mercoledì 20 marzo 2013

La spada nella roccia... Italica!

San Galgano battente CattedraleRarissimi o del tutto inesistenti sono coloro che non conoscono la straordinaria leggenda della Spada della Roccia. Le vicende che narrano delle epiche gesta dei cavalieri inglesi intenti ad estrarre la lama dell'arma dalla roccia compiendo in tal modo la profezia che vi era legata.
Infatti secondo la leggenda britannica, solo colui che avesse estratto la spada dalla roccia, sarebbe diventato un giorno, Re d'Inghilterra.
Sempre secondo la leggenda, il destino volle che a compiere l'epica impresa fosse un ragazzo poco più che adolescente.
Un esile ragazzino che un giorno tutto il mondo avrebbe conosciuto ed apprezzato sotto il nome di Artù, Re Artù.
Ma davvero in pochi sono a conoscenza di un'incredibile parallelismo di questa leggenda, che oggi è possibile apprezzare proprio nel nostro Paese. Precisamente in Toscana, a Siena, sorge l'Abbazia di San Galgano, intorno alla quale gravita da secoli una leggenda straordinariamente simile a quella inglese di Artù.
Procediamo per gradi analizzando la leggenda e la storia dei suoi artefici, e dei suoi protagonisti.
Nel 1148, a Chiusdino, nasceva un piccolo nobile dal nome di Galgano Guidotti, da padre Guido (o Guidotto) e madre Dionisia. La famiglia era legata da rapporti di Vassallaggio ai Vescovi di Volterra, signori feudali di Chiusdino.
Da buon nobile aristocratico, la sua adolescenza fu caratterizzata da una sana istruzione ma inevitabilmente incanalata anche verso una vita libertina e sfrenata, coronata da vizi e lusso in abbondanza.
La vita mondana di Galgano per forza maggiore, lo induceva in continui e svariati peccati e gesta di discutibile costume, fino all'episodio che cambiò radicalmente la vita del giovane toscano. Durante una classica giornata dedicata allo svago più sfrenato, all'età di vent'anni, Galgano ebbe due visioni dell'arcangelo Michele.
Nella prima apparizione, l'arcangelo gli si manifestò semplicemente davanti rendendosi riconoscibile agli occhi del ragazzo, mentre nella seconda lo invitò palesemente a seguirlo. Attraversarono ponti e prati fioriti fino a giungere a Monte Siepi. In questo luogo giunsero presso una costruzione di forma circolare (con buone probabilità una visione, in quanto l'attuale eremo circolare fu costruito dopo la morte di Galgano).
San Galgano navata laterale
Ai piedi dell'edificio vi erano riuniti i dodici apostoli di Gesù Cristo, i quali, reggendo un sacro libro, invocarono Dio, il Creatore dell'Universo, che da li a poco si manifesto in tutta la sua potenza ai presenti.
Dio in persona compì l'opera di redenzione definitiva del giovane Galgano.
Ma questo straordinario evento non riuscì a forgiare del tutto l'animo del giovane nobile, che in breve tempo, tornò alla solita vita di lusso e peccato, spronato dalla volontà della madre che lo desiderava Cavaliere e sicuramente lontano dal mondo ecclesiastico. Fu proprio per dissuadere Galgano da eventuali possibili conversioni che fu combinato il fidanzamento con la giovane e bella Polissena da Civitella in Maremma.
Il fato volle che proprio durante un viaggio per giungere dall'amata Polissena, il 24 dicembre 1180, il cavallo di Galgano si fermò di colpo e, rifiutandosi di proseguire lungo il sentiero ordinario che conduceva all'abitazione della ragazza, intraprese di propria iniziativa la via verso Monte Siepi.
Il giorno seguente, 25 dicembre 1180, il cavallo si arrestò precisamente nel medesimo punto in cui Galgano aveva avuto la visione qualche tempo prima.
San Galgano archi
Davanti a tale episodio, finalmente il ragazzo si convinse della sacralità di quel luogo e decise di dare un'identità a quella terra Santa, costruendo in quel preciso punto una croce.
Iniziò così le ricerche dei materiali necessari per costruire una croce artigianale, ma purtroppo i tentativi di approvvigionamento furono vani, in quanto non vi erano, presso quei luoghi legnami o corde utilizzabili.
Ciò risultò molto strano agli occhi del giovane e allo stesso tempo un ulteriore evidente segno divino come richiesta della propria redenzione.
A questo punto si fece coraggio e come segno tangibile di rinuncia definitiva ad ogni forma di peccato e violenza, conficcò la sua spada in una parte di roccia che affiorava dal terreno, a mo di croce da adorare, trasformando uno strumento del male in un mezzo di preghiera ed intercessione a Dio, gesto simbolico di estrema forza fisica e di spirito.
San Galgano la spada nella roccia
Galgano sembra non rifiutare la "militia saeculi", ma superarla, non rinunciare alla spada ma porla al servizio di una cavalleria diversa da quella vissuta fino ad allora, diversa e soprattutto più alta: il cavaliere Galgano avrebbe arruolato se stesso nella milizia di un "dominus" più grande di quello terreno: Gesù Cristo.
Indossando il proprio mantello a mo di saio, iniziò a pregare ai piedi della perfetta croce, visibile a tutti coloro che sarebbero passati in quel posto da quel giorno in poi.
Al termine della sua preghiera, udì una voce, perfettamente riconducibile a quella dell'Arcangelo Michele, che lo invitava a restare in quel luogo per il resto della sua vita, adorando e servendo Dio come eremita e monaco.
Galgano colse l'invito e decise di stabilirsi presso Monte Siepi, vivendo nei boschi e nutrendosi di erbe selvatiche, predicando la parola del Creatore per i paesini limitrofi di Siena.
Durante uno dei suoi frequenti pellegrinaggi a Roma (in uno dei quali gli fu suggerito da Papa Alessandro III di costruire un'abbazia sul suo eremo a Monte Siepi), la spada nella roccia, subì un tentativo di furto da parte di tre malintenzionati.
Ma era talmente radicata nella pietra, che nessuno dei tre riuscì ad estrarla, e, colti da rabbia per il fallito tentativo, la spezzarono in tre parti (ancora oggi è possibile notare come la spada rechi su di essa i segni di tre nette fratture).
Tale gesto però, provocò l'ira di Dio che, considerate le spregevoli intenzioni dei tre ladri, decise di punirli, annegandone il primo in un lago, fulminando il secondo durante un temporale e facendo sbranare il terzo da un lupo selvatico che gli tranciò gambe e braccia, ma che gli risparmiò la vita quando il ladrone si pentì in punto di morte chiedendo il perdono di Galgano (ancora oggi è possibile osservare le ossa del ladro tranciate dal lupo, all'interno di una bacheca esposta nell' Abazia).
Al suo ritorno da Roma, Galgano fu molto addolorato alla visione della spada spezzata, ritenendosi colpevole dell'accaduto in quanto si era allontanando lasciando la croce incustodita. Ma Dio in persona gli ordino di riunire i pezzi, che miracolosamente, furono forgiati dalle mani sante del Creatore stesso.
Da quel momento Glgano decise di non abbandonare più quel luogo, vivendo in solitudine e finendo i propri giorni in preghiera sulla croce nella roccia, spegnendosi a 33 anni il 3 dicembre 1181.
San Galgano posteriore
Circa quattro anni dopo la sua morte Galgano venne santificato da Papa Lucio III.
La vita e le gesta del Santo si diffusero presto tra i Cavalieri di San Michele i quali decisero di adottarlo come loro protettore, riconoscendo nelle loro spade strumenti di violenza che potevano essere trasformati in strumenti di pace, e nei loro mantelli, simboli di orgoglio, che potevano diventare, come il saio di Galgano, simboli di estrema umiltà.
I parallelismi con la leggenda di Artù sono davvero molteplici, e se solo vogliamo considerare che uno dei cavalieri della tavola rotonda porta proprio il nome di San Galgano (Sir. Gawain) non possiamo fare a meno di ipotizzare che il padre della leggenda Inglese fu influenzato ed affascinato in vita, dalle meraviglie spirituali di Monte Siepi e della vita di San Galgano da Chiusdino.
Negli anni successivi alla morte di Galgano, la sua tomba divenne mèta di pellegrinaggi e la convinzione che il sant'uomo fosse un efficace intercessore presso Dio, che si era manifestata quando era ancora in vita, andò consolidandosi: gli atti del processo di canonizzazione infatti riferiscono numerosi miracoli, guarigioni di persone "attratte" (Un termine generico col quale tuttavia potrebbero essere stati indicati dei paralitici), liberazione di prigionieri, guarigioni da febbri o addirittura dalla lebbra, liberazione di posseduti dal demonio.
Il vescovo di Volterra, Ugo, condusse una prima indagine conoscitiva delle virtù e dei miracoli di Galgano. L'inchiesta ebbe esiti positivi ed egli autorizzò la costruzione di una cappella intorno alla tomba del santo ed alla spada.
Dopo Ugo, il nuovo vescovo Pannocchieschi, ottenne l'apertura di un processo da parte del papa Lucio III. Il papa nominò tre commissari con il compito di verificare la santità del giovane chiusdinese: siamo certi che fra di essi fosse Corrado di Wittelsbach, cardinale vescovo della Sabina ed arcivescovo di Magonza; per gli altri due sono stati ipotizzati i nomi di a Melior, cardinale prete del titolo dei Santi Giovanni e Paolo, e di Ildebrando Pannocchieschi, vescovo di Volterra.
Non sappiamo se ci sia stata una vera e propria canonizzazione da parte di un papa o se la commissione avesse ricevuto la facoltà di procedere alla canonizzazione, attraverso la "iurisdictio delegata".
San Galgano interno
La festa del santo, fu inizialmente posta al 30 novembre e poi spostata al 3 dicembre, giorno in cui si presume sia avvenuta l' "elevatio" delle spoglie dell'eremita, cioè la loro esumazione ed esposizione nell'ambito della sua canonizzazione. La prima edizione del "Martyrologium Romanum", del 1584, redatta per ordine di Papa Gregorio XIII la memoria del santo era fissata al 3 dicembre; nell'ultima edizione, redatta nel 2004 per ordine di Papa Giovanni Paolo II, essa è stata riportata al 30 novembre, ovvero al giorno della morte, anche se a Chiusdino si mantiene la vecchia tradizione.

Giuseppe Di Stadio

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