L’immagine delle streghe rimane viva ancora oggi, con luoghi più o meno
riconducibili, a volte semplicemente per fantasia, alle pratiche ed ai
processi. Molti di questi, come per le streghe stesse che più che
"adepte del Diavolo" erano soltanto donne affini all'Antica Religione
(paganesimo pre-cristiano), hanno origine o erano luoghi d'incontro per i
rituali pagani. Ecco qui, in base ad alcune fonti raccolte e grazie
alla lettura del libro Liguria Stregata di Laura Rangoni, che
vi consiglio caldamente per la sua completezza e scorrevolezza, raccolti
alcuni dei luoghi più conosciuti che hanno visto protagoniste streghe e
riti pagani in Liguria.
Troviamo a Deiva una
lastra di pietra, situata vicino ad una chiesetta di origini longobarde,
dove sono state impresse le impronte delle streghe che li celebravano
il sabba. La leggenda vuole che se l’alba le sorprendeva avrebbero
dovuto continuare a danzare fino a morirne, se invece si pentivano dei
loro misfatti implorando misericordia alla Madonna sarebbero state si
risparmiate ma mutate in formiche volanti.
Nelle vicinanze, a Deiva Marina, c’era un luogo dove le streghe facevano il bagno, rigagnolo detto Fossa delle Strie.
A Campoligure (Campofreddo chiamato così in passato), nei pressi del castello della famiglia Spinola, dove passava la strada che nel Medioevo conduceva in Lombardia, sorgeva Capanne del Murcarolo,
un piccolo villaggio circondato dai boschi, dove si trova un lastrone
di pietra sul quale sono stati scavati dei sedili. Secondo i racconti
popolari, erano usati dalle streghe durante i sabba.
La grotta della Basura di Toirano conteneva al suo interno più reperti preistorici, resti di ossa umane e graffiti, ed anfore romane che residui di stregoneria.
Tra Borghetto Pignone e Cassana si trovano due cavità rocciose naturali dette Bocca delle Streghe
in quanto la tradizione vuole che l’aria fredda che vi esca sia l’alito
della strega che vi abitava in passato. Simile è anche la Tana delle Streghe dove queste filavano la lana rubata ai contadini del luogo.
In una grotta a strapiombo sul mare a Monterosso si dice viveva una potentissima strega che strangolava chiunque si avvicinasse e provocava tempeste.
Sempre parlando di grotte troviamo il Ciottu da Stria nella zona di Ventimiglia e la Tana delle Bazure di Agaggio.
A Parodi
si diceva che le streghe celebrassero il sabba nei casotti per seccare
le castagne, infatti nessuno vi si avvicinava dopo il tramonto.
A Castello di Carro si racconta del castello di Capitan Furgon,
esiliato genovese, che aveva un figlio bellissimo ed altrettanto
curioso, una volta saputo che una vicina capanna era frequentata dalle
streghe, non resistette alla tentazione di recarvisi. Le donne lo
scoprirono e per punizione lo mutarono in un giovane toro così quando
fece ritorno a casa, il padre non potendolo vedere così trasformato, lo
uccise con una fucilata. Poi si recò alla capanna delle streghe e
l’incendiò.
A Podenzana addirittura le streghe edificarono una chiesa nell’anno Mille, secondo la leggenda popolare.
Tra Levanto e Baracca, in frazione Castagnola,
le streghe celebravano un sabba illuminato da grandi torce. Inoltre si
dice che un abilissimo contadino suonatore di fisarmonica, avesse
ricevuto in dono dalle streghe la capacità di spostarsi velocemente da
un luogo all’altro, questo come ringraziamento per aver suonato al loro
sabba.
A Campore nel Mulino delle Strie queste macinavano il grano e dall’antro vicino al fiume Pagiaissa si possono sentire le voci delle streghe la notte.
Le donne di Cicagna, in Val Fontanabuona,
si dice fossero tutte streghe, cosa confermata da alcune fonti del
tardo XVII secolo e dimostrerebbe l’esistenza di una vera e propria
setta.
Risalenti al culto del betile primordiale (culto pagano delle rocce), ritroviamo ad Andagna la roccia delle baggiure, tra Ranzi e Pietra Ligure la roccia delle fene, altre pietre venerate si trovano ancora nel savonese ad Aniliano e Bergeggi ed a Varazze, dove con il nome di munga (monaca) è celato un monolite.
Ad Aquila di Arroscia le streghe si riunivano per giocare con una palla di pietra detta palla di Rolando, e qui sta l’intersezione con la leggenda dei Massi di Orlando, dove il mito cavalleresco epico vuole che Orlando, o Rolando, avesse colpito la roccia, provocandone spaccature, con la sua Durlindananel tentativo di distruggerla
© Claudia Murachelli
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