mercoledì 20 marzo 2013

La festa dei serpari a Cocullo

Quella dei serpari è la festa tradizionale di Cocullo, un piccolo paese dell'Abruzzo, posizionato tra le montagne della Marsica e le Peligne, a 870 metri sopra il livello del mare. Un paese che conta poco meno di 300 abitanti che da secoli portano un rispetto quasi sacro verso i serpenti. In onore del patrono, San Domenico da Foligno (al quale è dedicata una delle due chiese, ed è il protettore di coloro che vengono morsi dai serpenti), viene celebrato ogni primo giovedi di maggio quello che è un rito tra i più particolari di tutta Italia.

E' il più pagano tra tutti i riti cristiani fino ad oggi sopravvissuti, ed ha origini antichissime, addirittura pre romane: si tratta della festa dei serpari. Questo rito giunge fino a noi grazie anche all'amore che l'intera Ciociaria prova per San Domenico.
San Domenico fu un abate vissuto a cavallo tra il X e l'XI secolo. Divenne un benedettino e fondò il Monastero di San Pietro del Lago a L'Aquila e il Monastero di Avellana nel Sangro. Le cronache medievali ci raccontano dei suoi miracoli, tra cui la capacità di guarire dai morsi dei serpenti velenosi, oltri che da quelli dei cani idrofobi e dai mal di denti. Pare che durante uno dei suoi viaggi, trovandosi a Cocullo, donò uno dei suoi denti agli abitanti del paese: ciò fece nascere in loro una forte fede cristiana capace di spazzr via in un solo colpo quella pagana.
In principio, però, il successo di questo rito fu dovuto al culto al culto della Dea Anigizia (Anigitia in latino) diffuso tra tutte le antiche popolazioni del Fucino, dei Marsi e dei Peligni, come ci testimoniano ritrovamenti di statuette a lei dedicate nella zona. Ella era la Dea dei serpenti, li dominava ed era capace di curare ogni loro morso.
La festa inizia ad essere preparata già nei primi giorni di primavera, allo sciogliersi delle nevi, quando i serpari partono verso i monti ed i campi alla ricerca di serpenti: tutti assolutamente innocui o il cui morso può provocare al massimo una leggerissima irritazione. In particolare, i luoghi della cattura sono le falde del Monte Luparo, del Monte di Mezzo, Palancaro, Luppo e Forca d'Oro.
Le serpi catturate vengono riposte in cassette di legno (mentre una volta si utilizzavano vasi di terracotta) e conservate vive fino al giorno della festa. In quel giorno, alle prime luci dell'alba, arrivano in paese i pellegrini provenienti dai luoghi di culto di San Domenico: molisani, laziali e campani, si avvicinano alla chiesa con volto commosso e cantando inni.
Dopo la messa, a mezzogiorno, tutti i serpenti vengono posati sul capo della statua di San Domenico , che verrà poi portata in processione da quattro persone.
In attesa della processione, i serpari si trovano fuori dalla chiesa e mostrano i serpenti ai turisti curiosi. A qualcuno di loro cui è stato posato il serpente sul collo è sembrato di godere, per un istante, di un leggero massaggio benefico. I serpenti verranno poi posati sulla statua del santo, una volta uscita e posta sul sagrato della chiesa (in passato questo veniva fatto all'interno della chiesa stessa), facendo si però che il vlto non venga coperto. Se questo accade anche solo involontariamente, il fatto è foriero di cattivi presagi.
Accompagnati dalla banda del paese, i partecipanti alla processione andranno poi per le strade di Cocullo, fino a raggiungerne la sommità. Al portatore dello stendardo e ai quattro portatori della statua verranno consegnati i cinque ciambellat: sono grosse ciambelle tradizionali fatte di pasta dolce e confetti. Dietro al corteo, viaggia con le ciambelle un gruppo di ragazze vestite con abiti della tradizione abruzzese. Si dice che se durante il trasporto della statua alcuni serpenti cadranno a terra, le raccolte agricole dell'anno risulteranno scarse; al contrario, invece, l'annata sarà ricca e buona.
Si ritornerà poi in chiesa per assistere ad una seconda, emozionante cerimonia.
Lì, infatti, i fedeli si metteranno in fila per raccogliere dietro all'altare del pietrsico, che verrà poi sparso attorno alle case del paese per proteggerle dai serpenti. Questa è terra benedetta, che viene conservata in una piccola grotta posta dietro alla nicchia del santo.
Nel pomeriggio viene effettuato un omaggio ai serpari, che fino a non molto tempo fa consisteva in una graduatoria stilata in base all'aspetto e alla grandezza degli animali catturati
Concluso il rito, i pellegrini si radunano attorno alla statua del Santo prima di partire. Quelli provenienti da Atina, al suono della zampogna, cantano una ciaramella propiziatrice: "Addio San Domenico/ noi siamo in partenza/ e dacci la licenza/ la santa benedizion". Dopo di che tutti i pellegrini iniziano a camminare all'indietro, guardando sempre in faccia il Santo, fino ad arrivare fuori dal paese.
E' giunto il momento finale della festa: giostre, concerti e bancarelle chiuderanno questa particolare giornata.
E le serpi? Fino a qualche anno fa essere venivano uccise sulla piazza antistante la chiesa di San Domenico, ma col tempo questa pratica crudele è stata eliminata: ora le bestie vengono liberate nel punto in cui sono state trovate, oppure vengono vendute a qualche turista.
Una bellissima fotogallery della processione la potete trovare qui.

©Monica Taddia

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