Il grande compositore Gaetano Donizetti,
nel 1830 musicò "Imelda de' Lambertazzi", un melodramma tragico in due
atti tratto dalla tragedia "Imelda" di Gabiele Sperduti.
L'opera narra la tragica storia di
Imelda de' Lambertazzi, ghibellina, morta nel 1275 a causa di uno
sfortunato amore per Bonifacio Geremei, figlio dell'illustre famiglia
guelfa nemica. Tra le due fazioni già scorreva profondo odio, più volte
rinnovatosi a suon di vendette.
La storia dei due giovani è altresì
raccontata nella "Storia dei comuni italiani" (Di Paolo
Emiliani-Giudici) dove leggiamo "Bonifacio Geremei ed Imelda Lambertazzi
si amavano. La mortale nimistà delle loro famiglie sembrava avere
siffattamente accresciuto l'amore ne' loro cuori, che la giovinetta
consentì ad accogliere in casa propria lo amante. I fratelli, che
stavano in aguato, irruppero nella secreta stanza d'Imelda e trafissero
Bonifacio. La misera donzella, ch'era fuggita dall'ira dei fratelli,
ritornata, si gettò sul moribondo corpo dello amato giovane a suggerne
il sangue dalla ferita ; ma perché il ferro era avvelenato, ella non
salvò Bonifacio ed uccise se stessa."
Questa storia ci ricorda tantissimo
quella di Romeo e Giulietta, e a questo punto la domanda sorge
spontanea. E se Shakespeare si fosse ispirato a questa storia,
ambientandola però nella più prosaica Verona e avvalendosi di nomi
"locali" famosi? Abbiamo infatti notizie di Montecchi e Capuleti già
dalle opere di Dante Alighieri, ma non vi è, storicamente, nessuna
testimonianza di un tragico amore tra i figli delle due famiglie. Anche
se ai tempi tutto cio' sarebbe potuto comunque succedere, passando in
sordina per non gettare ulteriori scandali su due "clan" già in cattiva
luce per i loro comportamenti belligeranti...
© Monica Taddia
Immagine: Imelda e Bonifacio - Giovanni Pagliarini
Immagine: Imelda e Bonifacio - Giovanni Pagliarini
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