giovedì 11 luglio 2013

La Grotta delle Fate a Salve (LE)

Il nostro viaggio attraverso le leggende salentine procede alla volta di Salve, con più precisione nel territorio detto dei Fani, caratterizzato da fenomini carsici quali grotte ed inghiottitoi. Il nome deriva dal termine latino "fanum", indicante un luogo sacro dedicato alle divinità. Pare infatti che in quest'area si trovassero tre importanti templi: il Tempio delle Serrazze (sopra il quale è attualmente stato costruita la Cappella del SS Crocefisso), il Tempio di Bacco sulla collina dei Porfichi (Villaggio di Spigolizzi) e un terzo tempio all'interno di quella che viene chiamata Grotta delle Fate.
Questo inghiottitoio è stato esplorato per la prima volta negli anni '60 dal gruppo speleologico di Maglie "Pasquale de Lorentiis". Esso fa parte di un sistema sotterraneo che mette in comunicazione una stretta diramazione di cunicoli, sulle cui pareti sono presenti antichi graffiti, ed ambienti difficilmente visitabili a causa delle frane occorse durante i secoli.
Purtroppo, attualmente, l'imbocco principale della grotta è pieno di rifiuti a causa della maleducazione e conseguente incuria dei visitatori.
Alla Grotta delle Fate sono legate numerose leggende. Racconta un anziano di Salve che, una notte, tornando a casa da una passeggiata notturna, quando ancora era molto giovane, vide strane creature davanti all'imboccatura della grotta. Tanto grande fu il suo spavento che si fece il segno della croce per farsi coraggio, ma una volta compiuto il sacro gesto, le creature scomparvero improvvisamente. Allucinazione? Un gioco d'ombre? Impossibile dirlo, la cosa certa però è che non si tratta dell'unica persona ad aver "avvistato" qualcosa di strano in questo posto. Si racconta che, una notte, alcuni contadini che dormivano nei campi circostanti furono risvegliati da un suono di flauti. Incuriositi, decisero di andare a vedere cosa stesse succedendo e videro un corteo di graziose fanciulle ballare con orrende creature e dirigersi verso la Grotta delle Fate. Il giorno dopo decisero di avventurarsi all'interno dell'inghiottitoio ma non trovarono nessuno, nessuna impronta, nessun segno del passaggio dello strano corteo avvistato nella notte. Tuttavia la notizia fece il giro del paese e la gente iniziò a pensare che la Grotta fosse popolata da fate o ninfe dei boschi, credenza che, del resto, sopravvive tutt'oggi.
Un'altra leggenda narra l'avventura di Nicolino, un giovane pastore che un giorno, smarrendo alcune pecore, decise di andarle a cercare all'interno della Grotta delle Fate. Una volta dentro si accorse che, in fondo ad un cunicolo, si trovava una macina di pietra con all'interno dei sassolini d'oro. Improvvisamente la macina si azionò, come spinta da una forza invisibile, e i sassolini venivano tramutati in sottile polvere d'oro. Nicolino corse immediatamente in paese per informare tutti dell'avvenimento miracoloso. Alcune persone, credendogli, decisero di seguirlo e, una volta giunti all'interno della grotta, stupiti, corsero a toccare la polvere dorata. Proprio in quel momento la macina si fermò tramutandosi in un vecchio rudere, l'oro si mutò in polvere, e sulla macina apparve una scritta: "Pòppiti ca avutru nù ssiti, stati 'ntre l'oru e no lu canuscìti" (stolti che non siete altro, vivete nell oro e nn lo conoscete). L'oro di cui parla l'iscrizione è un chiaro riferimento all'olio d'oliva prodotto nelle terre salentine, pregiato prodotto che da secoli è vanto della regione.

© Monica Taddia


Immagine: Along the forest path - Selina Fenech


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