Chi non ha mai sentito parlare di Benevento? Il paese delle streghe in Italia più conosciuto, più nominato..
La
popolarità del luogo è più antica di quanto si pensi, ed è dovuta ad un
noce, che si trovava proprio nei pressi della città, dove pare che le
streghe si riunissero la notte per compiere i loro riti. Da qui nacquero
leggende, miti e superstizioni.
Non tutti sanno però che i nome
originario della città era Malventum. Importante città sannitica, cadde
sotto assedio romano nel 275 a.C.: furono proprio i romani a trasformare
il nome in Benevento, in segno di fortuna e beneaugurio. All’epoca il
luogo era già sede di culti pagani dedicati alla dea Iside. Ma l'origine
del nome Maleventum ancora oggi rimane dubbia.
La leggenda vera e
propria nasce comunque da un fatto storico. In tempi antrichi, i
rapporti tra i beneventani e gli invasori longobardi, non erano
chiaramente dei migliori: le difficoltà maggiori erano rette dalle
enormi differenze religiose.
Le cerimonie rituali in cui indulgevano i
nuovi venuti apparivano agli abitanti di Benevento decisamente
shockanti:donne urlanti, a pochi passi dal fiume Sabato, attorno ad un
albero di noce, da cui pendevano serpenti, per esempio, altro non
facevano che una danza di streghe!
Fu solo grazie alla politica che i
rapporti tra le du "fazioni" cominciarono a quietare; bisogna poi
ricordare la grande azione religiosa di San Barbato che, assieme a
Teodorata, moglie del Duca longobardo Romualdo, riuscì a convertire nel
664 i nuovi padroni di Benevento.
San Barbato, inoltre, abbatté, in preda al furore iconoclasta, il Noce magico pronunciando queste parole:
Barbate, Christi famule,
Longobardum speculum
Verbo fulgens et opere
Samnites hostes liberas.
Beneventano principi
Matrem ostendis virginem
Praeces argentem filio,
Pro libertate populi.
Et Constantini Caesaris
Mentem iratam mitigas
Urbis nefandam arborem
Vellendo fidem propagas.
Romuald theodorindam,
Et plebem Christo copulas,
Tu simlulacrum viperae
Vetris in Dei calicem.
Miles accendes Principem
In necem dei formulae
Demonis aula noscitur
Cum multis eius posteris.
Tua lotura manum
Sanat laesos languoribus
Sis ergo nobis omnibus
Medela delinquentibus…
Solo così le streghe sarebbero completamente scomparse dalla città... In teoria..
Resta
ancora poco chiara l'ubicazione precisa dell'albero, e forse ciò sta a
dimostrare che i riti delle streghe fossero celebrati in diversi luoghi,
non in unico prestabilito.
Si è pensato che il famoso noce
affondasse le sue radici ad un angolo della vecchia strada per Avellino,
luogo in cui ora si trova una chiesetta abbandonata. Altri però
ritengono si trovasse più vicino alla città, presso il fiume Sabato (e
da qui, probabilmente, il nome dei Sabba..): anche qui si troverebbe ima
piccola chiesa sconsacrata adiacente a un antico cimitero.
Nella zona campana nn
esistono le streghe classiche, ma le janare, che sono più un misto tra
l'erborista e la fattucchiera...Quindi non tanto legate al culto del
demonio quanto a quello degli dei pagani.
E' stato il periodo
dell'inquisizione, come al solito, a portare luce su tutte le malefatte
delle janare, attraverso le sporche metodologie che tutti conosciamo.
Ci sono due figure, tra le più note, sulle quali vale la pena soffermarsi.
Il
20 marzo del 1428 venne bruciata come strega Matteuccia di Francesco
abitante a Ripabianca presso Deruta. Nel bel mezzzo ddelle sue
confessioni, aveva racccontato di come, la notte, dopo essersi spalmata
di unguenti magici (tra cui sangue di bambini e pipistrelli), invocava
il demonio Lucibello: questi arrivava sotto forma di caprone, si
tramutava in mosca e la portava direttamente al noce di Benevento, ove
già si trovavano le altre janare in attesa di Lucifero in persona,
pronte per il sabba.
La formula che le dava la capacità di volare era la seguente:
“Unguento, unguento, mandame a la noce di Benivento, supra acqua et supra ad vento et supra ad omne maltempo”.
L'altra celebre strega è Bellezza Orsini accusata nel 1883 di malefici e venefici.
Esperta
di erbe e medicine, purtroppo non riuscì a salvare la vita di un
giovane in cura presso di lei, e la famiglia accusò la donna di averlo
stregato ed ucciso di proposito. Per questo motivo venne portata a Fiano
in carcere, torturata e interrogata.
Ecco ciò che disse e venne poi annotato negli atti degli inquisitori.
«Andamo
alla noce de Benevento e illi [lì] facemo tucto quello che volemo col
peccato renuntiamo al baptismo e alla fede e pigliamo per signore e
patrone el diavolo e facemo quel che vole luj e non altro».
«E
andamo alla noce de Benevento dove ce reducemo tucte insieme e illi
facemo gran festa e jova [gioco] e pigliamo piacere grande e poi il
diavolo piglia quattro frondi de quella noce e cusì ne ritornamo a casa e
dove volemo ad streare [stregare] e far male ad qualcheduno…».
La
donna però non venne uccisa dagli inquisitori poichè decise di
togliersi la vita ella stessa in carcere colpendosi più volte alla gola
con un chiodo.
"Una certa Maria Giovanna, strega di Cerreto
Sannita, affermò che, oltre alle riunioni sopra dette, spesso le streghe
e gli stregoni si riunivano in occasioni particolari, quando era
necessario punire o elogiare qualche novizia. In entrambi i tipi di
cerimonia gli adepti giungevano al noce in groppa alle loro scope o a
diavoli trasformati per l’occasione in gatti o caproni. Dopo l’arrivo
delle coppie si dava inizio alle danze presenziate da Satana stesso.
Alla fine di ciascun turno il cavaliere veniva trasformato in gatto nero
e la donna in civetta, mentre le vecchie janare subivano metamorfosi in
caproni e i magi in cinghiali. All’alba gli adepti riacquistavano le
loro sembianze umane.
A Baselice, in provincia di Benevento, sembra
ci fosse una vera e propria scuola delle streghe. Per potervi accedere
era necessario giungervi nella notte tra il venerdì e il sabato,
scivolando lungo i tetti delle case, finchè suoni melodiosi o odori acri
attiravano il mal capitato, specie se particolarmente dotato di un
certo “sesto senso”, verso il consesso delle streghe che insegnavano
l’arte dell’incantamento alle giovani. Tale arte consisteva nel
possedere diverse doti: da quella di riuscire a far abortire una giovane
donna gravida, a quella di scatenare tempeste, fino alla capacità di
far impazzire i bambini o provocare distruzioni di interi raccolti ed
ancora la facoltà di trasformarsi e trasformare in animali. Ma le janare
sapevano anche guarire dalle peggiori malattie. Ecco la simpatia o
antipatia nei loro confronti a seconda dei servizi presumibilmente
offerti. "
(tratto dal sito www.specchiomagico.net)
Gli incantesimi delle streghe di Benevento
Ecco
qui alcuni degli incantesimi che usavano fare le streghe di Benevento.
Purtroppo l'ho preso da una pagina web che avevo salvato parecchio tempo
fa e che ora nn riesco più a ritrovarne esattamente il sito...
Provvederò cmq a segnalarlo nel caso in cui riesca a trovarlo, nel
frattempo me ne scuso con gli autori!
FILASTROCCA PER ALLONTANARE IL SINGHIOZZO
(PROVOCATO DA QUALCUNO CHE PARLA MALE DI NOI)
salluzz salluz
va a mal e va a puzz
va addo a commar
vir ch t dic
e vienmmell a dic
INCANTESIMO PER ASSORBIRE IL POTERE DAI FIORI
In una notte di luna piena raccogliere il fiore di cui si necessita,
lavarlo, privarlo del gambo e mettere petali e boccioli in un bicchiere
d'acqua. Lasciare il bicchiere alla luce della luna piena per una notte
intera. Poi, filtrare e bere.
INCANTESIMO PER ALLONTANARE IL MALOCCHIO
In una notte di luna piena incidere su una candela di colore nero il male
che si accusa e che si ritiene essere provocato da malocchio. Lasciare la
candela accesa per tutta le notte facendo in modo che sia irrorata dai
raggi di luna piena. Lanciare del sale sulle fiamma per tre volte nel corso
dell'intera nottata. Quando la candela sarà consumata il malocchio sarà
andato via.
©Monica Taddia
Nessun commento:
Posta un commento