lunedì 28 settembre 2015

Il monte della Crocetta

Una tradizione popolare (che corre tutt'ora sulla bocca dei vecchi) narra che il diavolo abitasse un tempo sulla vetta di questo monte. Egli, di tanto in tanto, si compiaceva d'affacciarsi ai massi di granito per guardare con occhio di fuoco il sottostante villaggio. 
In quei giorni nefasti sentivasi soffiare un vento gagliardo, che, pur venendo da levante, recava dal Limbara ricoperto di neve il suo alito glaciale. E mentre gli abitanti d'Aggius si sentivano il corpo intirizzito, il diavolo alla sua volta soffiava sulle anime loro, suscitandovi pensieri d'odio, di vendetta e di sangue. 

Si diceva che gli aggesi fossero in origine d'indole serena e tranquilla e che lo spirito infernale, volendo dannare le loro anime, avesse preso stanza nella reggia di granito, ch'era in cima del monte; e si compiacesse, nelle notti insonni, di tribolare quei poveretti. 
Le vecchie tremavano di paura nel loro letto, e recitavano il rosario sotto le coltri, mentre il vento furioso urlava dalle fessure delle imposte. Il figlio dell'inferno, non potendo chiuder occhio, si divertiva a turbare il sonno dei figli della terra. 
Ogni tanto il diavolo - a quanto asseriscono i vecchi - si affacciava alla rupe; e dopo aver annunziata la sua presenza con un rullo sordo e prolungato, gridava per tre volte rivolto al villaggio. 
"Aggius meu, Aggius meu; e candu sarà la dì chi ti zz'aggiu a pultà in buleu?"
La minaccia diabolica era il pronostico della distruzione del paese, e il rullo prolungato che la precedeva significava che un uomo era designato a morire di morte violenta. Così almeno diceva la tradizione. 
Figuratevi lo sgomento della popolazione! Si ricorse al parrocco; si chiamarono a consulto i ragionanti del paese; ma sempre invano. Il diavolo non se ne dava per inteso, e continuava a tormentarli.
Verso la metà del secolo XVIII, ad un zelante missionario capitato ad Aggius, venne l'ispirazione di piantare una croce di ferro sul monte, per far fuggire il demonio.
Narra la leggenda popolare, che in quella notte spirò un vento così gagliardo che sradicò molte quercie secolari e fece precipitare giù da i monti più d'un masso di granito.  Tutte le case tremarono dalle fondamenta, ma la croce stette salda sulla punta del monte. 
Udendo quel baccano infernale i popolani corsero al Rettore; il quale li rimandò a casa tranquilli dicendo loro:
- Non temete, è il diavolo che prepara le valigie per tornarsene all'inferno. Non verrà più a tormentarci.
Pare però che il diavolo non volesse rinunziare alle due mila e più anime, di cui aveva giurata la perdizione. Aveva bensì abbandonato il monte della Crocetta, ma forse per ricoverarsi sul monte Fraìle, o sul monte Pinna, donde, come per il passato, continuò a soffiare il suo livore sulle anime dei buoni aggesi; i quali, alla loro volta continuarono a dilaniarsi l'un l'altro, spargendo il terrore nella Gallura.

Enrico Costa - Il muto di Gallura
Immagine: Diavolo, Codex Gigas - autore sconosciuto

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