con un colpo di spada e gettandola in mare.
Dopo alcuni giorni il corpo senza vita venne ritrovato da alcuni pescatori su uno scoglio, posizionato a circa 100 metri dalla spiaggia di Torre Pali. Coperta da un velo di sabbia, che impedì alle intemperie di rovinare il suo corpo, aveva lo sguardo rivolto al cielo e sorrideva. Per questo motivo, da allora, lo scoglio viene chiamato Isola della Fanciulla.
Di notte e alle prime luci dell'alba, quando il vento soffia dal mare, è possibile udire distintamente quello che pare essere il canto di una giovane donna, una triste nenia che proviene dall'Isola e serpeggia per la spiaggia e le strade di Torre Pali. Tutti sanno che quella è la voce della fanciulla che piange la sua giovinezza e la famiglia perduta. In realtà vi è una spiegazione logica: altro non è che il rumore del vento che passa attraverso la vegetazione presente sullo scoglio.
Alcuni vecchi pescatori, invece, sono sicuri di aver visto vagare, nelle mattine di nebbia, un'esile figura femminile sull'isolotto. Dai movimenti pare essere terribilmente inquieta...
La leggenda ha anche ispirato la scrittrice Anna Spissu che, in tempi recenti, ha scritto un libro intitolato "Il pirata e il condottiero" (edizioni Corbaccio), ove vengono narrate le vicende del temibile Dragut, soffermandosi ovviamente anche sulla storia che ha dato il nome all'Isola.
© Monica Taddia
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