mercoledì 20 marzo 2013

Le fate di Pretare e la regina Sibilla

Pretare è una paesino alle falde del Monte Vettore, frazione di Arquata del Tronto, collocato in una bellissima vallata tra il Passo di Forca di Presta e quello del Galluccio. Molti anni fa, nel cuore di questa vallata, era situato un paese di pastori e contadini, chiamato Colforito. Qui vivevano anche le fate, comandate dalla regina Sibilla, una fata molto severa e dispotica.
Gli abitanti di Colfiorito non erano felici della presenza delle fate nelle loro terre, e decisero di cacciarle dal proprio paese. Per questo motivo, la regina Sibilla, indispettita, provocò una pioggia di pietre sul paese, in modo da fare fuggire tutti gli abitanti e poter vivere assieme alle sue suddite senza alcun tipo di interferenza da parte degli esseri umani. Il luogo, infatti, è disseminato tutt'ora da rocce rotolate a valle dal monte Vettore molti secoli fa, forse a causa di un terremoto o di una frana.
Diversi anni più tardi, un popolo nomade di origine spagnola si fermò in quel posto e rimase talmente stupito dalla presenza di tutti quei massi da stabilirvisi e ribattezzarlo con il nome PRETARE, derivante proprio dalla parola "pietra". Essi furono benevoli con le fate e non ebbero alcuna intenzione di cacciarle, anzi: vissero in completa armonia con loro, tanto che ogni casa ebbe una fata come protettrice personale.
Le fate amavano trovarsi, di notte, nei campi, per ballare ed invitare alle loro feste i giovanotti più attraenti dei paesi vicini: feste che duravano fino a pochi minuti prima dell'alba, poichè la regina aveva posto loro il veto di rientrare prima del sorgere del sole, pena la tramutazione in rocce. Una volta, le fate fecero tardissimo, tanto che dovettero correre così velocemente da creare un sentiero dove, da quel giorno, non cresce più nemmeno un filo d'erba. Esso è tutt'ora visibile ed è chiamato "Sentiero delle Fate".
A Montemonaco una canzone popolare afferma: "Son pur belle queste fate, ma gli crocchia le gambe come le capre". Ed infatti, queste creature non hanno piedi come tutte le ragazze, ma zoccoli di capra. Pare che una volta, per curiosità, un pastore di Foce sollevò la gonna di una fata e vide che aveva davvero gli zoccoli. La fata gli promise ricchezze a non finire pur di tacere il suo segreto, ma lui una sera, da ubriaco, confessò tutto e si ritrovò più povero di prima. In compenso, la Sibilla si adirò profondamente con le fate, per aver lasciato che il loro segreto trapelasse, e decise di imprigionarle per punirle.
Un giorno, arrivò in paese un valoroso cavaliere di Corfù, chiamato il Guerrin Meschino, attirato dalla fama della Sibilla. Egli aveva perso traccia ei suoi genitori quando ancora era molto piccolo ed era intenzionato a tutto pur di conoscere la verità sulla sua famiglia. Gli abitanti di Pretare gli mostrarono la dimora della Sibilla, sperando che egli avesse potuto anche salvare le fate imprigionate.
Arrivato al cospetto della regina, quest'ultima gli pose tre enigmi, che il cavaliere riuscì a risolvere scoprendo così cio' che gli era a cuore e salvando anche le fate prigioniere. Tra l'altro tra lui e la Sibilla nacque un grande amore, tanto che la leggenda continua a narrare che a Pretare vivano ancora gli eredi di questa coppia, anche se ovviamente non ci sono dati che lo possano confermare!
Fino a qualche anno fa, gli anziani di Pretare affermavano che le fate, nel loro paese, fossero ancora presenti: esse sarebbero uscite allo scoperto solo di notte, varcando la Grotta delle Fate (una lunga spaccatura sul mone Vettore), alla ricerca di qualcuno con cui ballare il saltarello, prima del sopraggiungere dell'alba...

©Monica Taddia

Immagine: Water of life - Selina Fenech

Nessun commento:

Posta un commento