Ed ecco, quindi, che il bue diviene protagonista di leggende, tradizioni, rappresentazioni scultoree ed effigi monetarie, oltre che ad essere ricordato nei cognomi locali (come, ad esempio, Bove e Vacca) e nei nomi di alcuni paesi (Torella del Sannio e Toro).
Tra le leggende non possiamo non citare una delle più famose, quella del Re Bove. Questi s'era innamorato perdutamente di una sua congiunta (c'è chi parla di una sorella e chi, invece, di una figlia) e, per poterla sposare, scomodò nientemeno che il Papa ed il demonio in persona!
In "Notizie historiche della terra di Ferrazzano" di Francesco De Sanctis (1699) leggiamo che:
[...] da vecchi Cittadini, così di Ferrazzano, come di altre convicine Terre è percorsa sempre voce, che un certo Re Bove avesse edificato sette Chiese nella nostra Provincia, e che una riguardasse l'altra, e tutte dedicate alla Gran Madre di Dio; la prima sarebbe quella nel Feudo di Monteverde della giurisdizione della Terra di Mirabello, la seconda la nostra di Ferrazzano, la terza la Collegiata di S. Lonardo in Campobasso, la quarta Santa Maria della Terra di Cercemagiore, la quinta Santa Maria detta della strada della Terra dell'Amadrice, la sesta il Duomo della Catedrale della Volturara, e della settima non hò notizia; e tutte sono di una medesima costruttura, cioè le mura esteriori con pietre lavorate a scalpello: nella cima, ed in altri luoghi rilevano alcune teste di Bue, da cui è nata la mentovata tradizione, che il Re Bove me sia stato il fondatore ingiontole per penitenza spirituale dal Papa per la dispenza ottenuta di potersi sposare una congiunta in moglie.[...]
Il Papa avrebbe pertanto chiesto al Re di edificare sette chiese in una sola notte: solo allora gli avrebbe accordato il matrimonio tanto desiderato. Il monarca, disposto a tutto pur di raggiungere il proprio obiettivo, chiese quindi l'aiuto del diavolo promettendogli la propria anima in cambio. L'uomo e l'essere infernale trascorsero l'intera notte edificando chiese con i massi che il demonio gli trasportava direttamente dai monti circostanti e, al sopraggiungere dell'alba, prima ancora di aver ultimato la chiesa di Santa Maria della Strada, il Re Bove iniziò a pentirsi del patto sacrilego e chiese a Dio il perdono e la grazia. Si può immaginare la reazione del diavolo: accecato dall'ira scagliò un grosso masso contro il campanile della chiesa nel tentativo di distruggerla. Miracolosamente la roccia cambiò traiettoria e cadde conficcandosi nel terreno antistante il piazzale. Ed è ancora lì, dopo tutti questi secoli: la gente del posto lo chiama "il masso del diavolo".
Come il sopra citato De Sanctis afferma, però, non vi sono prove certe in relazione a questa leggenda:
[...] Però di consimil nome nè dentro, nè fuori d'Italia si legge nell'Istorie esservi giammai stato Regnante, che appellassesi Re Bove, se non se il favoloso Bove d'Antona nei Romanzi di Francia. Onde per accertarne il vero fondatore è d'uopo riunire tutte quelle notizie più veridiche che vi siano per render vera la Tradizione. Ed in primo luogo scorgesi allato del soprarco della porta maggiore della nostra Chiesa vers'occidente una pietra, in cui vi è scolpito l'anno 1005., e nell'Architrave di pietra vi è una iscrizione, di cui appena ne rilevano alcune lettere mentre da mano maligna, ed invidiosa furtivamente di notte fu fatta scancellare, come si è in altro luogo riferito.[...]
[...] Dal Rever. D. Lonardo Faicchia Arciprete della Volturara nell'anno 1695. vennemi similmente avvisato, esservi la medesima Tradizione in essa Città, che 'l fondatore del Duomo di quella Catedrale ne fosse stato il Re Bove, e che nel frontespizio di esso verso l'occaso, dove sta la porta maggiore vi sia una testa di Bue, e nel muro verso levante dentro la porta del Cimitero in mezzo di esso, vi sia una pietra che poco differisca dal marmo in cui vi siano scolpite queste Note con lettere maiuscole Consalvo. E che costui fosse Capitano del mentovato Re Bove, essendo così la commune tradizione di quei Cittadini. [...]
Franco Valente, architetto ed autore di diversi articoli e volumi di stampo storico ed artistico, racconta che, alla fine del Seicento, un canonico di Ferrazzano recatosi a Santa Maria della Strada (nell'attuale Matrice in provincia di Campobasso) fu particolarmente colpito dall'epitaffio scolpito in lettere gotiche su una tomba. Oggi sappiamo che tale epitaffio inizia con la parola "HOC" ma il canonico la tradusse come "BOA", dando così vita alla leggenda del Re Bove così come oggi la conosciamo.
Di particolare interesse a Santa Maria della Strada sono la facciata della chiesa, sulla quale sono ripetute più volte immagini bovine - quasi si trattasse di una "firma" del suo costruttore - ed un capitello collocato a destra del pulpito, sul quale sono rappresentate quattro misteriose figure. Una di queste rappresenta un basilisco, la cui lunga coda s'attorciglia ad un uomo il quale cerca di liberarsene aiutandosi con una roncola (strumento che rimanda all'economia contadina del luogo). Dobbiamo ricordare che nella tradizione iconografica cristiana il basilisco rappresenta il demonio, pertanto ci troviamo di fronte alla sintesi della lotta tra il bene ed il male. Nelle altre tre facce del capitello notiamo inoltre un re, una giovane donna ed uno strano cammello. Se è quasi scontato dare un significato alle due figure umane, a che cosa si riferirà invece quella animale? Nei libri profetici della Bibbia, i cammelli vengono menzionati nelle descrizioni delle città abbandonate da Dio. Dal IV secolo in poi, inoltre, il cammello veniva inoltre utilizzato per rappresentare la corruzione e la ricchezza, come indica Maria Raffaella Menna in "Magi e cammelli a Bisanzio". Alla luce di queste considerazioni ipotizzo (e lungi da me la pretesa d'averci visto giusto) che il capitello possa rappresentare il movente della nostra leggenda: il Re Bove, la fanciulla di cui s'era innamorato, l'abbandono alla corruzione (e, quindi, l'allontanamento dalla "retta via") e lo scontro finale tra il bene ed il male.
Per un maggiore approfondimento su Santa Maria della Strada vi rimando a questa pagina perchè le curiosità iconografiche non finiscono qui, anzi...
© Monica Taddia
Foto tratte da www.centrostoricocb.it - www.francovalente.it
bello
RispondiEliminaAnche se non vi sono prove certe, le leggende sono sempre affascinanti. Molto bello questo tuo articolo
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