Quella dei serpari è la festa
tradizionale di Cocullo, un piccolo paese dell'Abruzzo, posizionato tra
le montagne della Marsica e le Peligne, a 870 metri sopra il livello
del mare. Un paese che conta poco meno di 300 abitanti che da secoli
portano un rispetto quasi sacro verso i serpenti.
In onore del patrono, San Domenico da Foligno (al quale è dedicata una
delle due chiese, ed è il protettore di coloro che vengono morsi dai
serpenti), viene celebrato ogni primo giovedi di maggio quello che è un
rito tra i più particolari di tutta Italia.
E' il più pagano tra tutti i riti cristiani fino ad oggi sopravvissuti, ed ha origini antichissime, addirittura pre romane: si tratta della festa dei serpari. Questo rito giunge fino a noi grazie anche all'amore che l'intera Ciociaria prova per San Domenico.
E' il più pagano tra tutti i riti cristiani fino ad oggi sopravvissuti, ed ha origini antichissime, addirittura pre romane: si tratta della festa dei serpari. Questo rito giunge fino a noi grazie anche all'amore che l'intera Ciociaria prova per San Domenico.
San Domenico fu un abate vissuto a
cavallo tra il X e l'XI secolo. Divenne un benedettino e fondò il
Monastero di San Pietro del Lago a L'Aquila e il Monastero di Avellana
nel Sangro. Le cronache medievali ci raccontano dei suoi miracoli, tra
cui la capacità di guarire dai morsi dei serpenti velenosi, oltri che da
quelli dei cani idrofobi e dai mal di denti. Pare che durante uno dei
suoi viaggi, trovandosi a Cocullo, donò uno dei suoi denti agli abitanti
del paese: ciò fece nascere in loro una forte fede cristiana capace di
spazzr via in un solo colpo quella pagana.
In principio, però, il successo di
questo rito fu dovuto al culto al culto della Dea Anigizia (Anigitia in
latino) diffuso tra tutte le antiche popolazioni del Fucino, dei Marsi e
dei Peligni, come ci testimoniano ritrovamenti di statuette a lei
dedicate nella zona. Ella era la Dea dei serpenti, li dominava ed era
capace di curare ogni loro morso.
La festa inizia ad essere preparata già
nei primi giorni di primavera, allo sciogliersi delle nevi, quando i
serpari partono verso i monti ed i campi alla ricerca di serpenti: tutti
assolutamente innocui o il cui morso può provocare al massimo una
leggerissima irritazione. In particolare, i luoghi della cattura sono le
falde del Monte Luparo, del Monte di Mezzo, Palancaro, Luppo e Forca
d'Oro.
Le serpi catturate vengono riposte in
cassette di legno (mentre una volta si utilizzavano vasi di terracotta) e
conservate vive fino al giorno della festa. In quel giorno, alle prime
luci dell'alba, arrivano in paese i pellegrini provenienti dai luoghi di
culto di San Domenico: molisani, laziali e campani, si avvicinano alla
chiesa con volto commosso e cantando inni.
Dopo la messa, a mezzogiorno, tutti i
serpenti vengono posati sul capo della statua di San Domenico , che
verrà poi portata in processione da quattro persone.
In attesa della processione, i serpari
si trovano fuori dalla chiesa e mostrano i serpenti ai turisti curiosi. A
qualcuno di loro cui è stato posato il serpente sul collo è sembrato di
godere, per un istante, di un leggero massaggio benefico. I serpenti
verranno poi posati sulla statua del santo, una volta uscita e posta sul
sagrato della chiesa (in passato questo veniva fatto all'interno della
chiesa stessa), facendo si però che il vlto non venga coperto. Se questo
accade anche solo involontariamente, il fatto è foriero di cattivi
presagi.
Accompagnati dalla banda del paese, i
partecipanti alla processione andranno poi per le strade di Cocullo,
fino a raggiungerne la sommità. Al portatore dello stendardo e ai
quattro portatori della statua verranno consegnati i cinque ciambellat:
sono grosse ciambelle tradizionali fatte di pasta dolce e confetti.
Dietro al corteo, viaggia con le ciambelle un gruppo di ragazze vestite
con abiti della tradizione abruzzese. Si dice che se durante il
trasporto della statua alcuni serpenti cadranno a terra, le raccolte
agricole dell'anno risulteranno scarse; al contrario, invece, l'annata
sarà ricca e buona.
Si ritornerà poi in chiesa per assistere ad una seconda, emozionante cerimonia.
Lì, infatti, i fedeli si metteranno in
fila per raccogliere dietro all'altare del pietrsico, che verrà poi
sparso attorno alle case del paese per proteggerle dai serpenti. Questa è
terra benedetta, che viene conservata in una piccola grotta posta
dietro alla nicchia del santo.
Nel pomeriggio viene effettuato un
omaggio ai serpari, che fino a non molto tempo fa consisteva in una
graduatoria stilata in base all'aspetto e alla grandezza degli animali
catturati
Concluso il rito, i pellegrini si
radunano attorno alla statua del Santo prima di partire. Quelli
provenienti da Atina, al suono della zampogna, cantano una ciaramella
propiziatrice: "Addio San Domenico/ noi siamo in partenza/ e dacci la
licenza/ la santa benedizion". Dopo di che tutti i pellegrini iniziano a
camminare all'indietro, guardando sempre in faccia il Santo, fino ad
arrivare fuori dal paese.
E' giunto il momento finale della festa: giostre, concerti e bancarelle chiuderanno questa particolare giornata.
E le serpi? Fino a qualche anno fa
essere venivano uccise sulla piazza antistante la chiesa di San
Domenico, ma col tempo questa pratica crudele è stata eliminata: ora le
bestie vengono liberate nel punto in cui sono state trovate, oppure
vengono vendute a qualche turista.
Una bellissima fotogallery della processione la potete trovare qui.
©Monica Taddia
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