venerdì 22 marzo 2013

Benevento

beneChi non ha mai sentito parlare di Benevento? Il paese delle streghe in Italia più conosciuto, più nominato..
La popolarità del luogo è più antica di quanto si pensi, ed è dovuta ad un noce, che si trovava proprio nei pressi della città, dove pare che le streghe si riunissero la notte per compiere i loro riti. Da qui nacquero leggende, miti e superstizioni.

Non tutti sanno però che i nome originario della città era Malventum. Importante città sannitica, cadde sotto assedio romano nel 275 a.C.: furono proprio i romani a trasformare il nome in Benevento, in segno di fortuna e beneaugurio. All’epoca il luogo era già sede di culti pagani dedicati alla dea Iside. Ma l'origine del nome Maleventum ancora oggi rimane dubbia.
La leggenda vera e propria nasce comunque da un fatto storico. In tempi antrichi, i rapporti tra i beneventani e gli invasori longobardi, non erano chiaramente dei migliori: le difficoltà maggiori erano rette dalle enormi differenze religiose.
Le cerimonie rituali in cui indulgevano i nuovi venuti apparivano agli abitanti di Benevento decisamente shockanti:donne urlanti, a pochi passi dal fiume Sabato, attorno ad un albero di noce, da cui pendevano serpenti, per esempio, altro non facevano che una danza di streghe!
Fu solo grazie alla politica che i rapporti tra le du "fazioni" cominciarono a quietare; bisogna poi ricordare la grande azione religiosa di San Barbato che, assieme a Teodorata, moglie del Duca longobardo Romualdo, riuscì a convertire nel 664 i nuovi padroni di Benevento.
San Barbato, inoltre, abbatté, in preda al furore iconoclasta, il Noce magico pronunciando queste parole:

Barbate, Christi famule,
Longobardum speculum
Verbo fulgens et opere
Samnites hostes liberas.

Beneventano principi
Matrem ostendis virginem
Praeces argentem filio,
Pro libertate populi.

Et Constantini Caesaris
Mentem iratam mitigas
Urbis nefandam arborem
Vellendo fidem propagas.

Romuald theodorindam,
Et plebem Christo copulas,
Tu simlulacrum viperae
Vetris in Dei calicem.

Miles accendes Principem
In necem dei formulae
Demonis aula noscitur
Cum multis eius posteris.

Tua lotura manum
Sanat laesos languoribus
Sis ergo nobis omnibus
Medela delinquentibus…

Solo così le streghe sarebbero completamente scomparse dalla città... In teoria..
Resta ancora poco chiara l'ubicazione precisa dell'albero, e forse ciò sta a dimostrare che i riti delle streghe fossero celebrati in diversi luoghi, non in unico prestabilito.
Si è pensato che il famoso noce affondasse le sue radici ad un angolo della vecchia strada per Avellino, luogo in cui ora si trova una chiesetta abbandonata. Altri però ritengono si trovasse più vicino alla città, presso il fiume Sabato (e da qui, probabilmente, il nome dei Sabba..): anche qui si troverebbe ima piccola chiesa sconsacrata adiacente a un antico cimitero.
Nella zona campana nn esistono le streghe classiche, ma le janare, che sono più un misto tra l'erborista e la fattucchiera...Quindi non tanto legate al culto del demonio quanto a quello degli dei pagani.
E' stato il periodo dell'inquisizione, come al solito, a portare luce su tutte le malefatte delle janare, attraverso le sporche metodologie che tutti conosciamo.
Ci sono due figure, tra le più note, sulle quali vale la pena soffermarsi.
Il 20 marzo del 1428 venne bruciata come strega Matteuccia di Francesco abitante a Ripabianca presso Deruta. Nel bel mezzzo ddelle sue confessioni, aveva racccontato di come, la notte, dopo essersi spalmata di unguenti magici (tra cui sangue di bambini e pipistrelli), invocava il demonio Lucibello: questi arrivava sotto forma di caprone, si tramutava in mosca e la portava direttamente al noce di Benevento, ove già si trovavano le altre janare in attesa di Lucifero in persona, pronte per il sabba.
La formula che le dava la capacità di volare era la seguente:
“Unguento, unguento, mandame a la noce di Benivento, supra acqua et supra ad vento et supra ad omne maltempo”.
L'altra celebre strega è Bellezza Orsini accusata nel 1883 di malefici e venefici.
Esperta di erbe e medicine, purtroppo non riuscì a salvare la vita di un giovane in cura presso di lei, e la famiglia accusò la donna di averlo stregato ed ucciso di proposito. Per questo motivo venne portata a Fiano in carcere, torturata e interrogata.
Ecco ciò che disse e venne poi annotato negli atti degli inquisitori.
«Andamo alla noce de Benevento e illi [lì] facemo tucto quello che volemo col peccato renuntiamo al baptismo e alla fede e pigliamo per signore e patrone el diavolo e facemo quel che vole luj e non altro».
«E andamo alla noce de Benevento dove ce reducemo tucte insieme e illi facemo gran festa e jova [gioco] e pigliamo piacere grande e poi il diavolo piglia quattro frondi de quella noce e cusì ne ritornamo a casa e dove volemo ad streare [stregare] e far male ad qualcheduno…».
La donna però non venne uccisa dagli inquisitori poichè decise di togliersi la vita ella stessa in carcere colpendosi più volte alla gola con un chiodo.

"Una certa Maria Giovanna, strega di Cerreto Sannita, affermò che, oltre alle riunioni sopra dette, spesso le streghe e gli stregoni si riunivano in occasioni particolari, quando era necessario punire o elogiare qualche novizia. In entrambi i tipi di cerimonia gli adepti giungevano al noce in groppa alle loro scope o a diavoli trasformati per l’occasione in gatti o caproni. Dopo l’arrivo delle coppie si dava inizio alle danze presenziate da Satana stesso. Alla fine di ciascun turno il cavaliere veniva trasformato in gatto nero e la donna in civetta, mentre le vecchie janare subivano metamorfosi in caproni e i magi in cinghiali. All’alba gli adepti riacquistavano le loro sembianze umane.
A Baselice, in provincia di Benevento, sembra ci fosse una vera e propria scuola delle streghe. Per potervi accedere era necessario giungervi nella notte tra il venerdì e il sabato, scivolando lungo i tetti delle case, finchè suoni melodiosi o odori acri attiravano il mal capitato, specie se particolarmente dotato di un certo “sesto senso”, verso il consesso delle streghe che insegnavano l’arte dell’incantamento alle giovani. Tale arte consisteva nel possedere diverse doti: da quella di riuscire a far abortire una giovane donna gravida, a quella di scatenare tempeste, fino alla capacità di far impazzire i bambini o provocare distruzioni di interi raccolti ed ancora la facoltà di trasformarsi e trasformare in animali. Ma le janare sapevano anche guarire dalle peggiori malattie. Ecco la simpatia o antipatia nei loro confronti a seconda dei servizi presumibilmente offerti. "
(tratto dal sito www.specchiomagico.net)

Gli incantesimi delle streghe di Benevento
Ecco qui alcuni degli incantesimi che usavano fare le streghe di Benevento. Purtroppo l'ho preso da una pagina web che avevo salvato parecchio tempo fa e che ora nn riesco più a ritrovarne esattamente il sito... Provvederò cmq a segnalarlo nel caso in cui riesca a trovarlo, nel frattempo me ne scuso con gli autori!

FILASTROCCA PER ALLONTANARE IL SINGHIOZZO
(PROVOCATO DA QUALCUNO CHE PARLA MALE DI NOI)
salluzz salluz
va a mal e va a puzz
va addo a commar
vir ch t dic
e vienmmell a dic
INCANTESIMO PER ASSORBIRE IL POTERE DAI FIORI
In una notte di luna piena raccogliere il fiore di cui si necessita,
lavarlo, privarlo del gambo e mettere petali e boccioli in un bicchiere
d'acqua. Lasciare il bicchiere alla luce della luna piena per una notte
intera. Poi, filtrare e bere.
INCANTESIMO PER ALLONTANARE IL MALOCCHIO
In una notte di luna piena incidere su una candela di colore nero il male
che si accusa e che si ritiene essere provocato da malocchio. Lasciare la
candela accesa per tutta le notte facendo in modo che sia irrorata dai
raggi di luna piena. Lanciare del sale sulle fiamma per tre volte nel corso
dell'intera nottata. Quando la candela sarà consumata il malocchio sarà
andato via.

©Monica Taddia

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