sabato 28 settembre 2024

Echi di voci piemontesi - Leggende, poesie e canti di Cavour (TO) - pt. 3

Eccoci alla terza ed ultima parte di questo meraviglioso viaggio tra i ricordi degli abitanti di Cavour. La maggior parte di queste persone, purtroppo, non sono più qui con noi. L'eco della loro memoria resta un tesoro troppo prezioso per poter essere dimenticato. Queste sono le nostre radici, il cui seme ha germogliato molti secoli fa,  e fanno parte di una pianta che non può e non deve essere estirpata. Custodiamo questa eredità, poichè siamo le ultime generazioni che hanno potuto ascoltare le voci di chi l'ha vissuta.

Potrebbe essere un'immagine raffigurante le Cotswolds
Foto di Maria Reale, dal gruppo Facebook "Piemonte da scoprire"

 

Perassi Carlo, anni 25 - Perassi Enrico, anni 21 – Cavour (TO) – Studenti

Mi capitava di sentire dei rumori,in casa da piccolo e così per scherzo o per tradizione, se uno dice che cosa c’è che sente un rumore dice che "sun le masche".. 

Non ricordo di che ordine ma a Cavour all’Abbazia ci sono i frati… hanno bonificato tutta la zona come anche a Staffarda e hanno bonificato anche la zona di Cavour costruendo dei rivi, dei canali. Uno di questi è il bedale che attraversa Cavour.

La leggenda è questa: dopo la porta di Cavour, quella che da verso la valle, il fiume arriva di là, c’era una grande roccia che bloccava lo scavo, non riuscivano a scavare… i frati erano lì che lavoravano e dopo un po’ salta fuori il diavolo e gli propone di fare questo scambio: lui si prendeva l’anima di un frate e… no, un anima e basta, non di un frate, e in cambio levava la pietra.

Allora si mettono d’accordo e si danno un appuntamento e ad un certo punto uno dei frati, il più furbo di cui non ricordo il nome, va all’appuntamento e sotto il saio mette un cane. E arriva il diavolo e gli toglie la pietra e lui gli dà l’anima del cane.

E si dice che quello lì è furbo come il diavolo perché gli ha dato un anima del cane.

C’è una famiglia di Cavour molto importante, la famiglia Peyron…uno di questi era un ingegnere della FIAT che quando è andato in pensione ha scritto 7 libri sulla storia di Cavour fatti molto bene con fonti precise, studi linguistici, storici interessantissimi, di tutte le epoche… quelli che interessano di più a me sono quelli dell’epoca pre- romana, e ci sono anche spiegazioni sull’origine del nome:

Cavour … i resti che si sono trovati sulla Rocca, che sono addirittura precedenti alle glaciazioni… poi ci sono resti del Paleolitico e Neolitico, fino all’età del ferro più o meno…dai liguri ai celti e ai romani…

Il nome Cavour che in dialetto si dice "CAUR", il nome attuale deriva da una trasformazione dal francese all’italiano, il nome originale da studi che ha fatto andando a cercare nomi simili nel Mediterraneo e Asia Minore, cercando un nome tipo KABHUR, cioè due termini KAB è un altura, Hur è come l’acqua, acqua soggetta ad altura perché qui c’è la Rocca e c’è l’acqua che sorgeva dalla Rocca e questo ancora adesso… Il primo posto dove si abita è quello dove c’è acqua, poi per di più lì c’è un altura che rende il posto più sicuro…poi ancora spiegava che nell’antichità, da un certo livello di evoluzione in poi si guardano le divinità verso il cielo invece prima si guardava verso la terra… e hanno scoperto anche un pozzo e lui crede che sia un pozzo di epoca antica per andare verso la divinità che era al centro della terra… ed è lì quasi sul piazzale in punta. Come nomi ne ha trovati anche altri, vedi Cabul, in Afghanistan, o in Asia Minore e nei Paesi Baschi... addirittura c’è unfiume Chisone in Palestina… Cavour insomma indicava proprio solo la Rocca e poi il paese è nato in seguito… davano il nome legato al territorio…

Rasatà di Cavour è dovuto all’assedio, raso, vuol dire bruciato, carbonizzato, la bistecca fatta cuocere troppo è rasatà, e rasatà è dovuto al fatto che Cavour è stata rasa al suolo e sono morti praticamente tutti, infatti le case del centro storico, nell’intonaco hanno uno strato carbonizzato, dovuto all’incendio del 1608, o 1630 giù di lì…

Questo è un legame con il paesaggio che secondo me è anche importante: tra tutte le montagne che si vedono dalla nostra zona, il Monviso è quella che si vede meglio e la più importante. In effetti da Cavour sembra alta come il Friulan, però da come è fatta si vede che è una montagna diversa. Allora una volta, molto tempo fa in tutti i paesi del mondo le religioni erano legate alla terra, e quindi alle montagne che erano concepite come divinità, il Viso è una montagna di questo tipo ed è chiamata ancora oggi il Re di pietra.

Gli anziani, ma anche i giovani come noi, che sono un po’ più legati al territorio, non lo chiamano monviso, nemmeno il Viso ma solo Viso, senza l’articolo, perché c’è proprio questo rapporto come se fosse una persona, mentre le montagne meno importanti ce l’hanno.

E c’è un modo di dire: all’imbocco della Val Pellice c’è una montagna un po’ più piccola che è il Vandalino, e per la conformazione della montagna, dal lato sud ci sono delle correnti calde che salgono e poi incontrano subito sulla punta delle correnti fredde che vengono dal canale principale ghiacciato e quindi quasi sempre c’è la condensazione della aria e ci sono sempre le nuvole e ad una certa ora, quando scende il sole, cambiano le temperature di colpo, e quindi inizia a fumare, sembra che fumi.

Quando il Viso ha il cappello o fa brutto o fa bello.

Legato all’alta e bassa pressione, è una specie di barometro naturale. In sostanza quando c’è l’alta pressione quindi il tempo è stabile il Viso non ha il cappello.

Moltissimi dicono, "gli asu d’ Càur es laudu da lur" come dire sei un asino, sei di Cavour e allora ti incensi da solo. A Cavour, fino ad un po’ di anni fa, agli inizi del secolo c’era ancora il mercato del bestiame ma era molto importante il mercato degli asini, quello del bestiame era importante come quello di Carmagnola mentre quello degli asini era decisamente migliore anche perché era vicino alle montagne quindi gli asini erano cresciuti e comprati in zona. E si intendeva dire che gli asini di Cavour non avevano bisogno di essere lodati perché erano già molto belli. Poi è rimasto il modo di dire ed è rimasta questa credenza errata.

Nella piazza principale c’è una tettoia e uno dei pilastri della fila centrale ha una pietra che si chiama pietra della vergogna ed è diffusa nei paesi della zona perché veniva utilizzata per punire gli insolventi. In sostanza venivano issati sino alla catena della capriata con una carrucola e poi venivano lasciati andare giù in modo tale che si rompessero il bacino, o qualcos’altro…

Un modo di dire delle persone quando camminano per strada, e fanno rumore si dice "butalu" cioè si dece che sono dei butalai, questo deriva dal fatto che fanno rumore come quando nelle campagne si passava nelle cascine a prendere il latte con i butai, cioè delle botti di metallo che sbattevano sul carro e facevano rumore, e il conducente urlava quando passava perché doveva farsi sentire per prendere il latte.

Elisa Ferrero, anni 25 – Cavour (TO) – Studentessa

Mia nonna mi raccontava che il Monviso era in Africa e faceva parte di una catena montuosa importante e Atlante, padrone del luogo faceva una fatica del diavolo a reggere il mondo. Si accorse che la causa dei suoi sudori era il Monviso che, con la sua mole, gli sbilanciava il peso del mondo.

Un bel giorno, stanco di tanta fatica, gli ordinò tutto arrabbiato di andarsene via e di trovarsi un altro posto. Il Monviso si trovava proprio bene lì al calduccio in Marocco, ma il padrone del posto era Atlante e perciò fu costretto ad obbedirgli.

Si mise in cammino e vide proprio in un bel posto dove fermarsi. Era giunto nel regno di Re Cozio e, chiesto il permesso al padrone di casa, decise di stabilirsi proprio lì. Ma prima di prendere posto sentì il desiderio di soddisfare un certo bisognino. Si trovava in un luogo tranquillo in mezzo alla pianura e lì lasciò il suo deposito: quella che oggi chiamano la Rocca di Cavour...

Signora Amateis, anni 67 – Cavour (TO)

Leggenda sulla Rocca:

... ma non è che mi ricordi molto... però questa leggenda me la raccontava mia mamma....è una leggenda sulla Rocca di Cavour... la Rocca sarebbe nata tanto tanto tempo fa, quando ancora le montagne si stavano formando...

Si dice che c’era un cavaliere che si era ribellato alla volontà del suo re e il re lo aveva cacciato dal regno e gli aveva detto di galoppare sempre davanti a sé e di non voltarsi mai indietro perché se no si sarebbe diventato di pietra. Allora il cavaliere salì in groppa al suo cavallo con una spada di pietre preziose, una scure, un bellissimo cimiero con magnifiche penne e una splendida corazza scintillante e partì come gli aveva detto di fare il re... Galoppa e galoppa ecco che dal bagaglio dietro la sella si stacca una bisaccia e cade per terra... "oh mi Signur!", e allora lui scende per recuperarla ma non si ricordava più quello che gli aveva detto il Re! E allora subito vede un bagliore accecante e si sente un tuono fortissimo e la maledizione del re... stava avvenendo là...

Così la bisaccia è diventata la nostra Rocca, che a dire il vero un po’ ci somiglia pure... mentre il cavaliere è diventato il Monviso, ecco perché la Rocca è lontana dalle altre montagne, perché è la bisaccia che gli era caduta dal cavallo!...

Ma ce n’è un altra che dice che la Rocca è sorta perchè c’era il monte Bracco che aveva perso i pantaloni o il cappello adesso non ricordo bene e che quindi li aveva lasciati lì ed era nata la Rocca... o forse era che gli avevano tagliata la testa perchè era andato a trovare il Monte Bruno che era suo nemico e che voleva derubarlo e allora gli ha poi tagliato la testa...

... no, non mi ricordo nulla delle masche... so che sono delle streghe... però mio papà quando mi portava sulla Rocca mi raccontava dei buoi d’oro... va bene?...

I buoi d’oro:


Allora c’era una volta, su nella Rocca, quando c’erano ancora i castelli lassù, e sa, Cavour a quel tempo era importante né... e allora si dice che c’era una galleria che partiva dal castello su in cima portava giù fino all’Abbazia là, la conosce? Sì, quella di Santa Maria laggiù, oltre Cavour... e niente questa galleria serviva a difendere quando Cavour veniva assediata dai nemici... sa a quel tempo ai Signori del castello serviva spesso di usarla... magari ci mandavano dei messaggi, così da non fare venire i sospetti ai nemici... oppure penso che li usavano loro stessi per scappare!... Comunque poi c’era una di queste guerre là, e una sera, sulla torre di San Grato, si vedeva un fuoco, che c’erano già i nemici che stavano arrivando! Allora fu lanciato l’allarme e tutti correvano qua e là per mettersi in salvo ma il nemico era già entrato a Cavour e stava già bruciando e uccidendo chi capitava lì. Allora gli abitanti si rifugiarono sulla Rocca ed entrarono nel castello per difendersi ma i nemici erano più forti e allora dovettero arrendersi. Ma il Signore del castello prima di arrendersi aveva nascosto i suoi tesori nella galleria segreta, e tra i tesori c’era anche una coppia di buoi d’oro che portavano un carro anch’esso tutto d’oro, una meraviglia! Quando entrarono nel castello i nemici, si misero a cercare il tesoro ma il tesoro era nascosto molto ma molto bene e allora non riuscirono a trovarlo così si arrabbiarono molto e uccisero tutti quelli che erano lì e fecero saltare in aria il castello, una strage sa?

Ma dato che il castello era crollato non si vedeva più dove era l’ingresso del passaggio segreto e così mai nessuno è riuscito a trovarlo.

Ancora adesso magari quel tesoro è ancora la sotto perché nessuno ha mai trovato niente... e le ossa che ci sono lassù sono le ossa degli abitanti che sono stati uccisi nel castello, poi gli hanno fatto un santuario alla Madonna perché sa, noi siamo molto credenti e la gente andava lassù a pregare per le anime morte... però, adesso che mi ricordo c’è anche un’altra leggenda dei buoi d’oro, che si dice che sia stato il diavolo a nascondere i buoi d’oro con anche il carro d’oro... infatti dicevano che chi andava a cercare il tesoro dei buoi d’oro finiva male perché il diavolo gli rubava l’anima e l’aveva messi là lui per attirare la gente... per questo nessuno ha mai trovato quel tesoro, perché anche se avevano scoperto l’ingresso del sotterraneo per paura del Diavolo l’hanno lasciato là...

La pietra con l’impronta della mano dl Diavolo:

Ma mio papà mi portava anche a vedere la pietra con la manata del diavolo...l’ha vista?... e niente si dice solo che il diavolo viveva in una grotta sulla cima della Rocca e un giorno si inciampò e cadde giù, così lui ha lasciato un impronta della sua mano mentre cadeva ma non è riuscito ad aggrapparsi così è finito nel "pertug del Diavul" ecco perché si chiama così, infatti si dice sia ancora laggiù... dicono che ci sono le impronte dei piedi del diavolo ma io non le ho mai viste né...

Signor Beltramo, anni 73 – Cavour (TO)

Leggenda sulla Rocca:

...ma io so che la Rocca è venuta fuori da... che c’era il Monte Viso e il Monte Bracco, che una volta sono andati insieme a combattere per un duello da qualche parte... e allora ad un certo punto no, hanno incontrato un ponte un po’ basso e allora il monte Bracco che era un po’ più alto non ce l’ha fatta a passare di sotto così che ha perso la gobba che poi è diventata la Rocca...

...e poi ci sono i cunicoli sotto la Rocca, uno è quello che si trova sotto il pilone che sotto ci sono poi le ossa. Infatti c’è adesso un santuario ma una volta c’erano delle erbacce e la gente andava lì lo stesso a pregare e a chiedere le grazie... allora ci hanno fatto poi un santuario che erano le ossa delle persone morte durante la Guerra, e le hanno poi buttate in una fossa che si sentivano le voci e allora hanno costruito un Santuario che la gente aveva poi un po’ paura.

...cose strane... ma sì quelle cose lì che si dicevano per spaventare i bambini e allora facevano paura ma se lo racconti ai bambini oggi quelli lì mica hanno tanta paura oggi! Mio nipote ci piacciono tutte quelle cose lì di mosti e fantasmi si che so... comunque c’erano i contadini qui ai piedi della Rocca che vivevano nella loro fattoria e avevano i vitelli, li legavano ad una mangiatoia e dopo un po’ morivano, ma sempre eh, c’era come una maledizione che glie li faceva morire e loro non ne potevano più, ma non solo i vitelli ma anche i maiali, le capre... allora tolgono la mangiatoia e sotto c’era un vaso pieno di monete d’oro! E allora dicevano che era stato un incantesimo del diavolo o di una strega... che era la mangiatoia che era maledetta... che allora hanno nascosto lì un tesoro ma anche nella Rocca c’è un tesoro, nel centro proprio perché così è più sicuro.

La Dama Bianca

...la Dama Bianca... era un fantasma là, che di notte si vedeva ma si allontanava e andava via se si avvicinavano troppo... e c’era un po’ di rumore come di campanelli animali o folletti, ma io non ci credo nè, io non l’ho mai viste queste cose strane...

...no, non so altre cose...

Signora Rosso Maria, anni 69 – Cavour (TO)

Le streghe:

Là dove si trova la casa del sindaco Fenoglio, la vicino alla Rocca sulla strada che porta su alle... c’è una strada un po’ così... a gomito che non si vede bene e allora la gente diceva che c’erano delle streghe che se appena appena passavi di lì ti rincorrevano per fare paura...

La Dama Bianca:

…ma poi c’era la Dama Bianca che nelle notti così un po’ che non si vedeva bene... di nebbia sì, e niente si vedeva una Dama Bianca che ballava con i folletti... ma non ho mai visto nulla...

Il Pertugio del Diavolo – Pietra del Diavolo

Ma so solo che c’era un passaggio dove ci sono le impronte dei piedi del diavolo ma non so dove... però c’è la pietra con le impronte del diavolo vuol dire quella? Eh sì, sulla Rocca là c’è una pietra con le impronte delle unghie del diavolo che era sulla Rocca e poi i monaci pregando lo hanno fatto scappare e lui è inciampato ed è caduto giù, e ha lasciato la sua impronta così per tenersi...

I buoi d’oro:

...e altro non so... C’erano dei contadini che avevano nascosto sotto la Rocca dei buoi d’oro... no non i contadini ma non so chi però non si può andare a riprenderli perché se no si trasforma anche lei in oro... forse con i folletti che chi entra non può uscire e diventerà come i buoi d’oro... sì perché nella Rocca c’è pieno di gallerie e di cunicoli che vanno un po’ dappertutto e che si dice ci sono nascosti tanti tesori in una galleria bloccata alle rocce dure... no, non si sa chi li ha messi lì, magari i soldati durante la guerra...

Leggenda sulla Rocca:

Sì sulla Rocca io so che c’era il monte Bracco che aveva una fidanzata sulla collina di Stupinigi e un giorno hanno litigato e allora la ragazza gli ha dato un pugno forte ma forte che gli ha staccato la testa e da allora è diventata la Rocca.

Signor Bianco Michele, anni 82 – Cavour (TO)

Leggenda sulla Rocca:

... ma io so che un giorno mentre nostro Signore stava lì a seminare le montagne ha perso un pezzo di roccia vicino a Cavour e così è nata la Rocca.

Che poi la Rocca è piena di gallerie che non si sa da dove iniziano e dove finiscono così si sa che dentro di lì ci vivono delle streghe e dei diavoli e gnomi che stanno a far da guardia ad un tesoro... nessuno però sa che tesoro c’è la dentro perché nessuno c’è mai stato perché fanno (hanno) paura dei folletti e delle streghe che fanno gli incantesimi!

... no non ho sentito mai della Dama Bianca...no... non mi sembra...

Però dicono che nella Rocca c’è una campana d’oro, non si sa bene dove perché non l’hanno mai trovata però magari c’era una chiesa che era crollata e la campana poi è sprofondata nella Rocca... chi lo sa....

... le masche... si le masche sono degli spiriti come, che stanno un po’ sugli alberi e niente, spaventano la gente che passa per di là... non so nient’altro...

ma non mi viene in mente nulla...

Signora Testù Caterina, anni 92 - "la Rina Gota"- Volpiano, 11 – 05 - 99

Poesia:

Ch’ha la passà un cragiul
Dopo 30 anni del suo matrimonio Finalmente ha vinciul
Oh che bei i tre … bau’d tra … i desì Con le fole e le palatte si pairoi i si drossì
A l’ha già affittà la soma ad l’oste Per dare parte ai soi parent
Ei sono vestiti da festa, che portan i soi present ma che son pian da di
Chi ha portà i poirun, chi i fasoi, chi d’le mose, chi i punrusdè
La prinaia poi le duse gnan …n’andese tanta onestà A l’han butà in perma sergios al cartuner Cun la viasca per cumore la cugnà del tartunel
E sun partì cun tanta tola per andè a batisè
e.. quand perden la fura per camin finalment han butà il nom Martin
Tut el mund pertì surtija pur questa prucessiun
E giron nel desia fiere ret come un pistun


Il muradur el campagnin scrivevano su un biglietto chi avrebbe sposato (?) senza pagare nulla… mia nonna o mia mamma non mi raccontavano mai fiabe perché io andavo a lavorare già da piccola e non c’era tempo per i racconti, la sera ero stanca e andavo a dormire perché andavo a lavorare la canapa…

Segue un racconto in piemontese di come lavorava la canapa.

Poesia sui Savoia:

Quest’anno cosa c’è
C’è che si celebra il giubileo del Re
25 anni or son che cominciò a regnare
Io la so questa storia e ve la voglio narrare
Il 29 luglio del 1900 l’Italia contestava un truce vile avvenimento
Il Re che allora regnava si chiamava Umberto
e aveva per questo il suo giardino aperto
Aveva aperto il giardino e sceso fra la gente
e si intratteneva con tutti con viso sorridente
Ecco che si avvicina al grazioso sovrano
Un uomo con un mazzo di fiori in mano
Ma in mezzo ai fiori un arma tien brandita
E con tre colpi rapidi spegne l’augusta vita
Vittorio Emanuele principe ereditario
Salì sul trono come sopra un calvario
E pochi giorni appresso davanti al Parlamento
Col dolor chiuso nel petto per questo giuramento
In presenza di Dio innanzi alla nazione
Io giuro quella Costituzione che i miei padri elargirono
E farò il sacro impegno, renderò giustizia ogni atto del mio Regno
E per la comune patria ridonerò l’onore e darò al mio popolo braccio, mente e cuore
Re fedele prodiga il braccio la mente e cuore dove il sasso e un gemito si incomba una rulla
Ad Arezzo, Arenzano e sull’alta Messina
Dove un orbo infelice dove il suo popolo sventura si spende
Ed ecco il Re accorrere lontano a portar conforto e porger la mano
E quando l’Italia si "strino" allo straniero fu il primo soldato dell’esercito fiero
Tra le tende insidiate e le trincee paurose le forti battute le Alpi nevose
Fra il grandinar degli orci
Quando i più intrepidi cadevano bocconi vedendo i soldati a restar dritti in piedi
Allor si rinfrancavano "Forse con noi c’è il Re"
E tra i feriti morenti sui sanguigni giacigli quante lacrime haimè caddero ai suoi cigli
Come avrebbe fatto il Ministro di Cristo confortò il moribondo che pure abbia visto
Ma finita la guerra ritornò fra i suoi cari
Oh quante cose orribili nella guerra abbiamo visto
Ma non parliamo di guerra, la cosa è troppo triste
Un inno di gloria alziamo al Signore
In una prece fervida sorga dal nostro cuore
O Signore conserva altri 125 anni
Salvo dai nemici, regio negli affanni,
Nell’augusta casa che giammai non muoia il ricordo dei Santi e degli eroi di Savoia

La storia della cravetta (capra)

C’era un padre e una madre che avevan tre cit, e uno disse a suo padre: "padre vai alla fera accatame ‘na cravetta". E suo padre andò a cataje la cravetta… lui andò a farla pascolare nel prato che aveva detto il papà e quando tornò a casa la legò nella stalla. Il padre lo sgridò perché aveva picchiato la cravetta. Allora il più piccino dei fratelli andò alla cascina Nuova, dove c’era il prato con una siepe davanti e non si vedeva. Suo papà andò là, si sistemò in mezzo alla siepe e vide che strappava l’erba e glie la dava alla cravetta perché la mangiasse. Quando era ben sazia disse " Crava crava carbunera soi tu pinja soi tu vora" "soi pinja ad bastunà" " ah bruta bestia grama" (il piccolo le aveva dato da mangiare ma lei diceva che l’aveva bastonata a suo padre) e allora a l’ha daje alla capra.

Allora la capra è scappata in Vauda e l’ha vist ‘na tana, era la tana di comare volpe, allora la volpe andò da comare lupo e questo le disse che la faceva scappare via lui la capra.

Il lupo va la e dice "Chi è nella tana d’la cumare vulp?" e la crava respondò "Al’è la crava d’la sfo, chi al’era ndrinta la esce no" e lo prese a cornate perché era forte…Allora venne poi cumare Grill (il grillo) che era piccolo e disse " Cosa avete che correte così tanto!" e il lupo " Nella tana di cumare vulp a’jè ‘na bestia con le corna lunghe lunghe", e allora il grillo disse che ci avrebbe pensato lui ma il lupo disse " o povero grillo, tu così piccolo!" . Allora il grillo andò alla tana di comare Vulp e disse "io sono il grill dalle gambe sturtese venja drinta ti chiapi il custe" (se vengo dentro ti rompo le coste). E allora il grillo scappò e la cumare vulp, cumare grill e cumare lup sun dà ndrinta a festeggiar…

Nessun commento:

Posta un commento