venerdì 22 marzo 2013

Intervista a Filiberto Caponi

ItaliaParallela ha intervistato Filiberto Caponi, uno dei più celebri casi Italiani di incontro con esseri alieni.
La sua storia è davvero molto interessante e sono presenti anche alcune prove fotografiche che lo stesso Filiberto ha scattato allo strano essere visitatore.
L'intera storia del suo caso, le foto e altre prove le potete trovare nel suo sito http://www.filibertocaponi.it



Credevi all’esistenza degli alieni prima dell’accaduto o eri uno scettico? Ho sempre creduto all’esistenza di altre forme di vita ma quando te ne trovi una davanti è tutta un’altra cosa, perché inizia un nuovo percorso di consapevolezza e bisogna riconsiderare in modo dettagliato tutta la tua vita, tutto quello che ti circonda e le esperienze fatte fino a quel momento, che assumono un nuovo significato. Quindi non è così facile e scontato rispondere ad una semplice domanda se non la vivi sulla tua pelle.

Ci racconti brevemente il tuo primo incontro con l’essere? Come e quando è avvenuto?
Non mi è possibile raccontare brevemente gli incontri con l’essere perché i fatti si sono sviluppati nell’arco di 6 mesi dando vita ad una storia così complessa da non poter essere sintetizzata in poche righe: ne risentirebbe il fascino e il significato della storia stessa. Per questo vi invito a visitare il sito ufficiale e chi fosse interessato, a leggere il libro.

Ci puoi descrivere com’era? Aveva una tuta spaziale? Emetteva dei suoni?
L’essere era ricoperto nella parte superiore da una specie di pallone scuro semi-gonfio, mentre gli arti inferiori erano fasciati da stracci bianchi posticci e quello che sembravano garze mediche; di certo non davano l’idea di una tuta spaziale. Forse il pallone, quando si gonfiava, aiutava l’essere a saltare o levitare come fosse una sorta di piccola mongolfiera.
Emetteva dei suoni gutturali molto strani, a volte simili allo stridere di alcuni insetti notturni amplificati al massimo volume, a tratti cambiava di modulazione sembrando un suono metallico.

Cosa credi che fosse quella creatura?
Un alieno (alcuni lo sostengono un rettiliano), oppure un essere frutto di qualche mutazione genetica o esperimento eseguito sulla terra?
Ancora oggi non so cosa realmente fosse quella creatura e forse non lo saprò mai, ma più passa il tempo e più sono convinto che si trattasse di una sorta di entità biologica extraterrestre in perlustrazione sulla Terra, l’equivalente delle nostre sonde inviate su Marte, in questo caso senza viti e circuiti.
Era chiaro che quella creatura era in difficoltà ed è probabile che prima di incontrare me qualcun altro gli avesse prestato un sorta di primo soccorso. Chissà, magari con il tempo qualcuno si farà coraggio e convaliderà questa ipotesi, escludendo dunque l’inquietante possibilità di un’aberrante manipolazione genetica.

Quante foto in totale gli hai scattato? Quanti incontri ci sono stati?
Sei foto in totale nell’arco di 5 incontri ravvicinati.

Sappiamo che due si sono rovinate, cancellando parzialmente la figura dell’essere, alcune ore dopo averle scattate. Sei riuscito a capire come si possano essere rovinate e perché?
Usando la razionalità è possibile che ci sia stata una reazione chimica delle foto, con il processo di sviluppo tipico delle polaroid, all’interno di un ambiente chiuso come quello di una scatola. La cosa strana è che è uscita in rilievo solo figura dell’essere in una sorta di bassorilievo. Comunque si deve essere sviluppato un calore tale da annerire e far contrarre il coperchio della stessa scatola. La sensazione è che l’essere non volesse dar prova di sé.

Chi è in possesso di queste foto adesso?
Dopo anni sono tornato finalmente in possesso delle foto che mi erano state sequestrate.

Sappiamo che hai conservato una garza insanguinata dell’essere ma che poi essa è sparita, dove pensi sia andata a finire?
Rimanendo con i piedi saldi per terra è possibile che qualche animale sia stato attratto da una sostanza organica (sangue?) presente nella garza medica e che l’abbia trascinata via; anche se sembra che l’essere ancora una volta non volesse lasciar prove della sua esistenza.

Come ha reagito la gente del paese quando ha saputo che avevi incontrato quel essere?
Le reazioni sono state molteplici, curiosità, paura, perplessità ma, dopo l’intervento delle autorità, la maggior parte delle persone del mio paese evase l’argomento o sdrammatizzò per paura di ripercussioni o più semplicemente per non correre il rischio di essere derisi. Allo stesso tempo quello spiegamento di forze (Carabinieri e Magistratura) convinse molti scettici a credere che non si trattasse solo di uno scherzo.

Hai detto che hai avvistato l’essere spesso davanti alla tua casa, perché pensi che tornasse sempre li? Forse voleva protezione da te?
Esatto. È come quando incontri un cane randagio spaventato e indifferente ma allo stesso tempo ti segue con circospezione fino a casa nella speranza di cibo o un ricovero dove dormire.

Ti senti legato ad esso in un qualche modo? Forse (anche telepaticamente) vi siete scambiati emozioni o pensieri?
Il mio rammarico più grande è quello di non essere riuscito né a dire né pensare a nulla. La paura e lo shock hanno prevalso ma è vero, mi sento molto legato a quella creatura, gli devo tanto in termini di crescita, maturazione personale e nei rapporti sociali. Per questo continuo a difendere da oltre 18 anni una vicenda, importante non solo per me ma anche per tutte quelle persone che si pongono delle domande.

Ci sono stati altri avvistamenti o eventi strani in quel periodo nella zona?
Altrochè. Nel ’93 c’è stato il picco dei cosiddetti IR3 (Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo), la maggior parte proprio nel Centro Italia.

A cosa servono, secondo te, i due tubi che ha sul petto, visibili dalle foto?
Suppongo siano apparati per respirare nella nostra atmosfera.

Hai mai pensato di catturarlo?
Si, l’idea di prenderlo mi era venuta, ma toccare qualcosa di sconosciuto che può infettarti o difendersi in un modo che non potevo neanche immaginare, mi ha fatto cambiare idea. Forse se lo avessi fatto, ora non sarei qui a rispondervi.

Come ha reagito il CUN al fatto? E il famoso ufologo Roberto Pinotti ha creduto alla tua storia?
Il CUN e lo stesso Pinotti mi hanno creduto e sostenuto a spada tratta. Avevano dei forti elementi di similitudine con altri casi che stavano studiando. Ma, non appena hanno capito che non avrei mai ceduto a loro le mie foto e che non mi sarei mai lasciato gestire dal loro modus operandi, hanno cambiato atteggiamento.

Come hanno reputato il tuo caso le autorità? Hai ricevuto minacce?
Le autorità, dopo la denuncia penale a mio carico e il procedimento per le indagini preliminari, hanno archiviato il caso per mancata sussistenza del reato. Il mio lavoro di ceramista (all’epoca) è stato un buon pretesto per chiudere il caso come un falso, in quanto quelle foto potevano ritrarre una scultura creata ad hoc. Più che minacce, diciamo che le autorità mi hanno invitato a collaborare per uscire da una situazione più grande di me.

Cosa pensi che ne abbiano fatto dell’essere? Se pensi che gli abbiano fatto del male ti senti responsabile dell’accaduto?
Dalla vostra domanda si evince la convinzione che l’essere sia stato catturato dagli uomini per poi essere sezionato, come una cavia in un laboratorio. È possibile, ma ho la sensazione che sia andato a morire da qualche parte e chissà, magari un giorno verranno trovati i suoi resti, anche se in cuor mio spero che quelli della sua specie o i suoi creatori siano tornati a prenderlo per riportarlo nel suo mondo.

E se un giorno lo ritrovassi davanti casa?
Stavolta sono sicuramente più preparato, niente foto né video, cercherei solo una qualche comunicazione, magari anche telepatica; insomma gli tenderei una mano in segno d’aiuto, amicizia e pace.

Alcuni hanno detto che l’essere non era altro che un modello creato da te in creta, cosa dici a tuo favore?
Non devo giustificarmi per una cosa che non ho fatto. Sicuramente la gente è libera di credere a quello che vuole e non li biasimo visto che pochi sanno che il caso è stato archiviato per mancata sussistenza del reato. Comunque, malgrado quello che di inesatto si legge sul web, sono sicuro che siano molte di più le persone che sanno valutare cosa è realmente successo e non si prestino al mero pettegolezzo.

Come ti ha cambiato la vita questa esperienza?
All’inizio è stata dura, si può impazzire per molto meno. Ho sofferto persino di attacchi di panico per quasi due anni e non lo auguro a nessuno, nemmeno a chi mi ha gettato del fango addosso.
Ora ringrazio quell’esperienza e mi sento un privilegiato per il dono che ho ricevuto.

Dopo questa tua esperienza credi che gli alieni siano buoni od ostili nei confronti dell’uomo?
Non credo che ci sia essere più ostile dell’uomo, quindi vedo in loro una speranza per migliorare noi stessi.

Sappiamo che hai scritto un libro “Il caso Caponi, un incontro unico al mondo” ce ne vuoi parlare?
Il libro si presenta come una versione più completa e aggiornata di “Se torni fatti vivo” (la mia prima pubblicazione) con 100 pagine in più di particolari inediti, portfolio fotografico, schizzi da me realizzati per descrivere i movimenti dell’essere e atto di archiviazione del caso.

In una recente intervista alla trasmissione televisiva “Mistero” su Italia 1 hai detto una frase che ci ha molto toccati “io non ho paura degli alieni ma degli umani” puoi spiegarcela?
Volevo semplicemente dire che tutto quello che mi è accaduto dopo quei singolari incontri mi ha scioccato e spaventato più dell’incontro stesso. In sintesi sembra più incredibile la reazione degli umani, che la stessa presenza di un essere sconosciuto. Come possiamo pretendere di accettare l’esistenza di altri mondi se il nostro ci fa paura?

Ti ringraziamo per il tempo che ci hai gentilmente dedicato e vogliamo ricordare il tuo sito web http://www.filibertocaponi.it

Antonella Balboni

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