mercoledì 20 marzo 2013

Il fantasma di Beatrice Cenci

Il conte Francesco Cenci fu un personaggio molto temuto dagli uomini del suo tempo. Ricchissimo, spregiudicato e coraggioso, capace di uccidere (o far uccidere) solo per il gusto di farlo e famoso per le sue nefandezze amorose, sposò in prime nozze Ersilia Santacroce, la quale gli diede 7 figli per poi lasciarsi morire pur di non sopportare più la condotta dell'uomo.

La sua cattiveria lo portava a picchiare senza pietà sia la moglie sia i figli. Dopo il matrimonio di una delle figlie con un nobile umbro, il conte decise di segregare l'altra, Beatrice, in modo che essa non potesse conoscere nessuno e sposarsi. Venne rinchiusa in una stanza del palazzo, torturata con le peggiori umiliazioni e percosse, vittima di un interesse morboso ed incestuoso cui riuscì sempre a non cedere. Tuttavia, la giovane decise di scrivere una lettera al Papa per poter richiederne l'aiuto, ma la lettera fu intercettata dal conte che, infuriato, scagliò tutte le sue peggiori ire su di lei. Fu allora che Beatrice pensò all'unica soluzione possibile: l'omicidio. Aiutata dalla matrigna e dai fratelli, complice la decisone del conte di trasferirsi al castello di Petrella, chiese a due fidati amici sicari di potergli tendere un'imboscata durante il viaggio per ucciderlo. Tuttavia il piano non funzionò, ma si provò comunque con un ulteriore disperato tentativo. Drogato, una sera, con un massiccio quantitativo d'oppio nella cena, venne finalmente ucciso nel sonno dai due sicari.
Purtroppo la tesi secondo la quale si sarebbe trattato di uno sciagurato incidente, non venne creduta, e i fratelli (tranne il più piccolo) e la matrigna vennero giustiziati con la decapitazione a spada in Piazza Sant'Angelo l'11 settembre 1599, in seguito a un tristissimo processo.
Secondo la leggenda, ogni anno, nella notte dell'11 settembre, il fantasma di Beatrice passeggia su Ponte Sant'Angelo, sporgendosi ogni tanto a guardare il fiume, e portando la propria testa tra le mani. Non si tratta di un'apparizione cattiva ed inquietante. La fanciulla cammina lentamente, con calma, elegante. Provoca solamente un'enorme tristezza in chi la vede. Pare che lo spettro a volte si aggiri anche tra le stanze di Palazzo Cenci, ubicato nell'attuale Vicolo dei Cenci.Qualcuno l'ha vista anche all'interno della Chiesa di San Clemente, presso l'antica tenuta della famiglia Cenci.
Esiste un'altra leggenda, un po' più particolare, ma che vale la pena raccontare.
Torniamo indietro di qualche secolo, è la sera di martedi grasso, e si celebra una sontuosa festa a Palazzo Borghese. Improvvisamente al cancello giunge una strana carrozza polverosa, dalla quale esce una figura avvolta da un mantello nero. Nessuno può vederla in volto, e lo stupore lascia tutti ammutoliti, nessuno la ferma.La strana figura entra a palazzo, giunge alla sala centrale, e solo lì si toglie il mantello, rivelando la sua identità: con una riga rossa per tutta la circonferenza del collo, agli occhi stupiti ma non impauriti degli astanti, essa racconta loro la sua tristissima storia. Finito il suo racconto, chiede di poter ballare e di fare musica, ma mentre si volta scorge Olimpia Borghese, la donna che ora possiede tutti i suoi tesori di famiglia. E addosso alla donna vede i suoi vecchi gioielli: in un attimo l'atmosfera si fa pesante, Beatrice le lancia un'occhiata di disprezzo e poi, nel silenzio generale, attacca la nobiltà lì presente, accusandola di egoismo, cattiveria ingiustificata e ingiustizia. E dopo aver intimato loro di ricordare sempre la sua comparsa, esce dalla sala per non farvi più ritorno. Che sia una verità, che sia una storia raccontata per invidia da chi era stato escluso dalla festa, non ci è proprio dato saperlo. 
Per i più curiosi, ecco qualche estratto del processo a Beatrice:
 http://www.scudit.net/mdlabellacenci2.htm

 © Monica Taddia

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