Gli anziani se ne ricordano ancora:
qualcuno continua ad avere un brivido lungo la schiena, parlandone,
mentre altri lo rammentano un po' come un innocuo rompiscatole.
Qualcuno, invece, col senno di poi, si chiede se sia realmente esistito.
Tra il 1943 e il 1945, nessuno aveva la certezza di chi fosse esattamente Pippo, se un tedesco o un alleato, se avesse delle missioni da compiere o se sganciasse bombe senza una mira ben precisa. Fose era un bimotore, forse un monomotore, non era dato saperlo.Poteva trattarsi, più probabilmente, di un bimotore inglese o amercano, perciò un Mosquito o un bombardiere A20 o B25. L'unica certezza era questa: al calare della notte, un misterioso aeroplano compariva nei cieli dell'Italia del nord, seminando il panico tra vecchi e giovani, ricchi e poveri. Perchè Pippo poteva colpire ovunque e chiunque, senza preavviso. Così, ad una certa ora della sera, era diventato un'istituzione rinchiudersi in casa dicendosi "Arriva Pippo!".
Qualcuno dice che Pippo sia stato così soprannominato per l'omonimo personaggio disneyano, che all'epoca fascista era stato colpito dalla censura: pare, del resto, che il muso di questo aereo ricordasse quello del migliore amico di Topolino. Altri, invece, ricollegano il nome ad una canzone in voga in quel periodo: "Ma Pippo Pippo non lo sa/che quando passa ride tutta la città"... Un po' per esorcizzare la paura che ogni notte si presentava, inesorabile, assieme al sordo ronzio del malefico aeroplano.
La storiografia ufficiale non ha dato troppo peso a questa leggendaria figura, della quale abbiamo notizie precise (più o meno) grazie a documenti personali come lettere, racconti, diari e testimonianze viventi. Nei registri di missioni stilati dalle squadriglie operanti in Italia e sull'Italia durante la seconda Guerra Mondiale, infatti, non vi è alcuna traccia relativa a questi voli.
Pippo cambiava "carattere" da zona a zona. A Novara e in Liguria, ad esempio, si trattava di un veivolo inoffensivo, magari solamente fastidioso, ma in ogni caso non un serial killer. Insomma, un piccolo aereo da ricognizione, un alleato, incapace di mietere vittime. In Emilia, Lombardia, Veneto e Friuli, la situazione era esattamente all'opposto. E non cambiava solo l'indole, ma anche nome: a Tortona era chiamato Peppino, in Toscana "il Notturno". A Bologna, quasi affettuosamente, era detto "Pippetto Ferroviere": in alcune zone della provincia, come ad esempio Mulino della Valle, lo si ricorda come l'aereo che lanciava volantini prima di ogni bombardamento, in modo da dare la possibilità a tutti di potersi riparare ne rifugi.
Pare che Pippo attaccasse solamente dove vedesse delle luci accese: per questo motivo la gente era solita girare furi e dentro casa con una lanterna coperta, lasciando aperto solamente un piccolo spioncino per illuminare la strada. Uno spioncino che chiudevano del tutto non appena sentivano arrivare l'aereo infernale, scappando verso i rifugi.
Racconta lo scrittore Nino Arena: "In realtà faceva soltanto il suo dovere di aereo disturbatore, col compito di tenere in allarme tutto il nord Italia, ma chi ha vissuto il ciclo storico della RSI, non può dimenticarlo poiché non c'era notte in cui il nostro misterioso disturbatore non facesse la sua apparizione lasciando ovunque il suo biglietto da visita: 18 luglio '44-bombe su Varazze, 19 agosto-un autocarro mitragliato vicino Busalla, 12 settembre-sul ponte dell'Orco scoppia una bomba nei pressi di Chivasso, 20 novembre-autoveicolo in fiamme fra Susegana e Conegliano, 16 gennaio 1945-bombe su Brescia vicino alla Wuhrer, Cinisello Balsamo e Mantova, 28 marzo-camion mitragliato nottetempo vicino Codigoro, 6 aprile-attacco notturno ad una corriera vicino Fidenza, tanto per citare alcuni casi delle numerose malefatte attribuite a "Pippo", su cui molti ricamavano misteriose vicende e imperscrutabili collegamenti su taluni avvenimenti di cronaca locale."
Sempre nello stesso brano, Arena ricorda altre "malefatte" riconducibili a Pippo: i bombardamenti alle officine Tosi di Brescia, ad esempio, oppure un particolare mitragliamento notturno accaduto sulla statale tra Sacile e Pordenone.
E' assodato che all'epoca venissero utilizzati diversi aerei per creare disturbo notturno, ma non si trattava di killer che bombardavano alla cieca, piuttosto si trattava di strumenti posti a fare leva sul terrorismo psicologico.
Al Castello del Buon Consiglio di Trento, è esposta una fotografia di Pippo: si tratta di un De Havilland 98 Mosquito. Proviene da una collezione privata, ma non è stato riconosciuto come il vero Pippo da tutti coloro che l'hanno vista.
Eppure c'è qualcosa che non quadra, in tutta questa storia. Se ogni città, ogni paesino, ogni notte riceveva la visita indesiderata di Pippo, come poteva essere possibile? Avrebbero dovuto essercene centinaia, e avrebbero dovuto distruggere mezza Italia nel giro di una sola notte. Ognuno era pronto a testimoniare in sfavore di Pippo come distruttore della propria casa, del proprio fienile, peggio ancora di una parte della propria famiglia. Da quel che si racconta, insomma, pare che ogni notte sulla pianura padana intera vi fossero decine e decine di aerei pronti a sterminare i civili, e non i soldati...
Secondo testimonianze raccolte nel libro "L'areonautica italiana: una storia del Novecento" a cura di Paolo Ferrari, pare che Pippo "fosse un tipo un po' strano antitedesco e antifascista che voleva fare del casino." Un testimone dell'epoca, Geo Borrini, ricorda che "passava regolarmente, quasi sempre di sera, e a una certa ora, non proprio quando era buio. Lo si sentiva ronzare e ronzare, ed era un aereo che faceva si e no centoventi centocinquanta chilometri all'ora. Quindi non poteva essere un caccia ma poteva essere un Piper, cioè un aereo da piccolo turismo che poteva servire anche da ricognizione. Ha lasciato giù qualche bombetta anche a Novara, nella zona Case sparse. Voglio dire che lasciò giù delle bombe a mano, probabilmente delle bombette tipo "Balilla", che più che altro facevano baccano. Allora si diceva che c'era stato un ferito, però non è stato confermato. Comunque Pippo è sempre stato un mistero."
Sempre tratta dallo stesso libro, una testimonianza opposta, appartenente a Franco Pareschi, residente a Galliera, in provincia di Bologna. "All'epoca dei fatti avevo 16 anni. In quell'anno Pippo ha sorvolato spesso il nostro paese e, nelle serate di luna, lo si vedeva a bassa quota, cercando di immaginare chi fosse il misterioso aviatore solitario: i più pensavano fosse un aereo alleato, probabilmente americano, anche se la contraerea e i caccia tedeschi che erano in zona non ne hanno mai ostacolato il volo (da notare che nelle vicinanze, a Poggio Renatico, c'era un aeroporto militare). Io penso che non ci fosse un unico Pippo, m certo quello che ha sorvolato non fu sempre un'immagine rassicurante ed amica, ma anche un vero e proprio "dispensatore di morte" [..] Per alcuni un angelo protettivo, per altri un vendicatore, per molti un incubo, per altrettanti un eroe: ognuno aveva il suo Pippo e forse è giusto che il mistero continui ad alimentare questa leggenda di un periodo della nostra storia pieno di dolore e sofferenza ma anche di speranze e di sogni."
Tra il 1943 e il 1945, nessuno aveva la certezza di chi fosse esattamente Pippo, se un tedesco o un alleato, se avesse delle missioni da compiere o se sganciasse bombe senza una mira ben precisa. Fose era un bimotore, forse un monomotore, non era dato saperlo.Poteva trattarsi, più probabilmente, di un bimotore inglese o amercano, perciò un Mosquito o un bombardiere A20 o B25. L'unica certezza era questa: al calare della notte, un misterioso aeroplano compariva nei cieli dell'Italia del nord, seminando il panico tra vecchi e giovani, ricchi e poveri. Perchè Pippo poteva colpire ovunque e chiunque, senza preavviso. Così, ad una certa ora della sera, era diventato un'istituzione rinchiudersi in casa dicendosi "Arriva Pippo!".
Qualcuno dice che Pippo sia stato così soprannominato per l'omonimo personaggio disneyano, che all'epoca fascista era stato colpito dalla censura: pare, del resto, che il muso di questo aereo ricordasse quello del migliore amico di Topolino. Altri, invece, ricollegano il nome ad una canzone in voga in quel periodo: "Ma Pippo Pippo non lo sa/che quando passa ride tutta la città"... Un po' per esorcizzare la paura che ogni notte si presentava, inesorabile, assieme al sordo ronzio del malefico aeroplano.
La storiografia ufficiale non ha dato troppo peso a questa leggendaria figura, della quale abbiamo notizie precise (più o meno) grazie a documenti personali come lettere, racconti, diari e testimonianze viventi. Nei registri di missioni stilati dalle squadriglie operanti in Italia e sull'Italia durante la seconda Guerra Mondiale, infatti, non vi è alcuna traccia relativa a questi voli.
Pippo cambiava "carattere" da zona a zona. A Novara e in Liguria, ad esempio, si trattava di un veivolo inoffensivo, magari solamente fastidioso, ma in ogni caso non un serial killer. Insomma, un piccolo aereo da ricognizione, un alleato, incapace di mietere vittime. In Emilia, Lombardia, Veneto e Friuli, la situazione era esattamente all'opposto. E non cambiava solo l'indole, ma anche nome: a Tortona era chiamato Peppino, in Toscana "il Notturno". A Bologna, quasi affettuosamente, era detto "Pippetto Ferroviere": in alcune zone della provincia, come ad esempio Mulino della Valle, lo si ricorda come l'aereo che lanciava volantini prima di ogni bombardamento, in modo da dare la possibilità a tutti di potersi riparare ne rifugi.
Pare che Pippo attaccasse solamente dove vedesse delle luci accese: per questo motivo la gente era solita girare furi e dentro casa con una lanterna coperta, lasciando aperto solamente un piccolo spioncino per illuminare la strada. Uno spioncino che chiudevano del tutto non appena sentivano arrivare l'aereo infernale, scappando verso i rifugi.
Racconta lo scrittore Nino Arena: "In realtà faceva soltanto il suo dovere di aereo disturbatore, col compito di tenere in allarme tutto il nord Italia, ma chi ha vissuto il ciclo storico della RSI, non può dimenticarlo poiché non c'era notte in cui il nostro misterioso disturbatore non facesse la sua apparizione lasciando ovunque il suo biglietto da visita: 18 luglio '44-bombe su Varazze, 19 agosto-un autocarro mitragliato vicino Busalla, 12 settembre-sul ponte dell'Orco scoppia una bomba nei pressi di Chivasso, 20 novembre-autoveicolo in fiamme fra Susegana e Conegliano, 16 gennaio 1945-bombe su Brescia vicino alla Wuhrer, Cinisello Balsamo e Mantova, 28 marzo-camion mitragliato nottetempo vicino Codigoro, 6 aprile-attacco notturno ad una corriera vicino Fidenza, tanto per citare alcuni casi delle numerose malefatte attribuite a "Pippo", su cui molti ricamavano misteriose vicende e imperscrutabili collegamenti su taluni avvenimenti di cronaca locale."
Sempre nello stesso brano, Arena ricorda altre "malefatte" riconducibili a Pippo: i bombardamenti alle officine Tosi di Brescia, ad esempio, oppure un particolare mitragliamento notturno accaduto sulla statale tra Sacile e Pordenone.
E' assodato che all'epoca venissero utilizzati diversi aerei per creare disturbo notturno, ma non si trattava di killer che bombardavano alla cieca, piuttosto si trattava di strumenti posti a fare leva sul terrorismo psicologico.
Al Castello del Buon Consiglio di Trento, è esposta una fotografia di Pippo: si tratta di un De Havilland 98 Mosquito. Proviene da una collezione privata, ma non è stato riconosciuto come il vero Pippo da tutti coloro che l'hanno vista.
Eppure c'è qualcosa che non quadra, in tutta questa storia. Se ogni città, ogni paesino, ogni notte riceveva la visita indesiderata di Pippo, come poteva essere possibile? Avrebbero dovuto essercene centinaia, e avrebbero dovuto distruggere mezza Italia nel giro di una sola notte. Ognuno era pronto a testimoniare in sfavore di Pippo come distruttore della propria casa, del proprio fienile, peggio ancora di una parte della propria famiglia. Da quel che si racconta, insomma, pare che ogni notte sulla pianura padana intera vi fossero decine e decine di aerei pronti a sterminare i civili, e non i soldati...
Secondo testimonianze raccolte nel libro "L'areonautica italiana: una storia del Novecento" a cura di Paolo Ferrari, pare che Pippo "fosse un tipo un po' strano antitedesco e antifascista che voleva fare del casino." Un testimone dell'epoca, Geo Borrini, ricorda che "passava regolarmente, quasi sempre di sera, e a una certa ora, non proprio quando era buio. Lo si sentiva ronzare e ronzare, ed era un aereo che faceva si e no centoventi centocinquanta chilometri all'ora. Quindi non poteva essere un caccia ma poteva essere un Piper, cioè un aereo da piccolo turismo che poteva servire anche da ricognizione. Ha lasciato giù qualche bombetta anche a Novara, nella zona Case sparse. Voglio dire che lasciò giù delle bombe a mano, probabilmente delle bombette tipo "Balilla", che più che altro facevano baccano. Allora si diceva che c'era stato un ferito, però non è stato confermato. Comunque Pippo è sempre stato un mistero."
Sempre tratta dallo stesso libro, una testimonianza opposta, appartenente a Franco Pareschi, residente a Galliera, in provincia di Bologna. "All'epoca dei fatti avevo 16 anni. In quell'anno Pippo ha sorvolato spesso il nostro paese e, nelle serate di luna, lo si vedeva a bassa quota, cercando di immaginare chi fosse il misterioso aviatore solitario: i più pensavano fosse un aereo alleato, probabilmente americano, anche se la contraerea e i caccia tedeschi che erano in zona non ne hanno mai ostacolato il volo (da notare che nelle vicinanze, a Poggio Renatico, c'era un aeroporto militare). Io penso che non ci fosse un unico Pippo, m certo quello che ha sorvolato non fu sempre un'immagine rassicurante ed amica, ma anche un vero e proprio "dispensatore di morte" [..] Per alcuni un angelo protettivo, per altri un vendicatore, per molti un incubo, per altrettanti un eroe: ognuno aveva il suo Pippo e forse è giusto che il mistero continui ad alimentare questa leggenda di un periodo della nostra storia pieno di dolore e sofferenza ma anche di speranze e di sogni."
Articolo scritto per www.biografiadiunabomba.it
©Monica Taddia
Sono un uomo di 40 anni, mio nonno paterno si chiamava Giuseppe G. nato a Fiume nel 1922. Era un aviatore e durante la guerra e stato trasferito a Bresso(mi)in forza all'allora areoporto militare. Quando ero ragazzino (purtroppo e mancato quando avevo 10 anni) Mi raccontava che durante la guerra prima dei bombardamenti lui si alzava in volo con il suo aereo la gente ne riconosceva il rumore e si andava a nascondere perche' "arrivavano le bombe". Ho un ricordo vago di questi racconti ma io l'ho sempre visto come un eroe che aiutava le persone....
RispondiEliminaQualche tempo fa durante un lavoro a Milano ho conosciuto un anziano signore di 94 anni,parlando del piu e del meno e' venuto fuori che era un aviatore anche lui e incredibilmente aveva conosciuto il nonno di persona e mi confermo' la stessa storia......ora non sono sicuro che mio nonno sia stato il leggendario pippo e a questo punto leggendo le varie testimonianze contrastanti non sono nemmeno sicuro che lui facesse parte dei "buoni" pero ricordando oggi le sue storie continuo a sperare che lui fosse un eroe e aiutasse le persone.......
Dal mio punto di vista i piloti che si alzavano in volo per intercettare i bombardieri diretti verso le città si possono chiamare eroi, indifferentemente dall'esercito per cui combattevano, perché in quel momento stavano proteggendo i loro connazionali e le loro città.
EliminaBell'articolo, l'unica parte che mi sento di correggere è dove si parla dell'assenza di documenti alleati che parlano di questi aerei. In realtà gli alleati attuarono l'operazione "Night intruder" (intruso notturno) il cui scopo era appunto quello di disturbare i movimenti nemici nel nord Italia e spaventare la popolazione mostrando come l'RSI non era in grado di difenderli. Poi ovviamente in questo clima di allarme continuo anche relativamente innocui aerei italotedeschi creavano il panico.
RispondiEliminaCiao Riccardo perdonami se vedo solamente adesso il tuo commento! Ti ringrazio di cuore per la precisazione!
EliminaEro bambino di otto anni, a Saronno. Stavo attraversando il giardino quando ho udito Pippo arrivare. Stava mitragliando la Stazione NORD, al di là della strada. Un balzo sotto una panchina di pietra, giusto in tempo per evitare una pioggia di proiettili, le zolle di terra erbosa sollevate ovunque! Sempre saputo che si trattava di Caccia inglesi.
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