In terra d'Abruzzo, patria della dea Maia (dalla quale prende nome la zona della Maiella), si diffuse in tempi antichi il culto della dea Angizia, sorella della più famosa maga Circe e di Medusa.
Il suo nome pare derivare dalla parola latina angere (agitare/disturbare) oppure da anguem, ovvero serpente, animale a lei sacro: la festa dei serpari di Cocullo nacque appunto in onore della dea che riusciva a dominare questi animali con la sola forza del suo canto.
Le sue doti di maga e curatrice furono riconosciute da tutti, e in molti si affidavano a lei per eliminare il veleno dai morsi dei serpenti. Fu proprio la dea ad insegnare le sue arti farmaceutiche a sacerdoti e re.
In realtà, secondo alcuni recenti studi, pare che Angizia fosse una divinità funeraria legata al ciclo solare e alla mancanza di luce.
Venerata dai popoli osco-umbri, dai Marsi e dai Peligni, puo' essere considerata ava delle erboriste e delle curatrici di campagna.
Di lei troviamo traccia scritta nelle Punicae di Silicius:
Angitia, figlia di Eeta, per prima scoprì le male erbe,
così dicono, e maneggiava da padrona
i veleni e traeva giù la luna dal cielo;
con le grida i fiumi tratteneva e,
chiamandole, spogliava i monti delle selve.
(Punicae libro VIII, 495-501)
Nei pressi di Luco dei Marsi crebbe il bosco che fu poi consacrato alla dea e da essa prese il nome di Lucus Angitiae: gli abitanti del luogo, Marsi dedicati al culto della Dea, erano noti per le loro conoscenze erboristiche, ma soprattutto per l'abilità nella cura dei morsi velenosi dei serpenti.
Non molto distante dal bosco è il lago Fucino, ove è stata rinvenuta in passato una statuetta di Angizia ed è rappresentata con un serpente nella mano sinistra alzata.
La zona antistante a Luco dei Marsi ospita ora un'importantissimo centro archeologico.
©Monica Taddia
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