“La notte, quando tutti dormivano, io chiamavo la morte. La chiamavo per 8, 10 volte; le dicevo che era bella, che volevo venisse a prendermi. Le parlavo da buone amiche,la imploravo, le promettevo che quando ero lassù, la aiutavo in tutto, le facevo da schiava. La dinoccolata, la scheletrita,la ladra, la spolpata consunta dai bachi: non venne, non volle venire. E’ la morte che ha paura di me: non mi vuole.”
Leonarda Cianciulli nasce nel 1893 a Montella, in provincia di Avellino. La sua vita non è certo segnata da quella che si puo' definire una "buona stella": la madre, Emilia di Nolfi, era stata rapita e stuprata da un compaesano e, essendo rimnasta incinta, costretta a sposare il suo carnefice: proprio per questo motivo i genitori di Leonarda non hanno un buon rapporto con lei. La madre, infatti, non fa che vedere in lei il ricordo del rapimento e dello stupro e tende ad allontanarla il più possibile da sè. Quando il padre di Leonarda viene a mancare Emilia si risposa e, con il nuovo compagno, da alla luce altri figli. Cio' fa si che la piccola Leonarda venga ancor più palesemente messa in secondo piano.
Leonarda Cianciulli nasce nel 1893 a Montella, in provincia di Avellino. La sua vita non è certo segnata da quella che si puo' definire una "buona stella": la madre, Emilia di Nolfi, era stata rapita e stuprata da un compaesano e, essendo rimnasta incinta, costretta a sposare il suo carnefice: proprio per questo motivo i genitori di Leonarda non hanno un buon rapporto con lei. La madre, infatti, non fa che vedere in lei il ricordo del rapimento e dello stupro e tende ad allontanarla il più possibile da sè. Quando il padre di Leonarda viene a mancare Emilia si risposa e, con il nuovo compagno, da alla luce altri figli. Cio' fa si che la piccola Leonarda venga ancor più palesemente messa in secondo piano.
In questo periodo della sua infanzia, Leonarda inizia a soffrire di attacchi epilettici ed incubi: tenta per ben due volte il suicidio. Così racconta nella sua autobiografia: “Ero una bambina debole e malaticcia, soffrivo di epilessia, ma i miei mi trattavano come un peso, non avevano per me le attenzioni che davano agli altri figli. La mamma mi odiava perché non aveva desiderato la mia nascita. Ero infelice e volevo morire. Cercai due volte di impiccarmi; una volta arrivarono in tempo a salvarmi e l'altra si spezzò la fune. La mamma mi fece capire che le dispiaceva di rivedermi viva. Una volta ingoiai due stecche del suo busto, sempre con l'intenzione di morire e mangiai dei cocci di vetro: non accadde nulla". Solamente l'inizio della scuola riesce a salvare la giovinetta, che comincia a frequentare non solo le coetanee ma anche ragazzi più maturi con i quali avrà esperienze che la renderanno popolare e degna di stima agli occhi delle compagne.
Si sposa nel 1914 con Raffaele Pansardi, impiegato statale, contro le aspettative della madre che, invece, aveva già accordi matrimoniali con un cugino da diverso tempo. Proprio per questo motivo, non solo non presenzia al matrimonio, ma nell'impeto della sua ira le scaglia una serie di maledizioni, augurandole una vita disgraziata ed infelice.
In gioventù, inoltre, pare che anche una zingara leggendole la mano le abbia detto: "Ti mariterai, avrai figliolanza, ma tutti moriranno i figli tuoi". Cosa che effettivamente, in parte, succede: di 12 gravidanze solamente quattro vanno a buon fine grazie all'aiuto di una "strega" del posto. Nascono così Giuseppe, Bernardo, Biagio e Norma.
Dopo il terremoto d'Irpinia del 1930, la famiglia si trasferisce al numero 11/A di Via Cavour a Correggio, in provincia di Reggio Emilia. Qui però iniziano a sorgere problemi che mettono in crisi il rapporto tra Leonarda e Raffaele: lui non è seriamente intenzionato a cercarsi un nuovo lavoro, preferendo trascorrere le sue giornate al bar, e Leonarda inizia ad arrabattarsi alla bell'e meglio prima commerciando in vestiti usati e poi dandosi alla lettura delle carte e alla chiromanzia. Questo secondo lavoro, in realtà, inizia a farle far fortuna in modo vertiginoso: dopo diverso tempo (e dopo il risarcimento statale devoluto a coloro che avevano perso la loro casa durante il terremoto) riesce a comprarsi una nuova casa, permettendosi addirittura una governante.
E' proprio in questo periodo, però, che in lei si risvegliano i vecchi incubi di quando era bambina: la guerra è vicina e inizia a temere di perdere il suo figlio maggiore, Giuseppe. E se fosse stato chiamato per combattere al fronte? Così una notte le appare in sogno la Madonna con un bambino nero in braccio, la quale le dice che per salvare i suoi quattro figli e scampare la profezia della zingara, deve uccidere a mo' di sacrificio altrettante persone. E Leonarda sa già da chi cominciare: si tratta di tre delle sue più care amiche, che spesso si recano a casa sua per la lettura delle carte.
La prima vittima è Faustina Setti, una zitella di settant'anni che si confida spesso con l'amica chiedendo a lei e alle sue carte se riuscirà mai a trovare l'amore. Ebbene, un giorno Leonarda le rivela una sorpresa inaspettata: un distinto signore di Pola sarebbe interessato a conoscerla e sposarla per portarla a casa sua. Le consiglia, però, per non farsi trovare a mani vuote, di vendere tutte le sue proprietà (casa, mobili e terreno) e di tornare a trovarla in data stabilita, quando cioè questo fantomatico signore di Pola sarebbe venuto a prenderla. E, inoltre, le ricorda di non dire nulla a nessuno, per evitare le invidie altrui. Il 18 dicembre del 1839 Faustina si reca da Leonarda, la quale le propone di scrivere una lettera che avrebbe poi inviato da Pola alle sue amiche per informarle del lieto evento. E' nel momento in cui Faustina si ferma per rileggere la lettera che Leonarda si avventa su di lei con un'ascia uccidendola e riducendola a pezzi. "...gettai i pezzi nella pentola, aggiunsi sette chilogrammi di soda caustica, che avevo comprato per fare il sapone, e rimescolai il tutto finché il corpo sezionato si sciolse in una poltiglia scura e vischiosa con la quale riempii alcuni secchi, che vuotai in un vicino pozzo nero. Quanto al sangue del catino, aspettai che si coagulasse, lo feci seccare al forno lo macinai e lo mescolai con farina, zucchero, cioccolato, latte e uova, oltre a un poco di margarina, impastando il tutto. Feci una grande quantità di pasticcini croccanti e li servii alle signore che venivano in visita, ma ne mangiammo anche Giuseppe e io". Il giorno dopo, Leonarda chiede a Giuseppe di andare a spedire alcune lettere...
Il fatto che Leonarda abbia dato da mangiare ai suoi figli biscotti fatti con il sangue delle vittime, ricorda il mito di Teti, la quale salvò la vita alla sua progenie bagnandola nelle acque del fiume Stige. Allo stesso modo la Cianciulli ha desiderato far si che il sangue versato dalle tre donne entrasse nel corpo dei figli per renderli immortali.
La seconda vittima, qualche tempo dopo, è Francesca Soavi, un'altra donna senza famiglia che lavora in un asilo da lei creato nella propria abitazione. Leonarda le dice di avere dei contatti con un parroco di Piacenza che ha bisogno urgentemente di una insegnante affidabile per la sua struttura. Occorre però partire subito: giusto il tempo di scrivere una lettera ai parenti e agli amici che vivono lontani, in modo da informarli dell'avvenuta assunzione e del nuovo cambio di residenza. Inoltre, essendo l'affare di massima urgenza, le chiede di firmare un documento per il quale tutti i beni immobili in suo possesso vengono affidati a Leonarda: sarà lei poi a venderli e farne avere il ricavato a Francesca una volta ragiunta la città di Piacenza. Come accaduto a Faustina, mentre Francesca sta rileggendo la lettera, Leonarda le si avvicina con la scure, uccidendola e facendola a pezzi. Anche in questo caso i pezzi più grandi verranno gettati nel pentolone con la soda caustica e il sangue verrà usato per impastare i biscotti. A causa della stazza di Francesca, non riesce però a disfarsi completamente di tutti i pezzi del cadavere, così affida al figlio maggiore Giuseppe un sacchetto contenente la testa di lei e chiedendogli di farlo sparire alla svelta. Oltre, ovviamente, a domandargli di spedire per lei alcune lettere il giorno seguente.
La terza vittima si chiama Virginia Cacioppo, 59 anni, ex cantante lirica. Leonarda la informa che il direttore di un teatro prestigioso di Firenze sta cercando una segretaria: le consiglia quindi di vendere tutti i propri beni e recarsi appena possibile a Firenze. E così, il giorno in cui Virginia si reca dall'amica e scrive la fantomatica lettera, viene uccisa esattamente come le altre due donne. Con una variante: Virginia è una signora talmente robusta che, per non sprecare tutto quel grasso, Leonarda decide di farne delle saponette e delle candele per regalarle ad amiche e conoscenti.
Questa volta però qualcosa non è andato secondo i piani: Virginia non ha ascoltato i consigli di Leonarda ed ha avvisato la cugina, che vive a Napoli, del suo prossimo trasferimento a Firenze. Quando però la cugina comincia a non avere più notizie inizia a sospettare qualcosa e si reca a Correggio per capire cosa sia successo, dal momento che il teatro in cui avrebbe dovuto lavorare Virginia risulta essere inesistente e non ci sono tracce di lei nè a Firenze nè altrove. Si rivolge al maresciallo di Correggio che, però, non si cura di nulla, dal momento che si, ha sentito parlare di Leonarda, conosce la sua fama come fattucchiera, ma non crede che abbia a che fare negativamente con tutta questa storia. Dopo essere riuscita a rintracciare parenti ed amici delle altre due donne scomparse, si reca al comando dei carabinieri di Reggio Emilia dove viene finalmente ascoltata e, di conseguenza, scattano le indagini.
Leonarda viene messa alle strette dalle forze dell'ordine, ma continua a negare qualsiasi cosa. I carabinieri allora interrogano il figlio Giuseppe che, impaurito, dichiara di essere stato lui a spedire le lettere delle vittime dopo la loro morte. Viene allora arrestato, ed è proprio questo che spinge Leonarda a confessare la verità, raccontando per filo e per segno tutto cio' che è accaduto e dichiarando assolutamente innocente il figlio. Tuttavia il giudice che si occupa del caso non è convinto che abbia agito da sola e così entrambi vengono condannati. "Mio figlio è innocente: torturatemi, fatemi a pezzi se volete, ma io ripeterò fino alla morte che ho fatto tutto da sola.. Giuseppe è innocente, sono io il mostro, io la saponificatrice, io la strega. Mettetemi in croce se pensate che questo serva a ristabilire la giustizia, ma risparmiate un innocente, quel figlio per la cui salvezza ho fatto tutto questo!". Queste sono le sue grida di dolore rivolte al giudice in tribunale durante il processo che, gli abitanti del luogo, hanno descritto addirittura come "affatturato".
Viene perquisita la casa e vengono trovati resti umani all'interno del pozzo nero, oltre ad alcune ossa in solaio. Oltretutto appaiono due nuovi nomi all'interno del processo: quello di Abelardo Spennabilli (che pare sia l'amante, oltre che il confidente, della donna)e don Frattini (Economo della Diocesi) al quale sarebbero capitati tra le mani i titoli della defunta Cacioppo. Tutti i beni delle vittime erano stati infatti venduti o girati (nel caso dei buoni del tesoro) direttamente da Leonarda, aiutata nella maggior parte delle volte dal fido Abelardo.
Leonarda viene condannata a 30 anni di reclusione per omicidio premeditato ed occultamento di cadavere, mentre Giuseppe, dopo 5 anni, viene scagionato per mancanza di prove. In carcere la donna si dedica alla scrittura di un memoriale sulla propria vita, che intitola "Confessioni di un'anima amareggiata": 700 pagine in cui narra non solo le difficoltà subite nel corso della sua esistenza ma affronta anche, con la stessa fredda minuzia con cui li ha compiuti, i propri omicidi. Si è, così, avverata la seconda profezia della zingara che, oltre alla perdita dei figli, le aveva letto: "Vedo nella tua mano destra il carcere, nella sinistra il manicomio".
Muore il 15 ottobre del 1970, nel manicomio criminale di Pozzuoli, a causa di un ictus cerebrale. Alla sua storia si ispirano il film "Gran Bollito" di Bolognini, lo spettacolo teatrale "Amore E Magia Nella Cucina Di Mamma" della Wertmuller e la canzone "Cianciulli balla" della band AFA. Nel 2008 il regista Alessandro Quadretti ricostruisce attraverso gli atti del processo un documentario sulla vera storia della Saponificatrice di Correggio dal titolo: "La saponificatrice - Vita di Leonarda Cianculli".
Nel 2010 esce il libro "Leonarda Cianciulli. La saponificatrice. Nuove indagini e rivelazioni sul mostro di Correggio" a cura di Vincenzo Maria Mastronardi e Fabio Sanvitale. Pare infatti che, attraverso l'analisi del memoriale di Leonarda, ci sia qualche incongruenza. E se fosse stato scritto dai suoi avvocati difensori? La donna aveva solo la terza elementare... A questo link potete trovarne comunque alcuni estratti:
© Monica Taddia
Un ringraziamento a Rossella per l'aiuto nella stesura dell'articolo!
Fonti:
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