Ci può spiegare in breve in cosa consiste la sua “medicina alternativa”?
Ho sempre sostenuto, così come ho anche scritto nel preambolo al mio
ultimo libro “La medicina del futuro”, che le diagnosi e le cure mediche
spettano per legge alla medicina ufficiale. Ciò premesso, non esiste a
mio avviso una “medicina alternativa” bensì approcci diversi ai problemi
dei malati: la medicina ufficiale si occupa dei sintomi per studiarne i
meccanismi, l’agopuntura agisce sull’energia, l’omeopatia sul “terreno”
del paziente, io esploro la malattia con uno sguardo e una curiosità
diversa chiedendomi perché un sintomo compare in un determinato momento
della vita di una persona e non in un altro.
A mio avviso l’apparizione
di un sintomo non ha niente a che vedere con il “caso”, ma ha una causa e
un senso ben preciso. Questo concetto non è certamente nuovo ed è alla
base della psicosomatica il cui pioniere è il Dottor Groddeck. Egli
sostiene che la malattia, così come ogni attività umana, è sottesa da
una necessità psichica. Ogni malattia è dunque psicosomatica con una
prima fase psico-cerebrale e una seconda fase biologica che produce il
sintomo.
Dalla sua biografia leggiamo che ha portato avanti, in
parte, l’idea dal medico tedesco Ryke Geerd Hamer, un medico che fece
morire molti dei suoi pazienti e fu accusato più volte.
Come mai ha deciso di portare avanti la sua teoria lo stesso?
Come mai ha deciso di portare avanti la sua teoria lo stesso?
Pur non disconoscendo al Dottor Hamer la sua geniale intuizione della
relazione tra psiche, cervello e organi, ho dovuto prendere delle
distanze da alcune sue affermazioni inaccettabili dalla classe medica.
La sua cartografia cerebrale che mostra la localizzazione dei “Foyers
di Hamer” sulle TAC cerebrali (immagini di centri concentrici) relativi
alle patologie dei vari organi, seppure in gran parte esatta, è stata
costruita spesso sulla base di artefatti che sono scomparsi nel tempo
col miglioramento delle tecniche radiologiche e informatiche. Ma ancora
oggi nei testi del Dottor Hamer sono pubblicate foto di questi
artefatti.
Bisogna poi precisare che un primo stress non innesca una patologia e
quindi un “Foyer di Hamer” visibile sulla TAC non corrisponde
obbligatoriamente a una patologia in atto. È la recidiva di una
situazione dolorosa che scatena la malattia. L’immagine di una
“ruminazione” dolorosa sulla TAC può esistere già al verificarsi di un
primo conflitto, sia esso durante l’infanzia o posteriore, senza
peraltro che vi sia una patologia in atto.
Inoltre la così detta “Decodifica biologica delle malattie” si basa
su di un errore enorme: confonde necessità biologica (programma di
sopravvivenza degli animali) e comunicazione simbolica dell’animale. Il
cane deve eliminare l’urina, ma non ne ha alcuna utilità psicologica
mentre risente una necessità simbolica relazionale, una necessità
psichica, di appropriarsi di un territorio e farlo sapere ai suoi
simili: niente a che vedere con un programma biologico di sopravvivenza.
Un cancro non è un programma di sopravvivenza bensì un programma di
morte, ma è pur sempre una compensazione simbolica per la psiche
dell’animale come per quella dell’uomo che calma così la sua
“ruminazione”.
Un tumore cerebrale non si può confondere con un edema di guarigione!
L’infettologia e l’embriologia sono delle scienze precise e non è certo
il Dottor Hamer che può modificarle a suo piacimento.
Vorrei però qui spezzare una lancia a suo favore: lo si accusa di
essere stato la causa di diverse morti avendo consigliato ai pazienti di
evitare la chemioterapia che la medicina considera la sola soluzione
per combattere il cancro. Nessuno osa però domandarsi quanta gente
continua a morire malgrado la chemio. Evidentemente i morti del Dottor
Hamer “pesano” molto di più di quelli della medicina.
Pensa che tutte le malattie siano curabili con questo
metodo alternativo oppure solo quelle che derivano da fattori /blocchi
psicologici?
Se, come sembra ormai accertato, ogni sintomo é la compensazione alla
sofferenza inespressa di un istante, ne consegue non solo che ogni
patologia possa essere curata ma anche che ogni avvenimento della vita
di ciascuno, spesso imputato al caso o alla mala sorte, possa trovare
una spiegazione logica. Esprimere la sofferenza vissuta al verificarsi
di un evento contrario alle nostre aspettative è il miglior “farmaco”
anti sintomo.
Pensa che l’essere umano abbia dentro di sé un potenziale in più rispetto a quello che crede di avere?
Non mi sembra che si tratti di potenziali in più o in meno ma di un
semplice meccanismo. In fin dei conti l’essere umano, ma in egual misura
l’animale, compensa senza saperlo a piccole o grandi sofferenze dalla
nascita alla morte e dal mattino alla sera.
Quindi lei pensa sia possibile, indagando sull’inconscio dell’individuo e sul suo passato risalire alla causa della malattia?
Certamente; l’essere umano non ama la sofferenza e ogni volta che
vive un avvenimento contrario alle sue aspettative, soffre e le
aspettative sono il contrario delle sue sofferenze infantili. Il sintomo
è innescato dal cervello che è l’interfaccia tra inconscio e fisico e
la compensazione è simbolica poiché il simbolo è il linguaggio
dell’inconscio. Senza conoscere la simbologia delle varie strutture del
corpo umano è impossibile comprendere il significato e la causa delle
patologie.
Con che mezzi? Ipnosi?
Non è necessario ricorrere all’ipnosi, anche se ognuno usa le
tecniche che meglio padroneggia. Ciò che conta é rintracciare
quell’istante di sofferenza inconfessata che ha messo l’individuo in
disequilibrio permettendogli finalmente di esprimerlo. È una ricerca che
richiede tempo e pazienza poiché quell’istante è immediatamente
occultato dalla persona.
Cos’è il meccanismo della compensazione?
Nella vita quotidiana, su di un piano biologico, l’organismo si
adatta per gestire una situazione vissuta tutte le volte che le funzioni
biologiche di base rischiano d’essere insufficienti. Prima e durante
uno sforzo fisico che richiede una maggiore energia, il ritmo cardiaco e
la respirazione accelerano per fornire agli organi l’energia
supplementare di cui hanno bisogno e quando queste possibilità di
adattamento biologico sono superate, soprattutto in caso d’urgenza,
l’organismo può ricorrere a un’ultima risorsa: provocare una reazione di
stress, il suo ultimo sforzo, per produrre un ulteriore aumento delle
possibilità metaboliche di adattamento.
Esiste un sistema di regolazione similare nella vita psico-affettiva:
una contrarietà “banale” può comportare un cambiamento di strategia per
aiutare il soggetto ad adattarsi (per esempio diventare sospettoso) e
superare quindi il suo problema. Quando si presentano dei conflitti che
causano uno stress di particolare intensità, il soggetto vive una forte
emozione che rappresenta la manifestazione del superamento delle sue
capacità psichiche d’adeguamento. Al soggetto si presenta allora una
prima possibilità: scaricare il peso dell’emozione parlandone con
qualcuno che sa ascoltarlo. Non si tratta di raccontare semplicemente
gli avvenimenti traumatici bensì il modo in cui sono stati vissuti, la
sofferenza suscitata da quegli accadimenti. Ma, se una strategia non è
rapidamente trovata e se il soggetto vive il suo conflitto in
solitudine, è allora costretto a trovare un’altra soluzione per
ritrovare il suo equilibrio psichico. In queste circostanze, allo scopo
di riacquistare una certa calma psico-affettiva, una qualche pace
interiore, l’individuo è obbligato a escogitare e a far ricorso a uno
stratagemma, un artifizio: è questo il meccanismo che chiamo
“compensazione simbolica”. Essa rappresenta l’ultima chance di
adattamento psichico allo stress e si scatena in caso d’urgenza,
automaticamente e all’insaputa della persona. Può essere il caso
dell’alterazione di un organo che provoca una malattia fisica in seguito
al verificarsi di un unico conflitto. In caso invece di più conflitti
simultanei, avverrà una modificazione comportamentale e psichica che può
sfociare in una malattia psichiatrica. In entrambi i casi si tratta di
compensare in modo simbolico qualcosa che è venuto a mancare nella
realtà. Un eccesso compensa una mancanza vissuta e reciprocamente una
distruzione visibile compensa un eccesso vissuto. Poiché si tratta di un
processo inconscio, la compensazione simbolica non può essere
controllata ed è inevitabile.
Si possono guarire solo le malattie o anche altri aspetti negativi della vita?
Entrambi: poiché tutto funziona con il meccanismo della compensazione
ed esprimere la sofferenza di un istante elimina la necessità inconscia
e simbolica del riequilibrio. Dal momento che non esiste effetto senza
causa, una volta scaricato il peso della sofferenza non vi è più
necessita di compensare. Questa mi sembra essere la migliore cura
preventiva per evitarci guai, siano essi patologie che intoppi o
incidenti della vita quotidiana.
Come possiamo, noi esseri umani, capire cosa ci disturba realmente e guarire da soli dalla malattia?
Senza l’aiuto di un terapeuta che conosca meccanismi e simbologia mi
pare difficile uscire da soli da qualsiasi problematica. Non abbiamo
accesso al nostro inconscio che altrimenti sarebbe conscio.
Pensa che sia plausibile che una persona che vede tutto
negativo “attiri” a se più esperienze negative rispetto a un individuo
che pensa positivo?
Ho conosciuto molte persone che pensano positivo e che si sono
ammalate ugualmente poiché nessuno è esente dal vivere eventi contrari
alle sue aspettative e che ti colgono di sorpresa. Pensare positivo
aiuta al più ad avere maggiore fiducia in se stessi. Piuttosto
bisognerebbe indagare perché qualcuno ha tendenza a vedere tutto nero
nella vita ricercando spesso nell’infanzia gli eventi vissuti che hanno
messo la persona nella credenza che la vita sia negativa. A ben
guardare, tutto parte dall’infanzia e, in fin dei conti, è lì che
bisogna spesso andare a smontare le false credenze.
Le patologie non si verificano mai al manifestarsi della prima
sofferenza, ma s’innescano quando l’individuo vive un’esperienza
negativa che gli ricorda ciò che ha già vissuto.
Quindi chi vive la vita in modo positivo ha meno possibilità di ammalarsi?
Mi sembra di avere già risposto nella domanda precedente.
Come mai la scienza moderna non ha ancora preso in considerazione la sua medicina?
Innanzitutto niente appartiene a nessuno in questo mondo e nemmeno
sono l’unico a ragionare in termini di compensazione. Collaboro con un
famoso neurologo francese da cui ho imparato molto e con altri colleghi
che hanno verificato sul campo l’efficacia di questa metodologia. Il che
non significa che la medicina non sia efficace in certi casi. Il
problema mi sembra essere un altro: la ricerca medica convenzionale
considera solo la materialità del corpo umano (un insieme di molecole in
continua mutazione) che essa osserva e quantifica grazie a tecniche
particolari. Ma è impossibile studiare e quantificare un numeroso gruppo
di malati o una serie di casi quando bisogna includere la psiche umana.
Ogni individuo è diverso da qualsiasi altro per esperienze, educazione,
stato sociale e così via. Caso per caso bisogna ascoltare il malato per
permettergli di confidare ciò che non ha mai detto a nessuno. Questo
studio empirico è comunque rigorosamente scientifico poiché verifica che
la logica (il fondamento della scienza) è rispettato: “Se A è vero, B è
falso”, “Se vi è un effetto ci deve sempre essere una causa e se c’è
una causa vi è sempre il suo effetto”. Attualmente, il nostro mondo ha
perso il lume della ragione: acquistiamo cose “gratis” che per
definizione non si dovrebbero comprare. Gli scienziati confondono
fattori di rischio delle malattie con la causa prima della malattia e la
loro ricerca fallisce poiché non ha più un fondamento scientifico. Ad
esempio, il tabacco è un fattore di rischio ma non la causa prima di una
malattia altrimenti non si spiegherebbe perché un fumatore soffre per
un cancro al polmone, un altro per un problema alla laringe, un altro
ancora ha un enfisema e mio nonno che ha fumato Alfa fino a 90 anni è
morto di vecchiaia. O un’affermazione é sempre vera e verificabile o è
falsa. Con ciò non voglio dire che fumare faccia bene alla salute, ma
che, certamente, è un fattore di rischio e non la causa prima della
malattia.
Pensa che la medicina moderna sia corrotta? Sapendo che
esistono altri metodi alternativi, più naturali, per guarire le malattie
ma non lo ammette per questioni economiche?
Non si tratta di corruzione, anche se le case farmaceutiche sembrano
avere il loro peso sui protocolli di cura. Conosco molti medici che
fanno onestamente e con grande devozione il loro lavoro e per fortuna
che esistono. La chirurgia ha fatto passi da gigante e molti interventi
hanno quasi del miracoloso. La diagnostica è sempre più precisa e meno
invasiva. La medicina sembra invece essere rimasta al palo, anche se,
con gli ambulatori sempre stracolmi, i medici hanno le loro scusanti per
affidarsi esclusivamente a fredde analisi chimiche nella scelta della
cura.
Ma ciò che più conta è che esistono due tipologie umane completamente
diverse e opposte: le cicale e le formiche. Solo le cicale, che hanno
avuto un imprintig positivo alla nascita, si autorizzano a essere degli
esploratori, a scoprire nuovi mondi con un nuovo sguardo. Bisogna che le
cicale si rassegnino a essere perseguitate dalle formiche che anch’esse
esplorano, ma per ritornare immediatamente al punto di partenza. Le
cicale danno una simbolica pedata al formicaio quando esprimono una
realtà che esiste da sempre ma che non è ancora stata concettualizzata.
I farmaci quindi, quando arrivano al punto di guarire (o
fare stare meglio) un individuo, come agiscono? Hanno solo effetto
placebo o comunque sono utili?
Anche i farmaci agiscono in base al principio della compensazione:
se ho troppo colesterolo prendo delle pillole per diminuirlo e se ho
un’osteoporosi (lisi delle ossa) prendo del calcio. Dunque anche i
farmaci hanno il loro effetto. Ma essi agiscono una volta che il
disequilibrio si è instaurato senza mai porsi la domanda del perché,
della causa prima. Se la sofferenza inespressa non é eliminata, la
patologia rischia di ripresentarsi.
Pensa che altre persone nel passato abbiano adottato
questa tecnica prima che nascesse la medicina tradizionale? Forse gli
stregoni/sciamani attraverso contatti telepatici coi “pazienti”?
Georg Groddeck è uno dei pionieri della psicosomatica, del legame cioè
tra psiche e corpo, tra spirito e materia e altrettanto dicasi di Henri
Laborit e altri ancora. Laborit ha preso spunto dai lavori di Hans Selye
che ha messo in evidenza lo stress. Egli scrive che si è troppo
focalizzato sui microbi e la biologia e che, piuttosto che praticare una
gastrectomia (ablazione dello stomaco) spesso sarebbe meglio
allontanare da casa la suocera! (“Inibizione dell’azione” edito da
Masson).
Disgraziatamente questi pionieri segano il ramo sul quale sono
seduti: Groddeck mette la sessualità un po’ d’ovunque diventando
inascoltabile. La sessualità ha certamente una grande responsabilità nei
conflitti umani, ma da lì a voler trovare quasi sempre un problema
sessuale ce ne vuole.
Laborit mostra il principio dell’inibizione dell’azione ma resta nel
generico. Dove sta l’inibizione dell’azione in un’angine o in un cancro
al colon?
Come pensa di portare avanti la sua medicina?
Io sto solo mettendo dei semi che, se buoni, non potranno che
germogliare un giorno. Sono consapevole che c’è ancora molta strada da
fare per chiarire certi aspetti di alcune patologie non ancora
totalmente messi in luce. Certo i tempi non sembrano essere ancora
maturi per un radicale cambio di rotta che deve riguardare in primo
luogo la società nel suo insieme. Verrà forse un giorno in cui gli
esseri umani sapranno prendersi per mano e convincersi che sono solo
loro gli artefici di tutti gli accadimenti della loro vita. Il caso o il
destino non c’entrano niente e tutto in noi e intorno a noi funziona
sul principio della compensazione. Ma per ora solo le cicale sono in
grado di accettare un discorso nuovo mentre le formiche non possono che
rifiutarlo preferendo restare nella sicurezza del loro formicaio. Non ne
hanno alcuna colpa poiché si tratta della loro struttura psichica
registrata fin dalla nascita. E comunque essere cicala o formica non è
né bene ne male poiché qualunque medaglia per esistere ha bisogno di
tutte e due le sue facce.
Che consiglio vuole dare alle persone che stanno leggendo questa intervista?
Datevi il diritto di essere voi stessi accettandovi per quello che
siete. Mollate le vostre credenze che avete registrato nell’infanzia e
che continuate inconsciamente a portare avanti. Quel bimbo che eravate,
oggi non c’è più e, se non potete dimenticare i fatti della vostra
infanzia, potete e dovete però cambiare le credenze che quei fatti hanno
generato e che, una volta finiti nel vostro inconscio, continuano a
tenervi imprigionati.
Vuole parlarci del suo ultimo libro “Una Chiave per Guarire - Il messaggio nascosto della malattia”?
“Una chiave per guarire” è il mio penultimo. È scritto in modo
semplice, quasi come una favola (il che non vuol dire che sia di facile
comprensione). È un primo approccio, forse necessario, per capire più
compiutamente i concetti che esprimo nel mio ultimo lavoro “La medicina
del futuro”.
Sono due libri totalmente diversi che si completano a vicenda e che
chiariscono il percorso del mio pensiero iniziato nel 1999 con la
pubblicazione del primo libro “La medicina sottosopra”.
La ringraziamo di cuore per il tempo dedicatoci e ne approfittiamo per segnalare il suo sito web
http://www.giorgiomambretti.it e la sua pagina facebook
http://www.giorgiomambretti.it e la sua pagina facebook
A cura di
Antonella Balboni © Italia Parallela
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