In "Certaine secrete wonders of nature" di E. Fenton, leggiamo di
diverse creature mostruose nate nel nostro paese, tra cui "due gemelle,
nalte nell'anno di grazia 1475, sono unite dalle spalle alle anche. Sono
state generate in Italia nella famosa città di Verona. I loro genitori
erano poveri e le esibivano di città in città per ricevere soldi dall
gente.
Nell'anno di grazia 1453, un altro mostro simile nacque a
Roma, suscitando grande meraviglia in tutti gli uomini ai tempi di Papa
Alessandro VI, e fu presagio come scrive PolidoroViriglio, delle
sventure, soferenze e disgrazie che sarebbero accadute al tempo di quel
papa.
Nell'anno 1496 fu tratto dal fiume Tevere un mostro col busto
di un uomo, la testa come quella di un asino, un braccio e una mano
simile a quella di un uomo, l'altra in forma di zampa di elefante. Aveva
inoltre uno dei piedi come la'rtiglio di un'aquila e l'altro come lo
zoccolo di un bue. Il resto del corpo era coperto di squame. Gli era poi
cresciuta sul dietro una testa di vecchio barbuto da cui uscviva
un'altra testa in forma di drago."
Nella sua opera sulla
chirurgia del 1579, Ambroise Parè ricorda la nascita, nel 1512, di un
mostro a Ravenna. Aveva "un corno in testa, delle ali e un unico piede
simile a quello di un uccello da preda, e un occhio che si apriva nel
ginocchio, e il resto del corpo come quello di un uomo." Nel gennaio del
1578, a Chieri, nacque un bambino con 5 corna sulla testa, molto simili
a quelle degli arieti, un lungo pezzo di carne che gli pendeva dalla
nuca fino al dorso e, attorno al collo, a guisa di colletto, erano
avvolti altri pezzi di carne. Le estremità delle sue dita ricordavano
gli artigli di un falco, mentre le ginocchia erano grosse come cosce.
L'umanista
veneziano Celio Rodigino (Ludovico Ricchieri), nel 1540, affermò di
aver visto due strani mostri, entrambi nati in un periodo in cui
l'Italia era afflitta da peste e carestia.
Il primo aveva due teste
unite proprio all'altezza del collo. I capelli erano lunghi e neri e,
tra queste due teste, ve n'era una terza, piccola quanto un orecchio. Il
resto del corpo era normale e proporzionato. Alla sua morte fu provato
che la creatura possedeva due fegati, due milze ma un solo cuore.
Il
secondo mostro era una donna bicefala, che pare sia vissuta per parecchi
anni. Le due teste avevano desideri comuni e sovente arlavano tra di
loro. La donna viveva dell'elemosina della gente, che l'accontentava
proprio per lo stupore che suscitava in loro.
Sempre più o meno nello
stesso periodo, il chirurgo Jacob Rueff fu testimone della nascita di
un mostro con quattro braccia e quattro piedi, ma con una sola testa: fu
battezzato, ma morì pochissimi giorni dopo.
Thomas Bartholin,
professore di anatomia di Copenaghen, nella sua "Historiarum
anatomicarum rariorum" del 1654, scrive di Lazzaro Colloredo, genovese.
"Aveva un fratello nato con lui, che cresceva sul suo petto aderendo
allo sterno con la xifoide, o cartilagine a forma di spada, se la mia
diagnosi è esatta. Il fratello aveva una sola gamba e un solo piede, il
sinistro, che pendeva all'ingiù; aveva due braccia ma non più di tre
dita in ciascuna mano. Se lo si premeva sul petto, muoveva le mani, le
orecchie e le labbra. Riceveva cibo e nutrimento solo attraverso il
corpo del fratello Lazzaro. Quando dormiva, sudava e si agitava, mentre
il fratello più grande era sveglio e rimaneva calmo ma non sudava in
modo particolare, gli spetti vitali e animali sembravano distimti fra
loro. Erano statientrambi battezzati, il più grande si chiamava Lazzaro e
il più piccolo Giovanni Battista. La testa del fratello più piccolo era
ben formata e coperta di capelli, ma gli occhi erano chiusi e la
respirazione tenue: quando gli avvicinai una piuma alla bocca e alle
narici, si mossepoco. La bocca era sempre aperta e spalancata, ma non
era priva di denti, sebbene apparentemente nessuna parte del suo corpo
crescesse eccetto la testa, che era molto più grossa di quella del
fratello più grande Lazzaro, deformata e con lunghi capelli. Entrambi
avevano la barba: quella di Lazzaro era pettinata e pulita ma quella
dell'altro era trascurata. Lazzaro era di statura normale, d'aspetto
gradevole, buono e cortese, con la raffinata educazione di un
cortigiano. Nascondeva il corpo del fratello più piccolo e lo proteggeva
di pericoli coprendolo col suo mantello, così che gli sconosciuti non
potessero sospettare il mostro che egli celava. Era di consueto di buon
umore sebbenestesse pensando al suo futuro e alla morte di suo fratello,
che egli presagiva."
Colloredo viaggiò per tutta l'Europa e pare abbia anche avuto un felice matrimonio e molti figli assolutamente sani.
Sono state scritte molte poesie sui due fratelli, come ad esempio "La ballata dei fratelli inseparabili" di Martin Parker.
Un
altro esempio di corpo parassita si ha sempre a Genova, nel 1686, con
Giacomo Poro. Una mostruosa escrescenza dalla forma umana cresceva più o
meno all'altezza della sua terza costola sinistra: una testa molto
rudimentale, provvista di capigliatura. Si esibì in giro per l'Europa e
colpì talmente tanto l'attenzione di Sir Hans Sloane, il quale ne
commissionò il ritratto.
Nel 1684, nacque a Bisceglie quello che
verrà poi ricordato come "il ragazzo pesce". Il padre Pier Antonio
Consiglio e la madre Elisabetta dichiararono che già alla nascita il
viso e il collo fosseroben fatti e senza alcun difetto, mentre il resto
del corpo era ricoperto da qualcosa che assomigliava molto alle squame
dei pesci. La madre tentò in ogni modo di farle sparire, ma invano.
Il
23 marzo 1829 nacquero a Sassari due gemelle unite circa all'altezza
dei polmoni: vennero battezzate con i nomi di Rita e Cristina. La parte
superiore del loro corpo era doppia, quattro braccia e quattro seni di
dimensioni perfette, solo la testa di sinistra era leggermente più larga
dell'altra. Il viso di Rita era sempre triste e malinconico, mentre
Cristina era un po' più robusta ed aveva un aspetto più allegro. Le
gemelle agivano solitamente in maniera indipendente, e anche le
sensazioni nelle braccia erano ben distinte. Morirono a 5 mesi per
mancanza di cure, a seguito di una malattia. L'autopsia dimostrò che
avevano due cuori e due apparati digerenti.
©Monica Taddia
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