mercoledì 20 marzo 2013

Intervista all'autore Giorgio Mambretti

Ci può spiegare in breve in cosa consiste la sua “medicina alternativa”?
Ho sempre sostenuto, così come ho anche scritto nel preambolo al mio ultimo libro “La medicina del futuro”, che le diagnosi e le cure mediche spettano per legge alla medicina ufficiale. Ciò premesso, non esiste a mio avviso una “medicina alternativa” bensì approcci diversi ai problemi dei malati: la medicina ufficiale si occupa dei sintomi per studiarne i meccanismi, l’agopuntura agisce sull’energia, l’omeopatia sul “terreno” del paziente, io esploro la malattia con uno sguardo e una curiosità diversa chiedendomi perché un sintomo compare in un determinato momento della vita di una persona e non in un altro.

A mio avviso l’apparizione di un sintomo non ha niente a che vedere con il “caso”, ma ha una causa e un senso ben preciso. Questo concetto non è certamente nuovo ed è alla base della psicosomatica il cui pioniere è il Dottor Groddeck. Egli sostiene che la malattia, così come ogni attività umana, è sottesa da una necessità psichica. Ogni malattia è dunque psicosomatica con una prima fase psico-cerebrale e una seconda fase biologica che produce il sintomo.

Dalla sua biografia leggiamo che ha portato avanti, in parte, l’idea dal medico tedesco Ryke Geerd Hamer, un medico che fece morire molti dei suoi pazienti e fu accusato più volte.
Come mai ha deciso di portare avanti la sua teoria lo stesso?
Pur non disconoscendo al Dottor Hamer la sua geniale intuizione della relazione tra psiche, cervello e organi, ho dovuto prendere delle distanze da alcune sue affermazioni inaccettabili dalla classe medica.
La sua cartografia cerebrale che mostra la localizzazione dei “Foyers di Hamer” sulle TAC cerebrali (immagini di centri concentrici) relativi alle patologie dei vari organi, seppure in gran parte esatta, è stata costruita spesso sulla base di artefatti che sono scomparsi nel tempo col miglioramento delle tecniche radiologiche e informatiche.  Ma ancora oggi nei testi del Dottor Hamer sono pubblicate foto di questi artefatti.
Bisogna poi precisare che un primo stress non innesca una patologia e quindi un “Foyer di Hamer” visibile sulla TAC non corrisponde obbligatoriamente a una patologia in atto. È la recidiva di una situazione dolorosa che scatena la malattia. L’immagine di una “ruminazione” dolorosa sulla TAC può esistere già al verificarsi di un primo conflitto, sia esso durante l’infanzia o posteriore, senza peraltro che vi sia una patologia in atto.
Inoltre la così detta “Decodifica biologica delle malattie” si basa su di un errore enorme: confonde necessità biologica (programma di sopravvivenza degli animali) e comunicazione simbolica dell’animale. Il cane deve eliminare l’urina, ma non ne ha alcuna utilità psicologica mentre risente una necessità simbolica relazionale, una necessità psichica, di appropriarsi di un territorio e farlo sapere ai suoi simili: niente a che vedere con un programma biologico di sopravvivenza. Un cancro non è un programma di sopravvivenza bensì un programma di morte, ma è pur sempre una compensazione simbolica per la psiche dell’animale come per quella dell’uomo che calma così la sua “ruminazione”.
Un tumore cerebrale non si può confondere con un edema di guarigione! L’infettologia e l’embriologia sono delle scienze precise e non è certo il Dottor Hamer che può modificarle a suo piacimento.
Vorrei però qui spezzare una lancia a suo favore: lo si accusa di essere stato la causa di diverse morti avendo consigliato ai pazienti di evitare la chemioterapia che la medicina considera la sola soluzione per combattere il cancro. Nessuno osa però domandarsi quanta gente continua a morire malgrado la chemio. Evidentemente i morti del Dottor Hamer “pesano” molto di più di quelli della medicina.

Pensa che tutte le malattie siano curabili con questo metodo alternativo oppure solo quelle che derivano da fattori /blocchi psicologici?
Se, come sembra ormai accertato, ogni sintomo é la compensazione alla sofferenza inespressa di un istante, ne consegue non solo che ogni patologia possa essere curata ma anche che ogni avvenimento della vita di ciascuno, spesso imputato al caso o alla mala sorte, possa trovare una spiegazione logica. Esprimere la sofferenza vissuta al verificarsi di un evento contrario alle nostre aspettative è il miglior “farmaco” anti sintomo.

Pensa che l’essere umano abbia dentro di sé un potenziale in più rispetto a quello che crede di avere?
Non mi sembra che si tratti di potenziali in più o in meno ma di un semplice meccanismo. In fin dei conti l’essere umano, ma in egual misura l’animale, compensa senza saperlo a piccole o grandi sofferenze dalla nascita alla morte e dal mattino alla sera.

Quindi lei pensa sia possibile, indagando sull’inconscio dell’individuo e sul suo passato risalire alla causa della malattia?
 Certamente; l’essere umano non ama la sofferenza e ogni volta che vive un avvenimento contrario alle sue aspettative, soffre e le aspettative sono il contrario delle sue sofferenze infantili. Il sintomo è innescato dal cervello che è l’interfaccia tra inconscio e fisico e la compensazione è simbolica poiché il simbolo è il linguaggio dell’inconscio. Senza conoscere la simbologia delle varie strutture del corpo umano è impossibile comprendere il significato e la causa delle patologie.

Con che mezzi? Ipnosi?
Non è necessario ricorrere all’ipnosi, anche se ognuno usa le tecniche che meglio padroneggia. Ciò che conta é rintracciare quell’istante di sofferenza inconfessata che ha messo l’individuo in disequilibrio permettendogli finalmente di esprimerlo. È una ricerca che richiede tempo e pazienza poiché quell’istante è immediatamente occultato dalla persona.

Cos’è il meccanismo della compensazione?
 Nella vita quotidiana, su di un piano biologico, l’organismo si adatta per gestire una situazione vissuta tutte le volte che le funzioni biologiche di base rischiano d’essere insufficienti. Prima e durante uno sforzo fisico che richiede una maggiore energia, il ritmo cardiaco e la respirazione accelerano per fornire agli organi l’energia supplementare di cui hanno bisogno e quando queste possibilità di adattamento biologico sono superate, soprattutto in caso d’urgenza, l’organismo può ricorrere a un’ultima risorsa: provocare una reazione di stress, il suo ultimo sforzo, per produrre un ulteriore aumento delle possibilità metaboliche di adattamento.
Esiste un sistema di regolazione similare nella vita psico-affettiva: una contrarietà “banale” può comportare un cambiamento di strategia per aiutare il soggetto ad adattarsi (per esempio diventare sospettoso) e superare quindi il suo problema. Quando si presentano dei conflitti che causano uno stress di particolare intensità, il soggetto vive una forte emozione che rappresenta la manifestazione del superamento delle sue capacità psichiche d’adeguamento. Al soggetto si presenta allora una prima possibilità: scaricare il peso dell’emozione parlandone con qualcuno che sa ascoltarlo. Non si tratta di raccontare semplicemente gli avvenimenti traumatici bensì il modo in cui sono stati vissuti, la sofferenza suscitata da quegli accadimenti. Ma, se una strategia non è rapidamente trovata e se il soggetto vive il suo conflitto in solitudine, è allora costretto a trovare un’altra soluzione per ritrovare il suo equilibrio psichico. In queste circostanze, allo scopo di riacquistare una certa calma psico-affettiva, una qualche pace interiore, l’individuo è obbligato a escogitare e a far ricorso a uno stratagemma, un artifizio: è questo il meccanismo che chiamo “compensazione simbolica”. Essa rappresenta l’ultima chance di adattamento psichico allo stress e si scatena in caso d’urgenza, automaticamente e all’insaputa della persona. Può essere il caso dell’alterazione di un organo che provoca una malattia fisica in seguito al verificarsi di un unico conflitto. In caso invece di più conflitti simultanei, avverrà una modificazione comportamentale e psichica che può sfociare in una malattia psichiatrica. In entrambi i casi si tratta di compensare in modo simbolico qualcosa che è venuto a mancare nella realtà. Un eccesso compensa una mancanza vissuta e reciprocamente una distruzione visibile compensa un eccesso vissuto. Poiché si tratta di un processo inconscio, la compensazione simbolica non può essere controllata ed è inevitabile.

Si possono guarire solo le malattie o anche altri aspetti negativi della vita?
Entrambi: poiché tutto funziona con il meccanismo della compensazione ed esprimere la sofferenza di un istante elimina la necessità inconscia e simbolica del riequilibrio. Dal momento che non esiste effetto senza causa, una volta scaricato il peso della sofferenza non vi è più necessita di compensare. Questa mi sembra essere la migliore cura preventiva per evitarci guai, siano essi patologie che intoppi o incidenti della vita quotidiana.

Come possiamo, noi esseri umani, capire cosa ci disturba realmente e guarire da soli dalla malattia?
Senza l’aiuto di un terapeuta che conosca meccanismi e simbologia mi pare difficile uscire da soli da qualsiasi problematica. Non abbiamo accesso al nostro inconscio che altrimenti sarebbe conscio.

Pensa che sia plausibile che una persona che vede tutto negativo “attiri” a se più esperienze negative rispetto a un individuo che pensa positivo?
Ho conosciuto molte persone che pensano positivo e che si sono ammalate ugualmente poiché nessuno è esente dal vivere eventi contrari alle sue aspettative e che ti colgono di sorpresa. Pensare positivo aiuta al più ad avere maggiore fiducia in se stessi. Piuttosto bisognerebbe indagare perché qualcuno ha tendenza a vedere tutto nero nella vita ricercando spesso nell’infanzia gli eventi vissuti che hanno messo la persona nella credenza che la vita sia negativa. A ben guardare, tutto parte dall’infanzia e, in fin dei conti, è lì che bisogna spesso andare a smontare le false credenze.
Le patologie non si verificano mai al manifestarsi della prima sofferenza, ma s’innescano quando l’individuo vive un’esperienza negativa che gli ricorda ciò che ha già vissuto.

Quindi chi vive la vita in modo positivo ha meno possibilità di ammalarsi?
 Mi sembra di avere già risposto nella domanda precedente.

Come mai la scienza moderna non ha ancora preso in considerazione la sua medicina?
Innanzitutto niente appartiene a nessuno in questo mondo e nemmeno sono l’unico a ragionare in termini di compensazione. Collaboro con un famoso neurologo francese da cui ho imparato molto e con altri colleghi che hanno verificato sul campo l’efficacia di questa metodologia. Il che non significa che la medicina non sia efficace in certi casi. Il problema mi sembra essere un altro: la ricerca medica convenzionale considera solo la materialità del corpo umano (un insieme di molecole in continua mutazione) che essa osserva e quantifica grazie a tecniche particolari. Ma è impossibile studiare e quantificare un numeroso gruppo di malati o una serie di casi quando bisogna includere la psiche umana. Ogni individuo è diverso da qualsiasi altro per esperienze, educazione, stato sociale e così via. Caso per caso bisogna ascoltare il malato per permettergli di confidare ciò che non ha mai detto a nessuno. Questo studio empirico è comunque rigorosamente scientifico poiché verifica che la logica (il fondamento della scienza) è rispettato: “Se A è vero, B è falso”, “Se vi è un effetto ci deve sempre essere una causa e se c’è una causa vi è sempre il suo effetto”. Attualmente, il nostro mondo ha perso il lume della ragione: acquistiamo cose “gratis” che per definizione non si dovrebbero comprare. Gli scienziati confondono fattori di rischio delle malattie con la causa prima della malattia e la loro ricerca fallisce poiché non ha più un fondamento scientifico. Ad esempio, il tabacco è un fattore di rischio ma non la causa prima di una malattia altrimenti non si spiegherebbe perché un fumatore soffre per un cancro al polmone, un altro per un problema alla laringe, un altro ancora ha un enfisema e mio nonno che ha fumato Alfa fino a 90 anni è morto di vecchiaia. O un’affermazione é sempre vera e verificabile o è falsa. Con ciò non voglio dire che fumare faccia bene alla salute, ma che, certamente, è un fattore di rischio e non la causa prima della malattia.


Pensa che la medicina moderna sia corrotta? Sapendo che esistono altri metodi alternativi, più naturali, per guarire le malattie ma non lo ammette per questioni economiche?

Non si tratta di corruzione, anche se le case farmaceutiche sembrano avere il loro peso sui protocolli di cura. Conosco molti medici che fanno onestamente e con grande devozione il loro lavoro e per fortuna che esistono. La chirurgia ha fatto passi da gigante e molti interventi hanno quasi del miracoloso. La diagnostica è sempre più precisa e meno invasiva. La medicina sembra invece essere rimasta al palo, anche se, con gli ambulatori sempre stracolmi, i medici hanno le loro scusanti per affidarsi esclusivamente a fredde analisi chimiche nella scelta della cura.
Ma ciò che più conta è che esistono due tipologie umane completamente diverse e opposte: le cicale e le formiche. Solo le cicale, che hanno avuto un imprintig positivo alla nascita, si autorizzano a essere degli esploratori, a scoprire nuovi mondi con un nuovo sguardo. Bisogna che le cicale si rassegnino a essere perseguitate dalle formiche che anch’esse esplorano, ma per ritornare immediatamente al punto di partenza. Le cicale danno una simbolica pedata al formicaio quando esprimono una realtà che esiste da sempre ma che non è ancora stata concettualizzata.

I farmaci quindi, quando arrivano al punto di guarire (o fare stare meglio) un individuo, come agiscono? Hanno solo effetto placebo o comunque sono utili?
 Anche i farmaci agiscono in base al principio della compensazione: se ho troppo colesterolo prendo delle pillole per diminuirlo e se ho un’osteoporosi (lisi delle ossa) prendo del calcio. Dunque anche i farmaci hanno il loro effetto. Ma essi agiscono una volta che il disequilibrio si è instaurato senza mai porsi la domanda del perché, della causa prima. Se la sofferenza inespressa non é eliminata, la patologia rischia di ripresentarsi.

Pensa che altre persone nel passato abbiano adottato questa tecnica prima che nascesse la medicina tradizionale? Forse gli stregoni/sciamani attraverso contatti telepatici coi “pazienti”?
Georg Groddeck è uno dei pionieri della psicosomatica, del legame cioè tra psiche e corpo, tra spirito e materia e altrettanto dicasi di Henri Laborit e altri ancora. Laborit ha preso spunto dai lavori di Hans Selye che ha messo in evidenza lo stress. Egli scrive che si è troppo focalizzato sui microbi e la biologia e che, piuttosto che praticare una gastrectomia (ablazione dello stomaco) spesso sarebbe meglio allontanare da casa la suocera! (“Inibizione dell’azione” edito da Masson). Disgraziatamente questi pionieri segano il ramo sul quale sono seduti: Groddeck mette la sessualità un po’ d’ovunque diventando inascoltabile. La sessualità ha certamente una grande responsabilità nei conflitti umani, ma da lì a voler trovare quasi sempre un problema sessuale ce ne vuole.
Laborit mostra il principio dell’inibizione dell’azione ma resta nel generico. Dove sta l’inibizione dell’azione in un’angine o in un cancro al colon?

Come pensa di portare avanti la sua medicina?
Io sto solo mettendo dei semi che, se buoni, non potranno che germogliare un giorno. Sono consapevole che c’è ancora molta strada da fare per chiarire certi aspetti di alcune patologie non ancora totalmente messi in luce. Certo i tempi non sembrano essere ancora maturi per un radicale cambio di rotta che deve riguardare in primo luogo la società nel suo insieme. Verrà forse un giorno in cui gli esseri umani sapranno prendersi per mano e convincersi che sono solo loro gli artefici di tutti gli accadimenti della loro vita. Il caso o il destino non c’entrano niente e tutto in noi e intorno a noi funziona sul principio della compensazione. Ma per ora solo le cicale sono in grado di accettare un discorso nuovo mentre le formiche non possono che rifiutarlo preferendo restare nella sicurezza del loro formicaio. Non ne hanno alcuna colpa poiché si tratta della loro struttura psichica registrata fin dalla nascita. E comunque essere cicala o formica non è né bene ne male poiché qualunque medaglia per esistere ha bisogno di tutte e due le sue facce.
Che consiglio vuole dare alle persone che stanno leggendo questa intervista?

Datevi il diritto di essere voi stessi accettandovi per quello che siete. Mollate le vostre credenze che avete registrato nell’infanzia e che continuate inconsciamente a portare avanti. Quel bimbo che eravate, oggi non c’è più e, se non potete dimenticare i fatti della vostra infanzia, potete e dovete però cambiare le credenze che quei fatti hanno generato e che, una volta finiti nel vostro inconscio, continuano a tenervi imprigionati.

Vuole parlarci del suo ultimo libro “Una Chiave per Guarire - Il messaggio nascosto della malattia”?

“Una chiave per guarire” è il mio penultimo. È scritto in modo semplice, quasi come una favola (il che non vuol dire che sia di facile comprensione). È un primo approccio, forse necessario, per capire più compiutamente i concetti che esprimo nel mio ultimo lavoro “La medicina del futuro”.
Sono due libri totalmente diversi che si completano a vicenda e che chiariscono il percorso del mio pensiero iniziato nel 1999 con la pubblicazione del primo libro “La medicina sottosopra”.

La ringraziamo di cuore per il tempo dedicatoci e ne approfittiamo per segnalare il suo sito web
http://www.giorgiomambretti.it e la sua pagina facebook

A cura di
Antonella Balboni
© Italia Parallela

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