lunedì 28 marzo 2016

Conchiglie e campane mute nella tradizione piemontese

Antichi riti pagani primaverili si fondono con la liturgia pasquale cristiana. Questo è quanto accade in gran parte del Piemonte ed in alcune zone della Liguria e della Francia in occasione della Settimana Santa.

Nelle Langhe il periodo che va dal Mercoledì al Venerdì Santo viene chiamato "Le Tenebre". Sono i giorni in cui non si deve cantare, ballare o far schiamazzi, cupo momento in cui si rammenta la morte del Cristo e le campane, in segno di lutto, vengono lasciate mute - così come i campanelli durante la messa - ed ogni tipo di paramento religioso viene coperto da drappi viola.


In alcune zone del cuneese, come Cortemilia e Santo Stefano di Roero, e nel vercellese (ad esempio a Crescentino) era usanza, per i giovani del luogo, girovagare per il paese suonando all'interno di grosse conchiglie per annunciare il mezzogiorno.
Tutt'ora a Castagnito (Cn), il mezzogiorno del Sabato Santo, suonatori di conchiglie e raganelle si riuniscono sul belvedere di Castelverde per eseguire l'antico rituale: otterranno risposta dagli abitanti di Castellinaldo e Guarene.

Di queste conchiglie se ne possedeva una per ogni casa ed erano tramandate di padre in figlio, per generazioni. Utilizzate esclusivamente nel periodo della Settimana Santa o in occasione di disgrazie, vengono chiamate col nome patois di lumàssess. Pare che le prime siano arrivate nientemeno che dalla Savoia attraverso le vie del sale provenzali. In italiano sono indicate coi nomi di buccina, tromba marina e tritone ma sono scientificamente conosciute come Charonia Lampas e Charonia Tritonis: per utilizzarle ne viene rotta la punta in modo da potervi soffiar dentro e produrre il tipico suono dalle lugubri sfumature.
Tali conchiglie si ritrovano anche nel folklore della Lunigiana, associate non alla liturgia pasquale bensì alle celebrazioni dei matrimoni di vedovi o persone anziane.

Sino a non molti anni fa a Balme (To) la sera del Giovedì Santo aveva luogo la Festa dìi Djudè (Festa dei Giudei), ribattezzata in tempi più recenti "Alà a sounaìia".
Si trattava di una chiassosa processione durante la quale i vicoli del paese venivano letteralmente invasi da uomini "armati" di conchiglie, corna di caprone e campanacci. Questo frastuono voleva essere l'opposto della musicalità divina e, quindi, rappresentazione sonora delle potenze diaboliche trionfanti per la morte del Figlio di Dio.
Fino a metà degli anni Trenta del secolo scorso la processione giungeva fino all'interno della chiesa ove, al momento della lettura evangelica relativa alla Passione di Cristo del Giovedì Santo, venivano suonate le conchiglie. Rito che venne proibito quando il sacerdote si accorse che suddette conchiglie venivano riempite di vino e magistralmente svuotate durante la messa.

Anche a Sinio (Cn) i suonatori di conchiglie e raganelle avevano l'accesso alla chiesa, ma solo al termine della messa serale del Venerdì Santo. Un gruppo di giovani rimaneva in attesa sul sagrato fin quando il sacerdote, dopo aver spento tutte le candele, usciva a chiamarli. Ecco che, allora, i ragazzi entravano e, per una decina di minuti, compivano il loro angosciante concerto. Anche questa usanza, purtroppo, è andata perduta.

E se nel duomo di Chieri (To), durante la Settimana Santa il richiamo delle campane è stato per lungo tempo sostituito con quello di una grande conchiglia, nelle Langhe la benedizione dell'ostia era accompagnata dal suono di bàttole e raganelle.
I suonatori di conchiglie facevano la loro apparizione il Sabato Santo quando, a mezzogiorno, partendo dalle chiese costeggianti il crinale delle Langhe, giungevano sino al punto più alto del paese annunciando così che il momento della resurrezione era vicino.

In tutta Europa le conchiglie sono state utilizzate per lunghissimo tempo all'interno di riti pagani, in special modo cerimonie legati a fertilità, nascita e rinascita. Suonare, quindi, la conchiglia in una simile occasione non è soltanto simbolo di cupezza e dolore ma è anche un modo per ricordare - seppur attraverso retaggi ancestrali - la rinascita del Cristo Salvatore, l'inizio di nuova vita ed una delle tappe più importanti della ruota dell'anno: il ritorno della primavera.


© Monica Taddia 
Foto di Laura Cerruti

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