domenica 16 agosto 2015

Il ciarlatano

Quando parliamo di una persona che, più o meno palesemente, tende a raccontare bugie allo scopo d'imbrogliare il prossimo, siamo soliti dire che si tratta d'un vero e proprio ciarlatano
E' l'imbroglione, il truffatore, il venditore di "aria fritta".
Il termine deriva dalla probabile commistione tra la parola "ciarla" (chiacchera) e "cerretano", l'abitante di Cerreto, il paese umbro da cui, nel Medioevo, provenivano medici girovaghi che, nella maggior parte dei casi, s'occupavano dell'estrazione dei denti e vendevano rimedi come unguenti, balsami e medicamenti spacciati per miracolosi. S'avvalevano, inoltre, di antidoti contro i veleni iniettati da serpenti e ragni.
Citando lo storico Cipriano Piccolpasso: "Essercitano questi huomini d'andar per il mondo vendendo il zafferame et pepe et altre spetiarie, coralli come anco una certa sorte d'herba che chiamano corallina, qual ridotta in polvere vendono per dare ai putti per scacciar i vermi della quale quel colle è tutto pieno et abondante. Vero è che ai nostri tempi i medici non l'approvano ne lodano et però è mancata assai di credito." Inoltre "ardiscon dare, e applicar medicine, pillole, polveri, elettuarj, untioni, empiastri, et altre cose a poveri infermi oltre al volergli curare con ferri a guisa di cerusici non havendo di cio' pratica alcuna". (Cit. da "Le piante e i ritratti delle città e terre dell'Umbria sottoposte al governo di Perugia", 1565)
In realtà la corallina è un'alga che cresce sulle rocce marine. Molto probabile, quindi, che i ciarlatani utilizzassero una pianta locale che veniva poi spacciata come tale in modo da essere venduta più facilmente e a prezzo superiore al dovuto.
Grazie alle proprie capacità oratorie, intrattenevano il pubblico delle piazze di cui catturavano l'attenzione salendo in piedi su sgabelli che recavano con sè (da qui deriverà anche il termine di saltimbanco) o avvalendosi di forti richiami quali la presenza di giocolieri, danzatori, incantatori di serpenti.
Nel Trecento a Cerreto era stata data facoltà agli abitanti, tramite una bolla papale, di questuare per ricostruire ospedali e attrezzature andate in rovina a causa della cosiddetta Peste Nera, avvenuta tra il 1347 e il 1351 circa. Suddette questue non dovevano però essere mero accattonaggio, bensì il ricavato dalle vendite di piante medicinali o cure mediche essenziali che venivano effettuate in strada, allo stremo delle condizioni igieniche. Va da sè che molti se ne approfittarono ed iniziarono a tenersi in tasca il denaro senza troppi scrupoli.
Pare che i ciarlatani utilizzassero un proprio linguaggio, sconosciuto ai più, in modo da poter parlare liberamente tra di loro senza venire compresi da quelli che avrebbero subito la truffa prestabilita.
La situazione iniziava a precipitare; a discapito della cattiva fama dei cerretani, Teseo Pini scrisse tra il 1484 e il 1486 il trattato "Speculum Cerretanorum", ove ne venivano descritte le "fallacie, trappole ed imbrogli". 
Anche Flavio Biondo, all'incirca nello stesso periodo, nella sua "Italia illustrata" rappresenta i cerretani come  "dediti a disonesto guadagno".
Papa Innocenzo VIII, indignato da questo comportamento, nel 1487 mandò Bernardino da Feltre ad intraprendere una missione contro i cerretani, di modo che superstizioni e menzogne venissero debellate completamente. 
Il mestiere venne proibito in maniera definitiva dal collegio dei Medici di Perugia nel 1557.

In tempi recenti a Cerreto di Spoleto è nata la Sagra del Ciarlatano, una manifestazione folkloristica che si tiene nel mese di agosto. Qui, attraverso conferenze, rappresentazioni teatrali, mostre tematiche e degustazione di piatti tipici, viene fatta rivivere la figura del ciarlatano al quale è dedicato addirittura un Museo


© Monica Taddia
Immagine: Il ciarlatano - Giambattista Tiepolo

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