 Nel
 giugno 2006 nell’isola del Lazzaretto Nuovo, vicino a Venezia venne 
eseguito una scavo per riportare alla luce i corpi delle vittime della 
peste che infestò la città nel 1575.
Nel
 giugno 2006 nell’isola del Lazzaretto Nuovo, vicino a Venezia venne 
eseguito una scavo per riportare alla luce i corpi delle vittime della 
peste che infestò la città nel 1575.
Il lazzaretto Nuovo era infatti una fossa comune in cui venivano 
ammassati tutti i cadaveri degli infetti per evitare il contagio.
Dagli scavi fu ritrovato un cranio molto particolare: all’interno della sua bocca vi era conficcato un mattone.
Il resto del corpo era intatto fino alla cassa toracica.
Il resto del corpo era intatto fino alla cassa toracica.
Attorno al cranio furono rinvenuti anche due grani di rosario, un segno di sepoltura tradizionale o un segno di maledizione?
Dallo studio ai raggi X del cranio esso escluse che la pietra fosse 
stata conficcata nella bocca prima della morte del soggetto, non erano 
presenti infatti tracce di lesioni evidenti sul tessuto osseo, solo 
alcune cicatrici leggere, rimarginate quando il soggetto era ancora in 
vita.
Borrini si recò a Firenze, alla biblioteca Medioevale, in cui trovò molti libri su usanze e cultura dell’epoca.
Un libro molto interessante che lo aiutò a portare avanti la sua ricerca fu il “trattato sulla masticazione dei morti” in cui venivano descritti tutti i metodi possibili per uccidere un vampiro e la descrizione di questi ultimi.
Per la sua ricerca indagò inoltre sulla situazione di Venezia, quando
 nel 1575 la città era ricca e fiorente, importante rotta di commercio e
 un punto d’incontro di studiosi e scienziati.
Poi arrivò la peste bubbonica che mieté 200 milioni di vittime in un solo anno.
I Veneziani iniziarono  a provare repulsione nei confronti dei 
forestieri, temendo che essi portassero malattie e addirittura il 
demonio  nella loro comunità.
La gente era terrorizzata, paranoica e superstiziosa e pronta a far nascere molte leggende sul male.
Nacque così la storia dei vampiri.
Allora però questi esseri misteriosi non erano chiamati vampiri (termine che entrò in uso solo nel 18° secolo) ma “morti viventi che camminano”.
Sul libro “trattato sulla masticazione dei morti” Matteo trovò un curioso scritto del teologo Philip Rohr sul Nachzeher, nome composto dalle parole tedesche Nacht (notte) e Zehrer (divoratore).
Il Nachzeher nasce da una leggenda Polacca (vogliamo far notare che 
molti Ebrei dalla Polonia andarono a Venezia quindi potrebbero aver 
portato con loro e diffuso la leggenda di questo mostro).
Si tratterebbe di un bambino morto alla nascita soffocato dal cordone ombelicale o di una donna morta per annegamento.
Questi esseri non si sarrebbero però trasformati totalmente in 
vampiri, sarebbero rimasti sospesi tra la forma umana e quella del 
vampiro, immobili nella loro tomba a masticare come bambini il loro 
sudario, labbra e altri parti del loro stesso corpo fino a riuscire a 
liberarsi ed uscire dalla tomba per cibarsi di altri corpi e quindi 
diventare un vero e proprio vampiro.
Per uccidere il Nachzeher vi si dovevano infilare in bocca delle monete o dei mattoni.
Per uccidere il Nachzeher vi si dovevano infilare in bocca delle monete o dei mattoni.
Perché il soggetto studiato da Borrini era stato quindi soggetto a questo macabro rito? Che tipo di mostro era? 
Intanto svolse accurate analisi sulla mandibola e sul processo mastoide (parte del cranio dietro all’orecchio) per determinare il sesso dell’individuo e scoprì che era una donna, scoperta molto sconvolgente perché la leggenda narra che i vampiri possono essere solo maschi.
Una donna di un ceto non molto agiato, indicazione scoperta dopo le 
analisi sulle ossa effettuate da Alessandro Bacci e Flavio Bartoli 
dell’università di Pisa, incenerendo una parte di esse per vedere gli 
elementi di cui erano composte principalmente).
Risultò che la donna si cibava prettamente di cereali e vegetali e non di carne.
Risultò che la donna si cibava prettamente di cereali e vegetali e non di carne.
Altre analisi al cranio e successivamente ai denti canini (analisi 
effettuata dall’odontoiatra Emilio Munsorese) attribuirono alla donna 
un’età tra i 61 e i 71 anni, un’età molto elevata per allora, visto che 
la maggior parte della popolazione non superava i 40 anni.
Quindi perché questa donna europea, di ceto medio, in età avanzata era stata così brutalmente sepolta?
Bisogna infatti ricordare che in quel periodo, dal 1400 al 1600 era 
in atto la caccia alle streghe e 60 mila presunte streghe furono uccise.
 Alcuni in quel periodo credevano inoltre che le streghe, i vampiri e
 i non morti fossero la stessa cosa, chiamavano questi esseri malefici UPIR e sostenevano che essi dovessero essere uccisi tutti alla stessa maniera.
 Matteo Borrino scoprì su un libro di un letterato delle prove scientifiche riguardo queste creature:
Nel 1952, in una fossa comune fu scoperto un “mostro” con il ventre 
gonfio, non decomposto totalmente e anzi, la pelle gli si era staccata 
dal corpo ma poi gli era ricresciuta, così anche come le lunghe unghie e
 capelli.
Siamo sicuri che fosse davvero un mostro?
All’epoca la popolazione non sapeva diagnosticare tutti gli stadi della morte.
Poteva acadere che persone venissero credute morte ma in realtà erano
 solo in uno stato di morte clinica (arresto cardiocircolatorio). In 
queste condizioni una persona si potrebbe ancora riprendere e quindi la 
medicina moderna non la reputa ancora morte totale (che avviene quando 
si verificano altre due condizioni, morte respiratoria (reale) e morte 
nervosa (morte legale).
 Quindi queste persone venivano seppellite vive e si potevano rialzare e impazzire per lo spavento di vedersi seploti.
Inoltre va ricordato che gli effetti della decomposizione di un corpo nei primi 4 mesi dopo la morte sono:
- perdita di liquidi (così si spiegano le tracce di sangue trovate attorno alla bocca di alcuni defunti)
- unghie lunghe, fenomeno ottico dovuto alla ritrazione della carne attorno all’unghia
- corpi gonfi, dovuto al ristagno e putrefazione dei liquidi interni al corpo
- colorito roseo
Probabilmente coloro che accatastavano i corpi nelle fosse 
osservavano questi fenomeni verificarsi su alcuni corpi e pensando che 
il soggetto fosse diventato un mostro organizzavano riti per ucciderlo 
totalmente (per esempio gli infilavano un mattone in bocca).
Quindi
 la ricerca di Matteo Borrini è portata a conclusione, il cranio 
ritrovato a Venezia non appartiene ad un vampiro o comunque a nessun 
mostro, ma ad un’anziana donna.
Per darle pace e far riaffiorare la sua vera identità Matteo ne ha 
ricostruito il volto con l’argilla, tramite accurati studi su muscoli, 
ossa e pelle.
La sua vera identità quindi è stata svelata e la signora può quindi riposare in pace.
© Antonella Balboni 
 
 
che cosa è la biblioteca medievale di Firenze?
RispondiEliminaPotrebbe essere la SISMEL. Purtroppo non sono più in contatto con la persona che ha scritto questo articolo, mi dispiace!
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