All'inizio, il Muro Torto veniva chiamato opera reticolata, a causa della sua struttura composta esclusivamente da quadrelli. Costruito nel periodo della Roma repubblicana, sosteneva il Colle degli Orti (ora Pincio), sul quale erano costruite le ville della gens capitolina, per proteggerne i giardini dalle frane. Tuttavia, la scelta architettonica non fu tra le più felici: subendo gli effetti delle piogge e delle alluvioni, iniziò ben presto il processo di erosione. Già nel Medioevo acquistò il nome di "murus ruptus", proprio a causa di questa sua scarsa resistenza.
Ai tempi di Belisario, il muro veniva chiamato "muro inchinato" : pareva così tanto inclinato che si aveva la costante impressione che avrebbe potuto crollare da un momento all'altro.
Proprio a Belisario venne in mente di abbattere il muro per ricostruirlo, ma i romani glielo impedirono categoricamente: esso era sotto la protezione dell'apostolo Pietro. Egli infatti aveva promesso che avrebbe sempre difeso la città di Roma, combattendo e allontanando ogni tipo di assedio e violenza che si fossero avventurate verso quel tratto. Miracolosamente cio' è sempre avvenuto, sin dai tempi dell'assedio dei Goti, nessun gruppo armato si è mai avvicinato a quel tratto.
Il Muro Torto è stato anche denominato "muro malo", in quanto il terreno circostante veniva utilizzato ad uso sepolcrale. Fin dai tempi della Roma papale vi venivano, ad esempio, sepolte le prostitute che, a causa della loro dissolutezza, non meritavano un funerale religioso. Assieme a loro, ladri, vagabondi, impenitenti. Nessun mazzo di fiori, un'unica grande lapide: il muro.
Sono proprio i fantasmi di queste anime infelici che, di notte, vagano inquieti, convincendo i più deboli a suicidarsi gettandosi da sopra le mura con loro (e difatti è stata costruita una rete per evitare l'accaduto, visto l'alto numero di suicidi nella zona), oppure limitandosi a scherzi innocenti, facendo fermare le macchine che vi transitano o svuotandone i serbatoi della benzina. Quest'ultimo fatto, in realtà, accade a causa delle strade particolarmente dissestate dei dintorni.
Pare che anche Nerone sia stato sepolto al Muro Torto, una tetsimonianza resaci da molti autori della storia, tra cui Antonio Tempesta, pittore e incisore vissuto a cavallo tra il '500 e il '600.
La leggenda narra che durante la sua sepoltura, la terra stessa si fosse aperta perchè l'inferno voleva farne sparire la tomba.
Dicono che i terreni circostanti siano stati ritenuti "maledetti" proprio per questo motivo, e che sulla sua tomba fosse cresciuto un sinistro noce sopra il quale fossero avvezzi posarsi corvi ancor più sinistri. Papa Pasquale II lo fece togliere ed esorcizzò il terreno, facendovi costruire sopra una chiesa.
E' un dato di fatto, comunque, che il fantasma di Nerone abbia vagato in quei luoghi fino alla data di costruzione della chiesa di Santa Maria del Popolo.
Da questa leggenda prese spunto lo scrittore milanese Alessandro Verri (1741-1816) per la sua opera "Notti romane", in cui, proprio al Muro Torto, la notte si riuniscono i fantasmi degli antichi romani illustri, per discorrere in modo solenne delle bellezze e degli sbagli della Roma pagana.
Più recentemente, nel 1825, dopo essere stati giustiziati in piazza Sant'Angelo, trovarono qui la loro tomba anche i due carbonari Angelo Targhini e Leonida Montanari. Chi si imbatte nei loro fantasmi e ha il coraggio di sostenerne lo sguardo, ne verrà ben ricompensato ricevendo da loro numeri del lotto che si riveleranno immancabilmente vincenti.
©Monica Taddia
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