A
Parabita, nella Sacrestia della Chiesa di San Giovanni Battista, la
volta rettangolare presenta una serie di inconsuete immagini: vere e
proprie "cartoline" del passato, nelle quali possiamo ammirare
Gallipoli, Otranto, Castro, Leuca ed altri posti.
Ci si potrebbe
soffermare a lungo in merito, ma in questa sezione mi soffermerò sulla
rappresentazione che ne viene fatta di Leuca. Qui, un'inconsueta sirena a
due code (come da iconografia tardo medievale), coronata e ad occhi
chiusi, galleggia sull'acqua.
Si diceva che la città fosse stata
infatti fondata dalla sirena Leucasia: le colonie della Magna Grecia,
inatti, spesso si appoggiano a qesti miti per spiegare la fondazione
delle città o dei villaggi. In effetti, vi sono anche per il caso di
Leuca, gli stessi motivi ricorrenti: la sepolturadella sirena presso un
corso d'acqua, la nascita della città assieme alla tomba..
Il monaco
Cappuccino Tasselli, nella sua opera “Antichità di Leuca” ha scritto:
“…fu chi disse essere stata edificata questa città di Leuca dalla Sirena
Leucasia, come Napoli dalla compagna Partenope. Ma perché queste
sirene, secondo le historie meretrici, e secondo le favole
incantatrici,non sono mai da’ veri historici ammesse per edificatrici di
città o terre; dissero però altri e più fondatamente…”
Ecco un
articolo scritto da Bianca Tragni, tratto dalla Gazzetta del
Mezzogiorno, nel quale si parla dettagliatamente di questa leggenda.
Questa
è una delle più belle leggende di Puglia, legata al tempo dei Messapi,
quando in quella zona esisteva la città di Veretum e sul promontorio
c'era un tempio dedicato alla dea Minerva.
Si dice che
regina di quello Specchio di mare dove si incontrano Jonio e Adriatico
fosse una sirena tutta bianca e perciò chiamata Leucàsia (dal greco
leukòs=bianco) .
Ella, bella ma mostro perché metà donna e
metà pesce, cantava divinamente e attirava i marinai. Una volta volle
attirare un pastorello che zufolava sugli scogli. Quegli le resistette,
per restare fedele alla sua innamorata.
Lui si chiamava
Melisso, lei si chiamava Arìstula. Ma Leucàsia, offesa per il rifiuto,
si vendicò ferocemente quando li sorprese abbracciati sugli scogli.
Scatenò con la sua coda e il suo fiato, forte come un ventaccio, una
tempesta tale che trascinò giù i due sventurati amanti. Li sbattè più
volte sulle scogliere fino ad ucciderli e poi ne separò i corpi,
lasciandoli sulle due punte opposte del golfo, affinché nessuno potesse
unire ciò che lei aveva diviso.
Dall'alto del suo tempio la
dea Minerva vide tutto questo e si impietosì. Decise allora di
pietrificare i corpi di Melisso e Arìstula, dando loro l'eternità:
quelle pietre diventarono da allora per tutti e per sempre la punta
Meliso e la punta Ristola che, non potendosi toccare fra di loro,
abbracciano quello specchio di mare. Anche Leucàsia finì pietrificata
dal rimorso.
E si trasformò nella bianca città di Leuca. Il
fatto che tutto questo non sia famoso come la leggenda delle sirene di
Ulisse è perché quella fu ripresa e scritta da quel genio universale
della poesia che si chiama Omero; questa è rimasta sulla bocca del
popolo.
Ma oggi qualcosa si muove. Gli artisti si ispirano a questo personaggio per rilanciarne il mito e il fascino dei luoghi.
Il
poeta Carlo Stasi ne ha scritto un piccolo libro, prezioso di racconti e
poesie (Leucàsia - edizioni Leucàsia Centro Studi Aldo Moro di
Acquarica del Capo,s.d.,pag.96) che dovrebbe circolare di più.
Lo
scultore Mario Calcagnile ne ha scolpito una magnifica statua in pietra
leccese che ha incantano i turisti per tutta l'estate. Infatti egli, su
incarico di un intelligente assessore al turismo, Fernando Marzo, ha
trasformato il lungomare di Leuca in un laboratorio a cielo aperto, in
cui, fra martelli e scalpelli, Leucàsia ha preso forma giorno dopo
giorno: la sua coda di pesce, le sue forme prosperose e allettanti, la
sua conchiglia del pellegrino, per ricordare che lì dove c'era il tempio
di Minerva, il Cristianesimo ha innalzato un santuario mariano, meta di
pellegrinaggi religiosi.
Ma la Leucàsia di pietra non è
sola: fa parte di un Trittico della Trascendenza che comprende anche la
Nuotatrice dei Due Mari e l'Angelo del Meliso. Diventeranno un triplice
gruppo scultoreo che connoterà Leuca.
Ma perché la leggenda
pietrificata sia completa, occorrerebbe un pastorello Melisso su punta
Meliso e una fanciulla Arìstula su punta Ristola. Un mito che può
diventare europeo, se Leuca saprà valorizzare la sua posizione di punta
estrema dell'Europa continentale.
La figura delle sirene è
rimasta viva nel ricordo degli abitanti del Salento anche oggi. Ci si
chiede se non sia un caso il fatto che due grandi alberghi di Leuca e
Gallipoli, dopo millenni, portino il nome di "Approdo" e "Sirenuse"..
Monica Taddia
Immagine: Land Baby - Hon. John Collier
Immagine: Land Baby - Hon. John Collier
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