Inauguriamo questa rubrica con l'intervista ad Alessio ed Andrea, i fondatori del bellissimo sito contusu.it , sito dedicato alla storia, le leggende e alle curiosità relative alla favolosa isola di Sardegna.
1.Com'è nata l'idea di dar vita a Contusu?
Alessio e Andrea: Contusu.it è nato nel settembre del 2004 come semplice risposta una nostra grande esigenza: raccontare (e raccontarsi) la Sardegna. Abbiamo iniziato a raccogliere e mettere a disposizione di tutti le leggende ed i racconti popolari della nostra isola, inserendo in rete le storie che i nostri nonni e genitori raccontavano quando eravamo piccoli.
Nelle calde notti estive, oppure in inverno seduti intorno al fuoco, sopratutto gli anziani narravano storie di spettri, folletti, tesori nascosti... impaurendo ma nel contempo affascinando i piccoli curiosi. Man mano il sito è stato dotato di diverse sezioni riguardanti la storia, i luoghi e le immagini di Sardegna e cosa che ci ha fatto
molto piacere, i lettori hanno iniziato a contribuire ai contenuti inviandoci i loro racconti, accrescendo così anche il nostro sapere.
2. Qual'è il tuo rapporto con il lato "parallelo" dell'isola? Solamente appassionato o pensi ci sia un fondo di verità? E se si, hai qualche esperienza da raccontarci?
Alessio: Nella mia famiglia, aggiungo fortunatamente, molti dei racconti che venivano narrati corrispondevano
ad esperienza diretta dei dei familiari. Diciamo che ciò che per la maggior parte della gente era frutto di dicerie popolari o leggende, per noi si trattava di fatti "normali". E' stato per me naturale, una volta cresciuto, venire attratto dal lato magico della tradizione popolare sarda ed è affascinante scoprire che si tratta di un universo unico dotato di regole ben precise, un universo che purtroppo si fa sempre più fatica a scorgere.
Le esperienze che ricordo, legate a diversi personaggi della mia famiglia, vanno dalle manifestazioni
spiritiche ai casi di possessione, dalle materializzazioni dei cosidetti "scusorgius", i tesori nascosti, alla visualizzazione di alcuni degli esseri fantastici sardi.Non posso proprio affermare di essere solo un semplice appassionato.
3. Se potessi scegliere una figura o un luogo tipico per rappresentare la Sardegna magica quale
sceglieresti e perchè?
Alessio: Ci capita molto spesso di visitare quelli che vengono considerati come i monumenti più rappresentativi della Sardegna: i Nuraghe, ma anche le Domus de Janas e le Tombe dei Giganti. Ci andiamo quasi sempre al crepuscolo e la zona visitata assume un'atmosfera particolarissima dove a volte l'uomo è proprio di troppo. Ormai abbiamo visitato talmente tanti siti archeologici che a ricordarli tutti si fa fatica ma alcuni ci sono rimasti particolarmente impressi perchè è possibile avvertirne l'energia.Ciò che ci ha colpito
è che tale energia può essere "benevola" o meno e non nego che in alcune situazioni ci siamo trovati veramente a disagio, come se non fossimo per niente i benvenuti. A quanto pare non siamo gli unici ad
avere queste sensazioni in quanto diverse volte ci è capitato di trovare tracce di rituali di vario tipo, come ad esempio nel sito nuragico di Is Concias, vicinissimo a Cagliari.
4. Quanto pensi sia importante mantenere viva la tradizione popolare nei giovani d'oggi? Credi che le tradizioni abbiano ancora molto da offrirci a livello umano o spirituale?
Andrea: Non amiamo usare le frasi fatte però talvolta è difficile non riconoscerne la bontà. Nello specifico quindi come fare a non pensare di far propria la considerazione di chi pensa che un popolo senza storia è un popolo con un presente non vissuto a pieno ? La tradizione popolare Sarda è ricchissima di mille sfumature,
molte delle quali caratteristiche di un dato paese a rappresentarne quindi laspecificità all'interno del contesto Sardo.Addirittura si pensa che alcune delle tradizioni, una su tutte quella di offrire l'ultimo sorso di vino bevuto in campagna alla terra, possano risultare di origine coeva il periodo Nuragico. Quello che ci rammarica è che basterà poco più di un paio di generazioni "facebook" per la completa obliterazione delle stesse.
5. Raccontaci una leggenda della città in cui vivi.
Alessio: Cagliari è una città ricca di leggende, molte delle quali legate alle sue numerosissime cavità ma spesso la leggenda si fonde con la storia. La più famosa cavità di Cagliari è indubbiamente la Grotta della Vipera, il sepolcro gentilizio risalente alla fine del I ed il II secolo d.C., fatto scavare da Lucio Cassio Filippo per ospitare Atilia Pomptilla, sua moglie e nobildonna romana. Il nome della grotta è dovuto alla presenza di due serpenti scolpiti nel calcare e considerati dal popolo due vipere. Ebbene, questa cavità nella prima metà del 1600 era abitazione di due coniugi, Satta Giovanni e Lochi Marianna.Già a quel tempo si favoleggiava di immense ricchezze custodite nelle viscere della terra, in profondità all’interno della “Cripta Serpentum”, e i due coniugi decisero di chiedere l’autorizzazione al procuratore reale per iniziare le ricerche (sercar uno escusorju) del tesoro sepolto. Era l’anno 1641 ed il 12 Ottobre il ministro di giustizia Antiogo Corria ed il notaio Didaco Cao consegnarono al signor Satta l’autorizzazione esclamando:“Siete autorizzati dal procuratore del regio patrimonio. Adesso potete avviare le ricerche per il tesoro ma se troverete qualcosa, dovrete avvisare tempestivamente il procuratore reale per accordarvi sui futuri provvedimenti...”Tale autorizzazione del procuratore reale per avviare la ricerca del tesoro è conservata nell’archivio di stato di Cagliari ma non ci è dato sapere se i Satta alla fin fine trovarono qualcosa. Sta di fatto che i cagliaritani, fantasticando, parlarono a lungo del rinvenimento di un gran tesoro che venne diviso tra i poveri abitanti del borgo di Sant Vendres in cui si trova la tomba romana.
6. Parliamo un po' di letteratura... Uno scrittore della tua isola che consiglieresti di leggere a chi ancora non lo ha mai fatto?
Alessio: Due su tutti. Dolores Turchi e Michela Murgia.La prima, studiosa di tradizioni popolari, ha scritto diversi libri sulle millenarie tradizioni sarde come “Lo sciamanesimo in Sardegna”, “Maschere, miti e feste della Sardegna”, “Leggende e racconti popolari della Sardegna” e l’ultimo “Ho visto agire S'Accabadora” riportante la prima testimonianza oculare di una persona vivente sull'operato de S'Accabadora, colei che sino a non molto tempo fa aiutava i moribondi a terminare la loro vita. E S’Accabadora è una delle protagoniste, nella figura di Tzia Bonaria, del romanzo di Michela Murgia, vincitrice del Premio Campiello 2010. E’ un libro che mi ha fatto riscoprire alcune parole come fill’e anima, che avevo dimenticato, una parola che fa fare
un bel balzo indietro nel tempo, al periodo in cui era possibile avere una famiglia “allargata”. Oggi sono concetti difficili da capire perché non esistono più i rapporti che prima si potevano trovare nel vicinato, soprattutto nelle piccole comunità rurali in cui in caso di bisogno tutti davano una mano. Oggi non si conosce neanche il vicino di pianerottolo.Il romanzo, ambientato in un paesino immaginario dell’entroterra sardo negli anni cinquanta, narra il rapporto tra Tzia Bonaria, zitella e non più giovane, e Maria ultima di quattro figlie,
orfana di padre e di povera famiglia. Tzia Bonaria decide di prendere Maria come fill’e anima. “Fillus de anima.E’ così che li chiamano i bambini generati due volte, dalla povertà di una donna e dalla sterilità di un’altra. Di quel secondo parto era figlia Maria Listru, frutto tardivo dell’anima di Bonaria Urrai.” Un libro assolutamente coinvolgente che consiglio a tutti di leggere.
7. Un consiglio a chi non è ancora passato sul sito di Contusu, e uno a chi non ha ancora
avuto la fortuna di visitare la Sardegna :)
Andrea: Consigliamo a chi legge contusu per la prima volta di non prenderci troppo sul serio: il nostro amore per la nostra isola è tale per cui perdiamo di obiettività e lucidità.A chi poi calca il suolo Sardo per la prima volta (e anche no) suggerirei invece l'esercizio del rispetto, molto, troppo spesso siamo "preda" di chi pensa di sbarcare in una Disneyland in luogo di una terra dalle tradizioni e bellezze millenarie.
Monica Taddia
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