giovedì 21 marzo 2013

La Sibilla Cumana

<<La Sibilla era una bellissima ragazza con sorprendenti capacità divinatorie. Un giorno Apollo la vide e se ne invaghì perdutamente. Per conquistarla le promise di accogliere un qualunque suo desiderio.
La fanciulla raccolse un pugno di sabbia e chiese al dio di poter vivere tanti anni quanto il numero dei granelli contenuti nella sua mano. La poverina, però, non domandò di viverli in eterna giovinezza... Apollo acconsentì...

La Sibilla si stabilì a Cuma, dall'altro capo del golfo di Napoli e si rese conto ben presto della condanna. La longevità, accompagnata alle malattie e alla vecchiaia, la trasformarono in una larva umana e solo il contatto con un pugno di terra natia avrebbe rotto l'incantesimo e permesso alla Sibilla di morire in pace.
Intanto profetizzò per secoli e secoli ed i suoi presagi vennero raccolti in vari libri, libri che, sapientemente manipolati, avevano un potere enorme...>> Questa è la leggenda originale della Sibilla. Nella mitologia greca e romana, la Sibilla era colei che era stata dotata da Apollo di poteri divinatori.
E' stata raffigurata come somma sacerdotessa nn solo di Apollo (il dio del Sole) ma anche di Ecate (dea della Luna).
Il nome che porta è di origine oscura; la definizione più "gettonata" è quella di "vergine nera", ad indicare lo stato illibato della veggente, associato ai luoghi cupi e misteriosi (le grotte)in cui era solita vaticinare.
Le sibille vivevano nelle grotte, o comunque presso corsi d'acqua: in ogni caso, si trattava sempre di luoghi cupi che incutevano paura e suggerivano mistero a chi vi si addentrava.
Erano donne che convivevano con uno stato di tremenda sofferenza, dato loro dalla forze superiore che caratterizzava il loro dono. Infatti, i momenti delle predizioni erano accompagnati da dolore e angoscia profondi. Operavano in stato di estrema frenesia.
E' proprio in quei momenti di sofferenza che la voce delle sibille si fonde con quella del dio Apollo, esse diventano portavoce di ciò che il dio conosce e vuole comunicare ai suoi devoti.
Si parla solitamente di nove sibille: la CUMANA (denominata da altri autori DEIFOBE, EROFILE, AMALTEA, DEMIFELE), la DELFICA, la LIBICA, la SAMIA, l'ELLESPONTICA, la FRIGIA, la PERSICA, l' ERITREA, la TIBURTINA.

Spesso raffigurata come vecchia e immortale, pare svolgesse le sue attvità nel cosidetto Antro della Sibilla, a Cuma.
La Sibilla cumana solitamente scriveva i suoi resposi in esametri su foglie di palma che poi il vento che entrava nel suo antro provvedeva a sparpagliare ovunque, in modo da rendere molto difficile l'interpretazione del responso.
Ecco ciò che Virgilio narra nel terzo libro dell'Eneide, in proposito.

La vergine dispone in ordine tutti i responsi che scrisse
sulle foglie, e li lascia rinchiusi nell'antro. I responsi
rimangono immobili nel luogo e non si allontanano dall'ordine;
ma quando, girato il cardine, un lieve vento
li spinge e la porta scompiglia le tenere fronde,
giammai, poi, volteggianti nella cavità della roccia,
lei si cura di riprodurre le posizioni o di connettere i responsi:
i visitatori si allontanano senza risposta, e odiano la sede della Sibilla.

E' in questa sua opera che Virgilio la chiama Deifobe di Glauco e la pone a guida nell'oltretomba per Enea.

La fama della Sibilla si perde in tempi molto antichi, è grazie a lei che si rafforza il culto del dio Apollo: la gente la venera poichè essa è in grado di placare i turbamenti che segnano i momenti difficili della storia dell'antica Roma.

Narra la leggenda che la Sibilla apparve a Tarquinio il Superbo (l'ultimo re di Roma) per offrirgli, in cambio di una notevole somma di denaro, i suoi nove libri profetici.
La somma era talmente alta che il re rifiutò prontamente. La Sibilla, allora, distrusse tre di questi libri e gli offrì i rimanenti allo stesso identico prezzo. Ma il re rifiutò nuovamente, vedendosi distruggere sotto gli occhi altri tre
di quei preziosi libri. Allora accettò di acquistare i rimanenti, ma la Sibilla offrì lui ancora il prezzo iniziale, e Tarquinio si vide costretto ad accettare.
Egli conservò i libri nel Tempio di giove a Roma; vennero consultati solo in situazioni di estreme necessità o nei momenti in cui gli dei misero gli umani di fronte ai loro sogni premonitori.
I libri, bruciati nell'incendio del Campidoglio dell'83 a.C. , vennero pazientemente ricompost e collocati da Augusto nel tempio di Apollo. Vennero definitivamente distrutti nel IV secolo a.C. dal generale Stilicone.

L'area cumana era sede di famosi oracoli già da tempi remoti. A Cuma si trova appunto l'antro della Sibilla: un monumento di probabile origine funeraria scavato nel tufo di probabile ispirazione cretese micenea.
Si tratta di una galleria rettilinea dalla forma trapezoidale, che ha perso l'ingresso originario.
Il lato esterno ha 6 grandi fenditure, grazie alle quali entra luce nella galleria. Nel lato orientale si apre una seconda galleria costituita da tre ambienti rettangolari collocati a mò di croce, costituenti altrettante cisterne.
Queste sono rifornite da un canale nel quale, si dice, la Sibilla si lavasse e, dopo aver indossato una lunga veste, si recasse nella stanza più interna dell'antro: qui si trovava un trono sul quale si siedeva e vaticinava.
In fondo alla galleria si trova una camera rettangolare dal "soffitto" più alto e tre grandi nicchie. C'è un vestibolo sul lato sinistro, chiuso da una cancellata che immette in un'aula divisa in 3 celle più piccole: qui, di solito, venivano pronunciate le profezie.
I primi due tratti della galleria sono a cielo aperto, ma la parte rimanente è molto ben conservata.
L'antro è stato riportato alla luce da scavi effettuati nel 1932.
Si dice che chi entrasse nell'antro della Sibilla e ci fosse rimasto un anno esatto, avrebbe potuto venire a conoscenza di tutti i suoi segreti, ma chi vi fosse rimasto anche un solo giorno di più nn ne sarebbe mai più uscito fino al giorno del giudizio.

E' in realtà abbastanza controverso il collocamento del vero antro della Sibilla, ma a tal proposito vi rimando a questo link:
http://www.latinomedia.it/sibilla/html/antro.html

Una leggenda calabrese narra che nella città di Mammola, Dio fece rinchiudere la sibilla in una grotta in attesa del giorno del giudizio: ella infatti aveva osato sfidare la Madonna, volendo essere più bella di lei.
In realtà, pare che fu proprio la Sibilla tra i primi ad annunciare la nascita di Cristo dal grembo della Vergine Maria.

©Monica Taddia

Immagine: Sibilla Cumana - Guercino

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