lunedì 28 ottobre 2013

I monti del Cilento tra fate, streghe, angeli e divinità - parte1

Il Cilento è una regione ricca di fascino collocata nella Campania meridionale. Parchi, boschi e fiumi si inerpicano tra le vette del Subappennino Lucano, scendendo poi fino al mare nel quale Ulisse avrebbe affrontato il pericoloso canto delle sirene. 
E' proprio tra i monti del Cilento che da secoli si combatte una silenziosa battaglia tra il bene ed il male, le cui sedi sono il Monte Sacro (o Gelbison) ed il Monte Cervati.
Monte Sacro è il quarto più alto del Cilento: con la sua altezza di 1705 metri s.l.m. è conosciuto già da tempi antichissimi. I saraceni lo battezzarono Gebel-el-son (dall'arabo, appunto, "monte dell'idolo") poichè sulla cima era stato costruito un tempio pagano legato al culto che gli Enotri ebbero per una dea locale, identificiata col tempo come la greca Hera. Sulle fondamenta di questo tempio è stato costruito il Santuario della Madonna del Monte Sacro di Novi Velia. Il monaco celestino Bernardo Conti nel suo libro "Storia e miracoli della Beata Vergine del Monte Sacro di Novi" racconta di come gli abitanti di Novi Velia necessitassero un luogo in cui venerare la Madonna ma non riuscissero mai nella cotruzione di un tempio a lei dedicato. Infatti, ogni volta che iniziavano i lavori, durante la notte qualcuno distruggeva il loro operaro. Decisero così di organizzare una ronda davanti ai lavori, di notte, in modo da poter scoprire chi fosse il fautore di questo insano gesto. Portarono con loro un agnello con la decisione di mangiarlo durante la nottata, ma questo scappò proprio poco prima di essere ucciso, conducendo i suoi affamati inseguitori davanti all'entrata di una grotta ostruita da un muro. All'interno della grotta si trovava un'immagine dedicata alla Madonna: un segno divino? Probabilmente si, perchè decisero di costruire proprio lì il loro santuario e nessuno disturbò più i lavori. Quando giunse il vescovo a benedire il luogo, sempre secondo la testimonianza di Conti, una voce proveniente dal cielo disse "Questo luogo è santo ed è stato consacrato dagli Angeli". E' proprio per questo motivo che tutt'oggi si dice che Monte Sacro sia abitato dagli angeli.
Secondo altri, invece, la vetta del monte sarebbe popolata dalle fate. Si narra della fata Serina, una creatura bellissima che vivrebbe in uno splendido castello visibile, ma solo nelle notti di luna piena, addirittura dal largo delle coste. Serina è una fata che adora danzare e spesso, all'alba, qualcuno giura di averla vista danzare tra le vecchie colonne dei templi greci assieme agli spiriti di antichi guerrieri. Spesso si incontra nel Vallo di Diano con un'altra fata, Budrina, e danza assieme a lei per ore al suono di una melodia meravigliosa formata dall'orchestra degli alberi e delle piante del Vallo. Budrina viaggia su un carro di vento e vive tra il fiume Alento ed il Mingardo, collocazione che ricorda la sede dell'antico mito della sirena Leucosia.
Monte Cervati (o Cervato) è, al contrario, sede di streghe. Con i suoi 1898 metri s.l.m. è la cima più alta del Cilento e la sua cima, perennemente coperta di neve, è stata per secoli una riserva naturale di ghiaccio utilizzato per usi sia domestici che medici. Una vecchia leggenda, con una punta di ironia, narra che molto probabilmente sotto all'ultimo strato di ghiaccio della nevara, si trovi ancora la primissima neve caduta dai tempi della creazione. Sul monte vivono le janare, streghe dal volto umano ma con ali di avvoltoio ed artigli posti alle estremità di mani e piedi. La loro voce si confonde con i tuoni durante le tempeste.
Viveva tra loro, la più temibile, anche un'arci janara, una strega che non è solo serva delle forze del male, ma anche la figlia, nata dal rapporto tra una strega ed il diavolo stesso. Si dice che le arci janare fossero nate tutte sulle sponde del fiume Sabato, presso Benevento, e avessero dei poteri superiori rispetto a tutte le altre janare "comuni".
Durante la notte di San Giovanni le janare celebravano il sabba riunendosi sul monte: questo, secondo testimonianze popolari dell'epoca si trasformava in una vera e propria palla di fuoco. In realtà l'effetto era dovuto ai numerosi fuochi rituali che in quasi tutta Italia venivano accesi durante la notte del 24 giugno per celebrare antichi culti campestri.
Anche su questo monte si trova un bellissimo santuario, ma per saperne di più sulla leggenda della Madonna della Neve, vi rimando alla seconda parte dell'articolo che verrà pubblicata nei prossimi giorni ;)

©Monica Taddia 

Nella foto, una parete del Monte Gelbison

5 commenti:

  1. A dir poco stupendo. Interessantissimo!

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    1. grazie!!! contentissima io!! =) e aspetta di leggere la seconda parte... :D

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  2. La postazione di Leucosia era appunto a Licosa,che non ha niente a che vedere col Mingardo! Tuttalpiù potrebbe essere collocata tra Alento e Solofrone,ma è troppo dispersivo,visto che se ne conosce la collocazione : Punta Licosa,dove termina il golfo di Salerno! Diamo a Cesare ciò che è di Cesare per farore!

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  3. Complimenti, articolo molto interessante, di supporto ad alcune mie ricerche per la stesura di un romanzo.

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