Le nozze tra Niccolò III e Parisina Malatesta, celebrate a Ravenna nel 1418, non nacquero certamente sotto buoni auspici.
L'ingresso
della nuova marchesa in una Ferrara nebbiosa e funestata dalla peste
non ebbe quella fastosa cornice di festeggiamenti che caratterizzavano,
in genere, un simile avvenimento.
Parisina era molto bella ed anche
se non ancora quindicenne, era colta e ben preparata al nuovo ruolo nel
quale si immedesimò con entusiasmo e serietà, mettendo ben presto in
luce le proprie doti.
Le venne facile, quindi, destare intorno a sé il consenso la benevolenza di tutta la Corte Estense.
All'inizio
ebbe il suo bel daffare a riorganizzare la nuova dimora, in effetti un
po' trascurata: rinnovò gli arredi, le tappezzerie, rifornì le dispense
usando buon senso ed oculatezza.
Dedicò una cura particolare al
guardaroba scarso e malridotto dei figli di Niccolò, quattro maschi e
due femmine che rivestì di tutto punto e con il decoro richiesto dal
loro rango.
Parisina occupò le stanze sotto la biblioteca nella torre
del Rigobello e vi allestì il proprio appartamento; dalle finestre
poteva osservare la Piazza ed ammirare i marmi preziosi della facciata
del Duomo.
Ugo, il maggiore dei figli del marchese, molto vicino per
età a Parisina, non vedeva di buon occhio la matrigna e le si rivolgeva
con ostentata ostilità.
Vedeva in lei l'usurpatrice del posto che
avrebbe dovuto occupare sua madre Stella dei Tolomei, detta
dell'Assassino, che ora, invece, languiva in un dolore così profondo che
l'avrebbe ben presto portata alla morte.
Questa situazione non piaceva al Signore d'Este che tentava in ogni modo di sollecitare un rapporto più cordiale tra i due.
Colse l'occasione di una visita di Parisina ai suoi famigliari ed invitò Ugo ad accompagnarla nel viaggio.
Durante
il tragitto, a bordo di un bucintoro, la costretta vicinanza e
l'atmosfera festosa che si andava creando sciolsero a poco a poco il
gelo che li separava.
Una volta a Ravenna i sentimenti che covavano nei loro animi presero coscienza, manifestandosi senza pudori e reticenze.
Al
ritorno a Ferrara la relazione continuò e si rafforzò nel segreto degli
incontri nelle delizie di Belfiore, Fossadalbero e Quartesana.
Ma
questo amore nascosto e proibito causava in Parisina malumori e
scontento che si manifestavano con atti di insofferenza soprattutto nei
confronti delle sue ancelle.
Proprio una di queste, profondamente umiliata per una scenata ingiusta della marchesa si fece delatrice della tresca.
La notizia giunse all'orecchio di Niccolò che non voleva assolutamente credere ad un simile affronto.
Roso
dal dubbio e dalla gelosia, decise di spiare i due amanti da
un'apertura praticata nel pavimento del suo studio che sovrastava la
camera da letto della giovane sposa.
Fu tanta la sua rabbia
nell'assistere al duplice tradimento che, al colmo dell'indignazione per
l'oltraggio subito, ordinò che i due amanti fossero condotti nelle
prigioni del castello e rinchiusi in due celle distinte in attesa della
pena capitale.
A nulla valsero le suppliche dei fedeli di Corte per tentare di salvare la vita ai due giovani.
Furono
decapitati sul medesimo ceppo, prima Ugo poi Parisina, ponendo fine al
loro amore che, tuttavia, è durato nei secoli ispirando musicisti e
poeti.
Maria Teresa Mistri Parente - "Fatti, miracoli e leggende di Ferrara antica"
Immagine: Parisina - Giuseppe Bertini
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