Pretare è una paesino alle falde del
Monte Vettore, frazione di Arquata del Tronto, collocato in una
bellissima vallata tra il Passo di Forca di Presta e quello del
Galluccio.
Molti anni fa, nel cuore di questa vallata, era situato un paese di
pastori e contadini, chiamato Colforito. Qui vivevano anche le fate,
comandate dalla regina Sibilla, una fata molto severa e dispotica.
Gli abitanti di Colfiorito non erano
felici della presenza delle fate nelle loro terre, e decisero di
cacciarle dal proprio paese. Per questo motivo, la regina Sibilla,
indispettita, provocò una pioggia di pietre sul paese, in modo da fare
fuggire tutti gli abitanti e poter vivere assieme alle sue suddite senza
alcun tipo di interferenza da parte degli esseri umani. Il luogo,
infatti, è disseminato tutt'ora da rocce rotolate a valle dal monte
Vettore molti secoli fa, forse a causa di un terremoto o di una frana.
Diversi anni più tardi, un popolo nomade
di origine spagnola si fermò in quel posto e rimase talmente stupito
dalla presenza di tutti quei massi da stabilirvisi e ribattezzarlo con
il nome PRETARE, derivante proprio dalla parola "pietra". Essi furono
benevoli con le fate e non ebbero alcuna intenzione di cacciarle, anzi:
vissero in completa armonia con loro, tanto che ogni casa ebbe una fata
come protettrice personale.
Le fate amavano trovarsi, di notte, nei
campi, per ballare ed invitare alle loro feste i giovanotti più
attraenti dei paesi vicini: feste che duravano fino a pochi minuti prima
dell'alba, poichè la regina aveva posto loro il veto di rientrare prima
del sorgere del sole, pena la tramutazione in rocce. Una volta, le fate
fecero tardissimo, tanto che dovettero correre così velocemente da
creare un sentiero dove, da quel giorno, non cresce più nemmeno un filo
d'erba. Esso è tutt'ora visibile ed è chiamato "Sentiero delle Fate".
A Montemonaco una canzone popolare
afferma: "Son pur belle queste fate, ma gli crocchia le gambe come le
capre". Ed infatti, queste creature non hanno piedi come tutte le
ragazze, ma zoccoli di capra. Pare che una volta, per curiosità, un
pastore di Foce sollevò la gonna di una fata e vide che aveva davvero
gli zoccoli. La fata gli promise ricchezze a non finire pur di tacere il
suo segreto, ma lui una sera, da ubriaco, confessò tutto e si ritrovò
più povero di prima. In compenso, la Sibilla si adirò profondamente con
le fate, per aver lasciato che il loro segreto trapelasse, e decise di
imprigionarle per punirle.
Un giorno, arrivò in paese un valoroso
cavaliere di Corfù, chiamato il Guerrin Meschino, attirato dalla fama
della Sibilla. Egli aveva perso traccia ei suoi genitori quando ancora
era molto piccolo ed era intenzionato a tutto pur di conoscere la verità
sulla sua famiglia. Gli abitanti di Pretare gli mostrarono la dimora
della Sibilla, sperando che egli avesse potuto anche salvare le fate
imprigionate.
Arrivato al cospetto della regina,
quest'ultima gli pose tre enigmi, che il cavaliere riuscì a risolvere
scoprendo così cio' che gli era a cuore e salvando anche le fate
prigioniere. Tra l'altro tra lui e la Sibilla nacque un grande amore,
tanto che la leggenda continua a narrare che a Pretare vivano ancora gli
eredi di questa coppia, anche se ovviamente non ci sono dati che lo
possano confermare!
Fino a qualche anno fa, gli anziani di
Pretare affermavano che le fate, nel loro paese, fossero ancora
presenti: esse sarebbero uscite allo scoperto solo di notte, varcando la
Grotta delle Fate (una lunga spaccatura sul mone Vettore), alla ricerca
di qualcuno con cui ballare il saltarello, prima del sopraggiungere
dell'alba...
©Monica Taddia
Immagine: Water of life - Selina Fenech
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