Una sera, aprendo la mail di Italia
Parallela, ci siamo imbattuti in una lettera che ci ha commossi tutti.
E' la storia di un padre, Mario, un fotografo professionista, che da
pochi mesi ha perso la sua figlia minore, a causa di un collasso
cardiorespiratorio. Ha voluto condividere con noi la sua esperienza,
raccontandoci una storia che assomiglia tanto ad una favola.
Mario è autistico, soffre della
sindrome di Asperger, e a causa di questa sua particolarità, in passato
ha avuto molti problemi nell'intregrarsi con gli altri. Nato in una
famiglia fortemente attaccata alle tradizioni del Sud Italia, fin da
piccolo ha un dono: quello di poter vedere piccoli frammenti del futuro e
comunicare con quelli che per lui sono molto più di semplici "amici
immaginari".
I genitori non vedono di buon occhio
questa sua particolarità e lo sottopongono ad un esorcismo, un
esperienza traumatica che lui stesso fatica a ricordare con precisione.
Da allora niente più visioni o premonizioni.... Finchè un giorno, anni
dopo, accade qualcosa che lo rimette in gioco.
La notte di Halloween nasce la sua
secondogenita Lene, una bimba di appena 900 grammi che quasi pare morta:
non respira, non piange... Ma all'improvviso inizia a gridare.
La madre Lucia ha un trauma
post-partum a causa del quale vuole tenesi lontana dalla bambina: è
convinta di aver dato alla luce un mostro.
E' così che Mario inizia a prendersi
cura in tutto e per tutto della bambina, allattandola artificialmente e
aiutandola ad avere il suo primo contatto con il mondo esterno.
Lene è una bambina speciale: tutti le
vogliono bene, tutti adorano questa creatura intelligente, curiosa e
dolcissima. Una donnina. Riesce a capire chi le sta intorno con una
semplicità disarmante.
Purtroppo un giorno a Mario viene
diagnosticata una tremenda malattia: un tumore alla mascella causato da
una mutazione genetica. La sua alterazione pare sia un fenomeno comune
ai cosidetti bambini indaco, e Mario, facendo il cosiddetto uno più uno,
si rende conto che tutti i doni avuti anni fa non erano solamente
frutto di casualità o elevata sensibilità. Scopre inoltre che questa
alterazione genetica è stata trasmessa anche a Lene ed alla primogenita
Denise.
Mario ricorda ancora l'ultima telefonata con la piccola Lene.
"Le chiedo di passarmi la mamma, lei viveva con la mamma durante i periodi di scuola e con me i week-end ed il resto dell'anno, Lene si arrabbia e mi dice: Perchè vuoi parlare con la mamma, hai tutto il tempo che vuoi per parlare con lei adesso stai ancora un pò con me... immagino, nella mia ingenuità che sia uno sfogo per problemi con le amichette o per problemi a scuola, ma non non c'è nulla di tutto questo, allora pazientemente le dico, Lene, non fare la stupidina passami la mamma, lei si arrabbia quasi e mi passa al telefono Lucia, la mamma, parliamo un paio di minuti e poi ritorno a parlare con Lene, ora Lene è piu calma, ma mi parla in maniera strana, e la sento molto triste, quasi come se non potesse piu rivedermi, come se quella fosse l'utlima telefonata ... la stessa notte alle 5,55 Lene entra in collasso cardiorespiratorio i suoi polmoncini si riempiono di liquido e muore annegata...."
"Le chiedo di passarmi la mamma, lei viveva con la mamma durante i periodi di scuola e con me i week-end ed il resto dell'anno, Lene si arrabbia e mi dice: Perchè vuoi parlare con la mamma, hai tutto il tempo che vuoi per parlare con lei adesso stai ancora un pò con me... immagino, nella mia ingenuità che sia uno sfogo per problemi con le amichette o per problemi a scuola, ma non non c'è nulla di tutto questo, allora pazientemente le dico, Lene, non fare la stupidina passami la mamma, lei si arrabbia quasi e mi passa al telefono Lucia, la mamma, parliamo un paio di minuti e poi ritorno a parlare con Lene, ora Lene è piu calma, ma mi parla in maniera strana, e la sento molto triste, quasi come se non potesse piu rivedermi, come se quella fosse l'utlima telefonata ... la stessa notte alle 5,55 Lene entra in collasso cardiorespiratorio i suoi polmoncini si riempiono di liquido e muore annegata...."
Possiamo immaginare il profondo dolore
di un padre alla perdita di una figlia di appena 11 anni. Leggendo la
sua mail mi cadono le lacrime sulla tastiera. Non si puo' rimanere
impassibili di fronte ad un simile avvenimento. Mi metto nei panni di
Mario, mi tremano le gambe. Durante il suo racconto ho vissuto gli
sguardi di Lene, ho sentito la sua risata, mi ha contagiata.
Un giorno, mentre Mario si trova in
fila dal dottore, la sua macchina fotografica del 1940 (che aveva con
se) scatta casualmente una foto. E quando quella foto viene sviluppata i
suoi occhi si riempiono di stupore. In translucido appare il volto di
Lene!
Questa è solo la prima di una serie
(casualissima) di foto in cui appare la sua bimba. Sono foto che hanno
un che di sconvolgente. In ognuna di esse, più o omeno nitidamente,
appare il volto di Lene.
In seguito, Mario viene contattato da
Alessandra Bertone, esperta di metafonia, ed assieme a lei riesce
addirittura a stabilire un contatto verbale con la piccola, la quale,
durante una seduta di metafonia, chiama distintamente il padre "Pii" e
"Pigna", i due soprannomi che lei gli aveva dato.
Non posso non credere alle parole
genuine di questo padre. Ho visto le foto, che lui mi ha inviato via
mail, e le trovo assolutamente autentiche. Non me la sento di
pubblicarle sul sito, perchè mi sembrerebbe di gettare in pasto agli
squali qualcosa di troppo privato e profondo. Tuttavia se qualcuno fosse
interessato a vedere qualcosa ce lo dica e lo metteremo in contatto
direttamente con Mario.
Non sono solita scrivere articoli
inserendo così tanti interventi personali, ma questa commovente storia
non mi ha dato alternative. Credo che questo sia un miracolo d'amore, il
più grande di tutti. L'amore, quello vero, che non muore mai.
© Monica Taddia
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