venerdì 22 marzo 2013

Roccapelago, le mummie ritrovate. Leggende e misteri.


roccapelago-1Vi vogliamo oggi parlare di un piccolo paese immerso nel verde delle montagne modenesi, nel comune di Pievepelago, un luogo incantato che segna il confine tra la Toscana, Modena e Bologna.

Il suo nome è Roccapelago e da qualche mese il suo nome è apparso in  tv e sui giornali, per via di un singolare ritrovamento archeologico avvenuto sotto al pavimento della chiesa; sono stati infatti ritrovati 300 corpi inumati di cui 100 quasi mummificati in modo naturale.

La storia
Ma andiamo per gradi, vediamo prima di conoscere un po’ di storia di questa zona molto antica chiamata Frignano in cui sono stati rinvenuti resti di insediamenti umani sin dal neolitico.

Come già abbiamo detto, la zona si trova sul confine fra la Toscana e l’Emilia Romagna quindi nel passato è stata fonte di grandi lotte e spargimenti di sangue per la conquista del potere sul territorio.

Nella preistoria vi si stabilì una popolazione chiamata “Liguri Friniati” (da qui appunto nacque il nome Frignano).
In seguito vi s’ insediarono gli Etruschi e i Celti (possiamo ancora ritrovare nel territorio alcune singolari capanne lasciateci da queste popolazioni).
I primi che cercarono di conquistare il territorio, in epoca più avanzata, furono i Romani poi i Longobardi e i Bizantini.
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Nell’epoca medioevale il Frignano fu governato da importanti signori locali come Matilde di Canossa, Obizzo da Montegarullo e la famiglia dei Montecuccoli.
Questi signori fecero costruire molti castelli  e fortezze nella zona per difendere i loro territori dai nemici.
D’importante valore storico troviamo anche il castello di Sestola , il castello di Montecreto e il castello dei Montecuccoli (vedi foto a fine pagina).

Attorno al 1300 il Frignano divenne una provincia autonoma ed entrò a fare parte del Ducato Estense rimanendovi fino all’unità d’Italia.


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Le leggende
Spiegata la travagliata storia di questo territorio possiamo ora addentrarci nelle leggende di Roccapelago:

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Prima di raggiungere il paese si attraversa un ponte, apparentemente un ponte qualunque ma sicuramente non per gli abitanti del luogo;
Esso è stato infatti soprannominato  “Il ponte del diavolo” perché la leggenda racconta che nel 1919 due bambine, Tina e Maria udirono in prossimità di esso il suono di campanelle e vi si avvicinarono per capirne l’origine.
Ebbero un incontro con una creatura con corna, lunga coda, una forca e vestita con un mantello rosso che le spaventò a morte e le fece scappare piangendo.
Dopo l’avvenimento, vicino al ponte, fu piantato un grande albero con l’effige di S.Antonio e poi vi fu costruita una casa da Angelino Benassi (un bracciante della zona tutt’ora ricordato e soprannominato Angelon) e riappesa l’effige di S.Antonio su di essa.
Da allora non ci furono più altri spiacevoli incontri ma si narra che talvolta si odano ancora suoni di campanelle che spaventano i passanti

C’è poi un’altra leggenda, forse ricordata solo dagli abitanti più anziani del paese; quella di un orso magico che vive nei boschi nei pressi del paese.

La leggenda racconta che molto tempo fa un orso aggrediva le persone che passavano nelle vicinanze del bosco quando, finalmente, un giorno due pastori riuscirono a catturarlo e a farlo rinchiudere nelle segrete del castello.
Essi  furono egregiamente ricompensati e adulati tanto da permettergli di abbandonare la professione del pastore per dedicarsi alla bella vita.

Un giorno, mentre si aggiravano vicino ad un bosco, dopo essersi sbronzati di vino, il loro frastuono attirò un orso che li aggredì e li uccise.
Si dice che l’orso che li uccise era lo stesso che essi avevano catturato e che era magicamente scappato dalla sua prigionia nel castello.



La Rocca
La Rocca di Roccapelago (che dà il nome al paese) fu costruita ed utilizzata da Obizzo di Montegarullo tra il 1370 e il 1400.

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Essa sorge su uno sperone roccioso ed ha una sola via d’accesso, domina le montagne circostanti e il panorama visibile attorno ad essa è a dir poco mozzafiato.
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Sul finire del ‘500 fu abbandonata come fortezza militare e vicino ad essa venne costruita la Chiesa Parrocchiale della Conversione di S.Paolo Apostolo.

Nelle sale della Rocca troviamo anche una mostra permanente intitolata “Sulle orme di Obizzo da Montegarullo” che illustra gli usi e dei costumi dell’epoca medioevale, curata dall’associazione “Pro Rocca” la quale organizza anche manifestazioni per riproporre gli usi e i costumi di quel tempo.



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Le mummie di Roccapelago
roccapelago-16Ed è proprio sotto il pavimento della Chiesa della Conversione di S.Paolo Apostolo che gli archeologi hanno fatto la scoperta, come in un film di Indiana Jones si sono trovati di fronte ad uno scenario più unico che raro; 300 corpi abbandonati in una fossa comune.

Nel 2008 la Sovrintendenza per i Beni Architettonici e del Paesaggio delle provincia di Modena, Bologna e Reggio Emilia ha iniziato degli scavi per ristrutturare e ampliare le sale della fortezza (oltre che per allargare le sale della mostra).



Nel 2009 lo scavo archeologico condotto sul campo da Barbara Vernia, sotto la direzione scientifica della Soprintendenza per i beni archeologici dell'Emilia Romagna, ha portato alla luce sette tombe di sepolture multiple vicino agli altari della Chiesa.
Successivamente, sono stati rinvenuti altri corpi dentro a dei sacchi ed una camera usata come ossario.
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Continuando gli scavi, tra il dicembre 2010 e marzo 2011, gli archeologi Mirko Traversari e Vania Milani, nell'ambito dei lavori diretti da Luca Mercuri e Donato Labate della Soprintendenza archeologica, hanno trovato una fossa comune con 300 corpi tra uomini, donne e bambini, 100 dei quali, parzialmente mummificati presentano ancora pelle, tendini e capelli.
Inoltre si è conservata anche la fauna animale che era presente sul luogo della sepoltura (topi e larve).
Il fatto che più affascina gli studiosi e che rende unico il ritrovamento è la perfetta conservazione dei corpi (anche gli organi interni) in modo naturale, quindi ai defunti non sono state applicate tecniche di mummificazione ma grazie al clima fresco e asciutto e a due botole con sfiato esterno presenti nella fossa i corpi si sono conservati naturalmente.

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La cripta che conteneva la fossa comune con i circa 300 inumati (Foto Barbara Vernia, archivio SBAER © 2011)

I 300 corpi, probabilmente l’intera comunità di persone vissute a Roccapelago tra il 16° e il 18° secolo, erano avvolti in sacchi e sudari e sono rimasti li, nei secoli, dal momento in cui il loro luogo di sepoltura fu sigillato con ciottoli e ghiaia portando con se un ricco patrimonio storico che ora è stato ritrovato.

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Particolare di una sepoltura parzialmente mummificata (Foto Barbara Vernia, archivio SBAER © 2011)

I corpi trovati erano accatastati in maniera piramidale, si presume così che essi fossero stati calati nella fossa da una botola nel soffitto (l’attuale pavimento della chiesa), questo ne spiega perché ad alcuni corpi era stata legata la mascella (per evitare che essa si distaccasse) e la singolare e talvolta buffa posizione, per esempio ne è stato ritrovato uno a testa in giù e i piedi in aria.

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Ammasso di corpi scheletrizzati o mummificati (Foto Barbara Vernia, archivio SBAER © 2011)


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L'impressionante (e singolare) posizione a testa in giù di un corpo mummificato (Foto Donato Labate, archivio SBAER © 2011)


I corpi sono di persone montanare, modeste, vestite con tuniche in lino, canapa ( la cui coltura era molto abbondante allora nella zona), cotone o lana grezza, in testa portano cuffiette e nei piedi calze molto grosse di lana.
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Mummia con abiti e cuffia (Foto Paolo Terzi, archivio SBAER © 2011)
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Particolare di una mano con polsino (Foto Paolo Terzi, archivio SBAER © 2011)



Molti corpi tengono le mani giunte sul petto in segno di preghiera e ciò ci fa capire a quanto essi fossero religiosi.
Inoltre sono state trovate le fedi nuziali nelle loro dita, grani di rosario, collanine, crocefissi e persino medagliette con la Madonna di Loreto, segno che quello era un tempo anche una meta di passaggio per i pellegrini che si dirigevano verso Roma.
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Particolare di una sepoltura (Foto Donato Labate, archivio SBAER © 2011)


Nascosta nella tasca di una donna incinta di nome Ori Maria  è stata trovata una particolare e misteriosa lettera, una sorta di “patto con Dio”.
Questo raro documento, all’inizio ritrovato quasi integro ma purtroppo in parte andato distrutto successivamente per via dello sbalzo di temperatura, viene chiamato “componenda” o “rivelazione” e indica che Dio avrebbe garantito la protezione eterna sui defunti e la concessione di 5 grazie ai familiari in cambio di preghiere.

Appoggiando la lettera sul corpo del defunto si credeva di ottenere quindi protezione sia nella morte che in vita.

Vi proponiamo ora il testo della lettera anche se con molte parti mancanti:
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La lettera componenda, una sorta di accordo di transazione Dio e il defunto (Foto Barbara Vernia, archivio SBAER © 2011)


Quelli che diranno tre Pater Noster e se(...)
due Ave Marie ogni giorno per lo spazio di quindici
anni fino che finiscono detto numero, gli dono
cinque G....... (forse grazie)
La prima gli concedo ..... ()nazia e
remissione di tutti li peccati
Seconda non li farò ()ire le pe(N)e del purgatorio
Terza Morendo inanz() ()... li sarà concesso
(...)
Quarto li concedo (...)
avesse sparso il sangue
Quinto nel giorno d(..)
dal cielo in terra (:::)
e libererò l’anime d(:::) ...
(XXX) grado dalle pene
(SE) La presente (Rivelazione) (...)vata al santo
... sepolcro in Gie(rusalemme) ... e chi la portarà
adosso sarà libero da(l) (D)emonio e (n)on mori(r)a
subitaniamente ... mala m(or)te
Portandola adosso la (d)onna gravida partoriva
senza pericolo. nella casa dove sarà questa
Rivelazione (?) non vi sarà illusione di cose cattive
chi poi (....) ............. avanti (?)
la sua morte vedrà la Gloriosa Vergine
Maria Amen


I corpi sono stati ora portati (trasportati da 8 carri delle Onoranze Funebri Gibellini una parte nel Museo Civico e etnologico di Modena e una parte al laboratorio di Antropologia di Ravenna.
Questo per eseguire uno studio accurato sulle loro abitudini alimentari, lo stile della loro vita, dei lavori che svolgevano, l’età media della loro vita e le cause dalla loro morte, se si sposavano tra consanguinei, e altri studi sul loro DNA che ci porterà a capire qualcosa di più sulla vita di questi antenati vissuti sulle montagne. Inoltre questi studi porteranno addirittura a ricostruire in 3D i loro volti.

I corpi, dopo essere studiati, torneranno a Roccapelago, quelli meglio conservati saranno probabilmente  esposti in un ambiente che verrà aperto appositamente, adiacente al luogo di ritrovamento, mentre quelli in peggior stato saranno degnati della loro meritata sepoltura nel cimitero del paese adiacente alla stessa chiesa.

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roccapelago-27Dopo questo viaggio, sperando di non avervi annoiati, abbiamo ricostruito il passato di questo luogo così misterioso.
Portiamo rispetto per i 300 defunti ritrovati e ci auguriamo che il loro patto con Dio sia rispettato e gli sia donato il meritato riposo eterno in cielo e in questo angolo di paradiso che si chiama Roccapelago.




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La nostra inviata Antonella

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Mauro, il cameraman

Ringraziamo l’associazione “Pro Rocca” che ci ha donato molte informazioni sia tramite web che sul luogo e ci ha concesso di entrare nel luogo dello scavo (esperienza per noi unica vista l’importanza della scoperta effettuata nel luogo) e la Dott.ssa Carla Conti responsabile dei
Rapporti con i Media della SBAER, e la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia-Romagna che ha concesso la pubblicazione delle immagini e delle informazioni presenti nella cartella stampa.
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Il catello di Sestola
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Il castello di Monteccuccoli
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Il castello di Montecreto


A seguire un servizio video effettuato a Roccapelago, il luogo di ritrovamento delle mummie




Antonella Balboni

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