Questa antica residenza signorile di campagna, situata a Poggio Renatico (FE), apparteneva ai conti
Zucchini (imparentati ai marchesi Costabili di Ferrara), che furono tra i
principali protagonisti della bonifica agraria. Deve forse il suo nome
all'uso di curare con le sanguisughe diverse malattie, fra cui la
malaria che imperversava in questi luoghi.
Con le sue sessantaquattro stanze e la cappelletta ottocentesca,
essa sorge isolata, a ridosso del fiume Reno. La facciata rivolta verso
l'argine e l'antico parco fanno supporre che essa fosse stata eretta
prima della costruzione del Cavo Benedettino, ma richiamano a tempi più
recenti i suoi caratteri architettonici, le insistenti nervature in cui
sono suddivise le pareti esterne.
Qualche modesta e tronca balaustra
di coronamento, poche finestre ovali, fra il laconico ritmo delle piatte
aperture rettangolari, sono proprie delle case utilitarie
ottocentesche.
Il conte Antonio Zucchini, padre del conte Gaetano, morto in giovane
età, l'aveva eletta a sua residenza e pretese la costruzione del terzo
piano per poter guardare dall'alto le immense estensioni delle sue
terre.
All'interno si notano decorazioni a guazzo e la sala da pranzo conserva la ‘boiserie' per fugare l'invadente umidità.
Nel
corso della seconda guerra mondiale la villa fu utilizzata come sede
del comando tedesco e luogo di raccolta dei rastrellati per il campo di
concentramento o per l'invio al lavoro coatto alla Todt, il più grande
cantiere edile del conflitto, nonché macchina per lo sfruttamento di
risorse materiali e umane.
(fonte: http://www.comune.poggiorenatico.fe.it)
In merito a questa villa vi sono numerose leggende. Pare che la contessa
Zucchini non fosse molto fedele al marito, e quando egli venne a
saperlo decise di punirla. Ci sono due ipotesi: la prima è che sia stata
da lui uccisa assieme al figlio (ma non ci sono tracce storiche in
merito) e sotterrata nel parco della villa. La seconda(storicamente più
plausibile) è che l'abbia rinchiusa nelle stalle e fatta "montare" da un cavallo.. In ogni caso ora l'anima della
contessa vaga furiosa nel parco e all'interno della villa stessa.
©Monica Taddia
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