mercoledì 20 marzo 2013

Intervista a Celenia Ciampa

Celenia Ciampa è una giovane autrice di libri dedicati al mondo dell'infanzia. I suoi lavori, "Il figlio dell'orco e della strega" e il più recente "Natale in giardino" si rivolgono ad un pubblico non solo di bambini ma anche di adulti. Si perchè in fondo, le fiabe, non smettono mai di insegnare.
Celenia, che è una carissima amica, si è prestata volentieri a rispondere alle nostre domande e a prenderci per mano per accompagnarci nel suo mondo magico. Buona lettura ^_^

Com'è nata la tua passione per il genere fantasy? E come hai deciso di dedicarti alla letteratura per l'infanzia?
La mia passione per la letteratura per l’infanzia è nata con me.  Sono stata cresciuta a suon di fiabe!!  Mia mamma, mia nonna  e mia zia dedicavano gran parte del loro tempo a me, fra giochi, libri e storie. La mia vita stessa è stata una novella: da piccola immaginavo di non essere altro che un libro. Vedevo nella mia mente l’immagine di una nonna che, seduta davanti ad un grande camino, leggeva a sua nipote un grande librone foderato in pelle marrone, in attesa che tornasse sua mamma : quel grande libro conteneva la mia storia. Sono quindi sempre stata intimamente legata ai libri, pur non essendo una lettrice forte in ogni momento della mia vita. Ad esempio, durante l’adolescenza ho letto poco, ma ho trascorso moltissimo tempo a scrivere! Soprattutto lettere alle amiche; era il mio canale preferito per comunicare, perché ero molto timida (caratteristica che fortunatamente adesso conservo solo in piccola parte).  In seguito, grazie all’università (scienze della formazione primaria) ho potuto ritrovare questa mia passione nel corso di letteratura per l’infanzia. I libri veramente meritevoli d’attenzione che appartengono a questo genere hanno moltissimo da dire anche agli adulti… e questo l’ha detto anche Philip Pullman!
Questo percorso mi ha condotta in maniera naturale a sentire il desiderio di scrivere per i bambini: parlare il linguaggio bambino è una strada alternativa e diretta per dire cose da grandi!
Qual'era la tua fiaba preferita da piccola?
La mia fiaba preferita è sempre stata Peter Pan di James Barrie. Peter è un personaggio di grande fascino. Quando ero piccola lasciavo per lui delle lettere sulla terrazza; la mattina seguente erano scomparse e dopo qualche giorno d’attesa ricevevo la risposta. Peter mi raccontava che durante la notte mi portava con sé sull’Isola che non c’è… ma la mattina non potevo ricordarlo, perché era un segreto e come tale dovevo mantenerlo e non raccontarlo a nessuno. Adesso so che era mia mamma a scrivere quelle lettere… ma cosa potrebbe mai esserci di più bello, che volare di nascosto -anche da se stessi-, sull’Isola che non c’è?
Il tuo libro Il figlio dell'Orco e della Strega parla di personaggi leggendari, lo dice già il titolo: ma tu ci credi alle streghe? ;)
Non credere a niente è la peggior sciagura che possa capitare! Il mondo privato dei colori dell’immaginazione diventa sconsolatamente grigio, scialbo. Per questo credere è essenziale, fa bene all’anima. Credere in che cosa? In tutto ciò che può darci la speranza che oltre ciò che vediamo ci sia altro, che magiche avventure potrebbero essere veramente possibili, anche se non dovessero capitarci mai. Trovo fantastico aver paura del buio: quant’è emozionante tremare per un’ombra sospetta o scattare per un rumore improvviso… Forse c’è qualcuno che si muove in cantina, o si odono dei passi in soffitta. Io voglio crederci ^_^
Sto lavorando anche ad una raccolta di racconti di paura (questa è un’anticipazione!), sempre nell’ambito della letteratura per l’infanzia. Uno di questi tratta proprio il tema della paura che non ci sia davvero niente oltre l’ovvietà delle cose… e questo a mio parere è quello che fa più paura di tutto.
Hai scritto anche un libro dal nome "Natale in giardino": qual'è il tuo rapporto con il Natale, che tra l'altro è appena trascorso? Ormai sta diventando sempre più una festa consumistica...
Quando ero piccola adoravo il Natale, grazie la sua magia e l’atmosfera speciale che era in grado di creare. Dai primi di dicembre la stanza dove sarebbero stati allestiti albero e presepe veniva chiusa a chiave. L’angiolino del Natale iniziava i lavori di preparazione. Io andavo a spiare dal buco della serratura, ma non vedevo niente: lui, più furbo di me, lo copriva con un pezzetto di carta dall’interno! Dopo tanta attesa e trepidazione, la mattina di Natale finalmente la porta della stanza magica si apriva per me. Un abete che toccava il soffitto ed un presepe immenso, davvero degno del termine “sacra rappresentazione”, mi attendevano, circondati da regali.
 Credevo che questa mia caratteristica non sarebbe mutata, purtroppo però è difficile da adulti (sigh!) apprezzarlo, perché è necessario scavalcare quest’immensa montagna di obblighi, pensierini, ipocrisia e buonismo che lo sommerge non lasciandone respirare il vero spirito. Vivo il mio Natale come un elenco di doveri ai quali attenermi, la maggior parte dei quali sono superficiali e vuoti. Bisogna essere veramente bravi per ricordare che il Natale non è un contenitore da riempire, ma un momento speciale dell’anno che ha anche un cuore!
Per i personaggi dei tuoi libri, hai preso spunto da qualche leggenda che magari ti ha colpito in modo particolare in passato? E se si quale?
Nessuna leggenda! La quasi totalità di quello che scrivo, o meglio che ho scritto fin’ora, deve le sue radici alla realtà che mi circonda, che mi colpisce, che mi piace osservare. Il fantasy può essere un meraviglioso linguaggio metaforico… come le stesse leggende, in fondo!
Vivi in una delle regioni più magiche d'Italia, la Toscana. C'è un posto particolare della tua terra a cui sei particolarmente legata?
Ho letto in più occasione storie di fantasmi legati alla mia terra, mi affascinano moltissimo perché le trovo interessanti, stimolanti, un’eredità in qualche modo, da curare e conservare con cura. Purtroppo non ho mai avuto occasione di visitare luoghi conosciuti come infestati, probabilmente perché mi fanno una gran paura! Però adoro imbattermi in case abbandonate, emanano un senso di mistero irresistibile, se ho con me la macchina fotografica non manco di immortalarle. Spero sempre che le foto riservino qualche sorpresa, fin’ora però non mi è mai capitato.
Un luogo che ritengo però magico, è proprio la grande casa antica nella quale sono cresciuta: una villetta comprata nella prima metà del ‘900 dal fratello di mia nonna, un personaggio particolare, amante del mistero, dell’alchimia, delle discipline orientali. Non l’ho mai potuto conoscere perché purtroppo la sua morte è stata prematura. Questa casa bellissima aveva un giardino ed una soffitta misteriosa, stanze nascoste in penombra, un’aurea di mistero percepibile da chiunque ci mettesse piede. Adesso l’abbiamo venduta, ma nei miei ricordi è sempre viva e incredibilmente presente… con la sua misteriosa anima inquietante. Chissà quante cose di lei non ho mai scoperto…
Una piccola curiosità: il tuo nome significa "luna"... Qual'è il tuo rapporto con essa?
Il nome è molto azzeccato, la luna mi assomiglia. Sono pallida e mutevole di umore. Una parte di me è un personaggio malinconico affacciato alla finestra di un antico castello di metà ‘800, che guarda la luna e indaga sui suoi misteri… quante anime nascondiamo dentro di noi? La luna è senza dubbio il punto d’incontro di tutte le mie.
E per finire... Un saluto ai lettori di Italia Parallela ;P
Ciao a tutti!! Non smettete mai di credere e di essere curiosi ^_^
 
Intervista di Monica Taddia

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