giovedì 21 marzo 2013

I misteri sotterranei di Narni

sotterranei narniUn giorno del 1979, un anziano del paese raccontò ad un gruppo di ragazzi appassionati di speleologia che, presso il convento di San Domenico a Narni, si trovava un ingresso sotterraneo nascosto dalle macerie. Spinti dalla curiosità, i ragazzi vi si recarono, ed effettivamente trovarono quello che, secoli prima, aveva costituito l'ingresso di una chiesa del XII secolo.


Durante un'intervista televisiva  Roberto Nini, uno dei ragazzi facenti parte di quel gruppo, racconta: "All'inizio non capivamo di cosa si trattasse... Poi abbiamo visto davanti a noi gli occhi di un angelo". Non si trattava di un'allucinazione: l'angelo c'era, ed era dipinto su un abside. I ragazzi si trovavano, quindi, all'interno di una chiesa.

E dopo aver ammirato con immenso stupore questo gioiello sotterraneo, si accorsero della presenza di una porta murata. Dopo aver creato un varco nella muratura, si trovarono di fronte ad un altro locale, quello che pare costituire i resti di un'anica domus vista la presenza di una cisterna romana. E in fondo al locale, un lungo corridoio che porta ad una grande sala: quella degli interrogatori inquisitori e delle torture, come attestano gli archivi dell'epoca. Oggi in questa sala sono state collocate le riproduzioni degli strumenti di tortura, tra cui spicca un anello con carrucola a cui venivano appesi i prigionieri che venivano puniti con il supplizio dei tratti di corda. Questo era posizionato davanti alla cella, in modo che i prigionieri vedessero con i loro stessi occhi a cosa sarebbero andati incontro se non avessero "collaborato".

All'interno di questa cella troviamo, sui muri, i messaggi lasciati dai reclusi, ma la maggior parte di essi appartengono a Giuseppe Andrea Lombardini, che fu "qui rinchiuso il 4/12/1759", come attesta uno dei suoi graffiti, di cui le pareti sono piene. Soffitto compreso.Ci troviamo di fronte al testamento di un uomo che scriveva ogni giorno della sua vita trascorsa lì dentro, temendo che ogni volta potesse essere l'ultimo. Entrare in questa cella fa percepire tutt'ora la sofferenza di chi vi ha vissuto, nonchè una strana sorta d'energia.

Vi sono altre tre celle, in una delle quali è tutt'ora conservato, sotto una teca di vetro, il corpo di Angela (così è stata ribattezzata dai suoi scopritori), rinvenuto durante i lavori ed appartenuto ad una giovane mamma di circa 40 anni: indossava aiti del '700 ed aveva al dito un anello nuziale.

Chi entra in questi sotterranei, spesso si stupisce di come non sembri affatto di trovarsi sotto terra, ed inoltre alcuni dichiarano di aver sentito nell'aria un vago odore di fiori.

Tra gli altri prigionieri di queste segrete, attraverso i volumi degli atti ufficiali del comune di Narni, troviamo notizie datate 1726 di Domenico Ciabocchi, detenuto per bigamia, eresia ed omicidio. Un giorno, durante l'ora di pranzo, aggredì l'inserviente addetto a portargli il cibo, stringendolo alla gola con le catene e sbattendogli la testa contro il muro fino a provocarne la morte. E riuscì così ad evadere.

Abbiamo anche notizia, tramite tre iscrizioni poste alla sinistra dell'entrata della cella, di un certo Andrea Pasqualucci, imprigionato qui nel 1811 quando i soldati napoleonici utilizzarono il complesso come caserma.

Ma cio' che più colpisce l'attenzione sono, ovviamente, i misteriosi graffiti di Lombardini. In essi, l'uomo si definisce "caporale": era infatti un dipendente dell'Inquisizione. Incarcerato con l'accusa di aver favorito l'uscita dal carcere di Spoleto di un suo collega, a sua volta punito per aver offeso un superiore, sebbene secondo altre fonti si parla dell'accusa di “ essersi allontanato dalla religione e essersi arricchito con mezzi illeciti”.

I messaggi da lui lasciati sono chiarissimi dal punto di vista letterale ma hanno un valore simbolico di non immediata interpretazione, come ad esempio alcuni numeri o simboli. Troviamo ad esempio delle croci pote su dei piccoli triangoli o piramidi: in Umbria queste figure venivano poste nelle strade per togliere il malocchio, e ricordano la rappresentazione grafica dell'Uomo Verde della tradizione celtica, che donava salute a chi non ne aveva. Troviamo inoltre un gallo con la coda di drago, che rappresenta l'essere androgino ed un orologio che non segna le ore canoniche ma rappresenta gli appuntamenti con le energie cosmiche che dovevano essere osservati. Ma la caratteristica principale di questi disegni è proprio quella degli opposti: oltre alla figura dell'androgino, ecco spuntare soli e lune, posti alla sommità delle pareti, ed un simbolo composto da due mezze lune unite da una losanga. Questo consiglia a chi lo osserva di concepire la divinità non come solamente maschile o solamente femminile, bensì contenente in se ambedue gli aspetti. Attraverso questi disegni, insomma, Lombardini ha enunciato i principi più importanti dell'alchimia: si trattava di temi difficili che non avrebbe potuto tramandare altrimenti, non avendo discepoli che lo seguissero. Egli studiava le leggi meno note della natura e molto probabilmente aveva anche capacità terapeutiche: fece della sua cella una sorta di laboratorio di alchimia spirituale.

Annamaria, una dei componenti dell'Associazione Narni Sotterranea, racconta di aver fatto uno strano sogno, la notte tra il 22 e il 23 gennaio del 2000: il protagonista era un uomo giovane, con i capelli corti e mori e gli occhi scuri, dallo sguardo molto penetrante. Le si presentò con il nome di Giuseppe Andrea Lombardini e, dopo averle parlato, le chiese di portare giù nella sua cella tre rose rosse. Annamaria, un po' perplessa, decise di eseguire il favore richiestole. Dopo una ventina di giorni, rientrando nella cella, si accorse che le rose erano addirittura germogliate. Forse è stato un messaggio di approvazione da parte di Lombardini.

Alcuni turisti hanno affermato di avere intravisto questa persona, durante la visita alle celle, descrivendola esattamente come Annamaria ha fatto. Altri hanno visto un monaco senza volto, che lei personalmente non ha visto, a differenza di qualcun'altro dell'associazione, che però ha deciso di non parlarne.
In ogni caso, le tracce di Lombardini spariscono all'interno di questa cella: non ci è dato sapere che fine abbia fatto, poichè nei documenti fino ad ora presi in considerazione da Roberto Nini e da altri studiosi non si è trovato ancora nulla. E sebbene l'ipotesi più verosimile sia anche la più banale tra tutte (la morte per stenti o per mano dell'Inquisizione), quei graffiti misteriosi continuano a farci pensare che sotto sotto, magari, c'è qualcosa di più che noi non sappiamo. Ed è anche questo che ci fa apprezzare di più i misteri sotterranei di Narni.

©Monica Taddia

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