venerdì 27 settembre 2024

Echi di voci piemontesi - Leggende, poesie e canti di Cavour (TO) - pt. 2

Continua il viaggio tra leggende e rime di Cavour.

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Fotografia tratta dalla Pagina Facebook "VIVI La ROCCA" 

 

Signora Ribotta Caterina, anni 79 – Cavour (TO)

 Sulla Rocca:

 … dicono che tanti tanti anni fa si era spezzato giù un pezzo che era rimasto qui in mezza campagna poi c’è il foro che dalla rocca va all’abbazia sotterraneo. Io adesso non ho più l’età per andare su alla rocca a piedi  ma ci andavo sempre per la strada di qui per la strada santa e poi si va su…. Quella lì che ha tanti gradini vicino al campanile e che va su fino all’ossario e si chiama strada santa perché ha tanti gradini, era scritto così anche anni addietro….Quella pietra che dico io angolare che vanno a vedere tanti ragazzi che vanno a scuola è lì vicino alla casa del Madon, un avvocato….son tutti morti né perché sarebbe una cosa vecchia… è proprio una pietra sulla destra andando su e ci ha come un uncino proprio nella roccia. E’ una pietra con una forma diversa …
- E chi l’ha fatta?
E chi lo sa…

Le masche:

Secondo la leggenda tanti anni fa ma anche un po’ meno c’era quella gente che faceva male alle altre persone, oggi la gente è più sviluppata, invece quello lo malediva e diceva che c’era le masche e doveva capitare questo e quello, c’era un ambiente di campagna perché Cavour è circondato tutto da campagna  magari le dicevano che le morivano le mucche, in paese invece dicevano ti morirà il figlio, ti morirà la figlia, ti capiterà questo o quello… eran robe cattivelle…dicevano tutti che  erano le masche che lo facevano, che lo maledivano ecco. Non credo che ci fossero anche delle masche buone…. Poi c’erano dei preti anziani che le benedivano  e allora non capitava più quelle cose ma restavano delle persone un po’ indemoniate le masche praticamente, anche se non era vero.

C’era tanta gente che di notte non osava uscire perché vedevano un lumicino che lo accompagnava erano le masche, un’ altra volta magari vedeva un vitello e dicevano che erano le masche e poi la maggior parte andavano dal prete che poi le benediva e poi non li aveva più visti.

- Quindi erano solo persone cattive che maledivano…

Maledivano sì, sì, quello che maledivano me lo ricordo benissimo perché è una storia che fa persin ridere.

Gelsi :

Tempo addietro a Cavour c’erano tanti che tenevano i bachi da seta, c’erano tante piante di gelsi nei dintorni, nei campi, proprio tanti e poi magari facevano attenzione se magari veniva una persona che la dubitavano o veniva a vedere quando già erano belli su quasi che arrivavano qui alla fine perché ci va tempo che poi facevano i boccioli che poi toglievano la seta e se veniva quella persona che andava lì in quella casa che le faceva vedere loro si giravano tutti capovolti ( i bachi ) e quindi andava a male il raccolto, ed era una maledizione, della strega che aveva fatto morire tutti i bachi.

Superstizioni:

Per esempio un bambino non lo portavano di sera fuori quando c’era già la rugiada (si ritiene che la rugiada sia “ l’umidità “ della luna ) perché lo maledivano e quel bambino prendeva una malattia che eppure era così. Venivano fuori che quelle persone che l’avevano visto ( guardato ) erano le masche. Non lo lasciavano vedere a tutti perché avevano la sensazione, perché si tramandava di padre in figlio quella tradizione, perché sembrava che da uno all’altro avevano paura e dicevano che era vero che capitava e poi lo dovevano portare di qua e di là, da una santa…. tutte quelle cose….queste sante erano persone che avevano fatto qualcosa… come la santa di Voghera, c’erano tante persone che ci credevano tanto.

Le masche:

Ho parlato delle masche perché c’era tanta gente che ci credeva, erano masche che vedevano un vitello, una dama vestita di bianco, magari non gli faceva niente ma li accompagnava per un tratto di strada, per andare da delle persone per i suoi affari e arrivati ad un certo punto sorgeva quella persona o quella bestia che li accompagnava …erano anche bestie, cavalli o mucche, una mucca per esempio, e poi quando arrivavano lì sparivano.

Io conosco della gente che mi diceva che era andato la in quel posto ed ha visto quel cavallino che normalmente era bianco che li accompagnava e gli stava vicino ma non gli faceva niente… era bravo, non era cattivo, solo che la gente si impauriva un po’…

Cavour – cavouresi:

Cavour si dice in piemontese che è un paese “bardul”, ma non è che sia un paese più elevato, ma è un paese più di lusso, sono tutti più ambiziosi, rispetto agli altri paesi c’è più ambizione per le case, più ambizione dei terreni.

Signora Bruno, anni 82 – Cavour (TO) - Filandaia

La Rocca:

… per carità lì si è bagnato il diavolo e non bisogna andare vicino perché porta sfortuna e proprio grandi cose non so per la rocca…

Le masche, la fisica:
Io da sposare lavoravo a Bibiana alla filanda, ero una filatrice, eranvamo io le mie sorelle e le zie e purtroppo allora si veniva giù a piedi da Bibiana, io venivo giù qualche volta in bici ma le mie sorelle sempre a piedi perché non erano capaci di andare in bici e andavamo giù a piedi, e allora ad un certo punto dove c’erano i piloni sembrava sempre di vedere delle ombre ed avevamo una paura… ci nascondavamo l’una dietro alle altre…e allora c’era un amico, un amico lì di mia mamma e di mio papà, che era già vecchio però, che hanno detto allora gli andiamo incontro, che arrivavamo giù solo il sabato sera, il padrone dava una camera alle forestiere che venivano da Cavour, da Bricherasio, e da diversi posti e andavano solo a casa il sabato. E allora questo qui veniva a metà strada, il sabato sera, tra Cavour e Bibiana e diceva “ Mi pare che in questa strada succeda qualcosa, non sono tranquillo”. Il sabato dopo che noi venivamo giù, e lui era già insieme a noi che veniva giù, si è presentata una cavalla, e alzava le gambe così e ci veniva incontro. E se noi ci mettevamo da una parte lei veniva dalla nostra parte. Tutte spaventate, anche quello lì, ci mettevamo lì e anche la cavalla veniva lì e sembrava che volesse venirci addosso, eravamo spaventatissime. Allora lui ha detto di fermarci un momento e anche la cavalla si è fermata, alzava le gambe. Poi ci siamo di nuovo incamminate e allora lui ha detto “ Ma che storia è questa! Qui c’è qualcosa che non va!”. Allora la cavalla è saltata nei prati e ha detto: “Ciao Battista!”. Veniva per spaventare quello lì e magari anche noi, e dice che è andata un po’ di tempo e poi è diventata una donna. Quella cosa lì la ricordo bene perché l’abbiamo proprio vissuta, e allora lui ha detto “ Io non vado più ad incontrarle perché ho troppa paura perché c’è qualcuno che ce l’ha con me, mi hanno fatto la fisica”. Veramente io ne capivo poco della fisica… la fisica, come si parlava allora, erano delle persone che facevano spaventare la gente, e poi ad un certo punto diventavano donne, diventavano uomini, diventavano animali, facevano spaventare la gente.

Masche – pianta:

Già mia nonna ce lo raccontava, dice che c’era uno di campagna, un loro amico che una sera era venuto al paese, c’era magari qualche conferenza, e poi stava andando a casa, ma era un uomo prestante, ancora giovane. Quando è stato un po’ più in aperta campagna, che c’erano le piante che coprivano quasi la strada, ha visto una bella pecorella lì che è saltata “bee bee”. “ Ma che carina ti sei persa?” e l’ha presa e l’ha portata in braccio “ La porto a casa così domani vedo se qualcuno la cerca”. L’ha portata un bel pezzo ma la pecora che era piccola e leggera diventava pesante. Quando è passato vicino ad una pianta un po’ più ombrosa, ha sentito una voce che ha detto: ”Ciacarina, dove vai?” ( nome legato alla masca, demoniaco: in piemontese esiste un detto che dice: “ E’ passata Ciatlina “, si dice quando si hanno i brividi lungo la schiena senza motivo, è passato il Diavolo) e la pecorella ha risposto “A cavallo al mio garzon”. E allora lui l’ha buttata per terra e lì è diventata una donna ed è scappata.

Una grotta sulla Rocca:

La grotta di “Pairot”, è un idea che abitava un uomo un po’ selvaggio… ma tanto non saprei…

La fiaba di Bel Pum e Bela Scorza:

… una che raccontava “ Bel Pum e Bela Scorza” pum vuol dire mela.

Una volta c’era una regina che aveva avuto un bambino e gli avevano messo il nome di Bel Pum, bella mela sarebbe in italiano. E però la cameriera un anno prima o giù di lì aveva avuto un bambino che aveva chiamato Bella Scorza, come dire il pomo e la buccia. Però sono vissuti assieme questi ragazzi, sono stati istruiti l’altro come il principe, sono diventati grandi e amici, si volevano proprio bene. Poi un giorno è uscita una legge che nella Tale città, lontana lontana, c’era la Bella Rosin, prigioniera del drago e dei serpenti e allora Bel Pomo ha detto assolutamente “Io devo andare, voglio andare a liberala e la voglio sposare”. Allora ha preso la scorta e sono partiti, in prima fila c’era Bella Scorza che era più coraggioso del principe, il principe era più viziato mentre lui era più forte e coraggioso, un guerrigliero proprio. Dopo aver camminato, camminato, camminato sono arrivati in quella città e si sono fatti insegnare il luogo, il castello dove c’era la Bella Rosin prigioniera e allora loro hanno chiesto il permesso di poter andare che loro volevano visitare un po’ il castello e allora le porte si sono aperte però loro non hanno visto nessuno era tutto segreto e faceva un po’ paura, però loro avevano intuito che nell’ultima camera dove erano arrivati c’era la prigioniera, la Bella Rosin. Allora Bella Scorza ha detto al principe che non pensava troppo ai pericoli mentre l’altro era più ponderato. “Io vado!” e l’altro invece faceva la guardia da fuori. Era poi mezza notte e diceva “Adesso devo andare lì dentro ma chissà che cosa trovo lì dentro! Ci saranno i draghi, ci saranno…”, e mentre lui passeggiava lì davanti è arrivato un drago con tre teste, con la lingua fuori accesa e terribile ha incominciato a fargli volare l’aria addosso. Ma lui che era coraggioso si è messo a lottare, Bella Scorza, e gli ha tagliato le teste e non è stato mangiato. Però all’indomani non ha detto niente, ha fatto sparire il cadavere mentre l’altro veniva con la scorta e gli uomini. Insomma per tre sere di seguito lui la sera ha ammazzato un serpente, un'altra volta di nuovo un drago e poi ha avuto le camere libere e ha detto a Bel Pum “ Adesso pare che non ci sia più pericolo, entriamo dentro”. E lì dentro c’era una reggia con la Bella Rosin con tutte le cameriere perché la tenevano bene ed era molto molto bella e l’hanno presa e l’hanno liberata. Allora sono andati nel cortile e hanno preso i cavalli e le vetture come avevano e l’hanno messa dentro e allora Bel Pum si è subito innamorato perché era molto bella “Appena arrivo a casa me la sposo” e l’altro era contento perché voleva bene al principe. Allora sono arrivati al paese e hanno fatto grandi feste per sposarlo e si sono sposati e poi chissà perché ci sono sempre quelli che tradiscono e qualcuno ha messo una pulce nell’orecchio del principe che Bella Scorza era innamorato della bella e avrebbe voluto prendergliela. Allora il principe non ha più guardato l’amicizia, né niente, l’ha fatto imprigionare e lui ha detto “ Guarda che io sono innocente, per carità voglio solo che tu sia contento con la Bella Rosin” ma l’altro non l’ha creduto e allora l’altro gli ha detto “Bene non hai creduto? E allora domani ci mettiamo nel cortile in centro al palazzo e devo dirti una cosa”. Perché il drago prima di ucciderlo gli aveva detto “La Bella Rosin era per noi e tu hai ammazzato il drago, ma chi sa e svelerà, pietra di marmo diventerà” e lui non aveva mai detto niente quando era là al principe però tanto questo qui adesso lo teneva in carcere e lo faceva ammazzare “e adesso io voglio svelare, almeno che non muoia da condannato così…”. E allora quando erano in mezzo al cortile, con tutta la corte, e ha detto a Bella Mela che gli raccontava tutto: “Ti ricordi quando siamo arrivati là al castello che io ti ho mandato a dormire perché ti volevo bene e volevo che tu fossi tranquillo, io la prima notte ho lottato con un drago, ho rischiato proprio di essere ucciso però non potevo parlare perché chi sa e svelerà pietra di marmo diventerà” ed è diventato di marmo fin qui… ma Bel Pom “No! Per carità, per carità!”, e l’altro “E no adesso io dico tutto.  La terza sera quando è arrivato un serpente con diverse teste io ho lottato con tutte le mie forze e con la mia spada potente l’ho ucciso. Ma chi sa e svelerà pietra di marmo diventerà.”. Ed è diventato marmo fin qui. “ Oh no Scorza sta zitto per carità io ti credo, cosa ho fatto sei mio amico!”. Ma quello niente, “No non mi hai creduto e io parlo fino in fondo, io non avrei mai parlato ma tu non mi hai creduto e adesso devo dire tutto!”, e allora gli racconta la terza sera quando ha battuto il più potente ed è diventato tutto di marmo ma con un buco in testa, solo un buco. L’altro era disperato, “Ma cosa ho fatto!”, la regina e la mamma di lui “Oh povero figlio! Tu non hai creduto!”. Allora è passato un po’ di tempo e la Bella Rosin ha comprato un bambino. Bel Pomo voleva molto bene al bambino ma era sempre disperato nel vedere l’amico lì, un monumento in mezzo al cortile. “Ma se io sapessi cosa fare!”, ha chiamato dei maghi ed è andato dappertutto per sapere cosa poteva fare per far ritornare in vita il suo amico. Allora un giorno si è presentato un mago che gli ha detto: “Ci sarebbe una cosa sola, ma una cosa che tu naturalmente non fai: ammazzare il tuo bambino, prendere il suo sangue e buttarlo nel buco”. ”Certo che è una cosa terribile ma il mio amico ha fatto di tutto per me e io lo faccio”. E allora è andato in mezzo al cortile, ha preso un coltello ed era lì per ammazzare il bambino e nel mentre il marmo è crollato. Perché lui l’atto lo faceva di ammazzare suo figlio… allora loro hanno fatto tante feste chè lui era di nuovo vivo, l’altro era felice con suo figlio e la Bella Rosin e la storia è finita.

Filastrocca:

‘na volta j era un re
bufet biscot e minè
a la via il musei d’or
mifor biscot e minor
ma n’ dì stu musei d’or
mifor biscot e minor
a l’è scapà in tel camp (è scappato nel campo)
mifor biscot e minan
alura il re a l’ha fat butè ‘na grija (che sarebbe una cinta)
bufija biscot e minija
e cul che pasava in tel camp
c’ha truvava l’usel d’or
bifor biscot e minor
il re i dasija sua fija
bufija biscot e minija
el ciabatin (che sarebbe il calzolaio)
bufin biscot e minin
a l’è pasà in tel camp
bufor biscot e minan
ha l’ha trovà l’usel d’or
mifor biscot e minor
l’è andà dal re – cerea sur re!-
bufet biscot e minè
mi sun pasà in tel camp
a l’hai truvà l’usel d’or
mifor biscot e minor
ades ch’andaga sua fija
bufija biscot e minija
va via brut ciabatin
ch’et pianto doi calch’ in tal sostin
bufin biscot e minin
(va via brutto ciabattino che ti do due calci nel sedere!)

Leggenda sulla nascita della rocca di Cavour:

Un giorno è passato un angelo e guardava che il paese era triste, non aveva montagne, non aveva niente, e allora ha lasciato cadere una specie di popò dicevano una volta e allora si è allargata la rocca, dicevano quello, che è stato un angelo e così è arrivata la rocca

Signor Pasquale Musso, anni 89 – Cavour (TO) - Contadino


Leggende sulla Rocca:

Lì c’era la leggenda sul diavolo, quel diavolo aveva fatto una sfida, che non ricordo bene, ma nella leggenda c’erano dei bue d’oro che erano stati… ecco è quella lì che il diavolo  aveva fatto una promessa…e c’erano quei bue d’oro in palio che poi allora la scommessa è andata male e i bue sono spariti, sono giù nella rocca ecco, perché diciamo il “Pertug del Diavul”, sarebbe il pertugio del diavolo, … poi lì facevano delle sedute… quello lì lo ricordo ancora io quando c’erano degli anziani e lì c’era proprio vicino il pertug del diavul, facevano delle sedute spiritiche sa? Che invocavano… E lì c’era qualcosa che poi mi ricordo che ci sono ancora i nipoti di quei nonni lì… che quando è arrivato lì vicino è comparso qualche cosa di strano e allora sono fuggiti sulla rocca …. Gli uncini del diavolo sono proprio incisi sulla roccia… mentre il pertugio del diavolo è un buco che c’è dietro la rocca, dove il diavolo si rifugiava un po’ poi usciva e dominava un po’, era proprio il suo dominio, il terrore della rocca a quei tempi…

Delle leggende ce n’erano diverse… quando i contadini vivevano lì avevano ciascuno il proprio “superstizione”, si chiama così… e secondo le giornate certe mattine c’era qualche segno un po’ particolare che indicava qualche segno di strano… perché una volta ci davano tanto peso sa? A quelle usanze…

Le masche – albero:

Ai tempi proprio della mia gioventù qui le masche erano strane però io mi ricordo che ci davano proprio veramente fastidio sa? E comparivano perché erano dei fatti strani che comparivano sa sugli alberi … quello lì è autentico che comparivano… di notte comparivano questi strani e lasciavano dei segni anche qui sulla rocca c’erano dei posti che lasciavano dei segni quando comparivano… lì c’era un prato davanti proprio alla rocca che una sera sentivano lì vicini dei suoni strani, suoni melodiosi, ma tanti tanto, e allora sono usciti, quell’uomo lì me l’aveva proprio raccontato lui, era anziano dell’età di mio papà, io ero ragazzino, e il cane abbaiava è uscito dall’aia… poi non hanno avuto il coraggio di andare a vedere e lì il mattino  dopo sono andati a vedere in mezzo al prato c’era stata una grande pista nell’erba, come fosse una piazza…come se avessero fatto un balletto lì…

E poi sugli alberi quando passavano, c’era un alberato forse, e avevano paura la gente a passare in quel viale lì, sentivano delle voci un po’ strane, e le chiamavano le masche, quello lì era molto presente e gli davano proprio peso…

La dama bianca:

La dama bianca che poi si diceva che era un cavallino, una cavallina che era in giro ed erano riusciti a recuperarla e chiuderla poi in una stalla che poi era diventata una signorina molto elegante, la dama bianca, sarebbe stata una cavallina secondo la leggenda uscita da una stalla sola, uscita allo sbaraglio, questa era una bella cavallina e riusciti a recuperarla, a prenderla e a portarla in una stalla e all’indomani quella lì all’indomani la cavallina era una donna…

Le masche:

Ma quella lì delle masche erano segnali strani, molto di queste zone, specialmente dei grandi parchi c’erano una villa con grandi parchi e allora lì dicevano che sentivano sovente urli e voci strani, la gente non usciva di notte in quelle zone…

I fatti strani sono delle masche, le streghe, erano stati stregati… a quei tempi lì erano indemoniati come lo sono ancora oggi sa? Erano strani ed erano indemoniati, anche le donne che facevano un po’ le chiromanti, ce n’era due o tre anche allora, forse ce n’è ancora una adesso che fa un po’…

Usanze contadine:

Quando si faceva la veglia nelle stalle di notte si facevano quegli indovinelli difficili…

La diava significa passare una serata in una famiglia in una stalla che era calda e poi le ragazze non uscivano, e allora i ragazzi andavano lì con la famiglia sempre presente, era anche bello perché non c’era altre cose però eran quegli indovinelli lì che erano interessanti perché poi alle volte erano difficili e si passava tutta la sera a cercare di risolverli, erano anche interessanti… e poi si rideva e si passava il tempo a pancia piena, poi c’era la penitenza per chi non riusciva a risolvere il suo indovinello… serate belle per quei tempi lì…

La grotta sulla Rocca:

Una leggenda… si diceva che viveva lì ma sa…la grotta di Peiretti, la grotta di madama Peret che era una signora un po’ strana, e si diceva, quella lì è una masca, poi non so che fine abbia fatto quella donna lì, perché a quei tempi, parlo di 70 anni fa, sulla rocca c’erano tante tante leggende che ora non ricordo…

Signor Franco Morina, anni 55 circa – Cavour (TO) – Segretario della Proloco di Cavour

Un proverbio cavourese:

Allora il detto – Gli asu ad Cavour as lau du laur – (più o meno) – cioè adesso è vista come una presa in giro, però quel detto ha un origine, che non era poi così stupido perché adesso si intende “asu ad Cavour” che uno è un po’ somaro, anzi veramente dicono Cavour vase d’bagnol gnanca l’diavul ch’al vol…però l’origine degli asu ad Cavour è dovuto al fatto che non so dirvi l’epoca ma ai tempi del marchesato di Saluzzo, a Cavour c’era un allevamento di asini che era molto rinomato, tant’è che lo portavano al mercato di Saluzzo e se la provenienza era dell’allevamento di Cavour non aveva bisogno né di pedigree né niente perché era sicuro che era un asino valido, ma asino intendo proprio come somaro, animale da lavoro.

C’è anche la questione dei RASATA’ ad Cavour, che in piemontese vuol dire “bruciato”, perché Cavour era una terra bruciata per due o tre motivi: intanto Cavour era stata bruciata tre volte, una volta al tempo dei romani ecc… poi però c’era il problema dell’acqua, a Cavour non c’era l’acqua perché il Pellice andava a finire nella zona del Rio Secco, non passava di qui e andava giù verso il Po ma aveva una percorrenza dall’altra parte e qui Cavour non aveva acqua, tant’è che poi sono stati costruiti i due canali, che sono artificiali, uno che è chiamato il canale dei Mulini. Allora quelli di Cavour venivano chiamati Rasatà perché erano poveracci che non avevano l’acqua.

   I.
Cavour a l'é desviasse
Al'ha cessà 'd ronfè;
E st'an l'è desgagiasse
A  fè 'n gran Carlevè!
Caoreis, lassè da banda
I crussi, guai, sagrin;
Giandoja lo comanda
Che i vadi a fevla bin!
   II.
Chi ai piaso le baldorie
Che as fan 'n costi dì,
Ch'a conta nen 'd storie,
Ch'a vena bele sì,
Che sì 's desmentia fina
Vanoni che an veul bin,
E 'l pressi dla bensina
Ch'a costa pì che 'l vin!
   III.
Cavour, con la soa Roca
E l'acqua mineral
(adess an je 'n pò poca)
A smiava n'ospidal;
Adess 'nvece a cria:
Contacc e bosaron,
Se i veuli l'alegria
Mi n'hai 'n bel baron!
 
Viva Cavour,
Viva 'l rabel;
Le mascarade
Lo rendo pì bel.
Viva 'l rabel,
viva Cavour;
Le ravanade
Fan sté 'd bon imor!
 
[Continua]

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